"La seconda rivoluzione Francese" di Henri Mendras

Daniskin

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Dopo aver letto il libro "La seconda rivoluzione Francese" di Henri Mendras ho fatto alcune riflessioni. Premetto che il libro tratta dei cambiamenti in ambito politico,sociale, economico e culturale che si sono avuti dal secolo XIX ad oggi. Più precisamente cambiamenti della mentalità e soprattutto degli stili di vita che hanno caratterizzato il corso della storia in circa due secoli. Tale riflessioni che ho fatto dopo la lettura di questo straordinario libro, si concentrano soprattutto su quella che viene definità l' identità. Per identità intendo la sistematizzazione di ogni singolo individuo in un gruppo sociale differente rispetto ad un altro per orientamento politico,sociale e culturale.Da questo punto di vista il libro insegna che prima del "68", ma ancora meglio prima delle due Grandi Guerre ogni singolo individuo si identificava in un gruppo sociale con una propria identità.C'era la classe Borgese, la Proletaria in quella che era una società che aveva uno schema sociale in forma gerarchizzata.Il Borgese ad esempio si contraddistingueva rispetto all'operaio perchè aveva degli interessi culturali diversi ed inoltre più disponibilità economiche a frequentare una scuola di alto prestigio; inoltre egli aveva uno stile di vità del tutto diverso rispetto all'uomo di fabbrica, infatti mentre il primo amava soprattutto le grandi cene con gli amici, il secondo anche perchè faceva una vita stressata amava soprattutto riposarsi a casa con la sua famiglia. Tuttavia oggi tutto è cambiato. Non si parla più di gerarchizzazione della società, bensi di stratificazione di essa. In questonuovo tipo di società (democratizzata,meritocratizzata) a prevalere non è una classe sull'altra, poichè il nucleo fondamentale di essa è quello centrale della classe media.Non esiste più Borgesia e Proletariato, ma appunto è la classe media che si è affermata ed ha fatto si che ogni singolo individuo all'interno di tale società abbia le stesse opportunità dell'altro_Oggi in questo nuovo tipo di colettività, gli individui gestiscono se stessi,sono più individualisti e cercano incessantemente,attraverso una lotta continua con se stessi, di costruirsi la propria identità senza farsi influenzare dall'esterno.

Che ne pensate, discutiamone :)
 
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Nikki

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Riflessioni a caso del venerdì sera in pausa studio..(tristezza):
- è certo che le classi sociali odierne non sono le stesse di un secolo fa; tuttavia ho delle riserve sulla parità sociale incondizionata:
- non è vero che abbiamo tutti le stesse opportunità, non è vero che il sistema è interamente e generalmente democraticizzato/meritocraticizzato; i motivi che fanno "andare avanti" spesso sono davvero imperscrutabili. La meritocrazia non ha lo stesso peso in tutti i settori. Spesso è necessaria, ma non sufficiente;
- alcune professioni sono oggettivamente inaccessibili se non si dispone di risorse (leggi: famiglia di origine) che consentano di vivere quasi fino a trent'anni guadagnando poco o nulla. Le borse di studio non arrivano ovunque, non in italia. In altre parole, percorsi di questo genere possono essere intrapresi solo se si proviene da famiglie benestanti;
- io credo che una gerarchia esista ancora: gli originari "proletari" sono diffusissimi, ma si nascondono in specifiche categorie all'interno di professioni insospettabili nell'ottica comune;
- concordo sulla totale assenza odierna di una coscienza di classe. siamo tutti più individualisti, ognuno bada a se stesso, ma non credo che ciò avvenga in via costruttiva. C'è piuttosto un atteggiamento cieco, si procede con i paraocchi, credendosi su un livello, mentre si è drammaticamente in tutt'altra parte nella scala sociale. I sindacati hanno perduto la propria funzione originaria, ridotti solo a legiferare là dove il legislatore non ha voglia/tempo/coraggio di intervenire e rivalutare i trattamenti economici, quando ce la fanno. L'identità di classe è un concetto ormai sconosciuto. E l'individuo è assolutamente incapace di trovare/individuare la propria da solo.
C'è una gran confusione.
 

