Olmi, Ermanno - Il segreto del Bosco Vecchio

Kelly

alienato






Su per giu si parla di 10 anni fa e come la notte vuole, tanto in tv non c'è e non trovando qualcosa da vedere, casualmente scorsi un film su Rete 4.
Già dai primi momenti, si nota subito un un antecato clima, una quiete e una pace che solo la montagna sa emanare coi suoi silenzi.
Subito coinvolto nei magici paesaggi e senza indugio come protagonista inerte immortalato nella scena.
Una scena pallida nella sfuocata storia, irrisori colori senza calore, il bosco e la notte assieme agli anni della Grande Guerra, sono i giusti elementi per il sogno.


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Antonio Morro, proprietario di una vasta tenuta boschiva nelle terre del Bellunese, muore e lascia in eredità il tutto al pro-nipote di soli 9 anni.
Ma come testamento vuole, subentra Sebastiano Procolo, colonnello in pensione che come unico parente del giovane Benvenuto, ha compito di far suo garante fino al raggiungimento della maggiore età.
L'amministrazione deve restar passiva, dalla Villa al vicino Bosco Vecchio, ma l'avidità trova nell'uomo il giusto rifugio, ecco che finisce qua la trama e a voi lascio, il proseguo dei fatti.
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Olmi qui esagera secondo me nella lentezza del racconto, che deve sì avere i ritmi propri della natura, lenti e solenni, ma che in un film rischiano di trasformarsi in noia. Moltissimi i momenti alti del film, grande il rispetto per il romanzo di Buzzati, notevole lo sforzo di far parlare gli animali, il vento e gli alberi senza cadere nel favolistico. Un film riuscito a metà. Peccato per il cattivo stato della pellicola che ho visto che necessiterebbe di restauro. Momenti di poesia si alternano a momenti di stanchezza, il significato poi è profondo e attuale Un film sincero.
 

unkadunka

New member
Riuscito solo parzialmente,forse per la difficoltà di cogliere tutte le sfumature del romanzo di Buzzati,malgrado la regia del grande Olmi,si capisce chiaramente che manca qualche cosa a questo film,che gira a vuoto. Un vero peccato,ci si potevano aspettare grandi cose dal binomio di questi intellettuali. Salvo la buona interpretazione di Paolo Villaggio,in una parte anomala per lui.
 
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