Orwell, George - Omaggio alla Catalogna

lettore marcovaldo

Well-known member
"Uno dei libri più appassionati sulla guerra civile di Spagna. George Orwell, giunto a Barcellona nel dicembre 1936 'con la vaga idea di scrivere articoli per qualche giornale', finì quasi immediatamente con l'arruolarsi nelle file repubblicane: fu al fronte, visse le giornate del maggio 1937 a Barcellona, venne gravemente ferito nell'assedio di Huesca e riuscì a riparare in Francia. Coinvolgente come un romanzo e rigoroso come un saggio, questo libro è la lucida cronaca di una drammatica esperienza; è la prima opera pienamente matura di Orwell, momento cruciale della sua formazione politica e intellettuale: le generiche preferenze dello scrittore per il mondo dei diseredati manifestate nelle prove d'esordio si mutano a questo punto in un più limpido e organico rifiuto del totalitarismo e di quanto vi si accompagna: crudeltà, doppiezza, disinformazione."

Ho visto che ultimamente molti hanno parlato di questo autore e non ho potuto fare a meno di notare che mancava nella piccola biblioteca "Omaggio alla Catalogna".
Libro molto interessante e coinvolgente. In ogni pagina traspare l'ansia di Orwell di far conoscere la sua testimonianza. In alcuni punti può risultare leggermente tedioso il riferimento a innumerevoli partiti o sindacati, ma il tutto è funzionale alla volontà di riferire con precisione i fatti. Libro di denuncia e "instant book" di oltre 70 anni che mantiene tutta la sua forza.
Il mio voto : 4/5 .
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Stile scorrevole, sembra quasi un romanzo (purtroppo non lo è), l'ho preferito a 1984 che trovai piuttosto pesante (magari ora che ho stabilito un'affinità con George dovrei rileggerlo :wink:) e a La fattoria di cui avevo aspettative maggiori :boh:.
Continuerò a commentarlo domani, mi mancano solo una ventina di pagine ma il lettore ebook su cui ho segnato delle parti da citare non è con me.
P.s. l'ho letto per Adotta un autore
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Innanzitutto quello che ho preferito nella narrazione di questa "rivoluzione" (che tale non doveva essere chiamata) è stato il forte coinvolgimento dell'autore che dall'essere solo un semplice fotoreporter poi ha finito per prendervi parte e per lasciarsi totalmente coinvolgere da questa adesione volontaria che, come afferma egli stesso, proprio per essere tale, si basa sulla lealtà di classe e sul grado di maturità politica e della coscienza (mentre la disciplina dell'esercito è fondata sulla paura).
Orwell nutre un profondo rispetto per la causa che ha abbracciato (quella dell'onestà con cui combattere il fascismo) e parla molto bene degli spagnoli, popolo generoso ed altruista anche se militarmente molto meno organizzato dei tedeschi
Convincere il nemico con le parole rivoluzionarie di propaganda, invece che con le fucilate... sembra un'utopia ma lui ci racconta che ha assistito davvero a scene simili (ad es quando gli spagnoli dicevano ai fascisti che mangiavano meglio di loro pur non essendo vero ma solo per suscitare invidia e per farli passare dalla loro parte).
Tutte le menzogne e l'odio che scaturiscono da una guerra provengono da chi non la combatte in prima persona, perciò lui si sente in dovere di testimoniare quello che ha vissuto anche se si tratta di criticare i vertici del partito comunista.
La parola "compagno" significava davvero fraternità e solidarietà, si era tutti uguali (in particolare mi ha colpito l'usanza da parte degli anarchici di abolire le mance che scaturivano un senso di inferiorità verso i lavoratori con cui ci si doveva dare del tu a vicenda).
Quando viene ferito al collo da una pallottola tutti i medici che incontra gli dicono che è raro che un uomo sopravviva con tale ferita quindi può ritenersi fortunato, ma lui pensa che sarebbe stato ancor più fortunato se non fosse proprio stato colpito :wink:.
Sul finale mi ha ricordato un passo de Il diario di Anna Frank in cui entrambi affermano di non aver perso la fiducia nella dignità e nella bontà degli esseri umani.
Queste sono solo alcune delle parti che mi hanno più colpita, ma vi consiglio di leggerlo per farvi da soli un'opinione in merito.
Anche io ho trovato qualche capitolo un po' difficile da seguire per tutte le sigle dei vari partiti presenti ma è l'autore stesso a consigliare al lettore di proseguire se non ce la fa quindi voi potete anche non fare come me e starlo a sentire :wink:.
 

