Il romanzo moderno, come lunga narrazione in prosa dì molte vicende e con molti personaggi. con i suoi caratteri di realismo, verosimiglianza, concretezza che lo rendono specchio di una società, nasce nel Settecento.
Prima di questa epoca il termine «romanzo» era usato per indicare le narrazioni, in versi e in prosa, di materia cortese-cavalleresca, che, organizzate in cicli (come il ciclo carolingio e il ciclo bretone), avevano caratterizzato la letteratura medioevale ed erano state fonte di ispirazione dei grandi poemi rinascimentali. Destinatario del romanzo moderno è il ceto borghese, protagonista della storia del Settecento. L’inghilterra nei primi del secolo è il paese più progredito d’Europa sul piano economico e sociale, e quello dove il ceto borghese è il più solido e intraprendente. La mentalità e i valori borghesi si rispecchiano nel Robinson Crusoe di Daniel Defoe, pubblicato nel 1719, considerato il primo esempio di romanzo moderno e di romanzo d’avventura. Elementi avventurosi sono presenti in un altro famoso romanzo inglese, I viaggi di Gulliver (1726) di Jonathan Swift: l’originalità di questa opera risiede nei fatto che la dimensione fantastica e avventurosa che la caratterizza, e per la quale è stata superficialmente considerata adatta a un pubblico infantile, è al servizio di un’aspra e sconsolata satira della società inglese del tempo e della natura umana.
Nasce ancora in Inghilterra il primo tipo di antiromanzo, un modo di fare romanzo che avrà larga fortuna nel Novecento: si tratta del Tristram Shandy (1760-1767) di Laurence Steme, un’opera spiritosa, satirica, fatta di continue digressioni dalla trama principale dove l’autore narra spontaneamente e per associazione di idee.
Alla fine del Settecento si diffonde in Inghilterra il gusto per il romanzo gotico o nero, testimonianza di una sorta di rivincita del bisogno di fantastico e soprannaturale sul razionalismo settecentesco.