Africa- dal blog di Saramago

Psico Tipa

Re - Member
In Africa, si dice, i morti sono neri e le armi bianche. Sarebbe difficile trovare una sintesi più adeguata della successione di disastri che è stata e continua a essere, da secoli, l’esistenza nel continente africano. Il luogo del mondo in cui si dice sia nata l’umanità non era certamente il paradiso terrestre quando i primi “esploratori” europei vi ci sono sbarcati (al contrario di quello che dice il mito biblico. Adamo non è stato espulso dall’eden, semplicemente non c’è mai entrato), ma, con l’arrivo dell’uomo bianco si sono spalancate, per i neri, le porte dell’inferno. Queste porte continuano a essere implacabilmente aperte, generazioni su generazioni di africani sono state sacrificate dinanzi alla mal celata indifferenza o all’impudente complicità dell’opinione pubblica mondiale. Un milione di neri morti per la guerra, per la fame o per malattie che sarebbero potute essere curate, peserà sempre meno sul bilancio di qualsiasi paese dominatore e occuperà meno spazio nei notiziari rispetto alle quindici vittime di un serial killer. Sappiamo che l’orrore, in tutte le sue forme, le più crudeli, le più atroci e infami, incombe e rabbuia tutti i giorni, come una maledizione, il nostro disgraziato pianeta, ma l’Africa sembra essere diventata la sua zona preferita, il suo laboratorio sperimentale, il luogo in cui l’orrore si sente più a suo agio nel commettere nefandezze che giudicheremmo inconcepibili, come se i popoli africani fossero stati segnati alla nascita da un destino di cavie, su cui, per definizione, ogni genere di violenza è permessa, tutte le torture giustificate, tutti i crimini assolti. Al contrario di quello che molti si ostinano a credere non ci sarà un tribunale di Dio o della Storia a giudicare le atrocità commesse dagli uomini sugli uomini. Il futuro, sempre così disponibile nel decretare questa tipologia di amnistia generale che è l’oblio mascherato da perdono, è anche bravo nell’approvare, tacitamente o esplicitamente, a seconda della convenienza dei piani economici, militari e politici, l’immunità a vita per gli autori diretti e indiretti dei più mostruosi gesti contro la carne e lo spirito. È un errore consegnare al futuro l’incarico di giudicare i responsabili della sofferenza delle vittime di oggi, perchè questo futuro non smetterà di avere le sue vittime e allo stesso modo non saprà resistere alla tentazione di rimandare a un altro futuro ancora più lontano il meraviglioso momento della giustizia universale a cui molti di noi fingono di credere come la maniera più facile, e anche più ipocrita, di eludere responsabilità che spettano solo noi, e a questo presente che siamo. Si può capire qualcuno che si scusi dicendo: “Non sapevo”, ma è inaccettabile che si dica: “Preferisco non sapere”. Il funzionamento del mondo ha smesso di essere il mistero che era, le leve del male sono sotto gli occhi di tutti, per le mani che le governano ormai non ci sono più guanti a sufficienza per nascondere le macchie di sangue. Dovrebbe essere quindi facile per chiunque scegliere tra il lato della verità e quello della menzogna, tra il rispetto umano e il disprezzo per l’altro, tra quelli che sono a favore della vita e quelli contro. Tristemente le cose non vanno sempre così. L’egoismo personale, la pigrizia, la mancanza di generosità, le piccole vigliaccherie quotidiane, tutto questo ha contribuito a questa pericolosa forma di cecità mentale che consiste nello stare al mondo senza vederlo, o vederne solo quello che, in quel momento, è più utile ai nostri interessi. In questi casi non possiamo desiderare altro che la coscienza venga a strattonarci con violenza per un braccio chiedendoci a bruciapelo: “Dove vai? Cosa fai? Chi credi di essere?”. Un’insurrezione di coscienze libere è quello di cui avremmo bisogno. Sarà ancora possibile?

http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/09/09/africa/
 

El_tipo

Surrealistic member
perfetto. si può aggiungere altro?

grazie psicotipa, meno male che ci sei tu
 

Psico Tipa

Re - Member
vabbè visto che ci siamo, allora non posso non postare quest'altra pagina del quaderno di saramago
http://quadernodisaramago.wordpress.com/2009/09/17/il-sangue-in-chiapas/

Ogni sangue ha la sua storia. Scorre senza sosta nei labirintici meandri del corpo e non perde la rotta né il significato, rende rosso all’improvviso il viso e sfuggendogli lo impallidisce, irrompe bruscamente da un taglio nella pelle, si trasforma in protezione per una ferita, inonda campi di battaglia e luoghi di tortura, si converte in fiume sull’asfalto di una strada. Il sangue ci guida, il sangue ci innalza, con il sangue dormiamo e con il sangue ci svegliamo, con il sangue ci perdiamo e salviamo, con il sangue viviamo, con il sangue moriamo. Diventa latte e alimenta i bambini al collo della madri, diventa lacrima e piange su gli ammazzati, diventa rivoluzione e alza un pugno chiuso e un’arma. Il sangue si serve degli occhi per vedere, capire e giudicare, si serve delle mani per il lavoro e per le carezze, si serve dei piedi per andar dove il dovere comanda. Il sangue è uomo e donna, si copre di lutto o di festa, pone un fiore alla cintura, e quando prende nomi che non sono i suoi è perché questi nomi appartengono a tutti quelli con lo stesso sangue. Il sangue sa molto, il sangue sa il sangue che ha. A volte il sangue monta a cavallo e fuma la pipa, a volte guarda con occhi secchi perché il dolore li ha seccati, a volte sorride con una bocca da lontano e un sorriso da vicino, a volte nasconde la faccia ma lascia che l’anima si mostri, a volte implora la misericordia di un muro muto e cieco, a volte è un bambino insanguinato che cammina con le braccia alzate, a volte disegna figure vigili sulle pareti delle case, a volte è lo sguardo fisso di queste figure, a volte lo legano, a volte si libera, a volte si fa gigante per superare le muraglie, a volte ferve, a volte si calma, a volte è come un incendio che spazza via tutto, a volte una luce quasi soave, un sospiro, un sogno, un riposo della testa nella forza del sangue che ci sta accanto. C’è del sangue che fino a quando è freddo brucia. Questo sangue è eterno come la speranza.
 