Daniskin

New member
Riflessioni a caso del venerdì sera in pausa studio..(tristezza):
- è certo che le classi sociali odierne non sono le stesse di un secolo fa; tuttavia ho delle riserve sulla parità sociale incondizionata:
- non è vero che abbiamo tutti le stesse opportunità, non è vero che il sistema è interamente e generalmente democraticizzato/meritocraticizzato; i motivi che fanno "andare avanti" spesso sono davvero imperscrutabili. La meritocrazia non ha lo stesso peso in tutti i settori. Spesso è necessaria, ma non sufficiente;
- alcune professioni sono oggettivamente inaccessibili se non si dispone di risorse (leggi: famiglia di origine) che consentano di vivere quasi fino a trent'anni guadagnando poco o nulla. Le borse di studio non arrivano ovunque, non in italia. In altre parole, percorsi di questo genere possono essere intrapresi solo se si proviene da famiglie benestanti;
- io credo che una gerarchia esista ancora: gli originari "proletari" sono diffusissimi, ma si nascondono in specifiche categorie all'interno di professioni insospettabili nell'ottica comune;
- concordo sulla totale assenza odierna di una coscienza di classe. siamo tutti più individualisti, ognuno bada a se stesso, ma non credo che ciò avvenga in via costruttiva. C'è piuttosto un atteggiamento cieco, si procede con i paraocchi, credendosi su un livello, mentre si è drammaticamente in tutt'altra parte nella scala sociale. I sindacati hanno perduto la propria funzione originaria, ridotti solo a legiferare là dove il legislatore non ha voglia/tempo/coraggio di intervenire e rivalutare i trattamenti economici, quando ce la fanno. L'identità di classe è un concetto ormai sconosciuto. E l'individuo è assolutamente incapace di trovare/individuare la propria da solo.
C'è una gran confusione.

mi fai un esempio di dove non trovi che la società sia democratizzata/meritocratizzata?
 

Mizar

Alfaheimr
L'identità di classe è un concetto ormai sconosciuto. E l'individuo è assolutamente incapace di trovare/individuare la propria da solo.
Per nostra somma e preziosa fortuna è così.
Abbasso le vecchie classi sociali e le ideologie novecentesche sepolte sotto vortici avvolgenti. Ideologie andate e puzzolenti di muffa (la data di scadenza era chiara).
Altro che inutili 68ismi. La verità è che la coscienza di classe (ergo, l'esistenza delle classi) è caduta in tomba dopo le due guerre: affossata definitivamente e consapevole (almeno lei stessa) della propria vetustà.
Se conosciamo bene i classici, possiamo dire che la traccia di questa decadenza già era in agguato ad inizio secolo: Proust e Mann la 'sentono', la avvertono...e questo la dice lunga.

Fino ad arrivare al 2009: anno in cui praticamente solo in Italia ed in pochi altri Stati al mondo si parla (male ed a sproposito) di coscienza di classe ed atro.

A proposito...:mrgreen:
Evviva anche il fatto che gli esseri umani non sono (in nessun dove o quando) uguali. Evviva la diversità e la differenza che sono misura dell'umano. Evviva il caleidoscopio di uomini diversi e multiformi. Evviva le differenze di ceto ed evviva ricchezza e povertà. Evviva i 'punti di partenza' diversi: essi ci esaltano e valorizzano. Abbasso la sterile, impossibile e per giunta dannosa uguaglianza di fatto: semplice petizione di principio buonista ceante tanta ipocrisia e spregio. Abbasso gli ipocriti, ignoranti, stolti o più semplicemente venduti o venditori che ce la propinano ancora. Evviva l'uomo che si costruisce partendo dal nulla: edificando.
 

Mizar

Alfaheimr
Detto questo, non posso concordare con il MendraS. Non si può parlare neppure per ischerzo di una seconda Rivoluzione. Non disponiamo dei presupposti.
 

Daniskin

New member
Mizar hai parlato di crisi della coscienza di classe. Mi puoi consigliare alcuni libri (non troppo pesanti:mrgreen:) che approfondiscono l'argomento? Grazie:)
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
La lotta di classe marxiana si basa su un'analisi dei meccanismi sociali che si fondano sulla teoria del conflitto, analisi delle relazioni tra individui e gruppi sociali non del tutto peregrina e niente affatto deceduta, anche se al giorno d'oggi non si parla più di proletariato e se lo studio dei meccanissimi conflittuali non è beneficio solo degli studiosi marxiani, ma anche di quelli weberiani e altri ancora.

Che i conflitti siano uno dei motivi del cambiamento sociale mi sembra molto visibile, parlando di conflitti non si intende solo le guerre aperte ma anche le tensioni, i dissensi, gli scontri culturali e non credo proprio che questi non esistano più. Se poi usciamo dall'ombelico occidentale e ci guardiamo un pochino più attorno potremmo capire un po' meglio dove le "classi" sono andate a finire.
 

