Da La repubblica - edizione di napoli
Mimmo Carratelli
...
La sera che si sentì male, dopo avere girato una scena di un film di Nanni Loy, nella Mercedes sulla quale tornò a casa, a Roma, disse all'autista Carlo Cafiero: «Cafiè, non ti nascondo che stasera mi sento una vera schifezza». Prima di spegnersi, due giorni dopo, nella casa romana ai Parioli, assistito da Franca Faldini e dalla figlia Liliana, chiamò il cugino Eduardo Clemente, che gli faceva da segretario: «Eduà, mi raccomando quella promessa. Portami a Napoli».
Dopo il funerale romano, la sua bombetta e un garofano sulla bara, la salma fu trasportata a Napoli per le esequie nella città natale. Il carro funebre lasciò l'autostrada per dirigersi alla basilica del Carmine Maggiore e già alla Ferrovia era in attesa una gran quantità di gente. La ressa fermò più volte il carro. Piangevano tutti. Nella piazza del Carmine, sino alla vicina piazza Mercato, si radunarono duecentomila persone. Erano le cinque del pomeriggio. La folla strappò letteralmente la bara dal carro funebre per accompagnarla in chiesa escludendo gli attori che erano stati scelti per portare a spalla il feretro. Nino Taranto, in lacrime, davanti a quello straordinario tributo di affetto, esclamò: «Totò, credo che questo sia uno dei più grandi spettacoli della tua carriera». Tremila persone erano stipate nella chiesa.
La cerimonia religiosa andò avanti a fatica. Nino Taranto pronunciò l'orazione funebre scosso dai singhiozzi. Cominciò col dire: «Amico mio, questo non è un monologo, ma un dialogo perché sono certo che mi senti e mi rispondi». Disse ancora: «I tuoi napoletani, il tuo pubblico è qui. E tu, maestro del buonumore, questa volta ci stai facendo piangere». Ci fu chi ricordò che una partecipazione popolare così grande e commossa s'era registrata un'altra sola volta, negli anni Trenta, quando morì Giorgio Ascarelli. Il napoletano del quartiere Pendino, di origini ebree, industriale tessile, era stato il fondatore del Napoli Calcio, il presidente del primo squadrone azzurro e aveva fatto realizzare uno stadio all'Arenaccia.
Dalla basilica del Carmine, la salma di Totò fu fatta uscire da una porta secondaria per evitare la ressa e portata al Cimitero del Pianto dove c'era la cappella di famiglia. Vi erano sepolti il padre Giuseppe, la madre Anna, Liliana Castagnola, la chanteuse che si uccise per lui, e il figlio Massenzio avuto da Franca Faldini e che era morto il giorno stesso della nascita. Il quartiere della Sanità, dove Totò era nato al secondo piano dell'edificio col numero civico 109 di via Santa Maria Antesaecula, pretese che si svolgesse una cerimonia funebre anche nel "suo" rione. Si racconta che un uomo del quartiere, noto col soprannome di "Naso ‘e cane", organizzò ogni cosa. La cerimonia si tenne nella chiesa di San Vincenzo con una bara vuota. La partecipazione popolare fu imponente.
Fino a qualche tempo fa, col semplice indirizzo "Totò, cimitero del Pianto, 80144 Napoli", giungevano lettere da ogni parte del mondo conservate dal custode Ciro Cuccurullo.
«Ero nato bellissimo» soleva dire Totò «il più bello del rione Sanità, tutto ricci e boccoli dorati, le amiche di mamma andavano pazze per me». Al ginnasio, un insegnante lo colpì involontariamente al naso. Totò ebbe una forte emorragia e l'atrofizzazione della parte sinistra del naso che determinò l'asimmetria del suo volto famosissimo.
Raccolta delle lettere inviate a totò dopo la morte
Totò, veniamo noi con questa mia...
De Curtis Liliana, Amorosi Matilde (cur.)
Totò, veniamo con questa mia.....
Lettere a Totò, chè angeli si nasce e lui lo nacque. Introduzione di Giancarlo Governi.
Ed. RAI ERI Marsilio, 1998.