Poe, Edgar Allan - Stanze

fabiog

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In giovinezza, conobbi uno col quale la Terra
era in occulta comunione - ed egli con lei,
nella piena luce del giorno e nel suo incanto :
la cui fervente, balenante torcia di vita s'accese
al sole ed alle stelle, da cui aveva egli tratto
un passionato ardore - al suo spirito confacente : -
benchè ignorasse poi - nel momento stesso
del più alto fervore - la natura di quel potere.

Forse è spinta la mia mente a tal punto
di febbre dalla luna che incombe di lassù,
ma io credo piuttosto ch'abbia in sè, quella luce,
un più sovrano potere di quel che non sostenessero
gli antichi saggi - o forse è solo d'un pensiero
l'incorporea essenza, e non altro che questo,
che come un incantesimo balena su di noi,
rugiada notturna sull'erba dell'estate ?

Balena su di noi allorchè, come l'occhio s'apre
all'oggetto amato, così la lacrima s'accosta
alla palpebra che giaceva in apatico sopore ?
E neanche occorre che quell'oggetto per noi
resti celato - ben può essere un comune oggetto,
disteso innanzi a noi - che proprio allora
a noi anzi s'annuncia, con strano suono di corda
che si rompa, e ci ridesta - un simbolo, un segno.

Di quel che è forse in altri mondi - e dal Dio
concesso, con la Beltà, a coloro soltanto
che , altrimenti, dalla vita cadrebbero e dal Cielo
sospinti dal passionale ardore e da forte tempra,
dalla tempra d'uno spirito che non con la fede
ha lottato, ma col divino - il cui trono
con disperata energia ha scrollato e scosso :
d'un tale alto sentire compiacendosi come d'una corona
 
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