Ha avuto indubbiamente una grande dignità umana, ma come poeta, personalmente non mi dice niente: per tutta la vita ha scritto solo del suo dolore, delle sue disgrazie, delle sue tragedie.
Non sono d'accordo сhe Achmatova ha scritto solo del suo dolore, delle sue disgrazie, delle sue tragedie. Leggete il suo Requiem:
Requiem
No, non sotto un estraneo cielo,
Non al riparo d'ali estranee:
Ero allora col mio popolo,
La' dove il mio popolo, per sventura, era.
1961
*
In luogo di prefazione
Nei terribili anni della "ezovscina" ho trascorso diciassette mesi a fare la
coda presso le carceri di Leningrado. Una volta un tale mi "riconobbe".
Allora una donna dalle labbra bluastre che stava dietro di me, e che,
certamente, non aveva mai udito il mio nome, si ridesto' dal torpore proprio
a noi tutti e mi domando' all'orecchio (li' tutti parlavano sussurrando):
- Ma lei puo' descrivere questo?
E io dissi:
- Posso.
Allora una specie di sorriso scivolo' per quello che una volta era stato il
suo volto.
I aprile 1957. Leningrado
Introduzione
Cio' accadde allorche' a sorridere
Era solo chi e' morto - lieto della pace.
E, appendice inutile, si sbatteva
Leningrado intorno alle sue carceri.
E allorche', impazzite di tormento,
Condannate ormai andavano le schiere
E breve canzone di distacco
I fischi cantavano delle locomotive.
Stelle di morte incombevano su noi
E innocente la Russia si torceva
Sotto sanguinosi stivali
E copertoni di neri cellulari.
1.
Ti hanno portato via all'alba,
Io ti venivo dietro, come a un funerale,
Nella stanza buia i bambini piangevano,
Sull'altarino il cero sgocciolava.
Sulle tue labbra il freddo dell'icona.
Il sudore mortale sulla fronte... Non si scorda!
Come le mogli degli strelizzi, ululero'
Sotto le torri del Cremlino.
1935. Mosca (Kutaf'ja)
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Epilogo
I.
Ho appreso come s'infossino i volti,
Come di sotto alle palpebre s'affacci la paura,
Come dure pagine di scrittura cuneiforme
Il dolore tracci sulle guance,
Come i riccioli da cinerei e neri
D'un tratto si facciano d'argento,
Il sorriso appassisca sulle labbra rassegnate,
E in un ghigno arido tremi lo spavento.
E non per me sola prego,
Ma per tutti coloro che erano con me, laggiu',
Nel freddo spietato, nell'afa di luglio,
Sotto la rossa muraglia abbacinata.
Il testo intero potete leggere qua:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/2006/01/msg00015.html
Questo solo un esempio.
Poi un'altra cosa: Achmatova aveva tre mariti: Gumilev,Scileiko e Punin. Ma avete un bel proverbio TRA MOGLIE E MARITO NON METTERE IL DITO.
Achmatova "
ha avuto indubbiamente una grande dignità umana" con questo assolutamente d'accordo.
P.S. Il suo padre non l'ha dato il permesso di mettere cognome Gorenko sotto le poesie e lei ha preso pseudonimo Achmatova -cognome della sua nonna.