Mann, Thomas - La montagna incantata

fabiog

New member
Hans Castorp, giovane ingegnere della buona borghesia di Amburgo, si reca per tre settimane a trovare il cugino Joachim, militare di carriera, al sanatorio Berghof a Davos, sulle Alpi svizzere, lì ricoverato per tubercolosi.
Al termine delle tre settimane lo stesso Castorp si troverà a dover prolungare il suo periodo perchè anche lui ammalato. Vi resterà per sette anni finche allo scoppio della I Guerra Mondiale partirà per il fronte.
"La Montagna Incantata" rientra nella categoria dei Bildungsroman, ossia i romanzi di formazione. Castorp infatti non è un carattere già delineato al suo comparire nelle storia, ma si evolve nel corso del romanzo.
Appena arrivato infatti Castorp inizia ad imparare: impara dal cugino a muoversi nell'ambiente di montagna, impara dall'amore di Claudia, impara dalla forte personalità di Peeperkorn, ma soprattutto impara dalle discussioni dei due pedagoghi che segnano la sua vita e che sembrano quasi lottare per la sua anima: Settembrini e Naphta.
L'italiano Settembrini è un umanista, liberale, assertore del progresso umano; Naphta, gesuita di origine ebraica e comunista, è tutto il contrario, nega l'umanesimo, la scienza, il progresso , è sostenitore dello spirito sul corpo, sostenitore della tortura e della pena di morte.
L'ambiente del sanatorio però non è solo positivo per la formazione di Hans, am anche altamente pericoloso, come Settembrini gli fà notare.
Infatti è un ambiente che esercita una sorta di canto delle sirene, dà una visione distorta della vita allontanando tutti dalla vita reale e attiva. Tutto è lusso specie il concetto di tempo, che per i residenti si dilunga cosi tanto che si annulla. Esempio l'abbiamo già all'arrivo di Castorp quando gli viene fatto notare che l'unità di tempo più piccola "lassù" sia il mese, con il tempo i residenti quasi si annullano non leggono più giornali considerano il mondo in pianura come un altro mondo e Settembrini interviene proprio su Castorp per non fargli fare la stessa fine.
Mann con questo romanzo scrive il grande poema della morte, come l'ambientazione stessa fà capire, ma se è vero che la morte domina la vita, se per la salute dello spirito bisogna passare attraverso la malattia, se per salire in Paradiso bisogna prima scendere all'Inferno e scalare il Purgatorio allora il tutto diventa anche un inno alla vita. Inno che emerge dallo splendido capitolo Neve in cui Castorp, bloccato da una tormenta, sogna un mondo sereno, idilliaco, in pace, e da qui capisce che la morte fà si parte della vita,ma non bisogna esserne schiavi perchè altrimenti si scivola nella misantropia e nella negazione dell'amore.
E' un romanzo che ho trovato splendido proprio per lla profondità e l'enormità dei temi trattati; Mann infatti parla anche di scienza, medicina, fisiologia, astronomia. I personaggi che descrive sono indimenticabili, anche i meno importanti, splendide poi le discussioni filosofiche e storiche tra Settembrini e Naphta. Il romanzo vale poi per altri due motivi: il primo per la descrizione di una società che si avvia verso la fine , la Belle èpoque, prima dell'avvento della Grande Guerra e secondo proprio per conoscere l'immensa cultura di uno dei massimi scrittori del 900
 

Dory

Reef Member
Questo libro gironzola nella mia testa da anni e anni. Ogni tanto quando vado in libreria lo prendo e lo sfoglio, leggo le prime righe, penso "lo prendo, non lo prendo", e alla fine non lo prendo mai. Non è mai il momento giusto per leggerlo. Ma sono sicura che prima o poi il momento giusto per me per leggere questo libro arriverà...
...almeno spero... :?? :mrgreen:
 

isola74

Lonely member
A me l'hanno regalato anni fa, ma chissà perchè non mi ha mai ispirato :boh: E' lì nella libreria che fa bella mostra di sè ma non mi attira.... Certo che la tua recensione è invogliante... ci faròl un pensierino :wink:
 

