Io andrei con ordine. Iniziamo dagli albori lirici di Tirteo. Alcuni dei suoi pochi frammenti
Per un uomo valoroso è bello cadere morto
combattendo in prima fila per la patria;
abbandonare la propria città e i fertili campi
e vagare mendico, è di tutte la sorte più misera,
con la madre errando e con il vecchio padre,
con i figli piccoli e la moglie.
Sarà odioso alla gente presso cui giunge,
cedendo al bisogno e alla detestata povertà:
disonora la stirpe, smentisce il florido aspetto;
disprezzo e sventura lo seguono.
Se, così, dell'uomo randagio non vi è cura,
né rispetto, neppure in futuro per la sua stirpe,
con coraggio per questa terra combattiamo, e per i figli
andiamo a morire, senza più risparmiare la vita.
O giovani, suvvia, combattete resistendo gli uni accanto agli altri e non date inizio nè alla fuga vergognosa nè al panico, ma fate grande e coraggioso entro il diaframma il vostro animo e non siate troppo attaccati alla vita mentre combattete contro i guerrieri (nemici); e gli anziani, le cui ginocchia non sono più agili, non fuggite abbandonandoli, i vegliardi. Questo infatti è vergognoso, che un uomo anziano, caduto in prima fila, giaccia davanti ai giovani, lui che ha già candido il capo e canuto il mento, esalando nella polvere l'animo intrepido, tenendo tra le sue mani le pudende insanguinate -ciò che è brutto per gli occhi e scandaloso a vedersi- e denudato nel corpo; invece ai giovani tutto si addice, finchè li possegga lo splendido fiore dell'amabile giovinezza (e il giovane è) ammirato dagli uomini e oggetto di desiderio per le donne, se resta in vita, e bello se cade in prima fila. Suvvia, ognuno resista divaricando bene le gambe, piantato a terra con entrambi i piedi, avendo morso il labbro coi denti.
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Al nostro re Teopompo, caro agli dèi,
per merito del quale conquistammo Messene, dalle ampie contrade
Messene, luogo bello per arare, bello per piantare
intorno ad essa combatterono per diciannove anni,
sempre, senza interruzione, con animo coraggioso,
i guerrieri, padri dei nostri padri.
E nel ventesimo anno, lasciati i pingui campi,
quelli fuggivano dalle alte cime dell'Itome.
Così, la vita agli occhi di un uomo di ventotto secoli addietro le mie parole.
Affiancato da un compagno e facendo da spalla ad altro ancora; le ginocchia insanguinate; gli occhi vitrei; il sudore a scorrere sotto l'elmo: una tradizione che è guerra. Questi gli uomini che han dato forma a ciò che noi siamo oggi. Dunque alle mie stesse parole.
L'essere vicino al compagno, l'essere accanto ad altro uomo, il combattere insieme per costruire. Per vivere.
O giovani, suvvia, combattete resistendo gli uni accanto agli altri
Queste le fulgide parole specchianti in acque ioniche che definiscono l'immagine di noi mediterranei.