Ometto, F. - La saggezza del Mistico Cammello

mìmir

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"La saggezza del mistico cammello" ovvero "come non complicarsi la vita"
Ne esistono diverse edizioni, quella che ho io è un insieme di pagine fotocopiate, piene di sottolineature e messaggi criptici pieni riferimenti a versi oscuri delle sacre scritture (sceglietene una, la troverete citata...).
Dunque, ci son capitata dentro a causa di un problema con il Genesi : scoprire perchè la povera eva s'era fatta intrappolare da una cosa così banale come una mela e dare quindi origine al detto:
"to be the apple in one's eye"... (essere la mela nell'occhio di qualcuno)
Ora, una mela in un occhio fa solo male, non affascina.
E allora, per semplificarmi la vita, mi sono iscritta con scarso profitto a un corso di arabo per scoprire cosa è la Bellezza, oltre a una mela nell'occhio.

E per risparmiarvi corsi lunghi e difficili, ricerche di mele speciali etc, vi riassumo il risultato:

in arabo, per indicare la bellezza imperniata sugli occhi, si dice “jamìl”; sul naso, “dharìf” e sulla bocca, “malìh”. La parola “malia” e “ammaliare” nascono da qui?

Eva, attraverso gli occhi, fu “ammaliata dal frutto proibito :

Genesi 3,6 :Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, seducente per gli occhi e attraente per avere successo; perciò prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò.
Siamo arrivati al “nocciolo della questione”… non è il nome in quanto tale a permetterci di Attraversare lo Specchio ed entrare nel Giardino - la Sephira Segreta chiamata Da'ath - ma l’aver raggiunto il “nocciolo” del frutto e aver capito la sua essenza.

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Il santo re Salomone fu il più sapiente degli uomini, perché conosceva tutti i segreti delle creature, anche il linguaggio degli animali. Però non poteva spiegare il mistero del destino.
Un giorno allora domandò a Dio: “tu hai attaccato al collo di ciascuno il proprio destino, un rotolo che verrà aperto il dì del giudizio (Corano XVII, 13). Quale colpa avrà dunque il leone, nato per opprimere e uccidere e quale merito il cammello, nato per sopportare ed essere ucciso? Quale la responsabilità del bene e del male che facciamo?”.
L’Altissimo rispose : “in verità, coloro che discutono i segni di Dio, nei loro petti non hanno che orgoglio; non raggiungeranno ciò che desiderano (Corano XL, 56). Voi giudicate male ciò che è bene ai nostri occhi e viceversa. Quando ordinammo al profeta Adamo di imporre un nome agli animali, secondo le qualità di ognuno, egli non sapeva come chiamare un grosso e sgraziato ruminante tutto dinoccolato e gibboso, ma forte nel sopportare gravi pesi, il fuoco della sabbia deserto e la sete; generoso nel dare latte, carne, vesti e calzari; pio nel portare i pellegrini ed essere offerto in sacrificio. Sulle prime Adamo voleva dargli nome “brutto”, ma ordinammo di chiamarlo “jamal” *, per la delicatezza dei suoi occhi”.
Qui Dio si tacque, lasciando che il cammello continuasse…era un sussurro portato dal fresco zefiro notturno del deserto : “è vero che Dio, sapiente cammelliere, mi conduce per un sentiero fissato dalla sua clemenza: potrei forse cambiar rotta? Tuttavia, son pur sempre io che cammino, con le mie zampe.”
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