Mizar

Alfaheimr
La lotta di classe marxiana si basa su un'analisi dei meccanismi sociali che si fondano sulla teoria del conflitto, analisi delle relazioni tra individui e gruppi sociali non del tutto peregrina e niente affatto deceduta, anche se al giorno d'oggi non si parla più di proletariato e se lo studio dei meccanissimi conflittuali non è beneficio solo degli studiosi marxiani, ma anche di quelli weberiani e altri ancora.

Che i conflitti siano uno dei motivi del cambiamento sociale mi sembra molto visibile, parlando di conflitti non si intende solo le guerre aperte ma anche le tensioni, i dissensi, gli scontri culturali e non credo proprio che questi non esistano più. Se poi usciamo dall'ombelico occidentale e ci guardiamo un pochino più attorno potremmo capire un po' meglio dove le "classi" sono andate a finire.

Infatti nessuno ha parlato di decadenza della teoria marxiana. E' proprio partendo da marx che si può facilmente capire quanto le cose siano cambiate, oggi. O quanto sia ridicolo parlare di 'classi' senza le dovute specificazioni che rendano merito dei cambiamento di un secolo.
Nessuno poi ha negato la pregnanza della dinamica conflittualistica: anche qui, sesso discorso (è proprio a partire da questa che diviene assurdo riproporre schemi decaduti).
Io stesso ho elogiato precedentemente la 'differenza' e la diversità degli esseri umani. Il loro muoversi da 'punti di partenza' diversi. Senza questo presupposto (la cui assenza è, presumo, il sogno di ogni regime dittatoriale) non v'è movimento...essendo impossibile il conflitto.

Concordo poi con l'amaro periodo finale
 

Daniskin

New member
Aò Dan, ma libri di che genere?
Saggi o romanzi ? O addirittura libri universitar

saggi e romanzi ;)

Che i conflitti siano uno dei motivi del cambiamento sociale mi sembra molto visibile, parlando di conflitti non si intende solo le guerre aperte ma anche le tensioni, i dissensi, gli scontri culturali e non credo proprio che questi non esistano più. Se poi usciamo dall'ombelico occidentale e ci guardiamo un pochino più attorno potremmo capire un po' meglio dove le "classi" sono andate a finire.

sono d'accordo, oggi la maggior parte dei dissensi nasce per motivi religiosi, ma anche per motivi di razza(ahimè ma ancora oggi è cosi!). A questo proposito ricordo i conflitti nei Balcani del "90".
 

Mizar

Alfaheimr
saggi e romanzi ;)

C'è tanta critica di Marx da leggere in questo senso. Poi ci sono i soliti noti: secondo me importanti e quasi inevitabili. C'è quel geniaccio di Horkheimer con la sua Teoria critica; c'è il teleologico Weber (di cui si è parlato) con i vari saggi in commercio su di lui; c'è il faustano Adorno; c'è, soprattutto Marcuse, l'affabulatore cinico. Se poi devo consigliare un solo uomo, andrei sul micrognomico Foucault (sorvegliare e punire, bisogna difedere la società etc.).

Sui romanzi poi...
Mann con i Buddenbrook e Felix Krull, un pò di Musil, la Recherche :)mrgreen:), il Wozzeck di Büchner, il Kafka e tanta altra roba.
 

Nikki

New member
mi fai un esempio di dove non trovi che la società sia democratizzata/meritocratizzata?

Università, carriere giuridiche in generale, aziende private...pubblico impiego, ovunque! forse è più semplice che faccia tu un esempio di democraticizzazione/meritocrazia e io posso provare a spiegare perché non la vedo.
per inciso, non sto dicendo che la meritocrazia non esiste, solo non è sufficiente. In Italia, questa piccola provinciale realtà parallela, funziona con il passaparola (possiamo anche chiamarlo raccomandazione): magari si decide di raccomandare quelli meritevoli, ma ciò non toglie che l'avanzamento procede su un territorio ufficioso, incontrollabile e incontrollato.
 

Nikki

New member
Per nostra somma e preziosa fortuna è così.
Abbasso le vecchie classi sociali e le ideologie novecentesche sepolte sotto vortici avvolgenti. Ideologie andate e puzzolenti di muffa (la data di scadenza era chiara).
Altro che inutili 68ismi. La verità è che la coscienza di classe (ergo, l'esistenza delle classi) è caduta in tomba dopo le due guerre: affossata definitivamente e consapevole (almeno lei stessa) della propria vetustà.
Se conosciamo bene i classici, possiamo dire che la traccia di questa decadenza già era in agguato ad inizio secolo: Proust e Mann la 'sentono', la avvertono...e questo la dice lunga.

