L'uso del dialetto ed origine delle parole

mìmir

New member
Se c'è chi è infastidito dall'uso di parole straniere, c'è pure chi si risente per l'uso (e l'abuso) dei dialetti.
Tipo... il "che c'azzecca" di dipietriana origine, tanto per intenderci, che fa tanto istruito che vuol far vedere che non ha dimenticato le sua vocazione originale (quella di riportare le sue braccia all'agricoltura).
A me incuriosisce soprattutto l'origine delle parolacce che sempre più infarciscono il discorso (a causa della prematura morte del Biiiip) e che spesso vengono citate "ad capocchiam" (per usare un latinismo ;) ).
Ora, partendo da una frase di un gentile fanciullo che mi ha reso edotta del fatto che spesso il Padreterno/a/ochiperesso spessissimo nella Sacra Scrittura interviene a "m****ia di lupo" (ma non era a c**** di cane?)... quando deve regolare i conti con qualcuno... sono andata a cercare l'origine, ovviamente dialettale, della parola "m****ia" ed ho scoperto che è di origine egizia.
Strano, date le frequentazioni dell'isola, avrei giurato che fosse greca...

http://alphonsedoria.splinder.com/post/3887348/MIN-CHIA
 

asiul

New member
Se c'è chi è infastidito dall'uso di parole straniere, c'è pure chi si risente per l'uso (e l'abuso) dei dialetti.
Tipo... il "che c'azzecca" di dipietriana origine, tanto per intenderci, che fa tanto istruito che vuol far vedere che non ha dimenticato le sua vocazione originale (quella di riportare le sue braccia all'agricoltura).
A me incuriosisce soprattutto l'origine delle parolacce che sempre più infarciscono il discorso (a causa della prematura morte del Biiiip) e che spesso vengono citate "ad capocchiam" (per usare un latinismo ;) ).
Ora, partendo da una frase di un gentile fanciullo che mi ha reso edotta del fatto che spesso il Padreterno/a/ochiperesso spessissimo nella Sacra Scrittura interviene a "m****ia di lupo" (ma non era a c**** di cane?)... quando deve regolare i conti con qualcuno... sono andata a cercare l'origine, ovviamente dialettale, della parola "m****ia" ed ho scoperto che è di origine egizia.
Strano, date le frequentazioni dell'isola, avrei giurato che fosse greca...

http://alphonsedoria.splinder.com/post/3887348/MIN-CHIA

solo una correzione il siciliano come il sardo sono lingue e non dialetti.
 

Sir

New member
solo una correzione il siciliano come il sardo sono lingue e non dialetti.

Secondo quale catalogazione? (non è ironia, è curiosità)
Le mie fonti, piuttosto attendibili, dicono che il siciliano è un dialetto e il sardo può essere considerato una lingua.
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Secondo quale catalogazione? (non è ironia, è curiosità)
Le mie fonti, piuttosto attendibili, dicono che il siciliano è un dialetto e il sardo può essere considerato una lingua.

Il siciliano (proprio come il sardo) non lo classificherei immediatamente come dialetto,
considerato che la nostra grammatica con quella italiana hanno poco da spartirsi.
 

asiul

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Ho riportato due appunti

Secondo quale catalogazione? (non è ironia, è curiosità)

