Follett, Ken - Mondo senza fine

sun

b
Domani esce questo libro e io domani mattina mi fionderò a prenderlo. Spero che i vecchio Ken non mi deluda.

Intanto di seguito l'intervista di Panorama.

L’appuntamento è davanti all’abbazia di Westminster. D’altra parte, come potrebbe essere diversamente? Ken Follett deve raccontare a Panorama il suo ritorno nell’Inghilterra medioevale, a pochi giorni dall’uscita del suo nuovo romanzo Mondo senza fine. Diciotto anni dopo I Pilastri della Terra, dieci milioni di copie dopo il successo mondiale di quel libro così diverso dai temi e dalle atmosfere dei suoi tradizionali best-seller, il maestro del thriller ci riporta nell’antico villaggio immaginario di Kingsbridge. E ancora una volta è un’ambiziosa storia di fede e passione, guerra e potere, amore e militanza. Ancora una volta Follett abbandona i confortevoli percorsi che fin dagli anni Settanta lo hanno reso celebre nel mondo, quelli della spy-story e del thriller di guerra, per misurarsi con l’impresa di raccontare al suo pubblico l’epopea di un gruppo di uomini e donne sullo sfondo del Medioevo inglese ed europeo.
A pochi passi dalle tombe dei sovrani che hanno regnato su un millennio di storia britannica, ci viene incontro un uomo che senza troppa fatica riusciamo a immaginare come una superstar della narrativa mondiale. Vestito di un completo nero Issey Miyake, stivaletti neri a punta e camicia bianca, scende da un taxi londinese ed esordisce così: “Sì, l’ho fatto di nuovo. Dopo tanti anni ho voluto scrivere un romanzo che riprendesse i luoghi e i temi dei Pilastri della Terra. Innanzitutto perché volevo provare a me stesso di esserne ancora capace, di poter scrivere qualcosa di così lontano da quanto avevo fatto negli altri miei libri. Ma anche perché il modo in cui la gente mi ha parlato negli anni dei Pilastri della Terra è stato radicalmente diverso da quanto è accaduto con il resto del mio lavoro. Moltissimi me ne hanno scritto come del libro più bello della loro vita, il che normalmente non accade per altri miei romanzi. C’è sempre stato qualcosa di speciale in quel libro, qualcosa che ho voluto ricreare in Mondo senza fine”.
E qualcosa di speciale deve effettivamente legare Ken Follett al villaggio di Kingsbridge, considerando che i primi capitoli dei Pilastri furono abbozzati alla metà degli anni Settanta da un allora giovanissimo giornalista-scrittore che doveva ancora conoscere il successo del suo primo best-seller La cruna dell’ago. Tanto che viene da domandarsi se in futuro Ken Follett sarà ricordato come l’autore di due (o più?) romanzi storici di scenario medioevale, piuttosto che come colui che ha reinventato il thriller spionistico di ambientazione novecentesca. Ma Follett non è uomo da indulgere facilmente al gioco dei posteri e con una sobria esibizione di disincanto britannico si dice “del tutto indifferente al giudizio che avranno di me tra mezzo secolo, innanzitutto perché non sarò qui a leggere quei commenti”. Eppure il pensiero di tanto in tanto deve sfiorarlo. “Perché in fondo mi parrebbe del tutto ragionevole essere ricordato soprattutto per avere scritto I Pilastri della Terra e Mondo senza fine. La capacità di durare nel tempo è la prova più autentica della qualità di un libro, come è accaduto con i Pilastri e come mi auguro accadrà anche con questo mio nuovo romanzo. È questa l’unica ragione per cui spero che i miei lavori continuino a essere letti anche dopo la mia morte, perché significherà che ho scritto buone storie in grado di reggere il peso del tempo”.
Difficile negare che Mondo senza fine abbia tutte le qualità per diventare una “buona storia”. L’antefatto è del 1327, due secoli dopo la fine dei Pilastri e nel pieno di un complesso passaggio di poteri alla corte d’Inghilterra. Nel bosco intorno a Kingsbridge quattro ragazzi assistono per caso allo scontro tra due sicari con le insegne reali e un cavaliere che fugge portando con sé una lettera preziosa. Com’è ovvio il mistero dell’agguato, del cavaliere e del messaggio sarà magistralmente sciolto alla fine del romanzo. Ma intanto quei ragazzi (i fratelli Merthin e Ralph, le bambine Caris e Gwenda) attraverseranno quasi quattro decenni di storia inglese partecipando da sponde diverse alle vicende del monastero e del villaggio di Kingsbridge. Sullo sfondo della guerra dei cent’anni e della spaventosa epidemia della Morte nera, che spazzò via circa un terzo della popolazione europea, ognuno di loro conoscerà un destino di cadute e risurrezioni. Il geniale Merthin diventerà il progettista dell’ardito ponte in pietra del villaggio prima di esserne allontanato, trovare fortuna a Firenze e tornare a Kingsbridge per