Mizar

Alfaheimr
Potrei limitarmi a scrivere di quanto sono legato a questo libro, alle sue premesse ed alle sue implicazioni, se solo ciò non fosse di poco interesse.
Der Zauberberg è un monumento novecentesco. Esso gioca, da pedina, un ruolo non meno importante di alfieri quali l'uomo senza qualità, la Ricerca o l'Ulysses. La montagna è incantata in quanto luogo di primordiali solitudini. Solitudini composte di uomini legati a doppio filo con la morte - così, per tale motivo, tanto più umani ed 'archetipici' - e di Tempo. La montagna è un luogo di iniziazione, di crescita, di comprensione (quì la Bildung). Da uomo del Novecento, Hans - nell'anonimato anodino del suo nome 'bosghese' - ha da fronteggiare le forche caudine della storia e delle storie della letteratura, musica, arti, filologia, tecnica, filosofia, medicina, radiologia, spiritologia, misticismo, pedagodia, della epistemologia e del senso del conoscere. Giustamente si è fatto riferimento al capitolo "Neve". Momento 'iniziatico' dell'opera a mio modo di vedere. Qui il biancore pallido dei fiocchi copre ogni cosa; il protagonista è solo per le altitudini, disarmato; nel gelo, il gelo lo addormenta; viaggiando ai confini della morte egli sperimenta visioni allegoricamente oniriche di un poema umano, ovvero della tensione tutta manniana tra vita attiva ed artistica - e tra i pericoli che quest'ultima, così vicina (per definizione) alla morte, può comportare - risorgendo infine dal bianco. Il poema è l'uomo stesso, ed è la morte: ovvero il suo specchio. La vita umana è punto di fuga tra uomo e morte.
Grande anche il capitolo musicale. Capitolo di riflessione sulla relazione tempo-musica nel Linderbau schubertiano ed altro.
 
Ultima modifica:

fabiog

New member
Per capire ancora meglio l'impronta di questo libro vorrei lasciare un estratto della
lezione che lo stesso Mann tenne davanti agli studenti di Princetonnel maggio 1939.
" Che devo dire ora del libro stesso e del modo in cui lo si dovrebbe leggere ? Comincio con una richiesta molto arrogante: che lo si deve leggere due volte. Questa richiesta va beninteso ritirata subito, qualora la prima volta il lettore si sia annoiato. L'arte non deve essere un compito di scuola, una fatica, un occupazione, ma vuole e deve procurare gioia, divertire, animare, e chi non sente quest'effetto dell'opera d'arte, gli conviene lasciarla lì e volgersi ad altro.
A chi invece è arrivato in fondo alla Montagna incantata, do il consiglio di leggerla una seconda volta, poichè la sua particolare fattura, il suo tipo di composizione fa sì che la seconda volta il piacere del lettore sarà maggiore e più profondo..., come d'altronde anche la musica bisogna conoscerla già per goderla appieno. Non a caso ho detto composizione, parola che di solito è riservata alla musica. Ora, la musica ha sempre agito sul mio lavoro, contribuendo largamente a formare lo stile. Per lo più gli scrittori sono " a rigore" qualcos'altro, sono pittori spostati o incisori o scultori o architetti o che so io. In quanto a me, devo annoverarmi tra gli scrittori-musicisti. Per me il romanzo è sempre stato una sinfonia, un lavoro di contrappunto, un tessuto di temi dove le idee fanno la parte dei motivi musicali. Si è accennato talora all'influsso che l'arte di Wagner ha esercitato sulle mie opere. Non nego certo quest'influsso, anzi ho particolarmente seguito Wagner nell'uso del leitmotiv che trasferii nel racconto, non già, come fecero ancora Tolstoj e Zola e anch'io nel mio romanzo giovanile I Buddenbrook, soltanto a modo di contrassegno naturalistico, in maniera, dirò così, meccanica, bensì seguendo il modo simbolico della musica. Un primo tentativo di questo genere lo feci nel Tonio Kroger. La tecnica ivi adottata è applicata, entro una cornice più ampia, all Montagna incantata in un modo complicatissimo e onnipresente. E a ciò appunto si riferisce la mia presuntuosa richiesta che si legga due volte. Si può afferrare esattamente e gustare il suo ideale e musicale complesso di rapporti solo quando se ne conoscono i temi e si è in grado di interpretare l'allusione simbolica delle formule non solo come riferimento al passato, ma anche come anticipazione del futuro....."
La conferenza poi logicamente continua spostandosi su altri punti del romanzo. Come detto questa spiegazione può aiutare ulteriormente a che si vuole avvicinare a questo romanzo
 

