Levi, Primo - La chiave a stella

WilLupo

New member
Un altro splendido libro di Levi, forse poco conosciuto.
E' un inno al lavoro "sul campo", alla capacità di usare il buon senso e l'esperienza per risolvere i problemi.
Faussone, tecnico montatore di gru, ci racconta in prima persona, con tono ironico e scanzonato, le sue avventure nei più disparati cantieri in giro per il mondo. Il personaggio di Faussone viene a formarsi nel corso del suo stesso racconto, talmente vivido che ci sembra quasi di averlo conosciuto :D
Libro che si legge sorridendo... consigliatissimo a tutti ma specialmente agli ingegneri come me :wink:
 

lettore marcovaldo

Well-known member
In questo caso Primo Levi assume il ruolo di intervistatore di "Tino" Faussone, ma si ritaglia anche un ruolo di protagonista in un paio di racconti.
Uno dei libri di Primo Levi che preferisco.
 

Masetto

New member
E' un inno al lavoro "sul campo"
Il personaggio di Faussone viene a formarsi nel corso del suo stesso racconto, talmente vivido che ci sembra quasi di averlo conosciuto :D
Libro che si legge sorridendo... consigliatissimo a tutti
Queste parole mi ricordano qualcosa...
Non posso che quotare :)
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Per me, il più bel libro di Levi ed uno dei miei top 20.
Mi piace l'idea di un libro dedicato ad uno che c'ha i piedi per terra ma mai, per più dello stretto necessario, nello stesso luogo.
Mi piace anche perchè mi ricorda la mia vita - scusate l'immodestia - di meccanico più che di ingegnere, in giro per il mondo a risolvere i problemi con un cacciavite - o meglio una chiave a stella che è molto più nobile! - l'esperienza e il buon senso.
E poi, che bello imparare ogni volta una cosa nuova, che bello che è scoprire l'acqua calda, ciò che altri sanno già!
E girare il mondo e sentirsi soli.
Ed essere compresi da Primo Levi che da Lavoratore, sa cosa tutto ciò voglia dire.
Andrebbe letto nelle Medie ed alle Superiori, e soprattutto spiegato e commentato da tutti quegli italiani in giro per il mondo che si arrangiano a risolvere problemi.
A differenza di Faussone però, io ho incontrato il mio amore, c'ho una casa e un figlio... ma sono sempre in giro per lavoro!
Grazie Primo!
 

risus

New member
Libro molto carino, originale, fresco...
l'idea di presentare i racconti che lo compongono come "sgorganti" da
chiacchierate tra amici è azzeccatissima, ben riuscita... e
attraveso questi racconti si delinea perfettamente la figura del narratore principale,
Libertino Faussone, davvero un bel tipo: buffo, chiacchierone, ingegnoso,
preciso, metodico...
scritto molto molto bene, con la giusta dose di ironia, sgrammaticature, linguaggio colorito, termini tecnici... tutto calibrato alla perfezione...
Nonostante il tema dei racconti sia quasi sempre lo stesso, ovvero le avventure lavorative di un operaio superspecializzato in giro per il mondo, non mancano dei fuori programma molto arguti, colti, spassosi... per esempio il racconto Tiresia o l'etimologia del termine derrick...
:wink::wink::wink:
piccola avvertenza: a volte i racconti possono sembrare troppo monotematici e quindi monotoni, con pagine e pagine piene di dettagli tecnici che
possono rallentare la lettura ed appesantirla un po'...
consigliato? sì, ma è bene sapere che vi imbatterete quasi in ogni pagina con gru, tubi, acciai, rame, vernici, piloni, drosofile, viscosimetri e compagnia bella...
:mrgreen::mrgreen::mrgreen:
 

isola74

Lonely member
Questo libro mi ha conquistata solo alla fine. Ammetto che all'inizio non sono riuscita ad apprezzarlo a pieno, troppo tecnico, anche il linguaggio, e Faussone mi ricordava troppo mio marito ;) Però gli ultimi tre racconti hanno suscitato in me curiosità e simpatia e quasi quasi mi è dispiaciuto salutare i due tecnici..
Trovo moto bello il messaggio che Primo Levi vuol lasciare e cioè l'amare il proprio lavoro, specie quello manuale, che "crea" e si può vedere.
Promosso....... ma senza lode per me.
 

