Vargas Llosa, Mario - Avventure della ragazza cattiva

elesupertramp

Active member
Ricardo conosce la "ragazza cattiva" da adolescente, a Lima, e per trent'anni la rincorre in lungo e in largo per il mondo, colpito da un amore folle e sconsiderato. Lei ama nascondersi sotto false identità, è sempre in fuga da qualcosa, irretita da ideali politici, alla ricerca di libertà, ma anche di patrimoni da depredare. La rincontra a Parigi, dove lei è di passaggio, guerrigliera della MIR destinata all'addestramento a Cuba: sull'isola seduce un capo castrista, poi un diplomatico francese che la riporta con sé in Europa. Seduce poi un benestante inglese, per poi finire con un mafioso giapponese, che la devasta nel morale e nel fisico con ripetute, terribili violenze sessuali. Ogni volta Ricardo è lì a proteggerla. E ogni volta lei riprende la sua via di fuga.

Una storia d'amore bellissima e appassionata, sullo sfondo delle vicende storiche dagli anni 60 agli anni ottanta, passando per le organizzazioni sudamericane (come la MIR) in sostegno della rivoluzione cubana, al 68 parigino fino alla mafia giapponese negli anni 80.
Ma è soprattuto la storia d'amore senza riserve del protagonista per l'affascinate e mistoriosa "nina mala" che mi ha fatto letteralmente adorare questo romanzo che posso definire, senza tema di smentite, di alta letteratura.
Consigliatissimo: voto 5/5
 

pigreco

Mathematician Member
Ho terminato il 2011 finendo le pagine di questo meraviglioso romanzo. Una lettura scorrevole in cui ci si può immergere nelle meraviglie del Perù, di Parigi, di Londra, di Madrid... Oltre alle splendide cartoline di questi luoghi il lettore si trova completamente coinvolto nella storia d'amore tra il protagonista e la "nina mala" la quale, nonostante i suoi comportamenti, non la si può non amare. Le ultime pagine sono poi sublimi. Primo libro che leggo di Vargas Llosa, sicuramente invogliato e condizionato dal recente premio Nobel. Senza dubbio non sarà l'ultimo e credo che a breve mi procurerò "Zia Julia e lo scribacchino". Consigliatissimo!!!
 

velvet

Well-known member
Ho terminato il 2011 finendo le pagine di questo meraviglioso romanzo. Una lettura scorrevole in cui ci si può immergere nelle meraviglie del Perù, di Parigi, di Londra, di Madrid... Oltre alle splendide cartoline di questi luoghi il lettore si trova completamente coinvolto nella storia d'amore tra il protagonista e la "nina mala" la quale, nonostante i suoi comportamenti, non la si può non amare. Le ultime pagine sono poi sublimi. Primo libro che leggo di Vargas Llosa, sicuramente invogliato e condizionato dal recente premio Nobel. Senza dubbio non sarà l'ultimo e credo che a breve mi procurerò "Zia Julia e lo scribacchino". Consigliatissimo!!!

Hai già terminato il 2011??!!? Ma sei avanti..!!.. :paura::mrgreen:

Quoto tutto! Anche per me è il stato ilprimo di questo autore, anche io l'ho adorato, e anch'io ne voglio leggere altri.
La scrittura è piacevolissima, intensa ma non pesante, la storia d'amore è bellissima, 'estrema' ed eccessiva come la protagonista femminile. Ma non è tutto, vengono presentati luoghi e personaggi tutti caratterizzati perfettamente e profondamente, che ti trascinano nella storia come se la stessi vivendo...
Quando l'ho finito mi è davvero dispiaciuto! Voto 5/5
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Anche per me è il primo approccio con l'autore, pare sia il libro più semplice tra i suoi, infatti è lineare, scorrevole ma non solo...Vargas Llosa scrive come solo i sudamericani sanno fare, ti trascina nel suo mondo e racconta benissimo le vicende storiche soprattutto, in questo caso, peruviane e descrive in maniera vivace e colorita la vita nelle varie città europee, a ciascuna delle quali, dopo Lima, è dedicato, più o meno, un capitolo (Parigi, Londra, Madrid...). Le città sono le stesse in cui lo scrittore ha vissuto, peraltro il libro ha un forte sapore autobiografico ma non so se sia solo una mia sensazione, in ogni caso durante la lettura mi sono chiesta più volte se la "nina mala" sia in qualche modo realmente esistita e se il carattere del "nino bueno" sia simile a quello dello scrittore. Dapprincipio mi sono innervosita per lo "zerbinaggio" di Ricardo, poi mi sono affezionata a entrambi; la nina mala l'avrei strozzata diverse volte ma alla fine risulta pure simpatica, in un certo senso intenerisce anche lei, la si accetta così come è. Una storia d'amore senz'altro romanzata, ma con una base realistica, sebbene non credo siano molte le persone che rimangono innamorate a vita della stessa persona, anche durante gli anni di lontananza. Però sono molte le coppie in cui il rapporto è sbilanciato e uno dei due è più debole, pur riconoscendo i difetti dell'altro; qui il protagonista li riconosce in pieno ed è disposto ad accettarli. Bello e "soddisfacente", molto gradevole da leggere, ricco, a tratti drammatico. Lo consiglio e approfondirò la conoscenza dell'autore.
 