elena

aunt member
Per capire ancora meglio l'impronta di questo libro vorrei lasciare un estratto della
lezione che lo stesso Mann tenne davanti agli studenti di Princetonnel maggio 1939.
" Che devo dire ora del libro stesso e del modo in cui lo si dovrebbe leggere ? Comincio con una richiesta molto arrogante: che lo si deve leggere due volte. Questa richiesta va beninteso ritirata subito, qualora la prima volta il lettore si sia annoiato. L'arte non deve essere un compito di scuola, una fatica, un occupazione, ma vuole e deve procurare gioia, divertire, animare, e chi non sente quest'effetto dell'opera d'arte, gli conviene lasciarla lì e volgersi ad altro.
A chi invece è arrivato in fondo alla Montagna incantata, do il consiglio di leggerla una seconda volta, poichè la sua particolare fattura, il suo tipo di composizione fa sì che la seconda volta il piacere del lettore sarà maggiore e più profondo..., come d'altronde anche la musica bisogna conoscerla già per goderla appieno. Non a caso ho detto composizione, parola che di solito è riservata alla musica. Ora, la musica ha sempre agito sul mio lavoro, contribuendo largamente a formare lo stile. Per lo più gli scrittori sono " a rigore" qualcos'altro, sono pittori spostati o incisori o scultori o architetti o che so io. In quanto a me, devo annoverarmi tra gli scrittori-musicisti. Per me il romanzo è sempre stato una sinfonia, un lavoro di contrappunto, un tessuto di temi dove le idee fanno la parte dei motivi musicali. Si è accennato talora all'influsso che l'arte di Wagner ha esercitato sulle mie opere. Non nego certo quest'influsso, anzi ho particolarmente seguito Wagner nell'uso del leitmotiv che trasferii nel racconto, non già, come fecero ancora Tolstoj e Zola e anch'io nel mio romanzo giovanile I Buddenbrook, soltanto a modo di contrassegno naturalistico, in maniera, dirò così, meccanica, bensì seguendo il modo simbolico della musica. Un primo tentativo di questo genere lo feci nel Tonio Kroger. La tecnica ivi adottata è applicata, entro una cornice più ampia, all Montagna incantata in un modo complicatissimo e onnipresente. E a ciò appunto si riferisce la mia presuntuosa richiesta che si legga due volte. Si può afferrare esattamente e gustare il suo ideale e musicale complesso di rapporti solo quando se ne conoscono i temi e si è in grado di interpretare l'allusione simbolica delle formule non solo come riferimento al passato, ma anche come anticipazione del futuro....."
La conferenza poi logicamente continua spostandosi su altri punti del romanzo. Come detto questa spiegazione può aiutare ulteriormente a che si vuole avvicinare a questo romanzo

Penso che questa lezione di Mann rappresenti per me lo stimolo giusto per rileggere questo capolavoro: non nascondo un certo senso di frustrazione nel ricordare pressoché nulla di quest'opera nonostante che all'epoca (veramente troppo remota :mrgreen:) mi avesse colpito molto.
 

elesupertramp

Active member
Provai a leggerlo una decina d'anni fa, ma mi arresi verso la centesima pagina....... ho amato molto i Buddenbrok e Morte a Venezia, ma questo libro non sono proprio riuscita a digerirlo...chissà, forse un giorno riproverò!
 

Marco Zam

New member
Questo libro gironzola nella mia testa da anni e anni. Ogni tanto quando vado in libreria lo prendo e lo sfoglio, leggo le prime righe, penso "lo prendo, non lo prendo", e alla fine non lo prendo mai. Non è mai il momento giusto per leggerlo. Ma sono sicura che prima o poi il momento giusto per me per leggere questo libro arriverà...
...almeno spero... :?? :mrgreen:

Io ho atteso anni prima di dispormi a leggerlo, intimidito dall'imponenza del titolo alla fine ho ceduto al desiderio di conoscere il testo.
Da allora non mi ha più abbandonato. le sue vicende e i suoi personaggi li rivedo in mille risvolti della vita quotidiana.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
nn so... forse perchè amo le sfide, ma dopo aver letto qst belle recensioni mi sono decisa a metterlo nella mia prossimissima wishlist!!! :D:D:D
 

maurizio mos

New member
L'ambiente del sanatorio ... dà una visione distorta della vita allontanando tutti dalla vita reale e attiva. Tutto è lusso specie il concetto di tempo, che per i residenti si dilunga cosi tanto che si annulla. Esempio l'abbiamo già all'arrivo di Castorp quando gli viene fatto notare che l'unità di tempo più piccola "lassù" sia il mese, con il tempo i residenti quasi si annullano non leggono più giornali considerano il mondo in pianura come un altro mondo