Fino ad arrivare al 2009: anno in cui praticamente solo in Italia ed in pochi altri Stati al mondo si parla (male ed a sproposito) di coscienza di classe ed atro.

A proposito...:mrgreen:
Evviva anche il fatto che gli esseri umani non sono (in nessun dove o quando) uguali. Evviva la diversità e la differenza che sono misura dell'umano. Evviva il caleidoscopio di uomini diversi e multiformi. Evviva le differenze di ceto ed evviva ricchezza e povertà. Evviva i 'punti di partenza' diversi: essi ci esaltano e valorizzano. Abbasso la sterile, impossibile e per giunta dannosa uguaglianza di fatto: semplice petizione di principio buonista ceante tanta ipocrisia e spregio. Abbasso gli ipocriti, ignoranti, stolti o più semplicemente venduti o venditori che ce la propinano ancora. Evviva l'uomo che si costruisce partendo dal nulla: edificando.

Non so se sia una fortuna, di certo la precarietà e la mancanza in generale di riferimenti e guide fa sentire ai margini della società, non parte di essa. Non è facile, ma forse è meglio che far parte di una massa indistinta. Non so, mi piacerebbe sentirmi socialmente parte di qualcosa, per una volta, per vedere cosa si prova!:W poi smetterei, naturalmente!:mrgreen:
I punti di partenza diversi..sì diverso è bello, certo, ma io mi preoccupo di più dei punti di arrivo diversi, energie impiegate a vuoto, perché certe barriere sno davvere insormontabili..bisogna saper scegliere il proprio campo di battaglia, oltre che i propri nemici.
 

Daniskin

New member
Università, carriere giuridiche in generale, aziende private...pubblico impiego, ovunque! forse è più semplice che faccia tu un esempio di democraticizzazione/meritocrazia e io posso provare a spiegare perché non la vedo.
per inciso, non sto dicendo che la meritocrazia non esiste, solo non è sufficiente. In Italia, questa piccola provinciale realtà parallela, funziona con il passaparola (possiamo anche chiamarlo raccomandazione): magari si decide di raccomandare quelli meritevoli, ma ciò non toglie che l'avanzamento procede su un territorio ufficioso, incontrollabile e incontrollato.

Esempio. Io sono figlio di un contadino, oggi giorno posso ricevere un livello di istruzione adeguato per accedere all'Università, iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza e diventare un buon avvocato. Non è cosi?
 

Mizar

Alfaheimr
Non so se sia una fortuna, di certo la precarietà e la mancanza in generale di riferimenti e guide fa sentire ai margini della società, non parte di essa. Non è facile, ma forse è meglio che far parte di una massa indistinta. Non so, mi piacerebbe sentirmi socialmente parte di qualcosa, per una volta, per vedere cosa si prova!:W poi smetterei, naturalmente!:mrgreen:
I punti di partenza diversi..sì diverso è bello, certo, ma io mi preoccupo di più dei punti di arrivo diversi, energie impiegate a vuoto, perché certe barriere sno davvere insormontabili..bisogna saper scegliere il proprio campo di battaglia, oltre che i propri nemici.

La verità è che spesso un obiettivo lavorativo/professionale/economico/ è sufficiente volerlo; volerlo davvero. In quel caso poco contano le differenze dei punti di partenza. Non faccio affatto affidamento sull'esistenza di barriere insormontabili (quanti sono i raccomandati? 99% ? Bene, su duecento posti ho ben due possibilità !)

Personalmente, al contrario, la precarietà mi fortifica; la mancanza di punti di riferimento in società mi tranquillizza :mrgreen:
Sulla massa indistinta non saprei. Io mi sento membro di una Natio: napoletana, italiana, europea con carne e sangue segnata da tradizioni e storie.

