Dostoevskij, Fedor - L'adolescente

elena

aunt member
Nel primo capitolo del romanzo Arkadij, l'adolescente, io-narrante e protagonista, sottolinea che le memorie che si accinge a trascrivere sono semplici registrazioni di avvenimenti in quanto riterrei cosa vile e indecente il trascinare sul mercato letterario l'intimo dell'anima e la bella descrizione dei sentimenti. Ma non è immaginabile un'opera di Dostoevskij volta alla semplice descrizione di fatti: e lo stesso Arkadij confuta immediatamente questa impressione, comunicando al lettore l'inevitabile necessità di accompagnare gli eventi con sentimenti e riflessioni personali.
In effetti il romanzo è interamente permeato dai contorti pensieri del protagonista, oscillanti tra grandi sogni di grandezza e veritiere sensazioni di inadeguatezza e nullità. Nell'eterna lotta tra il bene e il male e tra persone totalmente buone e persone cattive, Arkadij è un figura intermedia, capace di grandi slanci di bontà e altruismo come di perfidi raggiri e tradimenti. Il suo status riconosciuto di figlio illegittimo pesa sul suo presente così come ha condizionato il suo passato e lo spinge ad anelare verso un futuro teso al riscatto sociale. In realtà non ha alcuna dote per portare a compimento la sua grande “idea” (diventare un Rothschild) né si impegna in alcun modo per cercare di avvicinarsi a questa meta (il gioco qui assume un carattere quasi incidentale) se non nei perenni sogni ad occhi aperti: tutta la vita circostante è filtrata dai suoi fantasiosi e poco realistici pensieri, tanto che i diversi personaggi che costellano il romanzo sono difficilmente catalogabili. Lo stesso Versilov, co-protagonista nonché padre naturale dell'adolescente, pur rivestendo connotati fortemente negativi, a tratti (secondo il sentire di Arkadij) sembra una figura elevata, dotata di buoni sentimenti e grande sensibilità.
Non solo la vicenda ma anche ogni singolo personaggio sembra ruotare intorno a queste due figure, tranne Makar Ivanovic, padre “giuridico” di Arkadij, che incarna l'ideale della spiritualità in quanto diffonde l'idea della “bellezza morale” come unico ideale perseguibile. I racconti di Makar sono toccanti e pieni di umanità, ma l'adolescente, pur incantato dalle sue parole e pur essendo troppo giovane per aver avuto tempo di far del male, non è un'anima puramente votata al bene. Ma forse Arkadij è destinato ad avere un futuro brillante da scrittore, in quanto ha avuto la capacità di cogliere e svelare ciò che si nasconde nell'anima di un adolescente.


Un bel romanzo, non tra i migliori di Dostoevskij ma sicuramente da leggere.
 
Concordo. Non tra i migliori di Dostoevskij. Personalmente la figura di Arkadij mi sfuggiva tra le mani. Decisamente più convincente Versilov, spesso sottovalutata tra le grandi figure create da Dostoievskij. Ma se non sbaglio questo romanzo è stato scritto in fretta e furia e forse l'evoluzione della storia ne risente
 

elisa

Motherator
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concordo con quanto sopra, è un romanzo di Dosto che si può tralasciare ma se si ama lo scrittore diciamo che non può mancare :)
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Secondo me è assolutamente da leggere e non è inferiore a nessun altro suo grande romanzo.
L'ho terminato ieri sera e ancora devo elaborarlo perciò ripassero a breve anche con le innumerevoli citazioni che ho segnato nel corso della appassionante lettura.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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In attesa di stare meglio (sono influenzata) per postare le citazioni,voglio dire che Dosto è un maestro nel fare immedesimare il lettore che vive insieme al protagonista le sue incertezze,il suo stato d'animo confuso e i suoi alternanti sentimenti in attesa della rivelazione finale.
Infatti spesso mi sono chiesta cosa stesse succedendo e mi sono accorta che neppure l'adolescente lo sapeva ancora...il fatto che poi l'abbiamo scoperto insieme è stato piacevole. Mi sembrava di essere accanto a lui :wink:.