misurarsi con l’impresa di aggiungere una nuova e spettacolare torre alla cattedrale che nei Pilastri della Terra era stata costruita dai muratori-architetti Tom e Jack. Il fratello Ralph, perfetta rappresentazione in negativo di Merthin, sarà dominato dall’ambizione di restituire alla famiglia di piccoli nobili decaduti lo status di un tempo. Mettendo al servizio prima del conte di Shiring e poi della corona le proprie capacità di spietato combattente, coltivando la violenza e l’arbitrio come strumenti di quell’ascesa sociale da cui finirà per essere travolto. Ma è soprattutto Caris, splendida figura di donna sempre tenace e appassionata, a dominare il romanzo sul filo di una vita davvero sorprendente. Durante la quale sarà dapprima una giovane e brillante commerciante di tessuti, capace di apprendere e sperimentare le tecniche di produzione più innovative del tempo; poi accusata di stregoneria e costretta a farsi suora; e infine badessa del convento di Kingsbridge, punto di riferimento nella lotta contro la peste prima di tornare alla vita civile come animatrice dell’ospedale del villaggio. Il tutto coltivando nel tempo la tormentata storia d’amore con Merthin, fatta di molti dubbi e molto sesso, anche negli anni del convento e anche con una consorella di lei innamorata, nella rivisitazione di quella passione tra Jack e Aliena che aveva tanto coinvolto i lettori dei Pilastri della Terra.
È una saga che Ken Follett ci descrive come “dominata dal tema del cambiamento e dei modi diversi nei quali le persone vivono le trasformazioni del proprio tempo. Tutto il Ventesimo secolo è stato ossessionato dal governo del cambiamento e ogni giorno la politica occidentale discute di questo. Ma anche nel Medioevo la questione centrale non era poi così diversa. In Mondo senza fine ho voluto descrivere un gruppo di uomini e donne alle prese con la rapida trasformazione del proprio universo. Nelle pagine del romanzo i protagonisti subiscono i mutamenti dell’economia e della politica: c’è una guerra, un’epidemia che attraversa le frontiere, nuove forme di commercio e produzione che mettono in discussione le convenzioni in uso fino ad allora. Alcuni di quei protagonisti si limitano a chiudere gli occhi, convinti che sia sufficiente continuare a fare quello che si era sempre fatto. Altri provano a cambiare se stessi per governare la trasformazione da cui sono circondati”.
Ecco che si intravede il profilo di quel militante laburista che è sempre stato Follett, forse meno vicino a quello della superstar letteraria capace di infilare un best-seller dietro l’altro ma certamente utile a spiegare molti aspetti di Mondo senza fine. Soprattutto quando si discute di scienza e religione. O meglio, di come gli uomini della Chiesa cattolica si comportano di fronte alla Morte nera e ai tentativi di frenarne l’avanzata con tecniche e accorgimenti che oggi avremmo chiamato scientifici. Perché se c’è una differenza clamorosa tra il nuovo romanzo e I Pilastri della Terra, questa è nella raffigurazione compattamente negativa che stavolta Follett riserva ai rappresentanti del clero. Il priore Godwyn è un puro concentrato di avidità di potere, abile manovratore di fazioni conventuali e lucido regista della superstizione popolare. Privo di scrupoli nell’opporsi con l’inganno all’attivismo economico degli abitanti di Kingsbridge, nel derubare le suore del loro piccolo tesoro per costruirsi un palazzetto privato che impressioni principi e vescovi, nel fuggire dinanzi alla peste abbandonando il convento insieme ai suoi frati. Insomma, tutto il contrario di quel priore Philip che avevamo conosciuto nei Pilastri della Terra, l’uomo sensibile e animato da una religiosità concreta e vicina ai bisogni della gente. Alla perfidia del priore Godwyn dobbiamo poi aggiungere una pletora di personaggi minori, tutti esponenti del clero e tutti macchiati da gradi diversi di turpitudine: vescovi impegnati a deflorare nobili pulzelle alla vigilia delle nozze e vescovi gay che chiedono favori sessuali ai loro giovani assistenti, sacerdoti sanguinari e frati che fanno affari sulla pelle dei malati di peste. Un’autentica devastazione in forma letteraria dei servitori della Chiesa, che ci spinge a immaginare un autore in lotta con Dio.
Cos’è accaduto in questi ultimi anni tra Ken Follett e la fede? “Niente di grave. La mia relazione personale verso la religione non è cambiata, dal momento che non sono mai stato credente. Ogni tanto vado in chiesa, ma solo perché mi piace assistere ai riti religiosi. Non credevo in Dio vent’anni fa così come non credo oggi. Ciò che è effettivamente cambiato è la mia consapevolezza di tutto il male che può essere fatto in nome della religione. È una coscienza che ho maturato nel tempo, ovviamente anche in ragione della diffusione del terrorismo fondamentalista. Non credo nemmeno di essere il solo a pensarla così. Non sono stato poi tanto sorpreso dai risultati di un sondaggio di pochi giorni fa, secondo cui il cinquanta per cento della popolazione considera la religione dannosa per la società”.