Grantenca

Well-known member
Penso che se uno ha letto qualche precedente romanzo di questo scrittore (giustamente) premio nobel (segnalo tra gli altri "la festa del caprone" "il Paradiso è altrove" "la zia Julia e lo scribacchino") non possa apprezzare più di tanto questo libro che, a mio avviso, sembra un po' un rifacimento di se stesso.
 

Meri

Viôt di viodi
Che dire? Bello, avvincente, commovente, rabbrividente e a tratti divertente. Il più bello di Vargas tra quelli letti.
 

Ursula

Member
Che bello! Un libro spietatamente romantico, gli ultimi capitoli si leggono alla velocita della luce e pieno della passione sudamericana per la vita... si aggiunge all'elenco di quelle storie emozionanti che mi piace cullare come un bel ricordo
 

gamine2612

Together for ever
:wink:piaciuto molto, volevo non arrivare mai alla conclusione.
Una storia d'amore leggermente irreale, a tratti dolce e cruda ; in uno uno sfondo temporale realissimo.
Primo approccio con lo scrittore e non mi fermerò qui.
 

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Di questo autore avevo già letto La zia Julia e lo scribacchino, Il Paradiso è altrove, Il sogno del celta e alcuni racconti.

Mi piace il suo stile, sa essere divertente e drammatico insieme, e racconta sempre molto intensamente le sue storie.

In questo caso però avevo frainteso, credevo che si parlasse di più della Rivoluzione invece la ragazza del titolo non è interessata affatto ad essa, i suoi interessi sono altri. Però la storia d'amore tra i protagonisti (soprattutto da parte di lui) è narrata in modo profondo e tiene incollati alle pagine perché comprende anche tanti altri personaggi interessanti che rendono ancor più movimentate le vicende.
Il protagonista, il nino bueno, incontra diversi amici con cui istaura sempre un rapporto profondo, infatti a me è piaciuto di più leggere di queste amicizie che la storia (per me troppo morbosa e torbida) della nina mala.
 

velmez

Active member
carino, scorrevole, tiene alta l'attenzione, ma alla fine mi sembra lasci poco...
sono confusa ho letto 3 libri dell'autore (la città e i cani, il viaggiatore ambulante, avventure della ragazza cattiva) e non ho trovato il men che minimo legame tra l'uno e l'altro... cambia il linguaggio, lo stile, l'approccio... :?
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
A dire il vero non ho voglia di spendere molte parole per descrivere questo libro… il che è strano, visto che di solito mi piace parlare delle mie letture, sia gradevoli che spiacevoli.
La verità è che questo libro non mi ha lasciato assolutamente nulla, né sensazioni positive, né negative… solo un senso di indifferenza.
E’ la storia di Ricardo e della “ragazza cattiva”: si conoscono da adolescenti a Miraflores, il quartiere di Lima dove Ricardo vive, e da allora comincia per entrambi una serie infinita di traversie che li portano sempre ad incontrarsi. Ricardo è innamorato della “ragazza cattiva” e lo sarà per tutta la vita, mentre lei ama il potere, la ricchezza e non si fa alcuno scrupolo a trattare le persone come ponti verso il suo benessere e la sua sicurezza. Ogni volta che ha dei problemi o ha bisogno di qualcosa, però, cerca sempre Ricardo, l’amico-innamorato, il cane fedele pronto a riaccoglierla fra le sue braccia. Tutta la storia si svolge tra il Perù sconquassato dalla rivoluzione e la Parigi opulenta, simbolo del bel mondo e del bel vivere.
Cosa non mi è piaciuto? La trama troppo inverosimile e banale, i personaggi troppo estremi: lui l’eterno inguaribile romantico capace di tenerezze infinite e scoppi di disperazione ai limiti della follia; lei eccessivamente “libera”, spregiudicata e camaleontica.
Cosa mi è piaciuto? Il fatto che sia una storia senza pretese che si lascia leggere senza impegno e soprattutto che lascia il tempo che trova. Ecco perché non lo consiglio, ma nemmeno lo sconsiglio… direi che è la classica lettura da ombrellone, o il libro per ammazzare il tempo se proprio non avete altro da leggere!
 
