Platone - Simposio

El_tipo

Surrealistic member
Uno dei più celebri dei dialoghi di Platone, il simposio è un'opera meravigliosa. 6 commensali sono chiamati a tessere le lodi di Eros, la divinità dell'amore. Dopo diversi litri di vino, Fedro e Pausania, come anche Erissimaco, mantengono una posizione dualistica nei riguardi dell'amore. Aristofane (il cui monologo è a mio parere il più affascinante di tutti) ci presenta la condizione terrena dell'amore, in chiave mitologica. Agatone, ancora, sposta con un fare alquanto poetico il discorso su Eros, la divinità, e nel finale Socrate, ribalta tutto in maniera del tutto geniale.

PS: non si riesce a capire il motivo per cui i testi DI platone siano così scorrevoli e appassionanti, e i testi SU platone siano complicatissimi e di una noia mortale :-D
 
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Mizar

Alfaheimr
Uno dei più celebri dei dialoghi di Platone, il simposio è un'opera meravigliosa. 6 commensali sono chiamati a tessere le lodi di Eros, la divinità dell'amore. Dopo diversi litri di vino, Fedro e Pausania, come anche Erissimaco, mantengono una posizione dualistica nei riguardi dell'amore. Aristofane (il cui monologo è a mio parere il più affascinante di tutti) ci presenta la condizione terrena dell'amore, in chiave mitologica. Agatone, ancora, sposta con un fare alquanto poetico il discorso su Eros, la divinità, e nel finale Socrate, ribalta tutto in maniera del tutto geniale.

PS: non si riesce a capire il motivo per cui i testi DI platone siano così scorrevoli e appassionanti, e i testi SU platone siano complicatissimi e di una noia mortale :-D

Grandissimo libro.
Una mappa dell'uomo occidentale di certo. Forse dell'Uomo.

Platone, oltre ad essere l'archetipo del filosofo - in qualche modo l'archetipo di se stesso - era anche un grande scrittore. Stilisticamente dotato, elegante, anche un pò affabulatore.
 

AngelicaS.

New member
PS: non si riesce a capire il motivo per cui i testi DI platone siano così scorrevoli e appassionanti, e i testi SU platone siano complicatissimi e di una noia mortale :-D

é vero!!!questo perchè prima essere intellettuale significava essere coerenti con il proprio pensiero e basta.
Adesso è il fumo che conta; sn i paroloni che fanno la differenza...e che nascondono il fatto di non aver capito nulla! TUNZZZ
 
.. non si riesce a capire il motivo per cui i testi DI platone siano così scorrevoli e appassionanti, e i testi SU platone siano complicatissimi e di una noia mortale :-D
é vero!!!questo perchè prima essere intellettuale significava essere coerenti con il proprio pensiero e basta.
Adesso è il fumo che conta; sn i paroloni che fanno la differenza...e che nascondono il fatto di non aver capito nulla! TUNZZZ

Non direi che le cose stano proprio cosi.... anzi...
Prima di tutto bisogna a chiedersi in quale mani siete capitati... ci sono gli insegnati buoni, e quelli non...e di qualli testi state a parlare.... poi, mi sembra molto improbabile che si riesce a capire ed afferrare il messaggio anche di un suo testo, se non si conosce prima almeno in linee grossolane il suo concetto... Vorrei chiedere a ciunque, se non conosce il mondo di idee di Platone, come interpreta il seguente testo, preso da Simposio:

"....Il primo grado della scala dell'Eros è l'amore della bellezza dei corpi.

"'In verità - disse -, chi procede per la giusta via verso questo termine, bisogna che incominci fin da giovane ad avvicinarsi ai corpi belli e, in primo luogo, se chi gli fa da guida lo guida bene, bisogna che ami un corpo solo e in quello generi discorsi belli; poi bisogna che capisca che la bellezza presente in un corpo qualsiasi è sorella della bellezza che è in un altro corpo e che, se si deve tener dietro a ciò che è bello per la forma, sarebbe una grande insensatezza credere che non sia una e identica la bellezza che traluce in tutti i corpi. E dopo che ha capito questo, deve farsi amatore di tutti i corpi belli e moderare l'eccessivo ardore per un solo corpo, facendone poco conto e giudicandolo una piccola cosa'".