È una consapevolezza di cui si vedono bene i contorni in Mondo senza fine e soprattutto nelle lunghe e appassionanti pagine dedicate alla Morte nera, tra le più intense di tutto il romanzo per la capacità di rendere la potenza distruttiva di un’epidemia che brutalizzò l’Europa intaccandone la gerarchia dei valori spirituali. “Perché la peste rivelò a tutti la verità: il clero era completamente impotente, quel clero che fino ad allora aveva preteso di possedere la chiave del benessere terreno e ultraterreno dei fedeli. In realtà i preti non poterono niente di fronte a una malattia tanto devastante. E questo fu un terribile shock per la popolazione, moltissimi smisero di credere in Dio o quanto meno di guardare alla Chiesa nei modi in cui lo avevano fatto fino ad allora. Fu quel trauma a dare forza di popolo alla convinzione che la fede religiosa potesse alimentarsi di una relazione personale tra il credente e Dio, invece di essere sempre e necessariamente mediata dalla Chiesa”.
Se la grande moria della peste finisce secondo Follett per anticipare alcune delle motivazioni della Riforma protestante, le pagine di Mondo senza fine offrono al lettore un energico sostegno allo spirito scientifico. “Non credo che ci sia alcun dubbio sulla parte della barricata che scelgo nel conflitto tra scienza e religione raffigurato nel mio romanzo. D’altra parte nel corso dei secoli le ragioni della scienza hanno largamente prevalso su quelle della Chiesa, nonostante la resistenza anche recente dell’oscurantismo clericale. E penso che le origini di quel conflitto vadano rintracciate nel Medioevo, in particolare nella potenza rivelata dalla medicina scientifica dinanzi alla malattia. Perché gli effetti delle teorie mediche sulla nostra esistenza non sono astratte ma del tutto concrete. E mentre la teoria dell’evoluzione non ha alcuna conseguenza sulla nostra vita quotidiana, la scoperta dell’infezione batterica ha permesso di salvare la pelle a milioni di persone dimostrando che i pregiudizi antiscientifici della religione non avevano alcun fondamento”.
Quello di Follett è tra l’altro un Medioevo molto lontano dalla rappresentazione stereotipata di epoca immobile e priva di innovazione. Molti dei suoi personaggi sono alla ricerca di ogni possibile segno di novità, nelle tecniche di progettazione così come nel commercio e nell’industria. Si direbbe in particolare che un dinamico drappello di piccoli imprenditori attraversi Mondo senza fine, rivelando una fiducia nell’inventiva del capitale che Follett conferma con entusiasmo. “Sono assolutamente convinto che gli imprenditori siano creativi tanto quanto gli scrittori, i musicisti, gli artisti in generale. Perché anche loro devono usare continuamente l’immaginazione, riuscendo spesso ad arricchire la società oltre a se stessi. In Mondo senza fine ho voluto rendere evidente questa mia convinzione, raccontando del fitto intreccio di relazioni commerciali che quei coraggiosi commercianti tessevano in tutta Europa”.
E sempre a proposito di Medioevo e di stereotipi, anche se più recenti, è difficile non accorgersi dell’assenza da queste pagine di ogni accenno al Santo Graal, ai Templari, ai discendenti nascosti di Maria Maddalena. Insomma, da Mondo senza fine manca qualsiasi traccia di quella potente ondata di esoterismo pop che il successo del Codice da Vinci ha diffuso nella letteratura di massa degli ultimi anni. Non sarà che Ken Follett teme la concorrenza di Dan Brown? “Ci mancherebbe altro, ho letto Il codice da Vinci e l’ho trovato un capolavoro di suspense fin dalle primissime pagine. Un libro straordinario, molto diretto e molto coinvolgente. Detto questo, non ho il minimo interesse verso tutta la gran carovana rappresentata dalla stirpe di Gesù e Maria Maddalena, il Graal e via dicendo. Niente di grave, è solo che la mia immaginazione non ne viene attratta nemmeno per un secondo. Non credo a quei misteri né sono spinto a domandarmi se ci sia qualcosa di vero, sono il tipo di persona che si appassiona più facilmente al modo in cui gli uomini e le donne si innamorano, crescono i propri bambini, fanno soldi. Inoltre su questo sono ancora debitore verso il primo, geniale film dei Monty Python (Monty Python e il Santo Graal) che già nel 1975 avevano trattato quei temi con insuperabile ironia”.