Per farsi un’idea precisa del Siciliano di oggi, occorre prima di tutto una definizione didascalica di questa lingua/dialetto.
L’aiuto viene da Ethnologue, corposa enciclopedia su tutte le lingue e i dialetti del mondo, opera che ha una sua veste cartacea giunta alla quindicesima edizione (6.912 descrizioni di linguaggi organizzati per continenti e nazioni, 39.491 voci primarie, nomi alternativi e dialettali, 208 mappe con l’indicazione a colori della distribuzione di lingue e dialetti)
L'opera enciclopedica ha pure una sua trasposizione nel web all’indirizzo www.ethnologue.com/web.asp
Si tratta di un progetto del Sil (Summer institute of linguistics) di Dallas, in Texas che serve come base di preparazione per i missionari cristiani che dovranno operare in giro per il mondo.
Nel sito internet di Ethnologue è inserita una prima lista di nomi per 7.299 lingue e dialetti. Questa viene affiancata da un catalogo di 39.491 nomi alternativi fra i quali trovare ciò che interessa grazie alla ricerca libera. È possibile indagare su una qualsiasi lingua del mondo, cliccando la zona prescelta su una mappa interattiva dell’intero globo.
Alla pagina "Linguaggi dell’Italia" (http://www.ethnologue.com/show_country.asp?name=IT), il Siciliano viene classificato come uno dei trentasette ceppi linguistici principali della nostra Penisola (compreso l’italiano, lingua ufficiale).
[....]
... il Siciliano è la lingua di 4.832.520 persone. L’idioma è geograficamente suddiviso in otto aree fonetiche che comprendono anche parte della Calabria e della Puglia. Infatti il Calabrese del sud e il Pugliese (del Salento) vengono riportati come dialetti del Siciliano.
Quest’ultimo viene classificato come "piuttosto distinto dall’italiano standard, tanto da dover essere considerato come una lingua separata".
Gli influssi delle varie dominazioni/convivenze che si sono succedute negli ultimi 2500 anni sono evidenti anche nella terminologia isolana, nei vocaboli e nei nomi siculi. Senza dimenticare i termini più remoti dell'area del Mediterraneo, precedenti alle origini indoeuropee (fra i tanti - ammarràri: munire di argini; calànna: frana di rocce). Un'ultima sottolineatura per dire che alcuni termini siciliani sono entrati a pieno titolo nel vocabolario italiano. Per una visione completa visitare il sito Lingua Siciliana, favoloso spazio web in Italiano e Siciliano, con documenti di tutti i tipi.
[...]

[----]

Lo stesso Dante Alighieri nella sua opera "De vulgari eloquentia" definì tutta la produzione poetica siciliana col nome di "scuola siciliana" e affermò che i primi "pionieri" nel campo della produzione letteraria e poetica in lingua volgare italiana furono proprio i poeti siciliani appartenenti a questa scuola.
Il Siciliano è una vera e propria lingua che porta dentro di se numerosi segni del passato. Dominazioni, conquiste, migrazioni, hanno inserito nuovi vocaboli e nuove espressioni, allungando e trasformando la lista dei termini che compongono il vocabolario dell’idioma isolano.

Il linguaggio siciliano originario, pre storico, è quello nato dall’unione di diversi dialetti pronunciati da più popoli. Si tratta del risultato di diverse migrazioni iniziate circa 6000 anni fa, quando in Occidente le civiltà erano allo stato pre embrionale. Probabilmente durante il Neolitico (periodo fra il Paleolitico e l'età dei metalli, circa 4000/4500 a.C.), dalla Penisola Iberica e dall’Africa arrivarono i Sicani, genti rivelatesi poi molto attive, in contatto commerciale con la civiltà minoica e insediatisi nella Sicilia centrale e occidentale; molto dopo, verso il 1.000 a.C. giunsero i Siculi, anch’essi di ceppo iberico, stabilitisi nella parte orientale dell’isola e in arrivo dal sud Italia dopo tre secoli di lotte contro gli asiatici Pelasgi, invasori giunti dalla Grecia; infine gli Elimi, forse pastori provenienti dalla Libia (anche se molti storici greci scrissero che si trattava di esuli troiani e focesi, sfuggiti agli Achei), popolo che preferì invece le regioni nord occidentali della Sicilia.
Da allora è stata una lunga sequela di passaggi e domini: Greci, Fenici/Cartaginesi, Romani, Unni, Vandali germanici, Goti di Svezia, Bizantini, Arabi. E ancora, i Normanni con gli Altavilla, gli Stauffer di Svevia, gli Angioini, i Savoia, gli Aragonesi, gli Austriaci, i Borbone, i Francesi, gli Inglesi già durante le guerre napoleoniche, ancora i Borbone, infine i Savoia.
Durante questo continuo andirivieni di dinastie e culture straniere il punto più alto toccato dal linguaggio della Trinacria si manifesta con l’Imperatore Federico II Hohenstaufen (nato a Jesi il 26 dicembre 1194, nipote di Federico I Barbarossa), Monarca che fu capace di realizzare uno dei regni meglio organizzati dell’epoca e più tolleranti riguardo la convivenza fra le varie razze.
D’altra parte in Sicilia erano ancora ben vive le tre etnie guida: la latina, la greca e l’araba. L’influsso normanno servì a cementarle, Federico II raccolse questa eredità e ne fece un Regno splendido. L’Imperatore diede impulso alla Scuola poetica siciliana dando l’avvio, per la prima volta nella storia del Bel Paese, alla tradizione poetica italiana in volgare. L’elite che diede vita al movimento letterario, utilizzava il Siciliano Illustre, linguaggio che affondava le sue radici nella lingua tradizionale dell’isola, ma completata e “guidata” dal provenzale e dal latino “cancelleresco”. Più tardi Dante riprese il modello per farne il volgare illustre toscano sviluppato nel “De vulgari eloquentia”.

