Haneke, Michael - Il nastro bianco

El_tipo

Surrealistic member
la palma d'oro di cannes è un po come la finale dei mondiali, il festival di san remo, miss italia insomma qualcosa da vedere assolutamente, che può piacere o non piacere, ma che in ogni caso fa discutere.
E questa volta il film di Haneke fa discutere e come se fa discutere. A partire dalla scelta del bianco e nero, che tende a dare una certa solennità, come il bianco e nero spesso fa, ma solo nelle circostanze adeguate, alle vicende di un paesino della germania del 1913. Il contesto storico è di certo importante, ma non la fa da padrone. I protagonisti sono i personaggi, numerosi e complessi, dal barone al medico, dall'agricoltore alla levatrice e soprattutto i bambini, larve della generazione tedesca che solo qualche decennio più avanti darà vita al nazismo.
E forse Haneke ci ha voluto dire che proprio da realtà come questa si sviluppa il seme della violenza del terzo reich? con una serie di eventi drammatici e inspiegabili, di cui potrebbero essere responsabili proprio i bambini, emblema dell'innocenza. Bambini cresciuti in una società autoritaria, soffocante, dall'educazione nelle case a quella nelle scuole, in chiesa, lì dove non ci sono spiragli di luce, nemmeno per l'amore, che deve essere negoziato, scambiato, trascurato.
Io ho vissuto questo film come una esperienza proprio sull'autoritarismo, sulla violenza.
E sono rimasto di stucco, come un bambino, a bocca aperta.

voto 5/5
 

MCF

New member
Il Nastro Bianco

Andrò sicuramente a vederlo. Mi sono sempre chiesta che cosa ha scatenato il nazismo; mio padre diceva che i tedeschi sono soldati e ubbidiscono agli ordini senza farsi domande. Io ero già rimasta colpita da un altro film, "L'onda", che dimostrava come qualsiasi ideologia che raggruppi la gente sulla base di certi criteri diventi pericolosa; e faceva un esplicito riferimento al nazismo. Ciao.


la palma d'oro di cannes è un po come la finale dei mondiali, il festival di san remo, miss italia insomma qualcosa da vedere assolutamente, che può piacere o non piacere, ma che in ogni caso fa discutere.
E questa volta il film di Haneke fa discutere e come se fa discutere. A partire dalla scelta del bianco e nero, che tende a dare una certa solennità, come il bianco e nero spesso fa, ma solo nelle circostanze adeguate, alle vicende di un paesino della germania del 1913. Il contesto storico è di certo importante, ma non la fa da padrone. I protagonisti sono i personaggi, numerosi e complessi, dal barone al medico, dall'agricoltore alla levatrice e soprattutto i bambini, larve della generazione tedesca che solo qualche decennio più avanti darà vita al nazismo.
E forse Haneke ci ha voluto dire che proprio da realtà come questa si sviluppa il seme della violenza del terzo reich? con una serie di eventi drammatici e inspiegabili, di cui potrebbero essere responsabili proprio i bambini, emblema dell'innocenza. Bambini cresciuti in una società autoritaria, soffocante, dall'educazione nelle case a quella nelle scuole, in chiesa, lì dove non ci sono spiragli di luce, nemmeno per l'amore, che deve essere negoziato, scambiato, trascurato.
Io ho vissuto questo film come una esperienza proprio sull'autoritarismo, sulla violenza.
E sono rimasto di stucco, come un bambino, a bocca aperta.

voto 5/5
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Un film livido, freddo, stilisticamente impeccabile, che racconta le origni del male, perfetto nel suo distacco, tiene inchiodati per più di due ore, facendo spesso male emotivamente, ma non ti lascia knock out, perchè proprio la freddezza estetica della narrazione ti permette di riflettere.
 

robertoansioso

New member
Non ho visto questo film ma non capisco come, anche perchè questi film stranieri che senso ha guardarli quando in italia abbiamo registi importanti come Moccia che stanno facendo esperienza, hanno bisogno di sostegno. E noi? Guardiamo questi film stranieri che parlano di cose che non si capiscono e diciamo belli solo perchè vogliamo fare i sofisticati.
 

darida

Well-known member
Non ho visto questo film ma non capisco come, anche perchè questi film stranieri che senso ha guardarli quando in italia abbiamo registi importanti come Moccia che stanno facendo esperienza, hanno bisogno di sostegno. E noi? Guardiamo questi film stranieri che parlano di cose che non si capiscono e diciamo belli solo perchè vogliamo fare i sofisticati.