lettore marcovaldo

Well-known member
Per gli amanti del cinema segnalo il film Terra e libertà del 1995 diretto da Ken Loach. La sceneggiatura è ispirata a "Omaggio alla Catalogna". E' stato presentato in concorso al 48º Festival di Cannes e ha vinto il premio come gilior film all' European Film Awards 1995.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Avevo già trovato in rete questa informazione sul film però sono indecisa se vederlo :boh:, è solo ispirato al libro, la trama è diversa. Tu l'hai già visto?
 

Marzati

Utente stonato
Ho appena finito questo libro, vi scrivo d' impulso, non rifletterò molto sulle mie parole, ma sento la necessità di condividere ciò che questo testo mi ha trasmesso. In primo luogo si può dire che qui conosciamo un Orwell diverso da 1984, qui non inventa: riporta. Già in 1984 notai una forte carica emotiva, erano le emozioni, il bisogno di vivere la propria umanità ad animare i due personaggi, qui pure c'è una forte emotività, che è però più marcata, ancora più forte, e qui non è solo un rantolo disperato dei protagonisti, è anche testimonianza di una umanità ancora viva, seppur sofferente.
Al di là di queste differenze, già si nota l'Orwell che firmerà il libro dispotico, due citazioni (ma ce ne sono molte simili):

Era la prima volta che vedevo una persona la cui vera professione fosse dire bugie (a meno che non si considerino i giornalisti);

La legge era quella che la polizia di tanto in tanto stabiliva che fosse.


Comunque sono sciocchezze queste, il bello di questo racconto è che l'autore si immedesima totalmente nelle vicende della nazione e della sua fazione. Possiamo dire che diventa uno spagnolo: con loro combatte due volte in trincea, con loro soffre l’atroce sporcizia, la noia, le paure, la morte, e lo fa con totale senso di fratellanza e condivisione di idee.
Oltre alla mera narrazione dei contenuti, fa riflessioni, tenta di interpretare la situazione politica, di capire chi è nel giusto e di smascherare i meccanismi politici. E' curioso come si sia arruolato per combattere i "cattivi", i fascisti, e che alla fine si trovi, nei territori governati dai repubblicani, in mezzo alla censura, alla limitazione della libertà, alla sottomissione dei ceti sociali più bassi (che inizialmente erano insorti), ai processi e alle esecuzioni inumane e arbitrarie, come a dire: non c'è speranza, sempre quella è l'alternativa.
C'è ancora tanto da dire, mi limito solo ad aggiungere che è tremendo il cambiamento che avviene in pochi mesi a Barcellona: inizialmente Orwell racconta di una società povera, tipica dei paesi in guerra, ma dove tutti sono uguali, ci sono partiti con idee diverse, ma dei borghesi neanche l'ombra, tutti si sentono in un posto equo, dove ci si dà sempre del tu, un' utopia realizzabile, non perfetta (e questo è chiaro nella disorganizzazione totale, nella penuria di tutto, nella povertà) ma felice. Pochi mesi dopo torna la realtà, i borghesi, i grandi interessi politici, la divisione in classi, i poveri sfruttati, la repressione. Orwell assiste all' infrangersi di un sogno, ed è costretto a fuggire per evitare la carcerazione. Se ne va scampando un grosso periodo, ma triste perchè deve abbandonare amici in difficoltà, persone accomunate da ideali, dalla disgrazia.
Il libro mi ha lasciato una grande tristezza, anche perchè noi sappiamo come tutto è finito, e con molte domande: cosa sono i valori? si può sperare nel cambiamento, nell' uguaglianza? Niente; no.
Comunque, nella tristezza del fallimento, è chiaro l'elogio a questi uomini coraggiosi, che hanno sperato nel cambiamento, e pure nel fallimento si può guardare con orgoglio a quei moti, e ammirare la magnificenza dell uomo, capace anche di grandi cose, di amare intensamente la vita, nella sua bellezza.