Libro sicuramente tra i fondamentali della letteratura, di straordinaria profondità e signficato.
Al di là dei simbolismi è per me particolarmente affascinante la costruzione e descrizione di un mondo (estremamente reale) che, di fronte alla consapevolezza della morte o almeno della concreta possibilità della morte sulla base dei tempi della malattia (noi tutti abbiamo la morte accanto, per così dire, ma solo in condizioni eccezionali - la malattia ad esempio - la "vediamo") si richiude in se stesso, in un'oblio del mondo reale, costruendo un mondo a parte, dove il tempo è in funzione della possibilità di continuare a vivere o morire. Un abbandono dolce a ritmi rassicuranti, a riti fine a se stessi, un mondo dove lasciar sognare la mente, lontano dai bisogni dai problemi, da tutto ciò che è stato lasciato "giù"
 

Yamanaka

Space's Skeleton
Capolavoro immancabile, forse il punto più alto di Mann insieme al superbo Dottor Faustus.
Una vera e propria opera mondo, che riesce a rendere benissimo e unire tanto lo spirito dei tempi dell'epoca in cui fu scritto (e di molta modernità) quanto la complessa dimensione interiore e il travaglio che lo stesso Mann stava vivendo. Racchiude anche molte intuizioni della filosofia del tempo e numerosi spunti interessanti, fra i quali anche qualche divertente stilettata ad Heidegger :D
Il genio sta nel fondere perfettamente i due mondi, interiore ed esteriore: la linea di confine fra interiore ed esteriore sfuma, è incerta se mai veramente c'è stata...
 

isola74

Lonely member
Libro molto"corposo", non solo per il numero di pagine ma anche, e soprattutto, perchè pieno zeppo di spiegazioni scientifiche e di discorsi eruditi che se da un lato rallentano la lettura, dall'altro la rendono piena di valore.
Ho avuto l'impressione che Mann volesse scrivere una specie di opera enciclopedica, sia dal punto di vista storico:Hans infatti incontra e si scontra con le idee illuministe, carbonare, gesuite- che dal punto di vista umano: c'è di tutto nel romanzo - l'amore, l'amicizia, il tempo (ossessiva l'idea del tempo in Mann!), la morte, la voglia di vivere ma anche quella di morire... Forse c'è addirittura troppo e alla fine ti senti come dopo una grande abbuffata......
Su alcuni brani è stato necessario tornarci su ma sono contenta di non essermi arresa perchè ne vale la pena..
 

Grantenca

Well-known member
La montagna incantata

l'ho letto due volte, non per il consiglio dell'autore, ma perchè l'avevo letto in giovane età e mi aveva molto impressionato. Ho voluto vedere se provavo le stesse emozioni. Ovviamente ciò non può essere. Si tratta senza dubbio di una grande opera, direi enciclopedica dal punto di vista letterario. Ci sono dissertazioni sulla musica, sulla scienza, sulla politica, sulla filosofia, sulla vita e sulla morte, ecc... C'è "tutto" ciò che può interessare un lettore attento. A mio avviso anche momenti letterari molto elevati (le prime impressioni del protagonista su questo mondo "fuori dal mondo", le descrizioni inarrivabili del paesaggio, la tempesta di neve in cui si trova suo malgrado il protagonista, alcune figure veramente indimenticabili....ecc..., ma....., forse tale enorme ricchezza di temi può essere un piccolo limite......In definitiva, leggendolo per la seconda volta, mi ha impressionato di più "Morte a Venezia". Si tratta comunque, anche per tutte le altre opere che ha scritto, di un "grandissimo" autore.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Ho letto qui questo capolavoro affrontando la scalata insieme alle mie compagne di viaggio:
http://www.forumlibri.com/forum/gru...ppo-la-montagna-incantata-di-thomas-mann.html
Così l'impresa (che forse all'inizio ci spaventava) ci è risultata facile e la sua lettura ci ha soddisfatte fino in fondo :wink:.

Opera maestosa,coinvolgente,appagante,densa di argomenti su cui discutere.
Come avete già detto,in questo romanzo c'è di tutto e di più.Soprattutto i concetti di tempo e morte/vita sono molto interessanti.
La vita in sanatorio ti entra dentro,non sarai più la stessa persona dopo aver condiviso le vicende dei cugini,dei pedagogisti/filosofi e della schiera di pazienti del Berghof;ogni personaggio ti lascia qualcosa,è ancora attuale e ci si può identificare facilmente.
 