Il secondo e il terzo grado della scala dell'Eros sono l'amore della bellezza delle anime, delle attività umane e delle leggi.

"'Dopo di questo dovrà ritenere la bellezza che è nelle anime come di maggior valore rispetto a quella che è nei corpi; e perciò, se uno ha un'anima buona, ma ha un piccolo fiore di bellezza fisica, dovrà essere pago di amarlo, prendersi cura di lui, e partorire e ricercare discorsi che siano capaci di rendere i giovani migliori.

E in questo modo egli sarà poi spinto a considerare il bello che è nelle varie attività umane e nelle leggi e a vedere che esso è sempre tutto quanto congenere a se stesso, in modo da rendersi conto che il bello che concerne il corpo è una piccola cosa'".

Il quarto grado della scala dell'Eros è l'amore della bellezza delle conoscenze.

"'Dopo le attività umane, bisogna che venga condotto alle scienze, affinché possa vedere anche la bellezza delle conoscenze e, guardando alla bellezza ormai a grande raggio, non più amando come uno schiavo la bellezza che è in una sola cosa, ossia la bellezza di un giovanetto o di un uomo o di un'unica attività umana, non sia più, servendo a quella, un uomo da poco e di animo meschino, e rivolto invece lo sguardo al vasto mare del bello e contemplandolo, partorisca molti discorsi, belli e splendidi, e pensieri in un amore della sapienza e senza limite, fino a che, essendosi in questo modo rafforzato ed essendo cresciuto, saprà vedere una conoscenza unica come questa che riguarda il bello di cui ora ti dirò'".

Il vertice della scala dell'Eros è la visione del Bello-in-sé.

"'Ora - disse -, cerca di fare attenzione quanto più ti è possibile. Chi sia stato educato fino a questo punto rispetto alle cose d'amore, contemplando una dopo l'altra e nel modo giusto le cose belle, costui, pervenendo ormai al termine delle cose d'amore, scorgerà immediatamente qualcosa di bello, per sua natura meraviglioso, proprio quello, o Socrate, a motivo del quale sono state sostenute tutte le fatiche di prima: in primo luogo, qualcosa che sempre è, e che non nasce né perisce, non cresce né diminuisce, e inoltre non è da un lato bello e dall'altro brutto, né talora bello e talora no, né bello in relazione ad una cosa e brutto in relazione ad un'altra, né bello in una parte e brutto in altra parte, né in quanto bello per alcuni e brutto per altri. E neppure il bello si mostrerà a lui come un volto, o come delle mani, né come alcun'altra delle cose di cui il corpo partecipa; né si mostrerà come un discorso e come una scienza, né come qualcosa che è in qualcos'altro, ad esempio in un essere vivente, oppure in terra o in cielo, o in qualcos'altro, ma si manifesterà in se stesso, per se stesso, con se stesso, come forma unica che sempre è. Invece, tutte le altre cose belle partecipano di quello in un modo tale che, anche se esse nascono e periscono, quello in nulla diventa maggiore o minore, né patisce nulla'".

Sguardo sinottico sulla scala d'amore...."