Le foglie dei pioppi che, in certi punti, fiancheggiavano le nostre trincee mi sfioravano la faccia, e io pensai come fosse bello vivere in un mondo dove allignano i pioppi.

(fuggendo dalla Spagna) Il treno aveva una vettura di prima classe e la carrozza-ristorante, la prima che mi accadesse di vedere in Spagna. Fino a poco prima c'era stata soltanto una classe sui treni della Catalogna.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Il libro mi ha lasciato una grande tristezza, anche perchè noi sappiamo come tutto è finito, e con molte domande: cosa sono i valori? si può sperare nel cambiamento, nell' uguaglianza? Niente; no.

E a me lascia una grande tristezza quello che hai scritto perché purtroppo lo condivido, ma a 40 forse è anche accettabile, invece per te che hai appena 17 anni vorrei che non fosse così :W.
Per voi giovani i valori devono ancora rappresentare tutto e dovete ancora sperare in un cambiamento, lo so che è difficile nel depauperato contesto sociopolitico attuale (ripeto, io ora non ci credo più, ma alla tua età avevo ancora degli ideali in cui credere).
Tu in particolare sei un ragazzo pieno di qualità e capacità tali da poter un giorno rappresentare il nostro paese e te lo auguro con tutto il cuore :D.
 

Marzati

Utente stonato
E a me lascia una grande tristezza quello che hai scritto perché purtroppo lo condivido, ma a 40 forse è anche accettabile, invece per te che hai appena 17 anni vorrei che non fosse così :W.
Per voi giovani i valori devono ancora rappresentare tutto e dovete ancora sperare in un cambiamento, lo so che è difficile nel depauperato contesto sociopolitico attuale (ripeto, io ora non ci credo più, ma alla tua età avevo ancora degli ideali in cui credere).
Tu in particolare sei un ragazzo pieno di qualità e capacità tali da poter un giorno rappresentare il nostro paese e te lo auguro con tutto il cuore :D.
Grazie veramente per l' apprezzamento e per i complimenti, arrossisco. Sono d' accordo con te, non bisognerebbe lasciare che tutto vada alla deriva, ma mi viene difficile non farlo, è come sperare che il prossimo secondo non scocchi mai. Comunque, un barlume di speranza mi illumina, o meglio: ci illumina, solo che dobbiamo agire con la consapevolezza che non possiamo evitare l' inevitabile, ma che possiamo cercare di rendere l' inevitabile più gradevole.
Smetto di far lo pseudofilosofo, che sicuramente non so di che parlo, voglio solo sottolineare che anche 40 anni non sono molti, e che se io posso sperare nel cambiamento, allora lo puoi fare benissimo anche tu.
 

