Scarpa, Tiziano - Stabat mater

mariangela rossi

New member
Tiziano Scarpa con questo libro,breve ed intenso, è il vincitore del premio Strega 2009.

Il libro è ambientato intorno alla metà del 700, nell'Ospitale della Pietà di Venezia, dove le ragazze imparano la musica e a suonare uno strumento. Cecilia, una delle ospiti dell'ospedale, narra in prima persona gli eventi della sua giovane vita, scossa da sentimenti struggenti di solitudine angosciosa, addolorata fino a desiderare la morte come sua unica compagna. Il desiderio folle di sapere qualcosa sulla madre che l'ha abbandonata appena nata, la induce a scriverle di nascosto delle lettere, accorate, disperate, piene di amore e di odio.
Solo con l'arrivo del nuovo maestro di musica, Don Antonio, scopre che la musica, da lei usata come sua unica capacità espressiva, le può far conoscere scenari a lei ignoti, far vivere emozioni che si possono provare pur restando chiuse all'interno delle pareti ristrette e buie di un orfanotrofio.
Tra lei e il maestro si instaura un intenso rapporto fatto di attrazione spirituale, entrambi presi dalla magia musicale.
Il racconto si ispira alle vicende musicali di Antonio Vivaldi negli anni in cui fu maestro di musica nell'Ospitale di Venezia, periodo lungo e particolarmente fecondo, durante il quale compose l'opera sua più famosa "Le Quattro stagioni".
Quello che più colpisce nella stesura della trama è la grande capacità psicologica dell'autore di penetrare nell'animo di una bambina prima e di una giovane poi,di farci conoscere le sue paure, i suoi silenzi, i suoi desideri reali, vivi, intensi. Si percepisce, fino a provarne dolore, la desolazione di una bambina che sente di non essere stata accettata nè amata proprio da colei che l' ha generata,viene la voglia di prenderla tra le braccia, di essere per lei quella madre che le manca tanto e che mai conoscerà.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Da qualche giorno l'ho terminato e ancora porto con me un senso di alienazione, uno stordimento folle. Sono ancora ubriaca di emozioni.
Trovo che è stato dato un meritatissimo premio Strega per la capacità di far urlare la disperazione e il dramma di chi lotta per ritrovare un ruolo nella propria esistenza. In conclusione è un bel libro: semplice, intenso, poetico.
 

MCF

New member
Scarpa, Tiziano - Stabat Mater

È il libro che ha vinto il Premio Strega 2009. Scritto da Tiziano Scarpa, autore di varie pubblicazioni tra cui: “Venezia è un pesce”, “Cosa voglio da te”, “Kamikaze d’Occidente”; mi è capitato di comprarne una dopo aver assistito a una sua brillante esibizione come docente in un corso di scrittura creativa ma ero rimasta delusa dal suo stile parlato, punteggiato di parolacce.
Questo libro si distingue dagli altri perché scritto sobriamente e con un’attenzione meticolosa nella scelta delle parole e delle espressioni più efficaci. Il titolo Stabat Mater è riferito a una sinfonia gregoriana e si addice alla narrazione. Ambientato nel ‘700, in un orfanotrofio, narra la storia di un’orfana che, durante le lunghe notti nel dormitorio, scrive lettere alla madre che non ha mai conosciuto. È uno scorrere di pensieri ed emozioni contrastanti che esprimono il desiderio di conoscere colei che l’ha partorita e il rancore per essere stata abbandonata. Finché una suora non le mostra la prova che la madre aveva sperato di tornare a riprenderla. La ragazza troverà consolazione nelle lezioni di musica impartite da Vivaldi, descritto come un personaggio mefistofelico e geniale che, come Andreotti nel film “Il divo”, giustifica il male se è finalizzato ad ottenere il bene. È scritto molto bene e permette di percepire immediatamente la carica emotiva dei personaggi di cui omette ogni descrizione fisica, eccezion fatta per Il colore dei capelli di Vivaldi, ‘il prete rosso ’; ma è troppo crudo :?nelle descrizioni di situazioni infelici e narrato con uno stile troppo rapido, come se l’autore avesse fretta di finire il racconto. La lettura richiede attenzione perché è svolto con lo stesso tono troppo alto, esasperato. Per chi ama le letture brevi.
 

gisa

New member
Scarpa Tiziano - Stabat Mater

È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa "Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci". Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.