Psico Tipa

Re - Member
sempre dal quaderno di saramago

No-B day

Se Cicerone vivesse ancora tra voi, italiani, non direbbe: “Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, ma piuttosto:“Fino a quando, Berlusconi, attenterai contro la nostra democrazia?”. Si tratta di questo. Con la sua particolarissima opinione sulla ragione d’essere e il significato dell’istituzione democratica, Berlusconi ha trasformato in pochi anni l’Italia nell’ombra grottesca di un Paese e una grande parte degli italiani in una moltitudine di burattini che lo seguono trascinandosi e senza rendersi conto di camminare verso l’abisso della dimissione civica definitiva, verso il discredito internazionale, verso il ridicolo assoluto.

Con la sua storia, la sua cultura, la sua innegabile grandezza, l’Italia non merita il destino che Berlusconi ha tracciato con cinica freddezza e senza la minima traccia di pudore politico, senza il più elementare senso di vergogna per se stesso. Mi piace pensare che la gigantesca manifestazione di oggi contro la “cosa” Berlusconi, durante la quale verranno lette queste parole, si trasformerà nel primo passo verso la libertà e la rigenerazione dell’Italia. Per fare questo non sono necessarie armi, bastano i voti. Ripongo in voi tutta la mia speranza.
 

Mizar

Alfaheimr
No-B day

Se Cicerone vivesse ancora tra voi, italiani, non direbbe: “Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”, ma piuttosto:“Fino a quando, Berlusconi, attenterai contro la nostra democrazia?”. Si tratta di questo. Con la sua particolarissima opinione sulla ragione d’essere e il significato dell’istituzione democratica, Berlusconi ha trasformato in pochi anni l’Italia nell’ombra grottesca di un Paese e una grande parte degli italiani in una moltitudine di burattini che lo seguono trascinandosi e senza rendersi conto di camminare verso l’abisso della dimissione civica definitiva, verso il discredito internazionale, verso il ridicolo assoluto.

Con la sua storia, la sua cultura, la sua innegabile grandezza, l’Italia non merita il destino che Berlusconi ha tracciato con cinica freddezza e senza la minima traccia di pudore politico, senza il più elementare senso di vergogna per se stesso. Mi piace pensare che la gigantesca manifestazione di oggi contro la “cosa” Berlusconi, durante la quale verranno lette queste parole, si trasformerà nel primo passo verso la libertà e la rigenerazione dell’Italia. Per fare questo non sono necessarie armi, bastano i voti. Ripongo in voi tutta la mia speranza.
E' Vero ! Questa è la Verità che in Italia non si vuole accettare :paura:
Non è più possibile neppure parlarne perchè o ci si trova di fronte dei "burattini" (come, saggiamente, tu dici :wink:) o si è bloccati dalla innegabile censura sotterranea.
Non sono d'accordo però su tutto...non si tratta solo di Berlusconi (che dovrebbe solo stare in un carcere - pagato con i suoi soldi) ma degli italiani che lo votano. Gli italiani non devono votare Berlusconi: un Berlusconi che è il solo ed unico responsabile della drammatica situazione in cui ci troviamo. Quindi non sarà sufficiente solo il voto. Ci vuole una vera e propria lotta sociale. E questa lotta sociale deve partire proprio da noi, da noi giovani. Noi che ancora abbiamo la forza, il coraggio, la possibilità di cambiare le cose !
 

Psico Tipa

Re - Member
Vediamola come ci pare, ma sta di fatto che siamo tutti noi diventati molto più stupidi, sia quelli che lo votano, sia quelli che votano altri, sia quelli che decidono di non votare.

Anche chi odia la "cosa", si fa coinvolgere dalla fiumana di slogan, movimenti estemporanei, e altre bambinerie che non porteranno mai a nulla. l'onda viola, il calzino celeste, ma che stiamo scherzando? Ci stanno commercializzando anche la protesta, questo è il colmo!

Sei sicuro che questa lotta sociale vera e propria riuscirà a partire? Non c'è il rischio che venga trasformata nella solita ondata di proteste, della durata di una stagione al massimo, ormai sputtanate da tanti bluff???
gli italiani non si guardano intorno, preferiscono la tv, e se l'informazione decide che un movimento è finito, questo muore DI FATTO.

la speranza nei giovani andiamola a raccontare laddove i giovani si sforzano di pensare liberamente. ma da queste parti crescere significa rassegnarsi.
 
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