Questo libro gironzola nella mia testa da anni e anni. Ogni tanto quando vado in libreria lo prendo e lo sfoglio, leggo le prime righe, penso "lo prendo, non lo prendo", e alla fine non lo prendo mai. Non è mai il momento giusto per leggerlo. Ma sono sicura che prima o poi il momento giusto per me per leggere questo libro arriverà...
...almeno spero... :?? :mrgreen:


Ti straquoto :)
Ci sono libri che arrivano nella tua vita come una chiamata mistica ...
Alcuni li ho letti troppo in anticipo sulla formazione della mia personalità, non apprezzandoli, per poi riscoprirli anni avanti, amandoli.
Altri li incontro ancora nelle librerie; ammiccano dagli scaffali mentre io gli giro attorno annusandoli coi sensi come gli squali annusano le prede, in attesa del momento giusto per afferrarli e divorarli. La montagna incantata è una di queste opere, e dopo essermi loggata nel forum a distanza di quasi un mese, trovandolo come primo titolo nella cronologia della biblioteca, mi sono convinta che è arrivato finalmente il momento di leggerlo!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Questo più che un romanzo è un luogo dell'anima. E' un continuo interrogarsi sulla vita e la morte, in un rispecchiamento profondo di quella che è la nostra vita, emblema assoluto della vita del Sanatorio. Mi è sembrato quasi di far parte di quel mondo, di quel teatro così reale da confondere i piani vissuti che sembravano quasi contemporanei tanto erano pregni di realtà. Leggere la Montagna è come leggere la Vita.
 

Apart

New member
Capolavoro, sontuoso, magico, uno di quei libri che non si dimentica, che arriva nel profondo. L'unica critica che posso fare è la prolissità di alcune parti, una su tutte l'estenuante capitolo dedicato esclusivamente alla discussione fra Settembrini e Naphta. Avrei evitato.

Passando ad altre considerazioni circa la trama. Il Berghof, lassù, in quella montagna, si connota come luogo d'elezione per il giovane Castorp per fermarsi, prendersi tutto il tempo che gli occorre per fare esperienze di vita, pensare, riflettere, anche perdersi. Sembra quasi che il giovane viva in un sogno, lì è davvero una montagna incantata. Tutto ciò in pianura, nella città, non sarebbe stato possibile. Ci vuole tempo anche per riandare alle proprie esperienze, significarle. Laddove manca il tempo manca il pensiero. Scrive Thomas Mann: "al Berghof tutto è lussuoso, anche il concetto di tempo. E' una specie di surrogato della vita che in un tempo relativamente breve estrania del tutto i giovani dalla vita reale, attiva." Qui il giovane Castorp ha modo di fare esperienza di tempo, lontano dagli orari e dalle scadenze della vita di tutti i giorni. Ma qui, un po' inaspettatamente, si trova a fare anche esperienza della malattia, della morte. Ciò a Castorp diventerà utile per pensare alla vita. Tutto è strettamente legato.
Baluardo a difesa del protagonista contro l'assurdità del Berghof è Settembrini, l'umanista, che si connota come una figura intelligente, divertente, caratteristica nel suo costume e nella sua sfrontatezza. Un guida per il giovane in fase formativa, che domanda, stimola, incalza, che quest'ultimo terrà sempre in considerazione, ma da cui saprà anche separarsi quando avrà da vivere le sue esperienze personali. Mi riferisco, ad esempio, all'avventura amorosa con Claudia Cauchat, dove Castorp sceglie di allontanarsi dall'italiano inseguendo il sentimento per una donna; o al legame che instaura con il grande Peepekorn, figura affascinante, seducente per la sua personalità, dove Settembrini inviterà Castorp a stare in guardia dall'adorazione di una "forma vuota". Si ha sempre la sensazione che Castorp prenda in considerazioni un po' tutte le posizioni di pensiero assunte dai vari personaggi che incontriamo al Berghof, in particolar modo quella di Settembrini, ma che poi sia lui a decidere la propria, personalizzando così il suo percorso di vita. Il capitolo Neve, splendido nella sua veste onirica, mostra una cesura definitiva con l'umanista: inaspettatamente Castorp, divincolandosi dalle due seducenti posizioni opposte, quella di Settembrini e quella di Naphta, ha un'intuizione: l'uomo è un mistero e come tale va accettato. Questa è il messaggio lasciato dal romanzo. Una conclusione a cui il giovane giunge dopo una lunga esperienza, che sancisce l'impossibilità di pensare definitivamente l'uomo e la sua avventura. Nella domanda che chiude il libro, quando Castorp ormai è in guerra, Mann ci lascia anche un ulteriore messaggio, un desiderio dello scrittore, vittima con il suo sentire della catastrofe a cui il mondo, l'uomo andava incontro, una speranza d'amore: "Chi sa se anche da questa mondiale sagra della morte, anche dalla febbre maligna che incendia tutt'intorno il cielo piovoso di questa sera, sorgerà un giorno l'amore?"
 