In generale sono d'accordo sulla questione dei meriti. In Italia purtroppo non abbiamo le ***** di responsabilizzae i singoli in maniera (giustamente) spietata e, perché no, crudele. Chi sbaglia, chi erra, chi ha un quarto di punto in meno, dev'essere fuori. Non dev'esserci pietà, solidarietà o rimorso-ripensamento sinisté-cristié. I meritevoli vanno ultrapremiati a livello economico ed in termini di possibilità: questo prima di tutto nelle università. Unversità che ''dovrebbero'' tendere al meglio secondo logiche simil imprenditoriali (a meno che non ci feliciti sentire solo ed ancora di vari Andrew Giulietti chez Buffalo vincitori di Nobel...).
Lei ha ragione a parlare di università, cerriere giuridiche e pubblico impiego: non è novità che il settore pubblico italiano sia peggio che kafkiano e vada ripensato dalle fondamenta (finanche nell'an in alcuni casi, secondo me).
Non capisco invece l'accenno alle aziende private. Che significa dire che nell'ambito delle aziende private non vi è meritocrazia o democrazia? :paura: Le aziende private sono...private
Poi mi lascia un pò perplesso l'accenno alla democratizzazione, in generale. Essa è diversa dalla meritocratizzazione. Dunque non mi è chiaro il concetto. Di cosa si parla? Di eguaglianza formale? Sostanziale (se è questo il caso, in quale maniera ?) ?
 

Nikki

New member
Esempio. Io sono figlio di un contadino, oggi giorno posso ricevere un livello di istruzione adeguato per accedere all'Università, iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza e diventare un buon avvocato. Non è cosi?

Se il tuo papà ha un giro di affari sufficiente per mantenerti, in tutto o in parte (più la prima che la seconda), fino ai trenta anni circa (considerato che magari l'esame non va subito bene), certamente è così. Considera però che se lavorerai parallelamente agli studi, ci sono maggiori probabilità di andare fuori corso, e questo potrebbe incidere sul tuo curriculum (alcuni studi guardano l'età). Considera anche che avvocato non è una professione redditizia. O ti fai adottare da uno studio che ti retribuisce mensilmente come fossi un dipendente. In questo caso considera che riceverai uno "stipendio" sufficiente per mantenerti solo lavorando presso grandi studi già avviati. Di solito prendono in considerazione solo curriculum con 110 e lode e laurea in corso. Salvo eccezioni, naturalmente. e le eccezioni sono appunto i passaparola. I ritmi di lavoro si avvicinano alle 12 ore al giorno, la realtà è ben lontana dal concetto "libera professione" e il rischio è che ti assegnino mansioni troppo specialistiche, che pregiudicherà la formazione-base a 360 gradi che ogni buon avvocato dovrebbe avere (ma finchè ti pagano e ti va bene, sarà l'ultimo dei tuoi problemi). Oppure cerchi di entrare in uno studio medio piccolo (quelli con il dominus che fa il mestiere da trent'anni, coadiuvato da qualche collaboratore, per intenderci). In questo caso, i criteri di valutazione del tuo curriculum sono personali del dominus, che potrebbe anche decidere solo in base alla tua bella faccia. Solitamente, è meglio che ti scordi una retribuzione soddisfacente (da praticante, in alcune città, è meglio che ti scordi la retribuzione).
Quindi se tuo papà può sopperire a tutte queste lacune economiche, sei a posto. Tutto dipende da quello che vuoi, e tutto dipende dalla circostanza di trovare una persona che vede in te delle potenzialità e, per i motivi più vari, decide di spingerti nella direzione da te scelta (e richiesta). Considera che generalmente nessuno fa niente per niente (giustamente, ma in questo settore il principio è applicato con più rigore).
Tutto è possibile, però tutto dipenderebbe dalle persone che incontri, dalla tua determinazione, dalle occasioni che ti si propongono..tutte cose assolutamente affidate al caso, prima che alla tua bravura.
Astrattamente puoi raggiungere gli stessi risultati del nipote dello zio con lo studio importante e facoltoso. Diciamo che per lui, al contrario che per te, nulla sarebbe affidato al caso. E nulla toglie che magari lui si meritevole più di te.
A tutto ciò aggiungi che se ti metti in proprio il mercato non ti selezionerà in base al merito (il cliente non ha le conoscenze per valutare la bravura di un professionista, se non a giochi fatti), ma in base alle tue conoscenze e a tutti i giochi di potere che ti circonderanno, che dovrai saper utilizzare. Ma il merito ti sarà necessario per sopravvivere, se sarai selezionato positivamente.
Non so se ho reso l'idea.
In ogni caso, tutto sarà retto dalla più assoluta precarietà e indeterminatezza.
 

Nikki

New member
La verità è che spesso un obiettivo lavorativo/professionale/economico/ è sufficiente volerlo; volerlo davvero. In quel caso poco contano le differenze dei punti di partenza. Non faccio affatto affidamento sull'esistenza di barriere insormontabili (quanti sono i raccomandati? 99% ? Bene, su duecento posti ho ben due possibilità !)