Qui ci sono i riferimenti con il successivo che ho letto http://www.forumlibri.com/forum/piccola-biblioteca/4829-dostoevskij-fedor-il-sosia.html
 
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Minerva6

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Prime citazioni

-L'epoca attuale, è l'epoca dell'aurea mediocrità e dell'insensibilità, dell'amore dell'ignoranza,della pigrizia,dell'inettitudine all'azione e della pretesa di trovare tutto pronto. Nessuno riflette; raramente qualcuno matura una propria idea.
Non è che sia cambiato molto...

-Ma chissà, forse fanno meglio quelli che offendono la gente: per lo meno risparmiano agli altri la disgrazia di amarli.

-Le cose più semplici si comprendono soltanto verso la fine, quando è stato già sperimentato tutto ciò che è più complicato o più stupido.

-E' sufficiente un granello o un peluzzo per dissipare nel mio animo il buono e sostituirlo col cattivo. Le cattive immpressioni, invece, con mio cruccio, non si dissolvono tanto in fretta, sebbene non sia una persona che serba rancore.
Succede anche a me!

-Loro sono capaci di continuare a vivere alla propria maniera nelle situazioni per loro più innaturali e di rimanere se stesse nelle situazioni a loro più estranee. Noi non abbiamo questa capacità.
Neppure io ce l'ho!

-Amico mio, lascia sempre che un uomo menta un po', è una cosa innocente. Permettigli perfino di mentire molto. In primo luogo ciò dimostrerà la tua delicatezza, e in secondo luogo, in compenso, verrà consentito anche a te di mentire: due enormi vantaggi in un sol colpo. Que diable!
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Altre citazioni

- Amico mio, amare gli uomini, così come essi sono, è impossibile. E tuttavia bisogna. Perciò fai loro del bene reprimendo i tuoi impulsi, turandoti il naso e chiudendo gli occhi. Sopporta il male che ti fanno possibilmente senza adirarti contro di loro, "ricordando che anche tu sei un uomo".
Naturalmente, sei tenuto a essere severo con loro, se ti è toccato in sorte di essere appena appena più intelligente della media. Gli uomini sono per loro natura bassi e amano amare per paura; non lasciarti conquistare da un simile amore e non cessare di disprezzarli.
Sappi disprezzarli anche quando sono buoni, poiché, il più delle volte, anche in questo caso sono malvagi. Oh, mio caro, è pensando a me stesso che ho detto questo! Chi appena appena non è stupido non può vivere senza disprezzare se stesso, non importa se è onesto oppure no.
Amare il proprio prossimo e non disprezzarlo è impossibile. A mio giudizio l'uomo è stato creato fisicamente incapace di amare il proprio prossimo.

- La semplicità, mon cher, è, in realtà, l'astuzia più grande.


- Chi si ama di più lo si offende più di ogni altro.

- Vi sono dei casi, nei quali il vincitore non può fare a meno di vergognarsi davanti al vinto, e precisamente del fatto che ha avuto la meglio su di lui.

- Le donne non sono davvero maestre nella valutazione degli intelletti degli uomini, se hanno un debole per quella persona, e scambiano volentieri i paradossi per conclusioni rigorose, se questi sono conformi ai loro desideri.

- Tuttavia porrei come precetto per ogni persona evoluta di rendere immancabilemente felice in qualche modo almeno una creatura, ma praticamente, cioè realmente, così come imporrei per legge oppure come corvée, a ogni contadino, di piantare almeno un albero nel corso della propria vita vista la distruzione che sta avendo luogo in Russia; d'altronde, un albero solo non basterebbe, si potrebbe anche ordinare che ne piantassero uno all'anno.

