Questo scrittore russo l'ho conosciuto attraverso Elio, del gruppo musicale omonimo, che ha letto alcuni brani tratti dalla sua raccolta di racconti "Casi", pubblicati da Adelphi nel 1990. E' stato un incontro per me folgorante, che mi spinge qui a parlarne proprio perchè vorrei conoscere questo autore che scrive cose imprevedibili e folli negli anni Trenta in Russia, che ovviamente fu messo ai margini dalla società letteraria sovietica e che muore a 37 anni a causa delle epurazioni staliniste.
Riporto parte di quello che c'è scritto in questo collegamento, perchè mi sembra molto indicativo e molto ben scritto: http://lafrusta.homestead.com/rec_charms.html
Riporto parte di quello che c'è scritto in questo collegamento, perchè mi sembra molto indicativo e molto ben scritto: http://lafrusta.homestead.com/rec_charms.html
"Daniil Charms odiava i bambini, non li sopportava. E i bambini invece lo adoravano, quando lui improvvisava stralunati monologhi o insensate poesie,
i bambini letteralmente impazzivano, era il caos. Non era uno scrittore per
bambini, ma si ritrovò ad esserlo, e quel poco che guadagnava scrivendo, lo
doveva alle pubblicazioni per bambini.
Non piaceva a nessuno, non piaceva ai futuristi perché davvero spiazzante,
lontano da qualunque manifesto poetico, imprevedibile, folle. Non piaceva, ovviamente, al mondo letterario sovietico ufficiale, non c'era nessuna visione di una neppur lontana strada per l'edificazione del socialismo, nelle sue opere.
I suoi racconti brevi, grotteschi, assurdi, disintegrano ogni categoria logica.
Una vecchina che cade dalla finestra. Altre vecchine che la guardano e
precipitano anche loro, e così via. Il falegname che esce scivola e batte la testa. Va a farsi medicare, esce scivola e si fa male al braccio, torna a farsi medicare, esce scivola e si rompe una gamba, e così via. Un uomo che non aveva orecchie, non aveva capelli, non aveva naso e bocca, non aveva braccia e gambe, non aveva nulla: allora meglio non parlarne, conclude.
E così, piccole miniature di insensatezze e banalità, prose stralunate e surreali, come cocci di un mondo esploso e rimesso insieme a caso, in tutta la sua incoerenza/inconsistenza, in tutta la sua assurda insistenza ad
esistere.
Una dolente figura di folle, questo poeta poverissimo, di un'innocenza candida e nevrotica, dall'estrema fragilità emotiva. Non mangiava per giorni, perché non aveva i soldi per comprare da mangiare. Dormiva tutto il giorno per non sentire la fame. «Mi impegno fino a sabato 30 ottobre a non sognare soldi, un appartamento, la fama» scriveva il 9 ottobre 1937. Arrestato, confinato a Kursk, morì in un ospedale psichiatrico, nel '42. La valigia con tutte le sue carte fu messa in salvo da un amico, che letteralmente la tirò su dalle macerie della sua casa bombardata, durante l'assedio di Leningrado."i bambini letteralmente impazzivano, era il caos. Non era uno scrittore per
bambini, ma si ritrovò ad esserlo, e quel poco che guadagnava scrivendo, lo
doveva alle pubblicazioni per bambini.
Non piaceva a nessuno, non piaceva ai futuristi perché davvero spiazzante,
lontano da qualunque manifesto poetico, imprevedibile, folle. Non piaceva, ovviamente, al mondo letterario sovietico ufficiale, non c'era nessuna visione di una neppur lontana strada per l'edificazione del socialismo, nelle sue opere.
I suoi racconti brevi, grotteschi, assurdi, disintegrano ogni categoria logica.
Una vecchina che cade dalla finestra. Altre vecchine che la guardano e
precipitano anche loro, e così via. Il falegname che esce scivola e batte la testa. Va a farsi medicare, esce scivola e si fa male al braccio, torna a farsi medicare, esce scivola e si rompe una gamba, e così via. Un uomo che non aveva orecchie, non aveva capelli, non aveva naso e bocca, non aveva braccia e gambe, non aveva nulla: allora meglio non parlarne, conclude.
E così, piccole miniature di insensatezze e banalità, prose stralunate e surreali, come cocci di un mondo esploso e rimesso insieme a caso, in tutta la sua incoerenza/inconsistenza, in tutta la sua assurda insistenza ad
esistere.