Vediamo chi lo finisce per primo e scrive la recensione ? :)
 
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evelin

Charmed Member
Anche io non vedo l'ora di comprarlo...pero' mi dispiace un po' leggerlo subito, mi sa che lo leggero' piu' avanti...
 

sun

b
comprato a 18 euro ... anzi 17 con la tessera.
Un bel mattoncino di 1366 pagine (comunque è scritto abbastanza in grande)
Speravo che fosse stampato non con copertina rigida e senza sovracopertina (che toglierò subito e rimetterò dopo averlo finito) però ormai è MIO e oggi lo inizio
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Mi ricordi mio figlio quando è uscito non so che numero della saga di Harry Potter. Siamo andati verso le 23 in una libreria Feltrinelli perche a mezzanotte veniva distribuito in tutta Italia. Non so se succede anche per altri autori come Follett
 
Beh Follett non ha la presa nè il seguito che ha la saga di Harry Potter, quindi penso di no! :mrgreen:
Comunque, costa solo 18 euro?! Avrei immaginato molto di più...meglio così! :lol:
 
Ultima modifica di un moderatore:

sun

b
no no non ho nessuna fissa con Follett. E' che stamane ho finito il nome della rosa e quindi , prendendo la palla al balzo, mi sono fiondato in libreria a prendere sto romanzo. Magari ho una fissa con i romanzi storici dove i protagonisti non sono persone realmente vissute ....

Comunque iniziato MSF . Mi sembra buono ... avevo proprio bisogno di un libro defaticante
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
.
.. avevo proprio bisogno di un libro defaticante

mi ha fatto molto ridere questa battuta perchè io ho letto tutta un'altra cosa, scusa Sun per il pensiero non proprio edificante :oops: :D :oops: :shock: :lol: :wink:
 

evelin

Charmed Member
Finalmente l'ho preso!!!
E' pesantissimo...mi verra' male alla braccia a leggerlo :shock: .
(Io l'ho trovato a 14 €)
 

sun

b
mi credete se vi dico che sono a pagina 270 e ancora non riesco a giudicarlo. Non lo so. Si , lettura piacevole ma , al momento, non ho ancora l'ansia, quella voglia frenata di lettura che mi ha preso con altri libri.
Magari solo quando lo finirò riuscirò a dare un giudizio equo :roll:
 

cla

New member
Io sono appena a pagina 60... ovviamente è ancora ingiudicabile.. però l'atmosfera mi ricorda molto "i pilastri della terra"... quindi promette bene... vediamo allora chi finisce per primo!! :lol:
 

sun

b
ho letto di uno che l'ha letto in due giorni :shock: e che l'ha giudicato migliore dei Pilastri.
io ad ogni pagina che giro aspetto la scintilla :wink:
 

sun

b
1300 pagine in 48 ore
27 pagine all'ora senza dormire e portandosi il mattone sulla tavolozza del cesso

nooooooooooooooooooooooo LEGGENDA :lol: :lol: :lol:
 
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