Ce ne sarebbero tante di eccezioni oltre a quella già accennata dei Pink Floyd, basta cercarle anche un po' lontano (ma nemmeno troppo) dalla cosiddetta mainstream.
Mi vengono in mente i Dream Theater, un gruppo piuttosto famoso, che dopo i primi anni di anonimato hanno cambiato il cantante diventando una band di grande successo; poi, dopo due grandi album, se n'è andato il tastierista Kevin Moore, fondamentale nella composizione, sostituito prima, brevemente, da Derek Sherinian e poi definitivamente da Jordan Rudess, entrambi grandi virtuosi; e le dinamiche del gruppo si sono adattate, è cambiato lo stile ma non, in sostanza, la qualità.
Un altro gruppo con una storia simile sono gli Opeth (li consiglio caldamente, sono estremamente emozionanti e comunicativi spaziando fra vari generi ma ai primi ascolti possono risultare molto ostici se non si è mai avuto a che fare con metal e affini); nella loro storia quasi ventennale hanno cambiato line-up spesse volte, mantenendosi su una qualità sempre costante.
In quest'ultimo caso, però, va detto che tutte le creazioni del gruppo dipendono dal cantante e chitarrista, Mikael Akerfeldt; il caso dei Dream Theater è più significativo perchè si tratta di un gruppo che da sempre compone e si muove come un'entità unica.
Non vedo quindi una regola tassativa: in certi casi le alchimie si perdono insieme con le motivazioni personali, in altri casi si va avanti come e meglio di prima. Bisogna tener presente, secondo me, che i gruppi sono delle "associazioni" spesso fragili per natura, nel senso che nascono in base a precise idee personali che inizialmente convergono e poi, col tempo, cambiano; e trovo bello e giusto che sia così.