Tanny

Well-known member
Ieri l'ho finito, rendere un sunto di questo libro mi risulta particolarmente difficile a causa dei molti concetti che contiene, la cosa che ho notato è la profonda differenza fra questo testo e "La fattoria degli animali" e "1984", racconta di fatti realmente vissuti dall'autore e mi ha aperto gli occhi relativamente a ciò che è successo in Spagna in quegli anni, una vicenda che ignoravo completamente.
Oltre alle condizioni di vita al fronte, che sono una costante in tutte le guerre di quel tempo e non differiscono molto rispetto alle condizioni narrate in altri testi relativamente ad altre battaglie, ciò che questo libro ha in più rispetto ad altri testi è la profonda analisi dei problemi politici che sono alla base degli avvenimenti storici, e di come gli intrighi, le macchinazioni e le menzogne segnano pesantemente le sorti di un conflitto e le persone che vi partecipano. Il libro è splendido e mi è piaciuta soprattutto la parte più politica (e per certi aspetti la più ostica) in cui l'autore ha cercato di spiegare le ragioni più profonde dei fatti che sono occorsi a quel tempo.
Insomma una splendida cronaca vissuta in prima persona dall'autore, dei fatti realmente occorsi nella Spagna di inizio secolo, fatti che per svariate ragioni, sono rimasti "nascosti" alla conoscenza del grande pubblico; dal mio punto di vista questo libro non è un "omaggio" alla sola Catalogna, ma all'intera storia dei primi anni del secolo scorso.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Devo dire che dal punto di vista dell'interesse ho trovato due libri, la prima parte molto coinvolgente, diretta, ironica e che ben rappresenta il caos che ci doveva essere sulle trincee di quella strana guerra che vedeva così tanti fronti ed interessi, nella seconda parte c'è un calo di chiarezza legato sicuramente alla complessità dell'argomento e all'intrecciarsi di vicende a volte di difficile comprensione. Resta un documento importante sugli intrighi e sui condizionamenti politici della guerra di Spagna scritta da un protagonista combattente e soprattutto pensante.
 

francesca

Well-known member
Di Orwell avevo già letto i “must”: “1984” e “La fattoria degli animali” durante la mia giovinezza. Me li ricordo come libri cupi, senza speranza, grigi come il mondo che descrivono (specialmente 1984).
Essendomi fermata alla lettura frettolosa di adolescente mi ero fatta l’idea che anche l’autore dovesse essere un tipo cupo e senza alcuna positività nel suo sguardo sul mondo.
Ecco che invece in Omaggio alla Catalogna incontro un Orwell pieno di entusiasmo, di sensibilità per gli altri, di lucidità luminosa nel descrivere l’ingarbugliata situazione delle guerra civile spagnola a cui partecipa come volontario. Già il titolo fa capire l’accezione positiva del coinvolgimento dell’autore, perché di “omaggio” si tratta: in Catalogna Orwell sperimenta la guerra di trincea, la guerriglia cittadina, la fame, il freddo, il sospetto, il tradimento, ma il suo resoconto vuole essere comunque un omaggio a questa terra, e lo è, perché in ogni pagina traspare il suo amore per gli Spagnoli, per la loro terra, per la loro causa, amore che non può fare a meno di trasferirsi anche al lettore.
Orwell riesce magistralmente a far vivere al lettore tutti gli aspetti della guerra: dalle trincee, agli ospedali militari, alla guerriglia in città, dal carcere alla fuga.
Non sapevo molto della guerra civile spagnola, e il libro ha il pregio di farne capire la complessità: attraverso le vicissitudini autobiografiche dell’autore, si vivono i vari aspetti e i vari risvolti di questa guerra. Si intuisce anche lo sforzo di Orwell di essere il più possibile obiettivo nel dare le giuste informazioni perché chi legge si possa fare una propria idea.
Nelle pagine finali del reportage, se così lo vogliamo chiamare, dopo la fuga in Francia, ho ritrovato l’atmosfera cupa dei libri successivi. Mi chiedo se il germe del disincanto e della disillusione sul riscatto dell’umanità non abbia cominciato a germogliare nell’anima di Orwell dopo questa esperienza.
Di certo questo libro mi ha reso curiosa di approfondire la bibliografia di questo autore, mi sembra di aver conosciuto i due estremi della sua parabola di uomo e scrittore, vorrei conoscere meglio cosa c’è nel mezzo.

Francesca
 
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