- Vi sono dei ricordi penosi, mio caro, che provocano una sofferenza autentica; quasi ognuno ne ha, soltanto, la gente se ne dimentica, ma accade che improvvisamente li rammenta, magari anche un tratto soltanto, e non riesce più a liberarsene.


- Oh, lo giuro, io non serbo rancore e non sono vendicativo. Senza dubbio desidero sempre vendicarmi, persino in maniera morbosa, quando mi offendono , ma, lo giuro, soltanto e unicamente con la generosità. Sia pure così, io lo ripagherò soltanto con la generosità, ma a patto che egli ciò lo senta, che lo capisca, e io sarò vendicato!

- Lo sapete che esistono i colpevoli senza colpa? Sono queste le colpe più imperdonabili e quasi sempre subiscono una punizione.
 

swann

New member
Aggiungo due citazioni:

“La mia idea consiste proprio nell’essere lasciato in pace. Fintanto che avrò due rubli voglio vivere solo, non dipendere da nessuno e non fare niente, nemmeno per quella grande, futura umanità a lavorare per la quale mi invitava il signor Kraft. La libertà individuale, cioè la mia, prima di tutto, e non voglio sapere di nient’altro. (...) Io non devo niente a nessuno, pago alla società del denaro sotto forma di tasse per non essere derubato, schiacciato e ucciso, e nessuno ha il diritto di pretendere da me nient’altro. Forse sarei anche di idee diverse, e potrei voler servire l’umanità, e lo farò, magari lo farò dieci volte di più di tutti i predicatori; ma voglio soltanto che nessuno abbia il diritto di pretendere questo da me, di forzarmi; la totale libertà, e anche quella di non alzare nemmeno un dito.”

“Dai dodici anni, credo cioè più o meno dal sorgere di una normale coscienza, ho cominciato a non amare gli uomini. Non che non li amassi, ma diciamo che mi pesavano. A volte mi sentivo tanto triste nei miei momenti puri, perché non potevo in nessun modo dire tutto nemmeno a chi mi era vicino, cioè avrei potuto, ma non volevo, chissà perché, mi trattenevo; il fatto è che sono diffidente, scontroso e non comunicativo. (...) Per non dover affrontare simili questioni, naturalmente, cercavo la solitudine. Inoltre non ci trovavo nulla nella compagnia della gente, per quanto mi sforzassi, e mi sforzavo; perlomeno tutti i miei coetanei, tutti i miei compagni, tutti fino all’ultimo, risultavano inferiori a me nei pensieri, non ricordo nemmeno un’eccezione.”


Letto molti anni fa. Dovrei rileggerlo, come tutti i libri di Dostoevskij.
 

Spilla

Well-known member
L'ho appena concluso. Rimango con la sensazione di doverlo rileggere da capo per poter dire di averlo compreso.
La vicenda è intricata e (volutamente?) talvolta confusa, raccontata in modo concitato, esagerato ed esasperante. Ma la trama in definitiva è ben poca cosa.
Incredibili, bellissime, invece sono le figure che Dostoevskij delinea in queste pagine: Versilov, i due principi e le donne. Oltre, naturalmente, al protagonista Arkadij Makarovic.
E' a queste, soprattutto, che Dostoevskij dedica la sua attenzione (l'intreccio sembra un puro escamotage per far muovere e svelare i suoi personaggi). Così, gli uomini sembrano oscillare sempre sul limite tra la razionalità estrema, che li vorrebbe condurre al bene, e la follia, che dà voce alla parte più istintiva, volitiva, sensuale. Le donne, da canto loro, sono al tempo stesso creature angeliche ed intriganti scaltre, esseri della più assoluta generosità e meschine calcolatrici.
Già questo rende il romanzo un'opera grandiosa.
Ma c'è di più. Tutto ciò che del tema adolescenza è stato poi studiato e teorizzato, da Freud in poi, qui c'è già. Dostoevskij aveva visto tutto, captato tutto, descritto tutto. E' incredibile. Un genio come pochi (o nessuno?).
 
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