La determinazione è di alcuni, ma non di pochi.
Per quei due posti, ci sono almeno 200 soggetti disposti a tutto. Almeno 188 dovranno darti torto. E i due vincitori saranno bravissimi, ma sono arrivati per pura fortuna, contro gli altri 188.

Personalmente, al contrario, la precarietà mi fortifica;
questo è sicuro. è una delle classiche cose che ti fortificano se non ti uccidono.

la mancanza di punti di riferimento in società mi tranquillizza :mrgreen:
Quando ci sarai passato (sei studente, vero?) e mi ripeterai questa frase, allora ti crederò.

Che significa dire che nell'ambito delle aziende private non vi è meritocrazia o democrazia? :paura: Le aziende private sono...private
ti daranno quello che sono disposti a darti, ma non arriverai mai al potere. qeullo, insieme al maggiore guadagno economico, resterà in famiglia. Nessuno regala niente. e già ringrazia se ti permettono ti utilizzare le loro strutture per professionalizzarti.

Poi mi lascia un pò perplesso l'accenno alla democratizzazione, in generale. Essa è diversa dalla meritocratizzazione. Dunque non mi è chiaro il concetto. Di cosa si parla? Di eguaglianza formale? Sostanziale (se è questo il caso, in quale maniera ?) ?
credo che i termini del discorso siano:
democraticità: tutti hanno le stesse possibilità di raggiungere ogni obiettivo;
meritocrazia: vai avanti con il sudore della fronte e ciò basta.
 

Nikki

New member
Esempio. Io sono figlio di un contadino, oggi giorno posso ricevere un livello di istruzione adeguato per accedere all'Università, iscrivermi alla facoltà di Giurisprudenza e diventare un buon avvocato. Non è cosi?

A proposito, ti consiglio una lettura. Domani fai un salto in libreria, trova De Silva, Non avevo capito niente, edizione Einaudi I Coralli, pag. 175, il primo paragrafo. Romanzetto semplice e banale, ma rende l'idea. Quel paragrafo cmq non è romanzato, è la realtà.
 

Mizar

Alfaheimr
Se il tuo papà ha un giro di affari sufficiente per mantenerti, in tutto o in parte (più la prima che la seconda), fino ai trenta anni circa (considerato che magari l'esame non va subito bene), cut cut cut
Conosco un ragazzo figlio di quello che un tempo si definiva proletariato. Possedeva a stento una luce per studiare. Ha passato sia l'esame per le magistrature che per il notariato (rispettivamente terzo e secondo posto).
Ehm...lui cosa dovrebbe (avrebbe dovuto) dire?
E cosa avrebbe dovuto rispondere ad una risposta del genere?------->
La determinazione è di alcuni, ma non di pochi.
Per quei due posti, ci sono almeno 200 soggetti disposti a tutto. Almeno 188 dovranno darti torto. E i due vincitori saranno bravissimi, ma sono arrivati per pura fortuna, contro gli altri 188.
Doppia fortuna? Innumerabile mazzo? Visitazione dell'arcangelo Gabriele?
Certo non sacrificio e saggi silenzi, devo dedurre...
Intanto lui quel due per cento lo ha conquistato non dovendo render nulla a chicchessia.

Quando ci sarai passato (sei studente, vero?) e mi ripeterai questa frase, allora ti crederò.
Su questo glisso comprensiilmente.
E' un pò come dire: poi mi dici...quando lo avrai letto (Moccia)

ti daranno quello che sono disposti a darti, ma non arriverai mai al potere. qeullo, insieme al maggiore guadagno economico, resterà in famiglia. Nessuno regala niente. e già ringrazia se ti permettono ti utilizzare le loro strutture per professionalizzarti..
Che nessuno regali nulla mi sembra non meno noto che giusto.
Sull'impossibilità di giungere al potere ho più di una dozzina di dubbi, alcuni dei quali legittimati da ragioni autobiografico-cronistoriche). Ma non mi dilungo perchè ritengo già intimamente autoconfutata una affermazione così categorica.
Piuttosto, se anche fosse vera l'affermazione, non è dimostrato il presupposto (non democraticismo). Il vivere democratico non ha nulla a che fare con tale discorso. Anzi: i primi e genuini barbagli di democrazia moderna si son visti esattamente quando si è parlato di libertà di 'movimento' imprenditoriale.