In ogni caso.... si tratta di una opera stupenda, tenera, e molto delicata... come lo sono, del resto anche gl'altri testi di Platone.
Riporto un'altro citato del testo, che mi piace moltissimo. Si tratta della replica di Socrate, sempre sul tema di Eros, le parole che lui atribuisce alla sacerdotessa Diotima di Mantinea, ma che in effetti sono la sua visione su di questo argomento ("...Eros è un intermedio fra bello e buono, brutto e cattivo...Eros non è un dio, ma un demone…."):

"....
La madre e il padre di Eros: Penia e Poros.
E io domandai: 'E chi è suo padre? E chi è sua madre?'.
'E' cosa un po' lunga da spiegare, pure te la dirò.
'Quando nacque Afrodite, gli dèi tennero banchetto, e fra gli altri c'era Poros (l'Espediente), figlio di Metis (la Perspicacia). Dopo che ebbero tenuto il banchetto, venne Penia (la Povertà) a mendicare, poiché c'era stata una grande festa, e se ne stava vicino alla porta. Successe che Poros, ubriaco di nettare, dato che il vino non c'era ancora, entrato nel giardino di Zeus, appesantito com'era, fu colto dal sonno. Penia, allora, per la mancanza in cui si trovava di tutto ciò che ha Poros, escogitando di avere un figlio da Poros, giacque con lui e concepì Eros. Per questo, Eros divenne seguace e ministro di Afrodite, perché fu generato durante le feste natalizie di lei, ad un tempo è per natura amante di bellezza, perché anche Afrodite è bella.
'Dunque, in quanto Eros è figlio di Penia e di Poros, gli è toccato un destino di questo tipo. Prima di tutto è povero sempre, ed è tutt'altro che bello e delicato, come ritengono i più.
Invece, è duro e ispido, scalzo e senza casa, si sdraia sempre per terra senza coperte, e dorme all'aperto davanti alle porte o in mezzo alla strada, e, perché ha la natura della madre, sempre accompagnato con povertà. Per ciò che riceve dal padre, invece, egli è insidiatore dei belli e dei buoni, è coraggioso, audace, impetuoso, straordinario cacciatore, intento sempre a tramare intrighi, appassionato di saggezza, pieno di risorse, ricercatore di sapienza per tutta la vita, straordinario incantatore, preparatore di filtri, sofista. E per sua natura non è né mortale né immortale, ma, in uno stesso giorno, talora fiorisce e vive, quando riesce nei suoi espedienti, talora, invece muore, ma poi torna in vita, a causa della natura del padre. E ciò che si procura gli sfugge sempre di mano, sicché Eros non è mai né povero di risorse, né ricco'".
Eros è filosofo.
'Inoltre, sta in mezzo fra sapienza e ignoranza. Ed ecco come avviene questo. Nessuno degli dèi fa filosofia, né desidera diventare sapiente, dal momento che lo è già. E chiunque altro sia sapiente, non filosofa. Ma neppure gli ignoranti fanno filosofia, né desiderano diventare sapienti. Infatti, l'ignoranza ha proprio questo di penoso: chi non è né bello né buono né saggio, ritiene invece di esserlo in modo conveniente. E, in effetti, colui che non ritiene di essere bisognoso, non desidera ciò di cui non ritiene di aver bisogno'...."



 

ayla

+Dreamer+ Member
Così, è da tempi molto lontani che si è instaurato nell'uomo l'amore per i suoi simili: è l'amore che ripristina la nostra primitiva natura, quell'amore che, di due esseri, si sforza di farne uno solo, che è come dire che si sforza di guarire la natura umana...Ciascuno di noi dunque è la parte complementare di un uomo perché è stato tagliato, come si fa con le sogliole, da un essere unico per ricavarne due. Pertanto ciascuno cerca sempre il cuo complemento...

Fin dai tempi del liceo, ho sempre apprezzato molto quest'opera e rileggerla è sempre un piacere.
Parlare d'amore non è mai facile, si rischia di spendere parole su parole per arrivare a non concludere nulla. Platone, invece, in poche pagine, con chiarezza, ci dà la sua versione: l'amore è il desiderio e soprattutto la ricerca della nostra metà, del raggiungimento dell'intero, della completezza e come giustamente sottolinea questa è una fortuna che tocca a pochi, pochissimi e solo questi sanno qual è il suono della felicità.
Da leggere.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Sono sempre stata affascinata dal pensiero dei filosofi, anche al liceo li ho studiati con piacere, però non ho letto molte opere nello specifico.
Questa mi è stata consigliata, però non mi ha convinta fino in fondo :boh:.
Forse perché si parla troppo del "bello", mentre per me come concetto assoluto non esiste, è bello solo ciò che piace, non bado troppo all'apparenza e all'esteriorità, ma preferisco ciò che uno ha dentro. Credo che anche il concetto di "bene" sia relativo, ma sono d'accordo sulla sua importanza.

