Sartre, Jean Paul - La nausea

Dorylis

Fantastic Member
Trama

Antoine Roquentin, studioso di storia, conduce ricerche sul marchese di Rollebon vissuto nel Settecento; da tre anni vive in una camera d'albergo a Bouville (facilmente identificabile con Le Havre, città in cui insegnava lo stesso Sartre) e decide di iniziare a scrivere un diario filosofico, dove descrive e analizza la sua nausea di vivere. Questi diario in prima persona, intessuto di riflessioni psicologiche e considerazioni sull'esistenza, è una vera e propria pietra miliare nella letteratura del Novecento!

Commento

E' un libro - rivelazione, una splendida opera che apre gli occhi sulla desolata condizione dell'uomo tanto che ogni pagina è una presa di coscienza che ha il sapore amaro della verità. Un libro puro e bello, uno zibaldone di riflessioni sull'uomo moderno. Io mi levo il cappello! :mrgreen:
 

Dorylis

Fantastic Member
"Questo momento è stato straordinario. Ero lì, immobile e gelato, immerso in un'estasi orribile. Ma nel seno stesso di quest'estasi era nato qualcosa di nuovo: comprendevo la Nausea, ora, la possedevo. A dire il vero, non mi formulavo la mia scoperta. Ma credo che ora mi sarebbe facile metterla in parole. L'essenziale è la contingenza. Voglio dire che, per definizione, l'esistenza non è la necessità. Esistere è esser lì, semplicemente; gli esistenti appaiono, si lasciano incontrare, ma non li si può mai dedurre. C'è qualcuno, credo, che ha compreso questo. Soltanto ha cercato di sormontare questa contingenza inventando un essere necessario e causa di sé. Orbene, non c'è alcun essere necessario che può spiegare l'esistenza: la contingenza non è una falsa sembianza, un'apparenza che si può dissipare; è l'assoluto, e per conseguenza la perfetta gratuità. Tutto è gratuito, questo giardino, questa città, io stesso. E quando vi capita di rendervene conto, vi si rivolta lo stomaco e tutto si mette a fluttuare, come l'altra sera al «Ritrovo dei ferrovieri»: ecco la Nausea; ecco quello che i Porcaccioni — quelli di Poggio Verde e gli altri — tentano di nascondersi con il loro concetto di diritto. Ma che meschina menzogna: nessuno ha diritto; essi sono completamente gratuiti, come gli altri uomini, non arrivano a non sentirsi di troppo. E nel loro intimo, segretamente, sono di troppo, cioè amorfi e vacui; tristi." (pag. 164)

Che prosa interessante, non trovate? :YY
 

Meri

Viôt di viodi
e' l'unico libro che non sono riuscita a terminare. Pesante, lento e noioso:MM Ma visti i vostri commenti dovrei riprovarci
 

SALLY

New member
Mi è tornata voglia di rileggere qualcosa di Sartre,avevo letto la morte nell'anima,ma tanti anni fà,quando si respirava aria di ideali,forse utopistici,anzi senz'altro....grande scrutatore dei tempi comunque.
 

darida

Well-known member
Nin zo..io ricordo che lo scaraventai via malamente, ma ero molto giovane spensierata e credevo di leggere un romanzo :mrgreen:
 

pigreco

Mathematician Member
Questo romanzo di Sartre è un libro che non lascia indifferenti i lettori. E' un pugno nello stomaco e una carezza allo stesso tempo. Tutti, credo, nella vita passiamo momenti come quelli del protagonista di questo libro molto introspettivo, quasi un unico flusso di coscienza. Non spaventi il fatto della quasi totale assenza di trama: si tratta di un testo di tale interesse e così affine all'animo umano che difficilmente lo si troverà ostico e mal digeribile. Semmai si farà fatica a digerire alcune affermazioni, alcuni pensieri e alcune conclusioni. Ho trovato il finale di questo romanzo semplicemente sublime e pieno si speranza pur non condividendolo completamente.
 

fernycip

New member
Un romanzo decisamente ostico e difficile da digerire.
E'espressione del pensiero filosofico dell'autore.
Filo conduttore della storia è la forte critica all'ipocrisia dell'uomo ed alla vacuità delle sue azioni.
Per Sartre gli uomini non si rendono contono del significato dell'esistenza, ma vivono e basta e, paradossalmente proprio per questo, sono più felici poiché non comprendono la "nausea" che permea la loro esistenza.
 