Il primo documento statale scritto in Toscano è del 1526. L’ultimo redatto in Siciliano è del 1543.

[tratto da http://www.grifeo.it]

e non sono siciliana,pensa se lo fossi stata:mrgreen:
 

Nikki

New member
:mrgreen:

e sai anche cosa vuol dire?

"un bacio"

dopo innumerevoli volte che alcune amiche mi salutavano così.. me lo sono andato a cercare (più per verificare che non fosse nulla di irripetibile :mrgreen:, appunto). perché poi non te lo traducono, sono gelose della loro lingua! :ad:
 

Sir

New member
Per farsi un’idea precisa del Siciliano di oggi, occorre prima di tutto una definizione didascalica di questa lingua/dialetto.
L’aiuto viene da Ethnologue, corposa enciclopedia su tutte le lingue e i dialetti del mondo........


Molto interessante, ti ringrazio. :)
Però rimango fedele alle mie fonti. :mrgreen:

Posto che la distinzione tra lingua e dialetto è difficile e spesso superflua (e a me non interessa molto, è solo curiosità), chi si occupa di linguistica conviene che in Italia ci sia questa situazione:

Italiano, sardo e ladino: lingue
Parlate toscane: "vernacoli"
Tutto il resto: dialetti

Bisogna riconoscere al siciliano alcune caratteristiche che lo distinguono da altri dialetti: ha una sua letteratura di una certa importanza, ad esempio, ma questo è un dato comune al veneto e, in ogni caso, la lingua dei poeti della corte di Federico II era in buona parte artificiale.
Però, e questo è un dato estremamente oggettivo, il siciliano è molto lontano da quei presupposti che hanno permesso a sardo e ladino di ricevere lo status di lingua. :)
 

asiul

New member
Molto interessante, ti ringrazio. :)
Però rimango fedele alle mie fonti. :mrgreen:

Posto che la distinzione tra lingua e dialetto è difficile e spesso superflua (e a me non interessa molto, è solo curiosità), chi si occupa di linguistica conviene che in Italia ci sia questa situazione:

Italiano, sardo e ladino: lingue
Parlate toscane: "vernacoli"
Tutto il resto: dialetti

Bisogna riconoscere al siciliano alcune caratteristiche che lo distinguono da altri dialetti: ha una sua letteratura di una certa importanza, ad esempio, ma questo è un dato comune al veneto e, in ogni caso, la lingua dei poeti della corte di Federico II era in buona parte artificiale.
Però, e questo è un dato estremamente oggettivo, il siciliano è molto lontano da quei presupposti che hanno permesso a sardo e ladino di ricevere lo status di lingua. :)

Molto interessante per una che come me ha origini sarde:wink:
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
anche il friulano è una lingua che appartiene al gruppo delle lingue ladine, la "marilenghe".

Per distinguere una lingua dal dialetto ci sono degli standard internazionali, come l'ISO 639
 

Sir

New member
anche il friulano è una lingua che appartiene al gruppo delle lingue ladine, la "marilenghe".

Il friulano è una lingua molto bella, ricca e particolare, mi è piaciuto studiarla e mi piace sentirla parlare.

Piccolo OT, vedo che sei di Udine... io vivo a Trieste ma non sono di qui, quindi mi diverto a vedere da esterno l'acceso campanilismo dei giuliani verso tutto il resto della regione... non ti dico le risate quando l'anno scorso comparvero nelle piazze i baracchini che raccoglievano firme al grido di "El furlan xe stado dichiarado "lingua"? E cosa gavemo noi de meno? Anche el triestin devi eser una lingua, ciò!". :SISI

Ovviamente gli accesissimi sostenitori ignoravano che pure nella loro amata città fino a un paio di secoli prima si parlava friulano. :mrgreen:
 

mìmir

New member
Italiano, sardo e ladino: lingue
Parlate toscane: "vernacoli"
Tutto il resto: dialetti

probabilmente, prima dell'unificazione dell'Italia, potevano considerarsi "lingue" vere e proprie.
E' curioso come il dialetti ( o le lingue) trattengano parole dai dominatori.
Per esempio : "bricco" e "bottega" sono arabe :)
Persino il modernissimo "tamarro" deriva dallo spagnolo "zamarru" (uomo rozzo).
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Il friulano è una lingua molto bella, ricca e particolare, mi è piaciuto studiarla e mi piace sentirla parlare.