Mi ritrovo soprattutto con Pausania: l'amore migliore è quello che sceglie l'anima e il carattere, e non il corpo.

Aristofane afferma che l'ideale sarebbe incontrare un amato che abbia un animo che corrisponda al nostro... sono d'accordo, ma a volte anche gli opposti si attraggono (così non ci si annoia :wink:).

L'immortalità che si può ottenere attraverso la prole o con la creazione di opere d'arte è un metodo valido per proseguire e mantenere se stessi nel tempo, io non avendo figli ovviamente propendo per il secondo (anche se non dovrei, perché non sono neppure un'artista :mrgreen:).

E Socrate si sedette e rispose: "Sarebbe davvero bello, Agatone, se la sapienza fosse in
grado di scorrere dal più pieno al più vuoto di noi, quando ci accostiamo l'uno all'altro,
come l'acqua che scorre nelle coppe attraverso un filo di lana da quella più piena a quella
più vuota. E se anche per la sapienza fosse così, io apprezzerei molto lo stare sdraiato
accanto a te, perché sono convinto che sarei riempito da te di copiosa e bella sapienza."
 

Dory

Reef Member
Sono sempre stata affascinata dal pensiero dei filosofi, anche al liceo li ho studiati con piacere, però non ho letto molte opere nello specifico.
Questa mi è stata consigliata, però non mi ha convinta fino in fondo :boh:.
Forse perché si parla troppo del "bello", mentre per me come concetto assoluto non esiste, è bello solo ciò che piace, non bado troppo all'apparenza e all'esteriorità, ma preferisco ciò che uno ha dentro. Credo che anche il concetto di "bene" sia relativo, ma sono d'accordo sulla sua importanza.

Mi ritrovo soprattutto con Pausania: l'amore migliore è quello che sceglie l'anima e il carattere, e non il corpo.

Aristofane afferma che l'ideale sarebbe incontrare un amato che abbia un animo che corrisponda al nostro... sono d'accordo, ma a volte anche gli opposti si attraggono (così non ci si annoia :wink:).

L'immortalità che si può ottenere attraverso la prole o con la creazione di opere d'arte è un metodo valido per proseguire e mantenere se stessi nel tempo, io non avendo figli ovviamente propendo per il secondo (anche se non dovrei, perché non sono neppure un'artista :mrgreen:).

E Socrate si sedette e rispose: "Sarebbe davvero bello, Agatone, se la sapienza fosse in
grado di scorrere dal più pieno al più vuoto di noi, quando ci accostiamo l'uno all'altro,
come l'acqua che scorre nelle coppe attraverso un filo di lana da quella più piena a quella
più vuota. E se anche per la sapienza fosse così, io apprezzerei molto lo stare sdraiato
accanto a te, perché sono convinto che sarei riempito da te di copiosa e bella sapienza."


Riguardo il concetto del 'bello' io ricordo una cosa diversa e che mi piacque molto, che ogni persona giudica 'bello' ciò che inconsciamente ritiene contenga qualità di cui ha bisogno ma di cui manca.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Riguardo il concetto del 'bello' io ricordo una cosa diversa e che mi piacque molto, che ogni persona giudica 'bello' ciò che inconsciamente ritiene contenga qualità di cui ha bisogno ma di cui manca.

