Simenon, Georges - La vedova Couderc

darida

Well-known member
Un giovane, rampollo di una ricca famiglia, esce di prigione, non sa dove andare: si ritrova a convivere con una matura vedova in una casa di campagna. . E' un rifugio,la promessa di una quiete di un auspicato torpore della mente,dato dalla sicurezza della routine quotidiana. Ma e' temporaneo, il destino e' in agguato, intuibile l'epilogo fin dalle primissime pagine.

Che dire, un romanzo fosco, a tratti sussultante... devo ancora digerirlo :)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
letto, come in molti romanzi Simenon riesce a rendere reale la tensione e l'angoscia che sale, man mano che si legge, fino a renderne ineluttabile il finale.
 

byllot

New member
Questo libro, trovato per caso, l'ho appena finito di leggere. Gli ho dato 4 stelle, mi è piaciuto molto, la scrittura è brillante, le sue cento pagine sono volate. Il finale io non l'ho trovato prevedibile, e mi ha stupito.

Seguiranno sicuramente altri libri di Simenon.
 

Ondine

Logopedista nei sogni
Questo romanzo ci immerge nella campagna francese sommersa dai canali: Simenon nel 1927 prese in affitto un battello e fece un giro per i canali francesi fino alla Germania e all'Olanda e in questo romanzo ci accorgiamo che i canali, il guardiano della chiusa, le oche, le mucche che vanno a bere l'acqua nel canale testimoniano appunto la conoscenza diretta dell'autore di questi luoghi naturali. Il romanzo comincia quando Jean, un giovane di una trentina d'anni, esce di prigione dopo aver scontato una condanna per un fatto di sangue e senza nulla in tasca e senza nulla davanti a sé s'incammina lungo una strada di campagna finché vede una donna di mezza età appena scesa dalla corriera, vestita di nero, di nome Tati. In quel momento l'uomo e la donna si guardano con complicità e capiscono che da quel momento sono accomunati dalla stessa solitudine. La vedova Couderc, cioè Tati, accoglie così Jean nella sua fattoria come aiutante ma in maniera molto rapida i due diventano amanti tanto che l'amore di Jean diventerà un’ossessione per la donna e soprattutto quando avverte il pericolo di perderlo a causa di Felicie, una giovane ragazza madre che corteggia silenziosamente l'uomo. A compromettere i nervi di Tati è anche il comportamento delle sorelle del defunto marito che vogliono cacciare la donna dalla fattoria e diventare le uniche proprietarie dei beni di famiglia. L'ossessione di Tati esaspera Jean che comincia a rivivere il fatto di sangue che l'aveva portato in prigione e l'idea della colpa, l'idea di aver ucciso, l'idea del male comincia a riaffiorare in questo tessuto di vita cupa, faticosa quale è la vita di campagna francese di quegli anni (stiamo parlando del 1942), chiusa in un mondo a sé.
Il linguaggio è conciso rendendo la trama intensa e le atmosfere sono tenebrose, in perfetta sintonia con le psicologie dei personaggi, si sente la paura crescere a poco a poco.
La descrizione della vita quotidiana contadina è resa più che mai viva con gli odori e i profumi dell’orto, della cucina, del caffè messo a bollire sulle braci del camino la mattina presto, della naftalina dei vestiti nell’armadio, le tinte sono acide come nella pittura fiamminga.
 
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