Curiol, Céline - Ultima chiamata

Nikki

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Per completezza anticipo l'opinione di Paul Auster alla mia:
"Non è semplicemente uno dei più bei romanzi che io abbia letto da molti anni a questa parte, ma è una delle opere di narrativa tra le più originali e le più brillanti scritte da un autore contemporaneo che io conosca. Il lettore si trova contemporaneamente dentro e fuori, immerso nella vita interiore del personaggio centrale e tuttavia pienamente consapevole del mondo che circonda questa donna nella sua deriva attraverso una Parigi contemporanea che è fin troppo reale, una città che pesa su di lei con tutta la forza di un sogno. Curiol ha un senso particolare così acuto, una tale esattezza nel rendere l'universo in cui è immerso il suo personaggio, che ci offre un'immagine luminosa della società francese, una nuova Francia, quella del secolo appena cominciato. Curiol ci attira nel suo libro con la maestria di un grande narratore e poche pagine bastano a darci una voglia disperata di sapere quel che accadrà alla sua eroina struggente e tormentata".

Il mio giudizio è meno entusiasta. Il romanzo narra le vicende interiori di una donna che vive in sostanziale solitudine, ai margini della società, da cui osserva con sguardo lucido, a tratti crudemente ironico, la fauna umana che sfila davanti a lei. La sua stessa professione riflette la sua posizione nel mondo: è annunciatrice alla stazione degli orari di partenza e arrivo dei treni. Osserva e dirige il mondo che corre, senza mai muoversi.
La protagonista da un lato si lascia travolgere dagli avvenimenti senza opporre la minima resistenza, incurante del pericolo e del buon senso, dall'altro è incapace di lasciarsi andare veramente, di condurre una 'regolare' vita affettiva, poiché un muro invalicabile sembra impedirle di amare e lasciarsi amare. Si scoprirà poi che la causa è un trauma adolescenziale, che l'ha vista oggetto di attenzioni sessuali di un suo pseudo-parente. Traumatizzata dall'evento, vive la sua fase adulta come un fantasma tra i vivi; si innamora di un uomo che non può avere, perché impegnato con una donna 'normale', sana, viva; con lui inizia però una sorta di relazione clandestina in bilico tra l'attrazione platonica e fisica, che culminerà nel progetto di una fuga temporanea, ma che si risolverà solo in un non-viaggio, al termine del quale lui confesserà che la sua fidanzata è incinta. Il peso della realtà porta la nostra eroina definitivamente alla pazzia.

La storia in sé non è particolarmente significativa, il trauma psicologico che giustifica la chiusura affettiva del personaggio è francamente banale e non necessario. La tecnica narrativa è volutamente dispersiva, eterea, come se si descrivesse un sogno.
Ho iniziato a leggere il libro in un momento di "debolezza" spirituale e ho creduto di vederci un po' del mio mondo, come in uno specchio. Terminato il periodo, ho continuato la lettura e mi è sembrato solo un racconto, lento, inconcludente, banale. Ho concluso che certe letture sono "bulimiche": si nutrono di loro stesse, non offrono nulla più che uno specchio dove il lettore può rimirare ciò che ha già dentro di sé. Ma non offrono risposte, soluzioni, non lasciano nulla che possa costituire elemento di ricchezza o di crescita. Sono inutili, falso nutrimento che il corpo richiede solo per incanalare le proprie perdite o assenza. Sarebbe più saggio ignorare simili letture e orientarsi verso il vero cibo, che nutre e sazia. O no?

Un assaggino: prima di essere portata via a forza dai colleghi, che la dichiarano pazza, la nostra si siede al microfono degli annunci dei treni e, anziché leggere gli orari prestampati, per la prima volta parla liberamente ai passeggeri (le parole che spero di non dovere mai sentire mentre aspetto impaziente la metropolitana...trenitalia no, non ho timore, so già che mi lascerà a piedi): "Signore e signori, ho il dispiacere di annunciarvi che tutte le partenze sono annullate. Non circola più nessun treno. Non serve guardare il vostro vicino, non ne è responsabile. Sono io che ho preso questa decisione per ragioni personali. I dettagli sarebbero davvero troppo lunghi da spiegare. Vi propongo dunque due cose che sono, secondo me, nel vostro interesse: sia tornare a casa vostra sia restare con me, in questo atrio austero. Perché, ve lo dico io, all'altro capo di queste rotaie non troverete niente. Ci sono andata, ne ritorno ora e credetemi, so di cosa parlo. Niente altro che voi stessi, come qui d'altronde. Allora, tanto vale risparmiarsi e restare qui. E se posso permettermi un consiglio: cercate di rivolgervi la parola. Questo non cambia molto, ma potrà forse darvi conforto".
 
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