Questa affermazione è (oltre che infondata storicamente) impossibile secondo me:
democraticità: tutti hanno le stesse possibilità di raggiungere ogni obiettivo
Qusta non è democrazia ma pura utopia. Una utopia irrealizzabile e, a mio parere, un incubo disumano e disumanizzante. E'una creatura oscena e bestiale: una donna pesce oraziana o una chimera dal volto ingiurioso ed inguardabile. Ogni uomo è diverso. Ogni uomo raggiungerà un obiettivo in maniera diversa. Ogni obiettivo è diverso per ciascun uomo.
Impossibile, per me
 

Nikki

New member
Conosco un ragazzo figlio di quello che un tempo si definiva proletariato. Possedeva a stento una luce per studiare. Ha passato sia l'esame per le magistrature che per il notariato (rispettivamente terzo e secondo posto).
Ehm...lui cosa dovrebbe (avrebbe dovuto) dire?
E cosa avrebbe dovuto rispondere ad una risposta del genere?------->

e aveva 19 anni quando ha superato quei concorsi?
cosa vuol dire che possedeva "a stento" una luce? godeva dell'illuminazione ma la bolletta arrivava ad altri?

dove viveva? un'affitto da pagare non lo aveva? e mentre studiava con sacrificio e saggi silenzi (immagino non avesse coinquilini con cui spartire le spese, quindi aveva affitto pieno..cosa sono, 800 euro più spese per un monolocale in periferia, dico bene?immagino vivesse al primo piano o cmq in una casa senza ascensore), viveva d'aria? spesa al mercato (frutta e verdura..un po' di pesce, giusto per avere anche un po' di proteine), circa 20 euro a settimana a persona, 80 euro al mese. se gli arrivava anche la bolletta della luce, acqua e gas sarebbero stati altri 100 euro mensili circa. immagino non dovesse fare il pendolare, quindi zero costi per benzina o treno, immagino non avesse molte persone da chiamare, zero bolletta del telefono. tassa rifiuti? tassa registrazione contratto d'affitto (annuale)? per la dichiarazione dei redditi spero fosse a carico ancora della sua famiglia d'origine.

Davvero un'ottima preparazione, per arrivare alle prime posizioni in classifica. Autodidatta? Immagino che non abbia avuto bisogno di frequentare quei corsi di specializzazione in preparazione dei concorsi, troppo costosi per chi possiede a stento una luce, quanto è che costano? ah sì, dai 6.000 agli 8.000 euro circa a corso. caspita, quasi dimenticavo che ora sono obbligatori per accedere a magistratura. poco male, se fai quelli delle Università statali te la cavi con 3000 euro.

E con questa luce tremula, che manuali illuminava? vediamo, per magistratura
un buon manuale di civile (quanto è ora il Gazzoni? 80 euro?)
un codice civile, 30 euro
manuale di penale
Fiandaca? Stella? facciamo 60 euro
codice penale 30 euro
manuale diritto amministrativo, scegliamo il Caringella?95 euro (quello tomo singolo, perché se andiamo sulle versione due tomi, decolliamo a 200 euro).
codice diritto amministrativo 30 euro.

e speriamo che le tracce non passino argomenti a cavallo con le procedure, o dovremo spendere altri 60 euro di codici e 200 di manuali.

Notaio... immagino avrà riciclato, il Gazzoni per civile...non sprechiamoci a calcolare i vari formulari, codici commentati, manuali per imparare a scrivere atti e pareri, temi...non ne avrà avuto certamente bisogno.
però magari il manuale dei 4000 quiz lo avrà preso...più o meno dei 100 euro? non so, non mi sono mai avventurata.
poi, manuale di commerciale...80 euro (ma no, prendiamolo economico, 50). Monografia su atti mortis causa, liberalità? mah...
e poi con le normative che si stratificano e la giurisprudenza che si rinnova.. ma lì ci si aggiorna con internet..giusto? a proposito, la mia connessione la pago 40 al mese (con tasse e mazzi vari, la pubblicità diceva 25),ma non ho la stampante, meglio così, non ho il problema della carta da comprare.
Lui come gestiva l'aggiornamento?

