Hesse, Hermann - Paura nella notte

fabiog

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Agghiacciante colloquio di orologio e ragnatela alla parete,
il vento sembra svellere le imposte,
le mie candele vacillanti sono
già bruciate e consunte.
Non c'è più vino nel bicchiere
ombre in ogni angolo
che protendono verso me le lunghe dita.

Come nel tempo della fanciullezza
chiudo gli occhi e respiro con affanno,
sulla seggiola mi trattiene la paura rannicchiato.
Ma non giunge la madre,
non la buona fanciulla che sgridava
e prendendomi in braccio rischiarava per me col suo conforto
il mondo dolcemente dissolvendo il maleficio.
A lungo me ne resto rannicchiato nella tenebra,
odo il vento sul tetto, scricchiolare la morte nei muri,

odo sabbia colare dietro i tappeti
odo la morte tessere con dita di gelo,
spalanco gli occhi, vorrei vederla, afferrarla,
guardo nel vuoto e la sento lontana
sibilar piano con labbra beffarde,
brancolo a letto. Oh se potessi dormire !
Ma il sonno è un timido uccello
difficile a prendere, a tenersi, facile ucciderlo;
fischiando compie, colma la voce di amaro scherno,
il volo suo ronzante nel vento furioso.
 
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