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Karmelj

New member
Attenzione spoiler

Finito ieri, commento:

E' un romanzo-saggio complesso, con numerose digressioni, alcune interessanti (il tempo), altre un pò noiose (i confronti Settembrini/Naphta), dal tipico impianto modernista, dove la permanenza al sanatorio di Hans Castorp e le sue esperienze lassù offrono all'autore la possibilità di esporre da sè o per bocca del suo personaggio le proprie idee e quelle dei pazienti del Berghof, che espongono la situazione dell'Europa prima della grande guerra.

Mann fa un uso sapiente del leit motiv (che ho già potuto apprezzare nei Buddenbrook) rendendo possibile riconoscere i vari personaggi del romanzo anche a distanza di centinaia di pagine da quando scompaiono e rispuntano, e con tale artifizio ironizza sulle comodità e i servizi del sanatorio che dalle descrizioni sembra più un albergo a cinque stelle che non un luogo di cura (l'eccellente sedia a sdraio...).

Hans giunge al Berghof per starci tre settimane che si trasformeranno in sette anni che si riducono nel libro come per darci la sensazione del tempo che "vola" quando ci si abitua alle consetudini di un dato luogo che aliena totalmente da "laggiù" e risucchia tutto e tutti (non ci pensa due volte a darsela a gambe lo zio di Hans quando il gorgo tenta pure lui), e solo una forte scossa, o colpo di tuono può farci ridestare e capire che esiste anche la pianura oltre la montagna

Molto bello il finale, toccante la morte di Joachim che tuttavia non scade nel patetico. Triste il destino del protagonista che dopo aver compiuto la propria iniziazione torna in pianura per combattere in guerra, quando sembrava avviato a una tranquilla carriera di ingegnere navale

Come Castorp, da quando ho iniziato a leggerlo ho smarrito la cognizione del tempo occorso per finirlo :mrgreen:, che va da un minimo di due mesi a poco più.

Lo consiglierei a chiunque voglia una dissertazione dettagliata sul tempo sottoforma di romanzo
 

Vitt96

Member
La montagna incantata, capolavoro di Thomas Mann, è, così come accade per molti altri capolavori della letteratura classica, più di un semplice libro, bensì un'enciclopedica raccolta delle correnti di pensiero dell'epoca. L'opera, densa di simbolismi, racconta la storia di Hans Castorp, giovane ingegnere che, per visitare suo cugino ed approfittare dell'occasione per scontare un esiguo periodo di cure, lascia la pianura per andare in montagna; precisamente nel sanatorio Berghof che si rileva essere un vero e proprio microcosmo dove il giovane viene a contatto e, abbracciata la filosofia del placet experiri, si lascia inebriare dalle differenti e spesso contrapposte correnti filosofiche. Nel frattempo, il giovane scopre di essere tubercolotico e il Berghof diventa la sua fissa dimora per sette lunghi anni, durante i quali la sua coscienza va pian piano addormentandosi fin quando, nel 1914, subisce un brusco risveglio e una forza oscura attira il giovane in pianura dove lo si vedrà per l'ultima volta mentre si dilegua nel campo di battaglia della Grande Guerra.
Un opera grandiosa ricca di spunti di riflessione, favoriti dalla grande erudizione dello scrittore che si dimostra essere un profondo conoscitore dell'uomo; dell'umanità nei suoi campi del sapere e arricchisce il lettore non soltanto di dissertazioni filosofiche e politiche, ma anche di nozioni di botanica, biologia, anatomia, pedagogia, psicologia e psicanalisi, radiologia, musica, teologia, farmacologia, patologia e molto altro.
Un ruolo decisivo è svolto dal tempo che si sottrae alle leggi della fisica che dominano la pianura e si deforma a piacimento diventando ineffabile, ora veloce come durante i sette anni che Castorp vive nel Berghof, ora lento e quasi fermo come nei sette minuti che si aspettano affinché Mercurio salga.
In una sola parola: fantastico. :ad:
 
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