Lermontov, Michail - "Non t'amo...."

fabiog

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Non t'amo: di passioni e pene
E' via volato il sogno primo,
Ma l'immagine tua dentro il mio cuore,
Benchè impotente, è viva ancora;
Ad altri sogni abbandonato,
Io scordarla però non ho potuto:
Il tempio disertato è pure un tempio
E l'idolo abbattuto è pure un dio !
 
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Vladimir

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È con Pushkin e Tjutchev il genio della poesia russa dell'Ottoceno, sebbene non avesse la genialità di Pushkin (mi direte: chi l'aveva?). Era ossessionato dal demonismo, dall'aspetto demoniaco delle cose e lui stesso tentava di apparire maledetto (benché le persone che lo conoscevano lo descrivano come un uomo davvero buono). Memorabile la sua Mascherata ([rus. Maskarada), nella quale si scaglia contro l'ipocrisia e l'inettitudine della nobiltà, e affronta il tema tanto caro a Pirandello: quanti "io" esistono? Se volete conosce meglio questo immenso poeta, consiglio l'edizione delle sue poesie curata da Adelphi e tradotta da Ettore Landolfi.
 

shvets olga

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"Michail Lèrmontov è il solo vero e proprio romantico fra i grandi scrittori russi del secolo scorso(delXIX): ben diverso pertanto dal suo sol centrale e primo motore Aleksàndr Pùškin, di cui pur sempre rimase discepolo"-Viaceslav Ivanov.
Poco fa ho letto un articolo su Lermontov e il suo sol centrale e primo motore e trovo interessante queste analisi:

I versi di Pushkin e Lermontov
/anno-eta/ /anno-eta/

Il pugnale 1821-22 1837-23
Il prigioniero 1822-23 1837-23
Il Demone 1823-24 1837-23
Discorso/giornalista,lettore,scrittore 1824-25 1840-26
Il profeta 1826-27 1841-27
L’angelo 1827-28 1831-17
Il poeta 1827-28 1828-14

Era un motivo rileggere sia poesie di Pushkin sia poesie di Lermontov:)

"La famiglia Lèrmontov, d'origine scozzese, s'era stabilita in Russia nel Seicento, ma non aveva mai dimenticato lo splendore medioevale della stirpe, uscita ricca e potente dalle lotte fra Malcoim e Macbeth nel secolo XI. Il giovane poeta desiava venir trasmutato in un corvo, per poter visitare i castelli in rovina sui colli nebbiosi e le squallide tombe dei suoi antenati d'oltremare. Tra questi aveva goduto nel secolo XIII una grande fama, come rimatore e indovino, Tommaso Lermont (ossia Learmont), signore del castello Erseldoune, nei pressi della città e del convento di Meirose, al confine meridionale della Scozia. Walter Scott lo glorificò nel poema intitolato Thomas thè Rhymer. Secondo la leggenda, Tommaso, ancora adolescente, era stato iniziato all'arte magica dalle fate; aveva l'abitudine di radunare la gente attorno ad un albero secolare, sotto di cui stava seduto recitando le sue ballate o presagendo l'avvenire; predisse fra altre cose la morte, inopinatamente avvenuta, d'Alfredo III, rè di Scozia; in fin di vita segui due cervi bianchi, accorsi per coglierlo nel reame delle fate, e scomparve con essi per sempre nelle selve. Vladimir Solov'ev stimava che il Nostro avesse in comune col suo proavo la vena poetica e una doppia esistenza enigmatica. Appunto: anche a lui furono le fate maestre e i silfi amici."-V.Ivanov"Lermontov"
 
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