Hai ragione, anche a me quella parte è piaciuta, me ne ero dimenticata, ho letto troppo velocemente, secondo me è un'opera che deve essere riletta x essere meglio apprezzata, però alla fine il bello come concetto è a mio parere un po' troppo usato... Ma posso capire che sia importante per la maggioranza, sono io l'eccezione :wink:.
Anche se manco di bellezza, non la sento come una qualità di cui ho bisogno :mrgreen:. Pardon!
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
Credo che "bello" sia una delle parole più usate dagli italiani... Peccato che a volte sono più appropriati aggettivi diversi.
 

bouvard

Well-known member
alla fine il bello come concetto è a mio parere un po' troppo usato... Ma posso capire che sia importante per la maggioranza, sono io l'eccezione :wink:.
Anche se manco di bellezza, non la sento come una qualità di cui ho bisogno :mrgreen:. Pardon!

1) Considera che l'opera risale a qualche annetto fa :mrgreen: forse all'epoca non era un concetto usato così tanto :wink:

2) Il concetto di Bello in filosofia è un po' più complesso della semplice bellezza estetica :wink:
 

bonadext

Ananke
Hai ragione, anche a me quella parte è piaciuta, me ne ero dimenticata, ho letto troppo velocemente, secondo me è un'opera che deve essere riletta x essere meglio apprezzata, però alla fine il bello come concetto è a mio parere un po' troppo usato... Ma posso capire che sia importante per la maggioranza, sono io l'eccezione :wink:.
Anche se manco di bellezza, non la sento come una qualità di cui ho bisogno :mrgreen:. Pardon!

Ma "li" il bello non è quello che intendi tu :wink: (Anche se Alcibiade era considerato il più bello di come intendi tu :mrgreen:)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Mi sa che qui dobbiamo aprire una discussione apposita per non andare troppo OT...

Intanto dico che la bellezza era davvero importante per l'antica Grecia, altro che no :BLABLA... vi ricordate cosa scatenò la scritta legata al pomo (mela) d'oro "alla più bella" :wink: ?
Giudizio di Paride - Wikipedia

Che poi la questione intorno al "bello" come concetto filosofico sia più complessa, su questo non c'è dubbio, non mi cimento proprio in tali diatribe, qui ho solo voluto esprimere il mio umile parere in merito a quello che io ho percepito.
 

Dory

Reef Member
Hai ragione, anche a me quella parte è piaciuta, me ne ero dimenticata, ho letto troppo velocemente, secondo me è un'opera che deve essere riletta x essere meglio apprezzata, però alla fine il bello come concetto è a mio parere un po' troppo usato... Ma posso capire che sia importante per la maggioranza, sono io l'eccezione :wink:.
Anche se manco di bellezza, non la sento come una qualità di cui ho bisogno :mrgreen:. Pardon!

Non è la bellezza ad essere una qualità, sono certe particolari qualità che fanno la bellezza. Non so se mi sono spiegata bene :? :D
E queste qualità possono essere diverse per ognuno in tutto o in parte.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Scrivo un'ultima cosa e poi mi fermo: come ho già detto, il punto di vista che ho sentito più vicino a me è stato quello di Pausania che io ho inteso in questo modo (spero esatto): l'amore da preferire è quello che sceglie l'anima e il carattere, e non il corpo, per questo motivo mi sono permessa di puntare il dito -in maniera scherzosa- contro il concetto di "bello" come fattore estetico.
Non ho letto questo testo per un esame di filosofia, quindi la mia analisi non poteva essere critica ma solo legata a quello che mi ha trasmesso, come del resto faccio sempre; trattandosi di un libro tematico però avrei dovuto prevedere il dibattito, ma invece sono stata impulsiva e ho scritto lasciandomi guidare dalle sensazioni affiorate durante la lettura.

Come nicole reputo il pensiero di un filosofo imprescindibile dalle sue opere, certo, tutti le possono leggere, ma sarebbe preferibile avere qualche nozione in più se non altro per poter fare dei paragoni più concreti; da parte mia al liceo ho studiato con piacere la materia, il mio problema è che poi molte cose le ho dimenticate e tendo spesso a confrontare il mio pensiero con quello dell'autore, ma non credo ci sia nulla di male, anzi io lo trovo un arricchimento interiore e continuerò a farlo... sappiatelo :mrgreen:.
 

