Nasce a Santo Stefano Belbo (Cuneo) nel 1908 da una famiglia originaria di quei luoghi, le Langhe, tanto cari allo stesso scrittore. Studia a Torino, dove si laurea con una tesi su Walt Whitman, divenendo un esperto di letteratura angloamericana. Nella città piemontese comincia a frequentare gli ambienti della casa editrice Einaudi, intorno alla quale si erano radunati molti antifascisti. In quel periodo comincia anche l'attività di traduttore di scrittori inglesi e americani classici e contemporanei, tra i quali Daniel Defoe, Charles Dickens, Herman Melville, Sherwood Anderson, Gertrude Stein, John Steinbeck e Ernest Hemingway.
Nel 1935 viene condannato al confino a Brancaleone Calabro; qui inizia a scrivere una specie di diario, che sarà pubblicato postumo, nel 1952, con il titolo "Il mestiere di vivere". Torna a Torino l'anno seguente e durante la guerra si nasconde in casa della sorella Maria, sulle colline del Monferrato. Anche da questa esperienza nasce uno dei suoi libri migliori, "La casa in collina" (1948).
Nell'ambito della poesia esordisce nel 1936 con "Lavorare stanca". Nell'Agosto del 1950, in un albergo di Torino, Pavese si toglie la vita oppresso da una grave forma di depressione che lo aveva accompagnato in quasi tutta la sua esistenza, cedendo a quello che aveva chiamato il "vizio assurdo". Dopo la sua morte viene pubblicata un'altra raccolta poetica, "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (1951).
Pavese poeta è grandissimo. Io adoro le "Poesie del disamore"
Nel 1935 viene condannato al confino a Brancaleone Calabro; qui inizia a scrivere una specie di diario, che sarà pubblicato postumo, nel 1952, con il titolo "Il mestiere di vivere". Torna a Torino l'anno seguente e durante la guerra si nasconde in casa della sorella Maria, sulle colline del Monferrato. Anche da questa esperienza nasce uno dei suoi libri migliori, "La casa in collina" (1948).
Nell'ambito della poesia esordisce nel 1936 con "Lavorare stanca". Nell'Agosto del 1950, in un albergo di Torino, Pavese si toglie la vita oppresso da una grave forma di depressione che lo aveva accompagnato in quasi tutta la sua esistenza, cedendo a quello che aveva chiamato il "vizio assurdo". Dopo la sua morte viene pubblicata un'altra raccolta poetica, "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" (1951).
Pavese poeta è grandissimo. Io adoro le "Poesie del disamore"
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