Questo libro si legge velocemente. E' scritto molto bene.
E' impostato come una corrispondenza unilaterale, quindi la narrazione, portata avanti da un Io devastato dal dolore dell'abbandono, ha il sapore dell'analisi interiore.
A me è piaciuto molto, lo consiglio.



CHIEDO SCUSA, NON MI ERO ACCORTA CHE CI FOSSE GIA'.
NON SO COME CANCELLARLO!
 
Ultima modifica:

Biblio50

New member
Libro che si legge in poche ore ma che porta con se parecchi spunti di riflessione. Interessante la compagnia della morte, rappresentata dalla donna coi cappelli di serpente, che diventa l'amica dalla voce gentile. La musica, che dapprima è vista come strumento maschile e che imprigiona, diventa, con l'aiuto del nuovo prete (Vivaldi), un mondo nuovo ricco di passioni che riesce a far ritrovare se stessi ed affrontare con coraggio la propria vita. Consigliato
 

stellonzola

foolish member
L'ho appena terminato e devo dire che non mi è piaciuto.
L'ho trovato troppo ripetitivo, noioso.
Fino ad oltre metà mi sembrava inconcludente. I sentimenti della ragazza vengono ben descritti e il senso di angoscia che prova di fronte alla sua vita rendono bene l'idea, ma invece di approfondire il concetto, lo ripete fino alla nausea, sempre nello stesso modo. Mi è sembrato forzato, ma non volutamente, come se l'autore avesse avuto una buona idea e cercasse di sfruttarla ripetendola all'infinito...
Dall'arrivo di don Antonio in poi mi è parso un po' migliore e mi dispiace che il rapporto con Cecilia e la capacità di Vivaldi di far vivere la musica alle ragazze non sia stato il centro del libro fin dall'inizio.
Il finale mi è parso assurdo! Non è attendibile, è frettoloso, non l'ho trovato introspettivo come il resto del libro... mi è sembrato quasi che l'autore abbia chiuso in fretta la storia perchè interrotto o costretto a finire.
Stilisticamente non mi dispiace. Anche alcune idee espresse sulla musica e sul suonare mi hanno colpito.
Mi aspettavo di più!
 

sergio Rufo

New member
se mi devo annoiare conosco modi migliori per farlo. Migliori di leggere uno Scarpa.
Se ci si annoia bisogna farlo con stile ed eleganza, e si sa, Scarpa non offre una noia raffinata.:)
 

Spilla

Well-known member
Pochi dei libri che ho letto ultimamente mi sono sembrati più intensi. Bellissima la ricerca di musicalità della parola e la profondità del vissuto/pensato di Cecilia. Meno convincente la seconda parte, più "agita", fino alla pagina conclusiva decisamente "stonata" rispetto al resto. Un libro da leggere, triste e bellissimo.
 
Non ho mai fatto un concorso pubblico in vita mia, e mai ne farò. Però mi piacerebbe che si svolgessero come le audizioni di Don Antonio Vivaldi all'Ospitale.

"Abbiamo suonato una alla volta nella stanza, per essere giudicate dal nuovo maestro compositore. Don Antonio ascoltava seduto, dandoci le spalle, per non essere influenzato dalla nostra figura".

Il padre di Vivaldi era barbiere e violinista. Il mio era barbiere e mandolinista. E pensare che la sua specialità erano i capelli alla Umberto. Ora sono un ramingo della permanente.
W Mazzini.

Tornando al libro mi è piaciuto, uno dei migliori Strega degli ultimi anni. La commistione tra fantasia e realtà se ben fatta ti lascia molti spunti di riflessione.
L'Ospitale, la carica di Maestro di violino, Cecilia, il dialogo con la morte, la vergogna, il parto in latrina, le suore, l'affinità musicale.

" Non credere di farmela un'altra volta, — ha detto il sacerdote. — Questa è la stonatura di chi vuole imitare una stonatura. Proprio come l'altro giorno, quando vi ho fatto l'esame. È il modo mediocre di suonare che soltanto chi sa suonare alla perfezione riesce a fingere"





Ballate

 

Ugly Betty

Scimmia ballerina
Questo libro avrebbe vinto il Premio Strega?!

