Vargas, Fred - Un po' più in là sulla destra

alisa

Amelia Member
Di questo romanzo ho apprezzato, come è stato per "Chi è morto alzi la mano", la presenza dei 3 'apostoli', tre figure irrestistibili!
Per il resto... la trama secondo me è un pò stiracchiata. Ho faticato a districarmi fra tutti i personaggi presenti... in complesso direi che finora è il romanzo della Vargas che mi è piaciuto di meno.

"Tre storici allo sbando e uno sbirro in disarmo: tornano gli stralunati protagonisti di "Io sono il Tenebroso" e "Chi è morto alzi la mano". Mentre è in appostamento su una panchina Louis Kehlweiler, detto il Tedesco, trova per terra un frammento di osso umano. Una traccia perduta dentro la città. All'apparenza ormai definitivamente. Eppure Kehlweiler la segue, con i suoi due aiutanti, Marc e Mathias. La segue con ostinazione e ossessione fino ad arrivare in un piccolo villaggio della Bretagna. Qui trova un collezionista di macchine per scrivere, fanatico di qualsiasi meccanismo ben oliato, un sindaco pavido e untuoso che non vuole problemi, un losco individuo ferocemente razzista, pronto a tutto pur di diventare sindaco lui. Con la pazienza e la fredda ferocia dell'indagatore, Kehlweiler toglie la maschera a tutti e ricostruisce la storia, le sue follie, le sue mostruosità. Inseguendo le tracce. Come chi scrive. Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1996, il romanzo si distingue per il linguaggio terso, lo stile ironico e incisivo, la capacità di prendere per mano il lettore fino alla rivelazione finale, e l'accuratezza nei dettagli più sorprendenti, che deriva all'autrice dalla passione medievalista e dalla professione di zooarcheologa. Da qui il gusto per la detection, per le impronte, le tracce, le piccole cose senza importanza che permettono di dedurre, per una qualche "associazione di idee", la soluzione di un caso."
 
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Dory

Reef Member
Tra tutti i libri della splendida Fred Vergas è anche a parer mio il meno riuscito.
Forse perché il personaggio principale, Kehlweiler, non appassiona tanto quanto la coppia Adamsberg/Danglard o il trio degli evangelisti Marc/Mathias/Lucien, o forse per alcuni nodi della trama magari eccessivamente inverosimili.
Ho trovato abbastanza lenta e noiosa tutta la prima parte, molto meglio la seconda, anche per la subentrata presenza di due degli evangelisti, tratteggiati con la maestria di sempre in tutta la loro densa e spumeggiante personalità.
 

darida

Well-known member
questo romanzo e' quello che mi e' piaciuto meno della serie degli evangelisti. Primo perche' non erano tutti presenti -mancava Lucien, e secondo me sono personaggi che viaggiano rigorosamente insieme-Inoltre l'ambientazione fuori sede non ha lo stesso fascino della "topaia" di Parigi, Il Tedesco mi piace moderatamente, salvo il rospo Bufo.
La storia a tratti e' noiosetta con troppe e lunghe riflessioni

vabbe' non si puo' sempre fare tombola :wink:
 
A me invece è piaciuto.
Il detective è sanguigno senza essere esagerato, ma sopratutto mi sono piaciute le figure secondarie, i tre storici coinvolti, e fra tutti il logorroico e impacciato medievalista coinvolto suo malgrado nell'indagine, che sempre si interroga sui moventi, rimpiangendo la sua ricerca feudale e sedentaria, mi è il più simpatico.

E poi si legge d'un fiato volendo. Se non si pretende la luna è un buon giallo.
 

Denni

New member
Secondo romanzo che compone la trilogia de "I tre Evangelisti", "Un po' più in là sulla destra" vede la comparsa di un nuovo personaggio: Louis Kehlweiler, detto il Tedesco, ex investigatore la cui figura domina gran parte della storia.

"Mentre è in appostamento su una panchina Louis Kehlweiler, detto il Tedesco, trova per terra un frammento di osso umano. Una traccia perduta dentro la città. All'apparenza ormai definitivamente. Eppure Kehlweiler la segue, con i suoi due aiutanti, Marc e Mathias. La segue con ostinazione e ossessione fino ad arrivare in un piccolo villaggio della Bretagna. Qui trova un collezionista di macchine da scrivere, fanatico di qualsiasi meccanismo ben oliato, un sindaco pavido e ferocemente razzista, pronto a tutto pur di diventare sindaco li. Con la pazienza e la fredda ferocia dell'indagatore, Kehlweiler toglie la maschera a tutti e ricostruisce la storia, le sue follie e le sue mostruosità. Inseguendo le tracce. Come chi scrive.

Ho trovato questo secondo romanzo un po' deboluccio, "Chi è morto alzi la mano" mi è piaciuto parecchio, l'ho trovato spiritoso, a tratti brillante e sicuramente trascinante. Invece la lettura di questo è andata decisamente a rilento, la storia è a mio parere molto meno intrigante e inoltre mi è dispiaciuto non ritrovare lo spazio della vecchia topaia e i tre evangelisti al completo, che funzionavano alla perfezione. Insomma avrei voluto ritrovare Lucien, personaggio simpaticissimo, e avrei invece fatto a meno del Tedesco. In ogni caso è scorrevole; carino l'incontro fra Kehlweiler e Darnas.
 

Ursula

Member
Lo sto leggendo ora, subito dopo aver finito "chi è morto alzi la mano" (che però mi era piaciuto tantissimo, ho riso di gusto leggendolo) e la differenza si sente: questo "un po' più in là sulla destra" mi sembra meno avvincente. Molto particolari comunque i personaggi, sempre descritti con ironia. Chissà che la continuazione del libro mi stupisca :)
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Trilogia degli evangelisti? :? Qui è presente, in pratica, un evangelista e mezzo, e non dall'inizio, oltre che in un contesto completamente diverso...niente a che vedere con iil brillante Chi è morto alzi la mano! Louis è simpatico, ma non regge il confronto, se non fosse per Bufo :mrgreen: L'intreccio all'inizio non sembra gran che, poi nelle ultime 20-30 pagine recupera.
Non è brutto, ma mi aspettavo tutt'altro.
 

Lark

Member
Un po' in controtendenza, a me il personaggio di Kehlweiler è piaciuto. Uomo tormentato, infelice, ma senza cadere nello stereotipo del detective bastardo - la Vargas è sempre molto brava nel caratterizzare i personaggi in modo realistico. Il giallo in sé non è il massimo, avevo capito chi fosse il colpevole abbastanza in fretta (e non sono particolarmente astuto in queste cose) e penso sia più un pretesto per la storia personale e l'intrecciarsi dei personaggi coinvolti.
Sono d'accordo con chi ha preferito Chi è morto alzi la mano, ma mi sento di consigliare anche questo libro, molto piacevole. Alcuni passaggi, in particolare (monologhi interiori vuoi di Louis, vuoi di Marc) mi hanno colpito davvero molto.
Un po' lento all'inizio, ma si sblocca prima della metà.
Lo consiglio!
 
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