Follett, Ken - Le gazze ladre

Come ogni libro di Ken Follett, vi posto il quarto di copertina! :D

Reims, maggio 1944: un gruppo di partigiani francesi tenta l'assalto al castello di Sainte-Cécile, centro nevralgico dell'occupazione tedesca, ma lo spietato maggiore Dieter Frank riesce a respingere l'attacco. Tra gli assalitori vi è una donna dal fisico minuto e sensuale, dotata di incredibile determinazione e audacia: il suo nome è Flick Cairet, agente segreto britannico, ma tutti la conoscono come "la Pantera". SarÃ* proprio lei, al comando di una squadra tutta al femminile, a portare a termine la missione fallita in precedenza. Inizia così tra Flick e Dieter un duello a distanza senza esclusione di colpi, fino allo scontro definitivo. Ispirandosi a un fatto realmente accaduto, Follett costruisce un romanzo ricco di azione, suspense e romanticismo, sullo sfondo storico, mirabilmente evocato, della Francia occupata.

Ennesima spy-story alla Follett, con un'altra espressione della donna "alla Follett": Flick è infatti una donna forte e decisa, come quelle che piacciono a Follett, che nel nuovo romanzo ne propone un'altra. Non bello come gli altri, ma comunque da leggere.
 
Ultima modifica di un moderatore:
non so se è prematuro, dato che di Follett ho letto solo due libri, ma io lo dico!! LO ADORO!!Incredibile come mi catturi dalla prima pagina, ma che dico prima pagina, dalla prima riga.
Ho divorato questo libro, perchè la tensione e il coinvolgimento sono all'apice, ci sono, infatti, gli ingredienti che io cerco in un libro, suspense e emozioni che ti fanno sembrare di essere tu il protagonista. Davvero bello!!
 

Nefertari

Active member
Ho letto questo libro qualche anno fa e ricordo di averlo adorato dalla prima all'ultima pagina. Coinvolgente e scorrevole, mi è piaciuto moltissimo!!!
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Come tutti i romanzi che trattano di guerra, “Le gazze ladre” ha un notevole spessore e approcciarvisi è molto difficile. Non per particolari difficoltà strettamente legate alla lettura, che è sempre molto fluida nonostante il tema, ma proprio per tutte le conseguenze che la guerra si porta dietro. È un romanzo prevalentemente d’azione, e conviene mettersi in testa fin dall’inizio che non è bene affezionarsi troppo ai vari personaggi che ruotano attorno alla protagonista, perché non sempre avranno un lieto fine. La guerra è brutale, e sia Alleati che tedeschi non hanno molto tempo per rimpiangere una vita finita: spesso uccidere un avversario è l’unico modo per salvarsi la pelle, dura lezione che siamo costretti a imparare parecchio presto. In guerra non c’è spazio per piagnistei e divertimenti, Follett lo mette bene in evidenza, quello che conta è soltanto essere pronti ad agire in qualsiasi tipo di circostanza.
È molto forte anche la componente più prettamente strategica: ciò che fa salire l’ansia più dei combattimenti in sé (che anzi sono spesso molto frettolosi) è il continuo prevedere le mosse degli avversari, cercare di anticiparli in astuzia e risultare ad ogni costo più furbi di loro; è stremante la costante consapevolezza di essere in pericolo che accompagna i protagonisti fino alla fine.
Flick è un’esperta combattente che non si fa molti scrupoli, così determinata a raggiungere il suo obiettivo da mettere in gravissimo pericolo cinque donne che in altre circostanze non avrebbe mai ingaggiato. Il tempo per addestrarle è poco, la paura tanta e l’avversario, il maggiore Dieter Frank, molto furbo. Alla fine l’obiettivo sarà raggiunto, ma le perdite saranno troppe e faranno male. Personalmente, per una in particolare sono molto dispiaciuta, ma è stato soddisfacente vederla lottare con coraggio e ottenere la sua vendetta alla faccia dei Nazisti.
Devo confessarlo, ho apprezzato molto l’antagonista e mi ha rattristito tantissimo la fine che ha fatto, avrei a questo punto preferito la soluzione più drastica. È un personaggio particolare: fa il suo lavoro fin troppo bene, in poche parole li frega tutti, ma ha anche dei sentimenti che portano chi legge a non vederlo in modo totalmente negativo, anche se non va assolutamente giustificato, anche perché non ci sono dubbi riguardo a chi vada la sua fedeltà. È talmente bravo che considero la vittoria degli Alleati quasi un colpo di fortuna, sarebbe stato più che credibile se le cose per loro si fossero messe male: è innegabile che il coltello dalla parte del manico l’abbia avuto Dieter per quasi tutto il tempo.
 
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