MadLuke

New member
Considerazioni sull'amore alternative a quelle secondo il Cristianesimo

Questo saggio dell’antica tradizione ellenica mette al centro uno dei concetti in assoluto più complesso e inesauribile della vita di chiunque, quale è appunto l’amore. Più di tutte suscitano attenzione le declamazioni di Socrate che spiega di non riportare altro che gl’insegnamenti gli furono a sua volta esposti da una donna saggia quale era Diotìma.
Nonostante tutte le riduzioni, banalizzazioni e individualismi (che poi sono conseguenza della morte di dio) occorsi nell'età contemporanea, credo comunque l'ideale di amore romantico che siamo usi idealizzare e ricercare da un paio di secoli a questa parte, si rifaccia ancora all'amore cristiano, almeno idealmente. La ricerca dell'imortalità e la perpetuazione della bellezza nella discendenza del proprio sangue invece, credo sia un aspetto semplicemente mai preso neanche solo in considerazione dalla stragrande maggioranza delle persone.
Forse solo per coincidenze, mi sembra che negli ultimi tempi, più d'una personalità abbia riproposto la domanda su cosa siano i figli, quale significato essi implichino, e magari in quest'ottica è possibile ci sia una riscoperta degli insegnamenti di Diotima, come alternativa alla concezione meramente sentimentalistica oggi largamente diffusa.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Parto da un piccolo antefatto personale. Quando ho dato vita al mio blog, tre anni fa, l'ho intitolato Il simposio dei lettori proprio pensando al simposio, luogo di convivialità e discussione. E' chiaro, dunque, che ancor prima di leggerla, quando ne conoscevo solo i tratti generali, quest'opera per me aveva un valore particolare. Ora che l'ho finalmente letta sono a dir poco spiazzata: è un capolavoro senza tempo, nonché l'opera più bella, intensa e complessa che abbia letto sull'amore. Ci hanno provato in tanti, nel tempo, a spiegare cos'è l'amore: nessuno è riuscito a farlo pienamente, nemmeno Platone, con questo dialogo di elogio di Amore, è riuscito a definirlo totalmente. Ma forse, a lettura ultimata, mi viene da pensare che l'obiettivo fosse proprio quello: declinare, attraverso le voci dei sei commensali riuniti presso Agatone, le diverse facce dell'amore, la sua natura multipla e sfaccettata, le tante dicotomie che lo compongono e dimostrare, tuttavia, che non è possibile definirlo completamente. Attraverso il pensiero di Fedro, Pausania, Erissimaco, Aristofane, Agatone e Socrate, leggiamo la spiegazione a parole di qualcosa che, in parte, abbiamo già sperimentato tutti nella vita quotidiana. L'amore come esaltazione del bello e del buono, la predilezione dell'anima prima che del corpo, ma anche il dolore e la dannazione sono solo alcune delle sfumature di qualcosa che non è divino né umano, che non è buono né cattivo, né bello né brutto… è semplicemente Amore.
Una lettura ovviamente non facile, che richiede svariate riflessioni, pause, meditazioni su singoli concetti; una lettura affascinante e profonda che arricchisce anche i profani come me che non hanno le conoscenze filosofiche per comprenderne pienamente il senso intrinseco. Un capolavoro intramontabile, dallo stile elegante, che consiglio.
 

Trillo

Active member
Credo di non aver mai letto un’opera di un filosofo, e quindi probabilmente per questo motivo mi sono trovato spiazzato dall’approccio per me non convenzionale al tema dell’Amore che Platone propone nel Simposio. Mi aspettavo che questo, vertendo su un tema così universale e appartenente ad una sfera pressoché irrazionale, dovesse caratterizzarsi per l’immediatezza, la naturalezza e l’intensità dei discorsi pronunciati a riguardo mentre, in realtà, l’Amore è inquadrato in una cornice molto più razionale di quella che avrei pensato.

