elena
aunt member
Il protagonista, Julius Hertzfeld, è uno psicoterapeuta che vive un momento particolare della sua esistenza: a causa di un melanoma conosce il periodo massimo che gli resta da vivere ed è consapevole che solo lui può determinare la qualità di questo residuale spaccato di vita. Dopo un iniziale, e umano, sbandamento psicologico, fonte di angosce, crisi di panico e sconforto, decide di essere presente in questa vita, a tempo consapevolmente e precisamente determinato, nello stesso identico modo in cui ha vissuto fino a quel momento. Si immerge nuovamente con grande passione e partecipazione nella sua attività di terapeuta partendo però da un riesame dei fallimenti verificatisi nel corso della sua carriera: in particolare uno, un insuccesso risalente a venti anni prima, lo turba e lo spinge a tentare un nuovo contatto con il suo ex paziente, Philip Slate. Questi, all’epoca della terapia affetto da comportamento sessuale ossessivo, è in procinto di diventare “consulente filosofico” in quanto ritiene, per esperienza personale, che solo attraverso la ricerca filosofica (e in particolare ripercorrendo il pensiero di Schopenhauer) l’uomo possa comprendere i veri valori e questioni esistenziali e raggiungere un equilibrio interiore. Per ottenere l’attestato di consulente Slate ha bisogno di un terapeuta che gli faccia da supervisore e, per ottenere ciò, accetta, suo malgrado, la proposta di entrare nel gruppo di terapia che Julius conduce da tempo.
Da qui prende mano mano corpo un intrigante connubio tra psicanalisi e filosofia o meglio tra psicoterapia e consulenza filosofica che la competente penna di Irvin Yalom (docente di psichiatria alla Stanford University) riesce a rendere avvincente. L’autore fa percepire un posto vuoto all’interno del gruppo terapeutico, posto che viene inconsapevolmente occupato dal lettore che finisce per sentirsi coinvolto in un’analisi che tocca sentimenti, meccanismi interpersonali, frustrazioni, sensi di colpa e che sottolinea l’importanza della cultura per comprendere la vera essenza della vita, interiore ma anche relazionale.
Bellissime e stimolanti le figure antitetiche dei due protagonisti: Julius, lo psicoterapeuta, impegnato ad aiutare gli altri con cui condivide non solo la sua esperienza professionale ma anche i suoi pensieri, Philip che si sente quasi l’alter ego di Schopenhauer e, quindi, si è edificato un’immagine di egoista, presuntuoso e misantropo, soffocando completamente la sua capacità di provare sentimenti e di relazionarsi con gli altri. Interessanti anche gli altri componenti del gruppo: ogni figura rappresenta una diversa sfaccettatura del complesso animo umano.
A volte risulta impegnativo, per chi non è specialista del settore, penetrare nei diversi meccanismi attivati nella descritta psicoterapia di gruppo ma Yalom riesce comunque a contenere le sue conoscenze nell’ambito di un romanzo (senza pretese didattiche o descrizioni da manuale) e a catturare l’attenzione e l’interesse fino alle ultime pagine: le storie dei vari componenti del gruppo si alternano alle descrizioni della vita e del pensiero di Schopenhauer, così come le problematiche personali non risolte e i disagi della vita quotidiana, che tentano di trovare una soluzione nella psicoterapia, si intervallano con riflessioni filosofiche, che cercano di dare un senso ad una determinata realtà inserita in un dato contesto.
Un romanzo meraviglioso, stimolante, ben costruito, che si presta a diversi livelli di lettura e che fornisce tanti spunti per ulteriori approfondimenti e per scambi di idee.
Da qui prende mano mano corpo un intrigante connubio tra psicanalisi e filosofia o meglio tra psicoterapia e consulenza filosofica che la competente penna di Irvin Yalom (docente di psichiatria alla Stanford University) riesce a rendere avvincente. L’autore fa percepire un posto vuoto all’interno del gruppo terapeutico, posto che viene inconsapevolmente occupato dal lettore che finisce per sentirsi coinvolto in un’analisi che tocca sentimenti, meccanismi interpersonali, frustrazioni, sensi di colpa e che sottolinea l’importanza della cultura per comprendere la vera essenza della vita, interiore ma anche relazionale.
Bellissime e stimolanti le figure antitetiche dei due protagonisti: Julius, lo psicoterapeuta, impegnato ad aiutare gli altri con cui condivide non solo la sua esperienza professionale ma anche i suoi pensieri, Philip che si sente quasi l’alter ego di Schopenhauer e, quindi, si è edificato un’immagine di egoista, presuntuoso e misantropo, soffocando completamente la sua capacità di provare sentimenti e di relazionarsi con gli altri. Interessanti anche gli altri componenti del gruppo: ogni figura rappresenta una diversa sfaccettatura del complesso animo umano.
A volte risulta impegnativo, per chi non è specialista del settore, penetrare nei diversi meccanismi attivati nella descritta psicoterapia di gruppo ma Yalom riesce comunque a contenere le sue conoscenze nell’ambito di un romanzo (senza pretese didattiche o descrizioni da manuale) e a catturare l’attenzione e l’interesse fino alle ultime pagine: le storie dei vari componenti del gruppo si alternano alle descrizioni della vita e del pensiero di Schopenhauer, così come le problematiche personali non risolte e i disagi della vita quotidiana, che tentano di trovare una soluzione nella psicoterapia, si intervallano con riflessioni filosofiche, che cercano di dare un senso ad una determinata realtà inserita in un dato contesto.
Un romanzo meraviglioso, stimolante, ben costruito, che si presta a diversi livelli di lettura e che fornisce tanti spunti per ulteriori approfondimenti e per scambi di idee.