Immagino, che questi concorsi li abbia superati al primo colpo. perché altrimenti tutte le predette spese si moltiplicano, visto che i concorsi si tengono a distanza di lustri e i libri diventano vecchi e superati..

ah, e poi gli orali..che materie aveva? immagino avrà dovuto integrare con altri manuali.

e fortuna che non si è sparato anche l'esame di avvocato (obbligatorio, ora, se non ti fai le scuole di cui sopra), altrimenti doveva cacciare altri 200 euro per cdice commentato di civile, 150 per cod comm penale, amministrativo? ma no, avrà fatto l'atto di civile, così si risparmia...codice commentato proc civ? 100 euro. e fortuna che non ha fatto una di quelle scuole di cui dicevamo prima, altrimenti avrebbe dovuto comprare due volte questi codici, all'inizio della scuola (per affrontare le prove in aula, requisito indispensabile per ottenere il diploma) e due anni dopo per l'esame (perché voglio sperare che non avrebbe usato codici vecchi di due anni).

quanto è finora? certo escludiamo ogni uscita sociale, perché la pizzeria costa e pure l'aperitivo e anche il cinema, e i concerti..se uno possiede a stento una luce mica se li permette (e te lo dico per ragioni autobiografiche), non avrà avuto nessun interesse o hobby personale che richiedesse ulteriori spese, si sarà accontentato delle stelle da rimirar. scusa, non ho capito bene che lavoro faceva mentre studiava..ci stava dentro con le spese? era un part time? o è una di quelle fortunatissime persone che gli basta studiare tre ore al giorno, dopo otto ore di lavoro, per arrivare primo nella classifica italiana?

Doppia fortuna? Innumerabile mazzo? Visitazione dell'arcangelo Gabriele?
Certo non sacrificio e saggi silenzi, devo dedurre...
Intanto lui quel due per cento lo ha conquistato non dovendo render nulla a chicchessia.
tu deduci, chi sa, sa che i sacrifici e i saggi silenzi possono portare tesori, ma anche no.
per precisione, tutti quelli che passano i concorsi di magistrato e notaio hanno conquistato la graduatoria non dovendo render nulla a chicchessia.
ma vediamo un po' di numeri..magistratura 2008, domande di 30.000 candidati, presentati in 5.000 (quest'anno i tre giorni di villeggiatura erano a Milano, un breve calcolo di spese di viaggio e di albergo..ah sì, in quei quattro giorni gli albergatori gonfiano i prezzi sino al doppio, carini no?), consegnato gli elaborati in 3000 circa...passati 300. I posti disponibili erano 500. immagino che su 3000 persone non hanno proprio potuto trovarne altri 200 degni di sostenere l'orale. poi ci sono i maligni che vociferano che il csm non vuole avallare la scelta di governo di assumere più magistrati per far fronte al carico pendente, costano troppo...perché pagare stipendi pieni quando puoi usare i non togati e gli stagisti (questi addirittura sono gratis, e sai quante ordinanze ti scrivono al giorno..ma è per loro, devono imparare)?ma noi non crediamo a queste voci infondate, giusto? come non crediamo in sede di esame sono stati avvistati manuali gazzoni, caringella e riviste giuridiche, regolarmente timbrati dal ministero..quando i figli di nessuno si arrangiavano con codicilli normalissimi, e non crediamo che i commissari non hanno voluto verbalizzare queste segnalazioni..malelingue di gente che non può e scredita la vittoria altrui. non mischiamoci a queste voci, Mizar..figurati se compromettono così volgarmente i sacrifici di chi studia notte e giorno da anni.. pensiamo che con sano sacrificio tutto è accessibile, hai ragione, il cinismo mi ha avvelenata, hai ragione tu.

Su questo glisso comprensiilmente.
E' un pò come dire: poi mi dici...quando lo avrai letto (Moccia)
non ci crederai, ma non l'ho capita

Che nessuno regali nulla mi sembra non meno noto che giusto.
Sull'impossibilità di giungere al potere ho più di una dozzina di dubbi, alcuni dei quali legittimati da ragioni autobiografico-cronistoriche). Ma non mi dilungo perchè ritengo già intimamente autoconfutata una affermazione così categorica.
Piuttosto, se anche fosse vera l'affermazione, non è dimostrato il presupposto (non democraticismo). Il vivere democratico non ha nulla a che fare con tale discorso. Anzi: i primi e genuini barbagli di democrazia moderna si son visti esattamente quando si è parlato di libertà di 'movimento' imprenditoriale.

Questa affermazione è (oltre che infondata storicamente) impossibile secondo me:
democraticità: tutti hanno le stesse possibilità di raggiungere ogni obiettivo
Qusta non è democrazia ma pura utopia. Una utopia irrealizzabile e, a mio parere, un incubo disumano e disumanizzante. E'una creatura oscena e bestiale: una donna pesce oraziana o una chimera dal volto ingiurioso ed inguardabile. Ogni uomo è diverso. Ogni uomo raggiungerà un obiettivo in maniera diversa. Ogni obiettivo è diverso per ciascun uomo.
Impossibile, per me
hai ragione. ho forse detto il contrario?
 
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