Ursula

Member
Un romanzo decisamente ostico e difficile da digerire.
E'espressione del pensiero filosofico dell'autore.
Filo conduttore della storia è la forte critica all'ipocrisia dell'uomo ed alla vacuità delle sue azioni.
Per Sartre gli uomini non si rendono contono del significato dell'esistenza, ma vivono e basta e, paradossalmente proprio per questo, sono più felici poiché non comprendono la "nausea" che permea la loro esistenza.

questo libro mi ha accompagnato nell'adolescenza....leggendolo ho imparato ad aprire gli occhi sulla realtà delle cose. E' il libro più lucido e disperato che abbia letto. Grande!!
 

maurizio mos

New member
[
E' un libro - rivelazione, una splendida opera che apre gli occhi sulla desolata condizione dell'uomo tanto che ogni pagina è una presa di coscienza che ha il sapore amaro della verità. Un libro puro e bello, uno zibaldone di riflessioni sull'uomo moderno. Io mi levo il cappello! QUOTE]



Assolutamente sì
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Anche io,come Meri,non sono riuscita a terminarlo,ma voglio riprovarci. Vi farò sapere.
 

Yamanaka

Space's Skeleton
E' un libro molto bello, sicuramente fra i migliori romanzi di Sartre e fra i pesi massimi dell'esistenzialismo francese di quell'epoca.

Il libro cerca di riproporre in maniera romanzata e a tratti più "semplificata", la filosofia di Sartre. I temi sono classici dell'esistenzialismo francese: la ricerca di significato, l'ambivalenza nei confronti della vita che deriva dalla responsabilità dell'esistere e dalla necessità di dare senso a ciò che pare assurdo, e così via.
La nausea, così diventa uno stato dell'animo, una condizione esistenziale tout court, che però oltre ad essere una sorta di "condanna" è anche una spinta verso l'indagine genuina.
In quest'ottica va letta l'apparente debolezza della trama, che appunto non ha ragion d'essere se non come una sorta di sottile legame per un lungo flusso di coscienza.

Sono presenti anche molte esperienze della vita dello stesso Sartre, come l'esperienza degli allucinogeni richiamata nel lungo incubo delle aragoste rosse.

In definitiva, un libro importante, da leggere.
 

Micol

New member
....beh....mi avete convinto :)...appena finisco 1Q84, lo inizio sicuramente....In realtà ne avevo un pò timore, forse la paura di "ritrovarmici" troppo...Vi saprò dire...
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
E' stata una lettura impegnativa,l'avevo abbandonato anni fa,ma ho avuto piacere a riprenderlo.
Devo però ammettere che se non l'avessi letto nel minigruppo non sarei mai stata spinta a portarlo a termine.
Ho potuto conoscere meglio il pensiero di Sartre che,seppur non completamente,ho sentito vicino al mio stato d'animo attuale.
Per ulteriori commenti e citazioni vi invito qui:

http://www.forumlibri.com/forum/gru...nigruppo-la-nausea-di-jean-paul-sartre-3.html
 

SALLY

New member
Mi avete decisamente invogliato a rileggerlo...mi sembra di averlo letto almeno 20 anni fa,ora, sono sicura lo apprezzerei appieno.
 

Lin89

Active member
Uhm... Pensavo di aver inserito il mio commento anche qui e invece no. Riesco a sorprendere persino me stessa... :mrgreen:

E' sicuramente uno di quei libri difficile da leggere e ancora più difficile da comprendere, ancora molto più difficile da digerire nella sua totalità. Non lascia di sicuro una buona sensazione addosso, nonostante una piccola speranza nel finale, soprattutto se sei in linea proprio col pensiero e le teorie di Sartre, ovvero se riesci a proiettarti nel libro come se fossi proprio Roquentin. Ma sono del parere che sia un libro che debba esser letto almeno una volta nella vita. Arricchisce come pochi altri. :)
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Ho cominciato questo libro con grandi aspettative... non perchè ne avessi su quest'opera in particolare (non l'avrei neanche presa in considerazione se non me l'avessero suggerita!), ma perchè sentivo il bisogno di qualcosa che mi scuotesse profondamente, che mi facesse riflettere. Bè... di certo non sono rimasta delusa! Anzi!
Temevo l'autore “filosofo”, temevo il titolo (sono già fin troppo “nauseata” di mio in questo periodo!!! :)), temevo l'assenza di trama... o piuttosto uno scorrere indifferenziato di pensieri di cui fosse difficile cogliere il senso profondo... Quanto mi sbagliavo!
Certamente non è un libro “facile” che si che possa comprendere pienamente ad una prima lettura (e neanche a una seconda, credo...), ma è molto più “unitario” di quanto credessi! Si può persino parlare di una lineare, progressiva (seppur complessa) presa di coscienza che si svolge pagina dopo pagina, per giungere a paragrafi di pura e sublime filosofia, senza che questa risulti minimamente ostica.

Antonio Roquentin comincia a scrivere perchè avverte che qualcosa, intorno a lui, o forse dentro di lui, sta cambiando... Le cose che lo circondano è come se prendessero vita e questo fatto lo sconvolge, fino a fargli identificare il suo nuovo stato come una “malattia”. La coscienza embrionale dell'esistenza viva delle cose (che fino a quel momento considerava del tutto inanimate) mette in crisi la sua stessa esistenza, rendendolo quasi incapace di vivere. Ecco quindi sorgere la Nausea, fin dalle primissime pagine. Non ne comprendiamo l'origine, ma è lì: la realtà acquista una sua consistenza fluttuante, e sembra schiacciarlo.