Gia' un commento che inizia con: "Non ho visto..." e' tutto un programma, poi caro robertoansionso, comincia a venire l'ansia a leggere i tuoi commenti, non vorrei ti si fosse incantato il disco :mrgreen: O e' tutta una burletta e sono io a non capire?...Perche' io tanto sofisticata non sarei :)
 

MCF

New member
a Darida

Dopo aver letto questa bellissima recensione, andrò sicuramente a vederlo. Ciao.
la palma d'oro di cannes è un po come la finale dei mondiali, il festival di san remo, miss italia insomma qualcosa da vedere assolutamente, che può piacere o non piacere, ma che in ogni caso fa discutere.
E questa volta il film di Haneke fa discutere e come se fa discutere. A partire dalla scelta del bianco e nero, che tende a dare una certa solennità, come il bianco e nero spesso fa, ma solo nelle circostanze adeguate, alle vicende di un paesino della germania del 1913. Il contesto storico è di certo importante, ma non la fa da padrone. I protagonisti sono i personaggi, numerosi e complessi, dal barone al medico, dall'agricoltore alla levatrice e soprattutto i bambini, larve della generazione tedesca che solo qualche decennio più avanti darà vita al nazismo.
E forse Haneke ci ha voluto dire che proprio da realtà come questa si sviluppa il seme della violenza del terzo reich? con una serie di eventi drammatici e inspiegabili, di cui potrebbero essere responsabili proprio i bambini, emblema dell'innocenza. Bambini cresciuti in una società autoritaria, soffocante, dall'educazione nelle case a quella nelle scuole, in chiesa, lì dove non ci sono spiragli di luce, nemmeno per l'amore, che deve essere negoziato, scambiato, trascurato.
Io ho vissuto questo film come una esperienza proprio sull'autoritarismo, sulla violenza.
E sono rimasto di stucco, come un bambino, a bocca aperta.

voto 5/5
 

Apart

New member
Stupendo, mi ha lasciato senza parole.

Haneke si avventura in un'impresa difficile: offrire una chiave di lettura riguardo le origini della gioventù nazista. Lo fa partendo dal raccontare le vicende, i personaggi di un microcosmo, un villaggio della Germania del 1913. Alla base di quella che dovrà diventare la futura società nazista sta una mentalità bruta, violenta, insensibile, omertosa, autoritaria (paternale e teistica), che opprime le manifestazioni libere e creative e che educa facendo leva sui sensi di colpa e utilizzando punizioni corporee, una società dove ciò che conta è il ruolo più che l'individuo. I primi destinatari su cui agisce questa mentalità sono i figli dei genitori. Trattati ingiustamente, repressi continuamente, per loro non c'è possibilità di ribellione: gli adulti non sanno ascoltarli e nell'educarli fanno costantemente leva sul senso di colpa.
Il comportamento così degli adulti pone le basi per la maturazione di una generazione omertosa, violenta e remissiva, capace di fare gruppo, di compattarsi, dunque solida, e capace di tendere ad un obiettivo.
E' un film agghiacciante perchè gli sguardi degli adolescenti, i loro atteggiamenti fanno intuire omertà, insensibilità, rabbia repressa e cattiveria. Ma soprattutto fanno intuire quello che sarà il futuro. Alla fine Haneke non ci svela il colpevole della caduta del dottore, dell'incendio della fabbrica, del pestaggio dei due bambini. Ma si può intuire. Poco importa comunque. Al regista interessa mantenere la tensione alta fino alla fine e svelarci una forma mentale aberrante, avviata a consolidarsi. Film bellissimo quanto agghiacciante.
In questo sistema così violento qualcuno si differenzia. Ci sono anche esistenze buone e genuine come quella del maestro e della ragazza di cui si innamora e le loro manifestazioni dolci e intime sono così belle perchè rare.
Haneke non mostra la violenza, la macchina da presa si ferma fuori dalla porta o dietro un muro, o compare ad evento già avvenuto. La scelta di non rendere tutto esplicito caratterizza tutto il film.
Bella l'idea di usare il bianco e nero. Ciò rende il film storico, una sorta di documentario. Inoltre la forza del bianco e nero sta nella sua capacità di sintetizzare, di ridurre, quasi di rivelare i principi, le basi, i significati.
 
Alto