Lagnoso.
Deprimente.
Pomposo.
Teatrale.
Ripetitivo.
Eccessivo.
Disgustoso.

Poi arriva don Antonio.
Poi si parla di musica.
E allora si salva un po'.
Ma nel complesso, non lo consiglio.
Leggete altro.
2/5
 

bouvard

Well-known member
Non mi convinco facilmente a leggere autori contemporanei italiani. Infatti questo libro non l’ho neppure comprato io, ma mi è stato regalato. Ben sette anni fa. Questo la dice lunga su quel “non mi convinco facilmente”. Sul forum avevo letto pareri abbastanza discordi, grande amore in alcuni e grande delusione in altri. Le premesse perché io andassi ad allungare quest’ultima fila c’erano tutte. Invece inaspettatamente a lettura finita posso dire di collocarmi in una “saggia” via di mezzo. Non mi ha fatto gridare al Capolavoro, ma tutto sommato mi è piaciuto abbastanza. Qualcuno ha scritto che è ripetitivo, in effetti un po’ è vero e in un libro di sole 160 pagine non è un difetto da poco! Anche il finale mi ha fatto storcere abbastanza il naso. Mi ha ricordato il difetto dei finali di molti miei temi al liceo: affrettato. Alcuni passaggi sono belli e sono quelli che salvano il libro. Non riesco a dargli più della sufficienza, ma per essere stato scritto da un contemporaneo italiano nella mia considerazione è già abbastanza.
 

qweedy

Well-known member
Per me questa lettura è stata una sorpresa inaspettata, un gioiellino raffinato che avevo da tempo sul kindle ma prima d'ora non avevo mai considerato.
Un racconto intenso e struggente, e molto insolito. La maternità rinnegata restituisce la vita attraverso la musica.
Tiziano Scarpa affronta temi fondamentali e moderni, con grande lievità, la morte, la solitudine, la maternità, l'abbandono e su tutti sempre la musica, che diventa per Cecilia modo di esprimersi e di vivere. A me è piaciuto moltissimo, scritto con linguaggio moderno e frammentato, è un racconto di una delicatezza e raffinatezza uniche.


“Sono stata attraversata dal tempo e dallo spazio, e da tutto quello che essi portano dentro. Alla fine ero stravolta, in un'ora io sono stata musicalmente grandine, musicalmente afa, musicalmente gelo, musicalmente tepore, musicalmente piedi intirizziti, musicalmente pioggia leggera, musicalmente suolo ghiacciato che fa male caderci sopra, musicalmente prato tenero, sono musicalmente stata dentro il sonno di un guardiano di capre, dentro un cane che abbaia, dentro gli occhi di una mosca, sono musicalmente stata nuvola nera, passo ubriaco, bestia terrorizzata e pallottola che la uccide."

Signora madre, è notte fonda, mi sono alzata e sono venuta qui a scrivervi. Tanto per cambiare, anche questa notte l’angoscia mi ha presa d’assalto. Ormai è una bestia che conosco bene, so come devo fare per non soccombere. Sono diventata un’esperta della mia disperazione.

Ogni parola che scrivo è soltanto un altro modo per dire il vostro nome, il nome che non conosco. Anche se scrivo cielo, terra, musica, dolore, io sto scrivendo sempre e soltanto mamma.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Mi è piaciuto molto lo stile con cui Scarpa ha portato avanti questa storia che è frutto di sensazioni e di passioni che lui coltiva come quella per Vivaldi e del mistero e della pietas che ammantano le orfane musiciste che dedicano la loro vita a questo, sotto costrizione. Il monologo interiore, il diario, le lettere alla madre porteranno la protagonista a ribellarsi, anche le parole oltre alla musica qui hanno la loro fondamentale importanza.
 

isola74

Lonely member
Al secondo tentativo ce l'ho fatta!
L'ho trovato meno peggio di quanto ricordassi, ma comunque non troppo nelle mie corde. E' un libro introspettivo, in cui - però -se la prima parte è ben orchestrata (l'orfana che scrive alla madre sconosciuta raggiunge anche momenti lirici notevoli), nella seconda metà avrebbe dovuto emergere qualcosa in più.
 
Alto