In ogni caso nessuna religione, d'Oriente o d'Occidente, dimenticherà mai la sua traccia originaria. L'immagine di una divinità che è insieme creatore e generatrice, uomo e donna.
Ecco il punto : "l'immagine"
A volte mi domando se è stato Dio (uno a scelta
) a creare l'uomo o viceversa. In fondo, la divinità non ha molti scopi
In egitto, l'attività principale delle varie divinità era quella di far star bene i propri sacerdoti. Il rendere il faraone simile agli dei, inventarsi tutto un rituale che permettesse all'anima di vivere bene dopo la morte, non ti sa un poco di infinocchiatura?
L'egitto è bello di per se, perchè ha saputo creare un immagine di eternità con le sue piramidi e sepolture così misteriose.
metto una poesia che Baudelaire scrisse mentre era in egitto :
Le Flacon
II est de forts parfums pour qui toute matière
Est poreuse. On dirait qu'ils pénètrent le verre.
En ouvrant un coffret venu de l'Orient
Dont la serrure grince et rechigne en criant,
Ou dans une maison déserte quelque armoire
Pleine de l'âcre odeur des temps, poudreuse et noire,
Parfois on trouve un vieux flacon qui se souvient,
D'où jaillit toute vive une âme qui revient.
Mille pensers dormaient, chrysalides funèbres,
Frémissant doucement dans les lourdes ténèbres,
Qui dégagent leur aile et prennent leur essor,
Teintés d'azur, glacés de rose, lamés d'or.
Voilà le souvenir enivrant qui voltige
Dans l'air troublé; les yeux se ferment; le Vertige
Saisit l'âme vaincue et la pousse à deux mains
Vers un gouffre obscurci de miasmes humains;
II la terrasse au bord d'un gouffre séculaire,
Où, Lazare odorant déchirant son suaire,
Se meut dans son réveil le cadavre spectral
D'un vieil amour ranci, charmant et sépulcral.
Ainsi, quand je serai perdu dans la mémoire
Des hommes, dans le coin d'une sinistre armoire
Quand on m'aura jeté, vieux flacon désolé,
Décrépit, poudreux, sale, abject, visqueux, fêlé,
Je serai ton cercueil, aimable pestilence!
Le témoin de ta force et de ta virulence,
Cher poison préparé par les anges! liqueur
Qui me ronge, ô la vie et la mort de mon coeur!
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So pungenti profumi che non trovano stallo
che li rinserri: pare che buchino il cristallo.
Quando una teca s'apre, ch'è dall'Oriente giunta,
la cui toppa con stridulo lungo lagno s'impunta,
o in una casa vuota, polveroso e tarlato,
uno stipo che esala un tanfo di passato,
vi si trova una memore vecchia fiala, talvolta,
da cui vivida erompe un'anima sepolta.
Mortuarie crisalidi, mille sogni e pensieri
dormivan nella tenebra con palpiti leggeri,
e ora aprono l'ali, balzano verso l'alto,
tramati d'oro, tinti di rosa e di cobalto.
Ecco nell'aria inquieta volteggia in lenti giri
ebbro il ricordo; gli occhi si chiudono; il Delirio
coglie l'anima vinta, e la spinge a due mani
verso un abisso scuro di tutti i miasmi umani;
sul ciglio di un abisso secolare la stende,
dove, putrido Lazzaro che si strappa le bende,
il cadavere s'agita e si desta, spettrale,
d'un vecchio amore rancido, leggiadro e sepolcrale.
Così, quando si spenga di me ogni compianto
fra gli uomini, e buttato io rimanga in un canto
d'un qualche tetro stipo, vecchia fiala vischiosa,
lercia, squallida, sporca, polverosa, corrosa,
io sarò la tua bara, vezzosa pestilenza,
prova della tua forza e della tua violenza,
caro veleno offertomi dagli angeli, liquore
che m'uccide, tu vita, tu morte del mio cuore.