Il momento più significativo del Simposio corrisponde con il discorso pronunciato da Socrate, punto di vista privilegiato attraverso cui l’autore espone le sue teorie.
Senza soffermarmi sulla storia né sulla struttura o sullo stile o sui singoli discorsi, ciò è il Simposio mi ha trasmesso è che l'amore in tutte le sue forme, e già al suo livello più istintivo, si configura come una spinta alla felicità personale, e la cui manifestazione iniziale coincide con il desiderio di possesso di ciò di cui avvertiamo il bisogno e la mancanza. Ma quanto più l'oggetto del nostro amore è materiale, tanto più la nostra felicità sarà destinata a decadere. Una volta compreso questo, il concetto stesso di amore che ciascuno inizialmente acquisisce nella propria vita entra in discussione, e diventa quindi fisiologico il bisogno di una forma di amore che si incardini su presupposti più profondi e stabili, abbracciando un'estetica del bello più ampia e prospetticamente diversa, in cui il coinvolgimento emotivo passi non solo attraverso i sensi, ma ci pervada in maniera totale inglobando corpo, anima, mente, azioni. Ma un aspetto che ho trovato interessante è che l'amore che qui viene dipinto non si esaurisce in questa dimensione puramente acquisitiva. Infatti, ciò che per me emerge è che nell'amore si realizza la confluenza della dimensione egoistica del possesso con quella altruistica della donazione. L’amore, infatti, innesca sempre delle spinte propulsive creatrici e virtuose altrimenti quiescenti, che ci portano ad alimentare e rinnovare l’aura del bello in cui siamo immersi. E quanto più si ascende nella scala dell’amore, tanto più questi slanci tendono ad estendersi al di là del sé, e ad avere quindi una portata più estesa nel tempo e nello spazio. Se nella dimensione del possesso l’uomo trova la sua ragione di vita, in quella della donazione o generazione, attraverso cui effonde il suono delle sue corde, trova la sua piena realizzazione, e questa è tanto maggiore quanto più influente è il marchio di sé che riesce a imprimere nel mondo. Nell’amore, quindi, l’anelito e il bisogno di avere si trasformano in un bisogno di dare, generare, custodire, di essere parte del tutto che continua, progredisce e si rinnova. Così, l'amore non è inquadrato né in una dimensione esclusivamente egoistica, né in una meramente altruistica, ma in una prospettiva intermedia fra l'una e l'altra, in un equilibrio dinamico, come la natura stessa di Eros.

L'apice della scala dell'amore delineata dall'autore, ovvero l'amore per il Bello in senso assoluto è una meta a cui mi sembra si possa tendere solo in maniera ideale, perché, per via della nostra natura mortale e sensibile, abbiamo sempre bisogno di elaborare ogni perdita, ogni sintomo di declino, cosicché, raggiungere quello stadio apicale di amore nell’ottica di un Bene supremo e assoluto, può essere solo un'illusione e un processo che richiede un percorso di riflessione e maturazione profonda. Tuttavia, trovo che l'ascesa nella scala dell'amore rappresenti per l'uomo un importante mezzo salvifico, perché imparando ad amare ciò che è via via è più profondo e stabile (l'anima, la conoscenza, il bello il sé) si ha sempre davanti la possibilità di mantenere integro il desiderio di vivere, di apprezzare il bello e avvicinarci ancora di più ad esso, di risuonare con lui e provare così a tramandare se stessi.

Nell'amore c'è insomma la vera essenza della vita, grazie ad esso scopriamo risorse e qualità dentro di noi che credevamo non possedere, progrediamo, troviamo un senso, ci salviamo, riusciamo ad essere felici, e ad esso affidiamo le nostre speranze di immortalità.

