Silone, Ignazio - Fontamara

Premetto che per leggere questo libro ci vogliono i contro-xxxxx, insomma, ci vuole un po' di stomaco, non nel senso che è macabro, ma che comunque non è così facile come sembra. E' la storia di un paesino di campagna che vive (o meglio subisce) il periodo dell'ascesa del Fascismo in Italia. I toni sono melanconici, o addirittura forse anche drammatici. Resta il capolavoro di Silone secondo me.
 
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elisa

Motherator
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Silone lo scrisse nel 1930 durante l'esilio in Svizzera, è un libro di denuncia di una situazione di emarginazione che sarebbe solo peggiorata. La tristezza e l'amarezza sono ampiamente giustificati. Bellissimo.
 

alessissimo84

New member
Bellissimo Libro anche per me... Ignazio Silone e Corrado Alvaro, avendo trascorso buona parte della loro esistenza tra persone umili e povere, sono riusciti a descrivere con note sublimi mondi che non esistono più... E poi Silone è anche mio conterraneo... :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
 

RosaT.

Leghorn Member
L'ho letto moto tempo fa per la scuola ... mi ricordo che mi era piaciuto e che non mi è risultato pesantissimo come di solito lo sono i libri consigliati dai proff. ma se devo dire la verità oggi non ricordo quasi per niente le vicende narrate ... dovrò metterlo nelle mia lista per rinfrescarmi la memoria!!!!!!!!!!!!!
 
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elisa

Motherator
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Inserisco una descrizione del romanzo tratto da un sito su Internet:

Il romanzo di Silone, pur presentandosi come un'opera intessuta di una sua verità storica, che esprime gli stati d'animo collettivi dei contadini di Fontamara, è scandito da un'alternanza di registri che confluiscono nella coralità e nella denuncia violenta di ogni ingiustizia.
La vicenda si inquadra nei primi anni della dittatura fascista a Fontamara, "un antico e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del prosciugato lago del Fucino". La scala sociale del paese conosce solo due condizioni: quella dei "cafoni", che sono i braccianti, i manovali, gli artigiani poveri" e quella dei piccoli proprietari, ma sono solo i primi a subire i soprusi e le ingiustizie, divenuti per loro cosà antichi da sembrare naturali come la neve e il vento. Il romanzo registra la scintilla della ribellione, personificata da Berardo Viola, che assurge a emblema di un nuovo, seppure ancora impreciso e velleitario, livello di dignità. Il giovane subirà le torture della milizia fascista, ma sarà il primo "cafone" a morire in nome di una causa collettiva. In questa luce, anche l'acqua fatta deviare abusivamente dal potente podestà di Fontamara assume un significato simbolico e vitale: il risveglio catartico delle coscienze, impastate dall'ignoranza e dall'apatia di secolari prevaricazioni.
 
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Lentina

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RosaT. ha scritto:
L'ho letto moto tempo fa per la scuola ... mi ricordo che mi era piaciuto e che non mi è risultato pesantissimo come di solito lo sono i libri consigliati dai proff. ma se devo dire la verità oggi non ricordo quasi per niente le vicende narrate ... dovrò metterlo nelle mia lista per rinfrescarmi la memoria!!!!!!!!!!!!!

Anche io Rosa! L'ho letto alle scuole medie, ma credo proprio che lo rileggerò!! :D
 
RosaT. ha scritto:
L'ho letto moto tempo fa per la scuola ... mi ricordo che mi era piaciuto e che non mi è risultato pesantissimo come di solito lo sono i libri consigliati dai proff.

anche per me non è risultato per niente pesante!
inoltre l ho letto tutto d un fiato perchè la storia mi ha affascinato troppo anche se in senso negativo...questa è la vera vita e non è finzione!(purtroppo)
 

Debby

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Ricordo che ce lo fece leggere il professore di lettere in quinto superiore, ma purtroppo è un libro che ho rimosso ( ricordo pochissimo).
Prima o poi penso che lo riprenderò in mano.
 

Giovanni

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Anche io l'ho letto al liceo su invito (molto incisivo :wink: ) della professoressa di letteratura.
Quello che mi ha colpito di più, è come tutta la gente di Fontamara non si sia accorta minimamente delle vicende che stavano cambiando l'Italia e il mondo in quel periodo. Oggi giorno con i mezzi di comunicazione che abbiamo la cosa sarebbe impossibile, ma anche nel romanzo credo che Silone abbia voluto "esagerare" l'ignoranza di questi contadini e operai, per sottolineare ancora di più quanto il fascismo fosse lontano dalle persone e arroccato nei palazzi del potere.
 

Masetto

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Il romanzo, pur presentandosi come un'opera intessuta di una sua verità storica, esprime gli stati d'animo collettivi dei contadini di Fontamara ed è scandito da un'alternanza di registri che confluiscono nella coralità e nella denuncia violenta di ogni ingiustizia.
Registra la scintilla della ribellione, personificata da Berardo Viola, che assurge a emblema di un nuova, seppure ancora imprecisa e velleitaria, dignità.
Quoto




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El_tipo

Surrealistic member
"Chiedo a voi gran professori, ai giuristi o ai signori
la morale è una sola o ha ragione anche Berardo Viola?"
(la morale dei briganti, ratti della sabina)
 

El_tipo

Surrealistic member
vorrei rivolgere una domanda a tutti gli appassionati di fontamara: verso la fine della storia, Berardo Viola va a chiedere lavoro al cavalier Pazienza, il quale gli chiede in cambio soldi, uova, galline, vino, miele e altre cose. Berardo allora invia un telegramma con la richiesta di tutte questa cose al padre, che però è morto. Dopo 4 giorni arrivano tutte le cose richieste.
Qualcuno sa spiegarmi chi inviò quei soldi a Berardo?

