Vladimir
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Che ruolo deve avere nella società la letteratura? Saviano, recentemente, ha ripreso le parole del poeta nigeriano attivista Ken Saro-Wiwa che affermava: "La letteratura deve essere al servizio della società immergendosi nella realtà, intervenendo, e gli scrittori non possono semplicemente scrivere per intrattenere o per speculare sulla società. Devono avere un ruolo attivo. La parola è potere, ed è ancora più potente quando diventa d'uso comune. E questo è il motivo per cui uno scrittore che prende parte, veicola il suo messaggio con più efficacia che quello che invece scrive aspettando il tempo in cui si realizzino le sue fantasie." Queste affermazioni mi ricordano molto da vicino le teorie di Ždanov e Gor'kij sul realismo socialista. Essi affermavano che la letteratura non doveva perdersi in fantasie inutili, ma, al contrario, la sua funzione era quella di educare, denunciare, migliorare l'uomo, e pertanto lo scrittore doveva trasformarsi in un ingegnere dell'anima: chiaro e sempre comprensibile a tutti. I due concetti si assomigliano molto. È senz'altro vero che la parola è potere, ma se tutte le opere si immergono nella realtà che le circonda, non si va incontro ad un forte impoverimento dell'arte? Se è tutto legato alla contemporaneità, quali opere potranno entranre in quello che Bachtin chiamava il "grande tempo", e cioè poter essere lette da l'umanità tutta, anche da quella futura? Dove finirebbero scrittori geniali come Borges, Poe, Machen, Lovecraft? E la poesia? In questa luce sarebbe inutile, o comunque sempre di circostanza, pertanto addio ad autori come Rimbaud, Baudelaire, Poe, Blok ecc...