Piccolo OT, vedo che sei di Udine... io vivo a Trieste ma non sono di qui, quindi mi diverto a vedere da esterno l'acceso campanilismo dei giuliani verso tutto il resto della regione... non ti dico le risate quando l'anno scorso comparvero nelle piazze i baracchini che raccoglievano firme al grido di "El furlan xe stado dichiarado "lingua"? E cosa gavemo noi de meno? Anche el triestin devi eser una lingua, ciò!". :SISI

Ovviamente gli accesissimi sostenitori ignoravano che pure nella loro amata città fino a un paio di secoli prima si parlava friulano. :mrgreen:

eh già, nella nostra regione c'è un forte campanilismo tra Friuli e Trieste, il dialetto triestino ha una sua carattere sicuramente e anche una caratteristica che lo accumuna al vicino veneto, viene parlato sempre anche con chi non lo conosce. :)

come mai studi il friulano Sir?

mandi
 

Evy

Member SuperNova
Lu Dernano nun se polè sendi....:MM
Non lo parlo spesso, ma la cadenza.....che urto..la T diventa D e le dppie vengono calcate che sembrano quadruple...
e mentre a Roma dicono, più simpaticamente,ER cane... Noi LU cane
:MM
 

Sir

New member
come mai studi il friulano Sir?

mandi

Beh studio linguistica quindi ho affrontato un po' tutte le lingue e i dialetti d'Italia, il friulano in particolare perchè contiene molti casi rari e utili per capire il passaggio dal latino al romanzo.

Un'altra cosa simpatica della zona è che, nel mezzo tra friulani e triestini, ci sono i bisiacchi che, pure loro orgogliosissimi, non si ritengono simili nè all'uno nè all'altro. :mrgreen:


mìmir ha scritto:
E' curioso come il dialetti ( o le lingue) trattengano parole dai dominatori.

Verissimo, poi questi casi sono anche degli importanti dati storici per capire com'era la cultura di questi dominatori, e come si svolgeva la dominazione.
Ad esempio, quelli che arrivarono in Italia già integrati nella cultura romana e che si sentivano anche un po' inferiori ad essa, non ci hanno lasciato quasi nessun termine; i Goti, ad esempio.
Invece i Longobardi, che venivano da più lontano e di Roma e dei romani non gliene poteva fregare di meno, hanno chiamato ogni cosa coi loro termini, infatti ci rimangono tanti toponimi e vocaboli militari (nomi di armi, ad esempio), oggi decaduti ma nel medioevo molto utilizzati.
Gli Arabi, come si vede dagli esempi che hai fatto tu, ci hanno lasciato tantissime parole tecniche e amministrative, nel siciliano ma anche nell'italiano, segno che la loro era una lingua di potere politico, non militare, e soprattutto di cultura.

Un altro caso singolare: il sardo ha avuto pochissime influenze esterne, quasi tutte arrivate con il filtro del toscano, per questo si è mantenuto così arcaico. Però, in alcune zone dove per un po' di tempo rimasero i catalani, si sono avuti dei prestiti direttissimi: la finestra ad oggi si chiama "ventana", esattamente come per i catalani.:D
 

mame

The Fool on the Hill
Secondo quale catalogazione? (non è ironia, è curiosità)
Le mie fonti, piuttosto attendibili, dicono che il siciliano è un dialetto e il sardo può essere considerato una lingua.

Ai tempi dell'esame di glottologia all'università, nella parte di linguistica applicata (fonetica) mi fu insegnato che il sardo possiede una sesta vocale che in italiano non esiste. (E' passato un po' di tempo e non ricordo molto bene, ma doveva essere una a o una e.) E il sardo mi venne indicato come lingua vera e propria e non come dialetto. Ne ho zero dimestichezza per cui le mie conoscenze sono solo teoriche, ma forse i sardi doc potranno confermare.
 
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