Stout, Rex - Alta cucina

Lucripeta

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Chi conosce i romanzi del ciclo di Nero Wolfe sa sicuramente che l'ultima cosa al mondo che passa nella mente del grosso investigatore newyorkese è lasciare la sua casa di arenaria rossa, con tutte le comodità annesse, per dirigersi in qualsivoglia località.
Se mai lo fa è sempre un'occasione eccezionale che non riguarda assolutamente mai il lavoro.

Il libro racconta una di queste occasioni.
Infatti il signor Wolfe si ritrova ad essere invitato come ospite speciale alle terme Kanawa in occasione della riunione dei quindici maitre di alta cucina, un'occasione che si ripete solo ogni tot anni nella quali i maestri esibiscono tutta la loro maestria e alle quali per un estraneo partecipare è pressocche impossibile.
Purtroppo l'omicidio, come d'altronde sempre succede in queste situazioni, segue dappresso il povero Wolfe che si ritroverà, sempre aiutato dall'insostituibile Archie, voce narrante del libro, ad investigare su l'omicidio di uno dei maestri ed addirittura si attenterà alla sua stessa vita...



Personalmente penso che questo sia in assoluto uno dei migliori gialli che abbia letto e per il momento è quello che mi è piaciuto di più di Stout (insieme a Return to the black mountain).
La storia è di per se scorrevole e molto simpatica e il finale è abbastanza a sorpresa.
Il vero punto di forza è naturalmente la narrazione di Archie che non si limita a riportare punto per punto ciò che accade ma...
Bè, consiglio veramente di leggerlo.
 

risus

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Primo giallo che leggo con protagonista l'investigatore Nero Wolfe... una bella scoperta...:wink:
La prima cosa che balza agli occhi conoscendo questo personaggio è che risolve i suoi casi "da fermo",
rimanendo quasi per tutto il tempo seduto comodamente in poltrona a bere birra e facendo girare solo il cervello,
demandando il lavoro "pratico" al suo aiutante, Archie Goodwin.:mrgreen:
Originale e suggestivo il modo di presentare la storia, raccontataci proprio da Mr Goodwin, che si rivela un gran mattacchione:mrgreen::mrgreen:
Buone anche le atmosfere che si respirano, gli aromi e gli odori che le pagine sprigionano raccontandoci di cucina
d'alta scuola, e non solo francese o italiana... addirittura americana:mrgreen:
Unica pecca è per me la staticità della storia... non del protagonista, che ci sta tutta e caratterizza Nero Wolfe,
ma del racconto in sè... pochi fatti, pochi colpi di scena, nessun incalzare di episodi o personaggi... tutto è abbastanza lineare,
e per la mia idea di "giallo" non è il massimo, manca lo stimolo al lettore ad immedesimarsi nell'investigatore, mancano gli elementi per azzardare un'ipotesi, provare ad indovinare chi è il colpevole... tutto viene spiegato e risolto nelle ultime 20 pagine senza grandi trambusti nelle precedenti 200...:?
Insomma, non superlativo come giallo ma scritto bene, a tratti anche divertente...
peccato manchi un ultimo accenno (quello fondamentale!!!!!:mrgreen:) sulle "salsicce mezzanotte"...:sbav::sbav:
:wink:
 

ayla

+Dreamer+ Member
E' già il mio secondo incontro con Stout e credo di poter dire, con discreta sicurezza, di aver preso un'innocua cotta letteraria per il signor Goodwin, lo adoro!:mrgreen:
Dettaglio a parte, la lettura è divertente, ironica e con dei botta e risposta tra Wolfe e Archie veramente spassosi. Come è stato rilevato, manca un vero colpo di scena e un pò di sano movimento, però la storia si legge con piacere.
 

maurizio mos

New member
Nero Wolfe fu creato da Rex Stout a cavallo della seconda guerra mondiale proprio in contrapposizione ai "movimentati" racconti Hard boiled. Per questo inventò il quarto di tonnellata del sedentario investigatore affiancandogli nel ruolo di narratore scanzonato e ironico Archie e attribuendogli hobby - le orchidee, la cucina - inammissibili per Marlowe & C.

Per la verità Stout aveva già provato a scrivere qualcosa di un po' più "vivo" con Alphabeth Ics ma si vedeva che non era tagliato...

Molto spesso Nero Wolfe come Philo Vance o i più moderni polizieschi (McBain, Mac Donald ecc) deve fare i conti con la strana convinzione che i "gialli" siano una specie di sfida tra lettore e autore a chi scopre prima il colpevole.
Deleteria abitudine nata per colpa di certi autori dei primi del "900, quando tali racconti erano considerati simili alla Settimana Enigmistica dai lettori, media e alta borghesia, gente "bene" insomma, che naturalmente nulla avevano a che spartire con la Polizia (orrore, gentucola volgare!) e con i delitti, anzi gli "scandali" ma godevano a leggerne storie "tranquillizzanti", tanto irreali quanto tali fatti erano (dovevano essere) estranei al loro mondo. E non seri racconti di fatti della vita, visto che, guarda un po', si muore ammazzati per davvero e non è un gioco a chi scopre prima l'assassino. Racconti di fatti di vita cosa che si sforzarono di introdurre Chandler e poi appunto Mac Donald ecc.
 
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