:W:W:W:W:W
 

elesupertramp

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Fontamara, Fontamara: semplicemente un romanzo perfetto: alle medie ne avevo letto alcuni brani scelti nell’antologia ( non capisco perché non ce lo fecero leggere tutto, quando leggemmo Niente di nuovo sul fronte occidentale, questo era più nostro!) ed il ricordo era talmente vago che era necessario leggerlo per bene una volta per tutte.

Non mi ha sconvolto, perché mi aspettavo l’infinita serie di soprusi, di sfruttamento, di disgrazie cui i poverissimi cafoni sarebbero andati incontro ( qui mi ha ricordato Furore :ad:), l’imbroglio dell’acqua e quello di lustri, con i soliti oppressori che detengono il potere e quelli nuovi che cominciano a sostituirli nel ventennio fascista (e qui il Solito Sconosciuto mi ha ricordato Francesco Monteiro Rossi di Sostiene Pereira :ad:).

Ciò che mi ha fatto godere di questa lettura è la perfezione delle parole dei più ingenui: semplici e dure come pietre, nette e
affilate come coltelli, perle di saggezza.
Uno straordinario esempio di letteratura italiana. Lodi, lodi, lodi!
 

elesupertramp

Active member
vorrei rivolgere una domanda a tutti gli appassionati di fontamara: verso la fine della storia, Berardo Viola va a chiedere lavoro al cavalier Pazienza, il quale gli chiede in cambio soldi, uova, galline, vino, miele e altre cose. Berardo allora invia un telegramma con la richiesta di tutte questa cose al padre, che però è morto. Dopo 4 giorni arrivano tutte le cose richieste.
Qualcuno sa spiegarmi chi inviò quei soldi a Berardo?

:W:W:W:W:W

attenzione spoiler:
nessuno inviò i soldi a berardo.....nel telegramma che ricevette, e che il cav. pazienza gli portò con tanta gioia credendo che fosse finalmente arrivato quanto chiesto, non c'era nient'altro che la brutta notizia della morte di elvira....
 
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El_tipo

Surrealistic member
grazie mille Elesupertramp, quindi probabilmente ricordo male io riguardo a quella vicenda, oppure non compresi appieno il senso di quello che stava scritto!!! in ogni caso sono d'accordo con te sul linguaggio del libro che è veramente perfetto
 

Dory

Reef Member
Finito di leggere ieri in treno. Non leggevo un romanzo così bello, ben scritto e coinvolgente da molto tempo.
Ci si appassiona subito alla vicenda, i personaggi sono caratterizzati benissimo, a cominciare dai nomi, altamenti evocativi (es. don Abbacchio, Innocenzo La Legge, don Circostanza), che già da soli, chi più chi meno, ne tracciano a grandi linee i tratti fisici e/o morali senza bisogno di troppe descrizioni.
Mi è piaciuto anche molto il passaggio della narrazione tra tre diversi personaggi che a turno raccontano i fatti a cui hanno assistito in prima persona, colmando le lacune gli uni degli altri in modo da ricostruire l'intera vicenda.

Sono d'accordo con Elesupertramp sul fatto che sia "uno straordinario esempio di letteratura italiana"
 

DoppiaB

W I LIBRI !
Avevo dimenticato quanto Silone scrivesse bene, sono passati anni da quando lessi "Il segreto di Luca".
E' un bellissimo romanzo, la storia è, in alcuni passaggi, sconvolgente. Gli abitanti di Fontamara, che vorrebbero soltanto vivere dignitosamente, del loro lavoro e della loro terra, si ritrovano ogni giorni a dover combattere ogni giorno contro i sopprusi dei loro padroni e del governo fascista. Tra i tanti imbrogli, mi ha colpito quello dei "morti-vivi", Fontamaresi già defunti che però venivano considerati dal podestà ancora vivi per ottenere più voti alle elezioni. Le famiglie di questi morti-vivi venivano ricompensate con poche lire per ogni morto-vivo che avevano in famiglia. Un'entrata di denaro preziosa che i Fontamaresi non potevano rifiutare.
La conclusione è davvero amara. Quel "che fare?" racchiude tutta l'impotenza dei cafoni di fronte all'oppressione dei potenti.
 

Dallolio

New member
Non c'è in questo romanzo una riga, un aggettivo o un figura retorica che siano "di troppo" e che rallentino la lettura; l'autore riesce a farci quasi sempre sorridere fino al gran finale che non si svelo ma che è nell'aria fin dalla prefazione... unico neo: i cafoni sono connotati da una mancanza di conoscenza del mondo che è a mio avviso eccessiva.

E' una lettura importante, che sconsiglierei a scuola perchè i problemi del lavoro si comprendono solo quando si inizia a lavorare.
 
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