Bergman, Ingmar - La fontana della vergine

fabiog

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Cast: Tore ( Max Von Sydow), Karin ( Brigitta Petterson), Mareta ( Brigitta Valberg), Ingeri ( Gunnel Lindblom),

Karin, figlia di Mastro Tore e di Mareta, deve recarsi al santuario più vicino per la rituale offerta di ceri votivi alla Madonna. Nel tragitto è accompagnata da Inger che nutre un forte rancore nei suoi confronti. A un certo punto Karin rimasta sola incontra tre pastori, due di questi la violentano e poi la uccidano, il terzo, un giovane ragazzetto, assiste impotente al tutto.
I tre colpevoli si rifugiano poi , inconsapevolmente, dal padre di Karin, qui scoperti vengono uccisi da Tore stesso.
Bergman con questo film torna al Medioevo, periodo già descritto nel Settimo Sigillo. E' un medioevo che ancora non si è depurato dai retaggi del paganesimo: odio, vendette, invocazioni malefiche convivono con la fede in Dio.
Questo aspetto lo notiamo fin dall'inizio con l'invocazione di Inger ad Odino, ma anche nel momento della vendetta di Tore dove si purifica per la vendetta pronto a compiere fustigandosi; la vendetta infatti non è peccato per il paganesimo.
Il film è ricco di simbolismi a partire dai tre pastori che incarnano il paganesimo a Karin che incarna la purezza. La natura stessa è descritta in maniera simbolica: calma e serena finchè Karin è nel bosco, ma improvvisamente alla sua morte diventa cupa e scura. In Tore si può poi facilmente rivelare lo stesso Bergman, i tormenti religiosi che lo circondano: Tore, dopo aver compiuto la sua vendetta, è oppresso dal senso di colpa, non capisce come Dio possa permettere la morte di una giovane, ma anche come abbia permesso la stessa vendetta che ha compiuto finchè si arrende alla semplice fede.
Un film che ancora una volta mi ha colpito e sconvolto, le scene la recitazione ti smuovono dentro e anche lo stesso senso di tormento è magistrale.
Il film vinse nel 1961 l'Oscar come miglior film straniero l'astro di Bergman era in piena ascesa
 
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