Da un articolo apparso sul Corriere della sera (25/03/2004):
"Il disco nasce da una crisi. «Ero stanco, depresso, annoiato. Avevo perso il senso dell' esistenza. Così decisi di prendermi una vacanza, in Africa». Cosa l' ha portata in Kenya? «Il caso. Prima sono andato in un villaggio, poi ho preso una piccola casa. Ora torno ogni due mesi. Laggiù hanno una pazienza della vita che a noi manca: hanno visto tante sventure, le nuove tragedie sono sempre più piccole di quelle già vissute. Molti però sono già rovinati dalla nostra cultura del fregare, superare gli altri e possedere». Quale musica ha trovato? «Il reggae resiste, cantato in inglese: come un pacco spedito all' estero che è tornato indietro un po' malconcio. Però c' è grande passione: suonano strumenti rabberciati, invocano il lavoro, Dio. È un piacere ascoltarli. Qualche volta mi unisco a loro per cantare, nei bar scalcinati, alla Hemingway». Cosa cantava? «Guccini, Battisti e anche qualche pezzo mio. All' inizio erano sorpresi, la globalizzazione da loro ha portato solo Celentano, Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. Però i miei "interventi" sono piaciuti: "Papa, dammi il nastro", mi chiedevano. Così ora porto sempre qualche cassetta registrata». Cos' ha imparato? «Mi sono ridimensionato. Nel mio mestiere si rischia di essere sopraffatti da egocentrismo ed esaltazione. A me, che sono uno scavezzacollo, quel viaggio ha permesso di riconoscere di nuovo i miei limiti, i confini fra sogno e realtà». "
«Un concerto all' insegna della semplicità» dice Vecchioni a proposito del suo concerto che ci sarà stato di lì a breve all'Auditorium.