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Jessamine

Well-known member
“Si poteva chiamare storia d'amore questa pagliacciata di trent'anni e più, Ricardito?”
Ecco, per buona parte del romanzo non ho fatto altro che rivolgermi io stessa questa domanda. E solo alla fine ho capito che stavo sbagliando del tutto approccio, perché alla fine la risposta a questa domanda (che, tra l'altro, per me è un grosso “no”) conta solo molto relativamente. Conta relativamente per il fluire della storia, e conta relativamente per me, che di questo libro ho apprezzato molto tutto ciò che faceva da contorno alla relazione tra Ricardo e la nina mala , e non tanto la relazione in sé.
“Le avventure della ragazza cattiva” racconta la storia di Ricardo, un giovane peruviano che, da ragazzino, si invaghisce perdutamente della vivace e sfrontata Lily, una cilenita che sembra voler giocare con lui tenendolo sulle spine, comportandosi con lui come una fidanzata ma senza mai cedere e accettare le sue dichiarazioni d'amore.
Ricardo poi, seguendo un sogno molto idealizzato e poco concreto, lascia il suo Perù per trasferirsi a Parigi, la città che fin da bambino popola i suoi sogni con un'aura magica da Terra Promessa.
La nina mala farà presto ritorno nella vita di Ricardo, ogni volta in panni diversi, con nomi e maschere diverse, e ogni volta Ricardo, che più che un nino bueno io nella mia testa chiamavo il nino zerbino , casca con tutte le scarpe alle prime moine di questa donna. Inizialmente ero anche affascinata da questa relazione turbolenta e folle, fatta di passioni tremende e totalizzanti, sconvolgenti, perché credevo che ci fosse altro dietro il comportamento della nina mala . Credevo che si stesse andando verso la risoluzione di un mistero, credevo che il suo comportamento celasse dei sentimenti che sarebbero prima o poi esplosi, e invece no, tutto quello che Vargas Llosa ha fatto esplodere è stato un fuoco d'artificio di avvenimenti sempre più assurdi e poco credibili, che ad un certo punto mi hanno proprio lasciata a leggere con un sopracciglio inarcato.
Per carità, non è che lo abbia terminato controvoglia o senza interesse, perché la prosa di Vargas Llosa è decisamente magnetica e scoppiettante, però non mi importava più scoprire che cosa avesse in serbo la nina mala nel capitolo successivo, perché sapevo che sarebbe stata solo l'ennesima esagerazione priva del minimo realismo.
All'inizio, ammetto di aver provato molta tenerezza per Ricardo, inguaribilmente innamorato di una donna sfuggente e inafferrabile come l'acqua, e per un po' ho fatto il tifo per lui. Ma poi, e dai e dai, l'empatia si è trasformata solo in compassione e pietà, per trasformarsi alla fine in irritazione: fino a dove si può spingere l'ossessione e la muta subordinazione nei confronti di una persona che ha dimostrato in tutti i modi di non essere interessata ad una vera relazione? E che caspita, ad un certo punto la perseveranza di Ricardo a farsi spremere il cuore come un limone rinsecchito è diventata davvero irritante.
Oltretutto, se la prosa di Vargas Llosa è sempre stata coinvolgente ed estremamente vivida nel descrivere le città, le atmosfere e il clima del Perù, di Parigi, di Londra, di Tokyo e di Madrid, ad un certo punto mi sono ritrovata ad interessarmi solamente delle digressioni storiche o riguardanti la vita di tutti i giorni di Ricardo, al punto che mi ritrovavo a sperare che la nina mala evitasse di ricomparire a rompere le scatole e a sviare l'attenzione da un racconto che stava iniziando a farsi interessante. Soprattutto perché ad un certo punto il meccanismo è diventato estremamente prevedibile e noioso: Ricardo ci presenta una nuova città e degli amici dalle personalità interessantissime, il lettore comincia a credere di aver trovato qualcosa di bello da leggere, la nina mala arriva con una nuova posizione sociale, fa perdere un po' di bava al povero Ricardo che si trasforma in un essere non senziente, se ne va e lascia Ricardito a raccogliere i pezzi della sua vita.
Va bene una volta, va bene la seconda, ma poi, capito il trucco, il gioco diventa noioso.
Comunque, ho trovato la nina mala un personaggio estremamente affascinante, e probabilmente se Vargas Llosa avesse affidato la voce narrante a lei avrei amato decisamente di più questo romanzo: ho sofferto con lei, l'ho odiata, ho provato una tenerezza infinita per le sue bugie che le sono crollate addosso come un castello di carte, e credo che, alla fine, se in questo romanzo qualcuno ha amato davvero, quel qualcuno sia stata lei. Non Ricardo, che si è crogiolato nella sua ossessione e nell'autocompiacimento, senza mai fare davvero un passo, a livello umano, per cercare di comprendere davvero chi fosse la cilenita di Miraflores, ma questa donnina minuta che, al netto di tutta la sua crudeltà e le sue scelte a dir poco discutibili, si è rivelata di un'umanità e di una fragilità che sono impossibili da condannare.
Insomma, mi sono piaciuti molto lo stile e la cornice narrativa di questo romanzo, ma la storia in sé mi ha un po' delusa. Non avevo mai letto niente di Vargas Llosa, ma sicuramente cercherò di procurarmi qualche altro suo romanzo, perché sono convinta che potrei apprezzarlo molto, se solo trovassi un racconto più nelle mie corde.
 