Al contrario di ciò che credevo, il Simposio è un libro che va metabolizzato, e che mi ha coinvolto più mentalmente che da un punto di vista emozionale. Probabilmente necessita di una rilettura e di un'accurata riflessione per cogliere a pieno tutto il significato che racchiude. Ma forse, uno degli aspetti più interessanti dell’opera sta proprio nel fatto che, impostando l’argomento dell’Amore su un piano per lo più razionale e logico, in una direzione che mira a generalizzare il tutto verso qualcosa di astratto, assoluto, che ci trascende e che nessuno forse può riuscire a cogliere e provare a pieno, non esiste un significato unico e definitivo, ma solo una verità personale in continua evoluzione che ognuno coglie in base alla sua esperienza e maturità.
 
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isola74

Lonely member
Non avevo mail letto il SImposio pur avendolo studiato a scuola e addirittura tradotto qualche brano.
Bello, nulla a che vedere con quello che ci fanno studiare in filosofia.
Ho trovato molto interessante la teoria di Aristofane: Eros come aspirazione all'UNO, la ricerca dell'altra metà della mela:), ma geniale è il discorso di Socrate. Eros è figlio di povertà ed espediente, e come tale, è un demone che dalla madre eredita la mancanza di ciò che desidera e dal padre la capacità di insinuarsi ovunque voglia. Ciò che conta davvero non è l'amato, ma colui che ama, che desidera il bello, anzi, un'anima bella a cui unire la propria.
Consigliato!
 

Grantenca

Well-known member
Premetto: non amo la filosofia, non ne ho sufficiente conoscenza e a dire la verità quando disgressioni filosofiche, anche naturalmente di grande qualità, sono inserite in un testo letterario sono solitamente le parti dell’opera che meno mi coinvolgono.

Perché ho letto questo libro? Per l’argomento trattato, l’amore.

Una cosa mi ha colpito, abbastanza ovvia certamente, ma che qui ho toccato con mano: l’altissimo grado di civiltà che, almeno questa parte dell’umanità, aveva raggiunto già oltre duemilacinquecento anni fa. Su questo punto non abbiamo fatto grandi progressi. Tornando al libro e fatto salve le premesse iniziali, devo dire che l’ho trovato molto interessante. Ho apprezzato quando l’amore è stato considerato una divinità per il fatto riesce a riportare in vita gli amanti che l’hanno sacrificata per gli amati, quando si disserta tra l’amore volgare e l’amore celeste, anche quando magari si scherza, ma fino ad un certo punto, tra i tre sessi esistenti all’origine dell’umanità e la teoria della sogliola, quando si parla di attrazione tra gli opposti e l’armonia nel mondo, tra il caldo dell’estate, il freddo dell’inverno e le mezze stagioni, che comunque, insieme, contribuiscono alla fertilità delle terre. Poi c’è l’elogio del dio amore che propizia tutte le cose più tenere e affascinanti che esistono nell’esistenza umana e alla fine la teoria di Diotima a suggello di tutte le analisi precedenti. Le disgressioni qui sono molteplici e tutte molto valide ed anche logiche, ma, in definitiva, si dice che l’amore asseconda il desiderio sempre esistente nell’uomo di rendersi immortale. Negli animali e nella gente comune l’uomo lo fa generando, mentre tra gli eletti e alti di spirito, lo si fa con le opere, alla ricerca di bellezza e perfezione che duri nei secoli. Per questi ultimi nei rapporti umani c’è la continua ricerca del bello e del perfetto ,e, non essendoci necessità di generare l’amore può essere rivolto a chiunque. Tutto è veramente molto interessante.

Ho trovato però una costante in quasi tutto il libro. L’amore “ etero” è considerato di serie B rispetto all’amore “omo”(di serie A). E’ strano che nella mia, oramai abbastanza lunga esistenza, non me ne sia mai accorto, quando questo fatto è quotidianamente davanti ai nostri occhi.
 
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