Ma, come dicevo all'inizio, la cosa che più mi ha sorpreso è la capacità straordinaria di Sartre nell'esprimere questo percorso passo dopo passo, di modo che -attraverso il pensiero tormentato ma limpido, lucido di Roquentin- si arriva a leggere pagine di pura filosofia come se fosse la cosa più naturale del mondo. Mai mi era capitato di veder svolgere in modo così chiaro la genesi di un pensiero filosofico (in questo caso l'esistenzialismo ateo, di cui Sartre è stato forse il maggior esponente) a partire da esperienze reali, fisiche, concrete.
In un excursus inarrestabile, Roquentin mette in crisi tutte le certezze su cui si fondava la sua vita di uomo “qualunque” (l'illusione di poter vivere delle “avventure”, il concetto di tempo e soprattutto di passato come qualcosa di esistente di per se stesso, il “Diritto” di esistere, persino le relazioni umane...). Una dopo l'altra queste certezze crollano e quello che resta è la cosa più incredibile di tutte, uno “squarcio”, un' “estasi orribile”, come la defisce lui stesso: la percezione fisica dell'esistenza. Del suo non poter non essere. Della sua completa gratuità, che quindi è anche negazione della sua necessità... Non c'è ragione al nostro esserci nel mondo: siamo di troppo. L'Assoluto coincide con l'Assurdo.
Ho trovato questa pagine davvero straordinarie....

Sembra che questa presa di coscienza in Roquentin determini lo spegnimento di qualsiasi desiderio, volontà, azione. Se non c'è senso al nostro esserci, allora non possiamo che “sopravviverci”. Una debole speranza sorge, per poi spegnersi tristemente, durante l'incontro con Anny: è incredibile come si possa giungere alla stessa consapevolezza, alla stessa rassegnazione a sopravviversi, pur essendo così profondamente diversi! Meravigliosa la descrizione delle “situazioni privilegiate” e dei “momenti perfetti”, così intimamente vicina a quella delle “avventure” che Roquentin aveva analizzato nelle prime pagine del suo diario...
Benchè il finale lasci intravvedere una debole speranza di “catarsi” attraverso la letteratura, il messaggio dell'autore resta comunque piuttosto cupo.

Bisogna però sottolineare che (come scrive Sartre stesso in un suo saggio quasi 40 anni dopo ) quest'opera rappresenta comunque una fase della sua vita e del suo pensiero, nella quale la teoria dell' “uomo solo” è talmente esasperata da far sì che un individuo non possa affermarsi che al di fuori e anzi in opposizione alla società (pensiamo anche al momento storico in cui è stata scritta, e cioè alla fine degli anni '30). È alla luce di questa posizione quasi anarchica (all'interno della quale si sviluppa un'accesa e inappellabile critica ai valori borghesi) che si deve dunque leggere l'estremo pessimismo di fondo che comunque, ripeto, lascia aperto uno spiraglio su una possibile salvezza.
La gratuità, la contingenza dell'esistenza, sono concetti che secondo me possono interpretati in modo estremamente positivo e fecondo, anche da noi lettori.
Bellissimo.
 
Ultima modifica:

Jessamine

Well-known member
Io credo (ma soprattutto spero) di aver sbagliato tutto leggendo questo libro.
Ma soprattutto spero di aver letto la cosa sbagliata nel momento sbagliato, perché non voglio credere che questo libro mi sia piaciuto così poco.
Non voglio nemmeno provare a recensirlo o a spiegare perché non mi sia piaciuto, perché voglio piuttosto lasciar passae un po' di tempo e provare a cominciarlo di nuovo.
Se devo essere sincera, in effetti, mi sono solo forzata a terminarlo, ma se ora ripenso a questo libro (che ho finito solo un paio di giorni fa, non sono certo passati mesi) ricordo solo un'immensa, terribile noia, una donna che scrive lettere con inchiostro verde e un uomo che legge tutti i libri di una biblioteca seguendo l'ordine alfabetico degli autori. E basta. Il nulla più totale.
Direi che Sartre merita molta più attenzione, per cui mi riservo di riprendere in mano questo libro in un futuro più tranquillo, sperando che semplicemente questo non fosse il momento adatto.
 

Carcarlo

Nave russa, vaffanculo!
Una pizza da tagliarsi le vene.
Se uno dopo tre anni a scribacchiare a Bouville si annoia al punto da schifare la vita a questo modo, entra in fabbrica e si fa mettere davanti a una pressa, si sposa,fa dei figli, si accolla un mutuo e... vedrai che gli passa.
Forse la colpa è mia che non tollero questi attenggiamenti davanti alla vita, boh!
Comunque, abbandonato il libro e l'autore senza ripensamenti.
 
Alto