qweedy

Well-known member
Bellissima recensione, Jessamine, concordo perfettamente. L'ho apprezzato, ma non pienamente.
Di Vargas Llosa ti consiglio "Pantaleòn e le visitatrici", a me è piaciuto molto di più.
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Questo libro è stato insieme una conferma e una sorpresa, anche se a lettura ultimata posso dire che sono state più le cose che non mi hanno convinto che non il contrario. La conferma è stata proprio questa: le calde atmosfere sudamericane (nonostante la vicenda sia ambientata perlopiù in Europa) evidentemente non fanno per me, a eccezione del realismo magico e magnetico dei grande Garcìa Marquez. Il coinvolgimento dei sensi, il colore e il calore, la passionalità che caratterizzano tanta parte della letteratura latinoamericana mi prendono meno, ad esempio, dei cupi tormenti e degli intellettualismi al limite della paranoia di tanta parte della letteratura mitteleuropea (non amo le generalizzazioni, ma è un fatto).

Quello che mi ha sorpreso di questo libro, che all’inizio mi ha divertito con i leit motiv del “niňo bueno” e della “niňa mala” (secondo me intraducibili in italiano nonostante la semplicità dei termini, basti vedere il magro effetto del titolo tradotto rispetto all’originale), delle “huachaferìas” (‘romanticherie’) che la “ragazza cattiva” pretende da quel “pichurichi” (suppongo niente di più niente di meno che ‘babbeo’) del protagonista, e che concluso il quarto episodio iniziava ad apparirmi un po’ troppo prevedibile e ripetitivo (farsi fregare per la quinta volta è un po’ troppo anche per un pichurichi come Ricardito!), è che a un certo punto il tono cambia. Con il ritorno della niňa mala dal Giappone, si interrompe il susseguirsi finora ininterrotto di avventure/disavventure la cui maggiore “gravità” consiste nel chiedersi se il povero Ricardito ci ricascherà ancora, e ci si concentra sul dramma di questa donna che per sfuggire alla povertà, all’insuccesso, ma soprattutto alla condanna di “non essere nessuno” , ha messo in pericolo la propria vita, dal punto di vista fisico e psicologico. Insomma, l’atmosfera diventa meno giocosa, si entra in profondità, ci si interroga sul perché e si inizia a sperare in una “redenzione d’amore”. Però... non funziona.
Non so esattamente cosa sia, ma qualcosa non funziona. Forse il cambio di registro, forse questa oscillazione fra l’ossessione erotica e il dramma di una fanciulla incapace di amare se stessa... mi sono sentita come se, nel dubbio di dover seguire l’una o l’altra strada, non sapessi più come pormi davanti a questo libro, se con leggerezza o con profondità. Ecco allora che, rispetto a quanto mi aspettavo, questo romanzo mi ha sorpreso: non voglio infatti negare che, soprattutto dal Giappone in poi, la storia mi ha comunque preso e mi sono lasciata coinvolgere. E anche la prima parte l’ho trovata comunque interessante, con la possibilità che offre a le lettore di immergersi di volta in volta nella realtà dei movimenti rivoluzionari a sostegno di Cuba, nel ’68 europeo e parigino, nell’epoca degli hippy gravitanti intorno alla Londra degli anni ’70... In tutti questi casi forse la cornice della vicenda è più affascinante della vicenda stessa.
Solo che, ripeto, l’impressione è che i due approcci, uno più “leggero” e l’altro più “profondo”, non siano riusciti a fondersi del tutto e la piega finale (dal ritorno di Ricardo in Peru, fino alla conclusione) l’ho trovata decisamente forzata (non aggiungo altro per evitare spoiler).
Secondo romanzo che leggo di questo autore premio Nobel e, ahimè, anche in questo caso non mi ha convinto. O forse, ripeto, è proprio il genere che non fa per me.
 
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