FARINELLO

New member
Ho letto questo libro molti anni fa e come tutta l'opera di P. Levi mi è piaciuto moltissimo. E' vero Faussone sembra di vederlo talmente è ben descritto ma forse ancora più vivido appare a noi piemontesi, in grado di cogliere tutte le sfumature presenti nelle sgrammaticature e nei piemontesismi della sua parlata. Chi poi è anziano come me di meccanici così ne ha conosciuti per davvero nella vecchia Torino. Adesso i meccanici sono quasi tutti rumeni o marocchini …
Comunque per me il più bel romanzo di Levi è "Se non ora quando?". A chi non l'avesse letto lo consiglio caldamente. Poi mi dite. :)
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Chi poi è anziano come me di meccanici così ne ha conosciuti per davvero nella vecchia Torino. Adesso i meccanici sono quasi tutti rumeni o marocchini ..
Eh sì.
Negli anni 80 c'era ancora qualche sopravvissuto, ma hanno fatto di tutto per prepensionarli il prima possibile.
E' stato quando operaio ha smesso di essere un sostantivo per diventare un epiteto dispregiativo, e Mondo Operaio, da rivista è diventata una bestemmia.
E' stato il trionfo dei colletti bianchi, della Torino perbene, che non protestava più, nemmeno quando, dopo aver assistito all'eutanasia dell'Autobianchi e dell'Innocenti, hanno visto preparare un bel siringone anche per la Lancia (dove aveva lavorato lo stesso Faussone) e la Fabbrica Italiana Automobili Torino, si è spostata a Detroit.
Ma non è stato così solo a Torino, ma anche a Milano, a Genova, a Napoli (quanti i capannoni vuoti?).

25 / 30 anni di fenomeni che parlavano di Qualità Totale (te la ricordi? serviva a sfornare la Tipo!!!:MM), Certificazione della Qualità e Problem Solving: i problemi li hanno risolti tutti così bene che non è rimasto più nulla da certificare.

Però ci resta il ricordo di Faussone: dalla bottega artigiana del padre, al mondo, risolvendo problemi (appunto).
 

Spilla

Well-known member
Bellissimo!:paura: Pensavo che Levi, dopo Se questo è un uomo, non avesse più molto da dire... quanto mi sbagliavo! Faussone, alter-ego dell'autore, in un gioco di specchi che amplifica l'ironia dei racconti e dà alla saggezza di cui sono intrisi una valenza ben più profonda di quanto l'apparente semplicità dimostri, racconta ed insegna al lettore come scoprire le cose importanti della vita. E rivela la cosa più saggia di tutte, cioè che amare il proprio lavoro è l'approssimazione più vicina alla felicità cui l'uomo possa aspirare.
Più che consigliato!
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Dopo qualche anno l'ho riletto ed è stato un piacere.
Anzi, forse me lo sono goduto ancora di più.

Uno dei tanti messaggi di questo libro, è quanto sia bello amare il proprio lavoro e fare un lavoro che si ami, come appunto faceva Primo Levi (sia nella vita che in questo stesso nel libro), Libertino Faussone o suo padre.
E' bello vedere la passione di tre uomini che si ingegnano in tutti i modi per risolvere i problemi partendo dall'Effetto per risalire alla Causa e concludere con la Soluzione, il tutto in un contesto avventuroso.
Soprattutto è istruttivo e andrebbe insegnato ai ragazzi di oggi che, con la testa persa tra internet e videogiochi, non sviluppano i tre concetti sopra elencati.

Mi sono segnato un passaggio per me meraviglioso: Può essere che invece non mi segua il lettore, qui ed altrove, dove è questione di mandrini, di molecole, di cuscinetti a sfere e di capicorda; bene, non so che farci, mi scuso ma di sinonimi non ce n'è. Se, come è probabile, ha accettato a suo tempo i libri di mare dell'Ottocento, avrà pure digerito i bompressi e i palischermi: dunque si faccia animo, lavori di fantasia o consulti un dizionario. Gli potrà venire utile, dato che viviamo in un mondo di molecole e di cuscinetti.

Mi sa che lo rileggerò una terza volta...
 

bouvard

Well-known member
Non so perché ero convinta fosse un libro lungo e difficile da leggere, con mia grande sorpresa ho scoperto che non è nessuna delle due cose. Si legge facilmente e scorre via senza difficoltà, ok qualche descrizione un po’ tecnica nei racconti di Faussone c’è, ma il personaggio è talmente simpatico (praticamente ogni dieci frasi usa un detto, un modo di dire che ti spiazza e ti fa dire “cavolo questo me lo segno e lo riuso!”) che gli si perdona tutto.

Due italiani lontano da casa cosa possono fare, se non mettersi a parlare? Se poi sono due che amano il proprio lavoro e nel loro ambito non sono proprio gli ultimi arrivati di cos’altro potrebbero parlare se non di lavoro?

Molto bello, consigliato.​
 
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