Terzani, Tiziano - Un indovino mi disse

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Nella primavera del 1976, a Hong Kong, un vecchio indovino cinese avverte Tiziano Terzani: «Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai».
Dopo tanti anni, Terzani non dimentica la profezia, ma la trasforma in un'occasione per guardare il mondo con occhi nuovi; decide davvero di non prendere più aerei, senza per questo rinunciare al suo mestiere di corrispondente. Spostandosi per l'Asia in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi, il giornalista può osservare paesi e persone da una prospettiva spesso ignorata dal grande pubblico. Il documentatissimo reportage si trasforma così in un'appassionante avventura e in un racconto ora ironico ora drammatico, in cui s'intrecciano vagabondaggi insoliti e incontri fortuiti.

Grande Terzani, giornalista capace di andare aldilà delle cose che vede per darci i contenuti, le sensazioni, i vissuti.
 
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sun

b
bello bello. Consiglio di leggere tutti i libri di terzani. Ci insegnano un sacco di cose .
 

libraia978

New member
Anche a me piace moltissimo Terzani, questo è molto interessante, per molti aspetti, ma ho adorato soprattutto Lettere contro la guerra e La fine è il mio inizio, semplicemente stupendi. Da vedere anche Anam, il Senzanome, l'ultima intervista rilasciata dalla scrittore prima di morire.
 
"La fine è il mio inizio" è un libro stupendo.

Racconta (attraverso il dialogo di Tiziano stesso col figlio Fosco) la storia di Tiziano, della sua incredibile vita, dei momenti storici che ha vissuto, delle riflessioni che ha cresciuto dentro sè col passare degli anni.

Davvero molto interessante e coinvolgente.
 

destino

New member
28/07/2008

Dicono che sia il suo capolavoro, non lo so, perchè non ho ancora letto tutti i suoi libri, ma di una cosa sono certa, di capolavoro si tratta!
E' un Tiziano Terzani diverso quello che ho trovato in questo libro, un uomo più libero di descrivere, non solo ciò che vede, ma di descriversi nelle sue paure, nelle sue debolezze, nelle sue certezze.
Come in ogni suo libro lui è maestro nel farci sentire quelle che sono le sue impressioni, i suoi sentimenti. I suoi occhi diventano i nostri, così come i nostri pensieri che inseguono il suo, in un viaggio che vorremmo non finisse mai.
Risposte questo libro non le offre, neanche all'autore stesso che cerca di sapere ciò che non ci è dato sapere. Nessun indovino è stato all'altezza di rispondere completamente.
A volte qualcosa di vero c'è stato, ci sono stati dei riscontri, ma Terzani si chiede se tutto non sia uno scherzo della nostra mente che si "inventa contorsionista" per far aderire alla propria vita queste "verità", facendole combaciare.
Ma poi arriva quel qualcuno che ti sorprende e ti fa titubare, ti fa credere... a cosa?
A dei poteri soprannaturali, a delle semplici coincidenze, ad un caso fortuito, o semplicemente, ad un destino che ha in mano i fili della nostra vita?
E alla fine Tiziano Terzani sembra voler dire: "Un indovino mi disse... solo ciò che volevo sentirmi dire..."
Tutti coloro che hanno profetizzato su di lui, erano concordi nel dire che sarebbe sopravvissuto per più di ottanta anni, allora mi viene il dubbio, o erano tutti degli impostori, oppure gli ottanta anni erano una data simbolo per dire che sarebbe sopravvissuto per molto e molto tempo ancora, nelle pagine dei suoi libri, nella memoria di chi lo ha amato, ma anche in queste parole che ora scrivo su di lui... e qui si ritorna alla mente contorsionista.
Mi commuovo all'idea di sapere che non tornerà più nelle terre da lui tanto amate, cosa avrebbe pensato vedendole ora, cosa avrebbe scritto, cosa ci avrebbe trasmesso.
Credo che il suo "volto ad Oriente" manchi a tutti coloro che lo hanno amato, non solo come giornalista, ma soprattutto come uomo.
 

klosy

Cicciofila Member
Questo libro ce l'ho a casa,
l'ho comprato un paio di mesi fa per curiosità,
e di Terzani non ho mai letto nulla, quindi non conosco niente del suo stile.

Ora è in fila che attende di essere letto, quando arriverà il suo turno lo inizierò anche tenendo presenti le vostre critiche positive.
 

mado84

New member
un libro bellissimo. grazie anche alla capacità di Terzani di descrivere situazioni, paesaggi e personaggi in modo dettagliato
lo consiglio a tutti, anche perchè lo ritengo in grado di poter insegnare molto
 

Maddalena

New member
Un libro straordinario, un insieme di reportage, romanzo d'avventura, autobiografia e racconto di viaggio.
Ritengo che Tiziano Terzani sia un maestro di scrittura. Leggendo questo libro mi è rimasta dentro una grande voglia di avventura, un gran desiderio di conoscere quei paesi affascinanti che così bene ci descrive.
L'autore riesce a raccontarci molte realtà poco conosciute e spesso molto difficili; si parla di guerra, violenza, prostituzione, mercificazione, ma la realtà è questa e non si può far finta di niente.
 

isola74

Lonely member
Concordo con il fatto che sia, allo stesso tempo, un bel libro e un bel reportage di viaggio, ma...a me non è piaciuto :?
 
L'ho finito di leggere questa notte,a tratti era "noioso", forse perchè non vedevo l'ora di finirlo per passare ad altro,visto che è stato il secondo di fila di terzani. Comunque è un libro che insegna molte cose, un pò lungo da leggere,ci ho messo un paio di settimane,ma alla fine sn felice di averlo finito. Trovo tiziano molto "umano",capace di insegnare molto sulla vita. Non è pieno di citazioni che fanno riflettere,ma è un susseguirsi di eventi.....nel contesto è un buon libro a mio avviso! il mio pensiero quando ho finito di leggerlo: è appena finito e già mi manca! :))
 

ayuthaya

Moderator
Membro dello Staff
Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile.”
Nel mio caso l’occasione si è presentata sotto forma di libro, ma riconoscerla è stato facilissimo: Terzani per me è una garanzia, e – volendomi dare una scossa in un momento un po’ stagnante dal punto di vista letterario – prendere in mano l’ultimo suo libro ancora da leggere è stata una scelta naturale. E azzeccatissima.

Non è certo il suo capolavoro: di lui preferisco i libri dedicati a una sola nazione (La porta proibita, Buonanotte signor Lenin, Fantasmi...), quei vibranti ritratti che sono in realtà mosaici della vita di un popolo, a partire dalle storie dei suoi abitanti . Ma il messaggio che percorre questo libro è rappresentativo forse di tutto il suo modo di scrivere: un susseguirsi di verità a cui siamo ormai talmente avvezzi (purtroppo) da esserci dimenticati quanto sono vere. E dolorose. Allora piuttosto che soffrire meglio dire che sono banalità.

Ma andiamo con ordine. La trama credo la sappiate: nel 1976 un indovino di Hong Kong predice a Terzani che, nel 1993, ben 17 anni dopo, sarebbe morto in un incidente aereo. Lui, occidentale al 100% nonostante il suo amore per il continente asiatico, non si dà pensiero: sono solo superstizioni, o peggio ancora vere e proprie truffe ad opera di ciarlatani. Però, in fin dei conti... perchè no? Perchè non cogliere questa infausta maledizione come occasione per “aggiungere un pizzico di poesia alla propria vita, di guardare al mondo con occhi nuovi”? E decide di trasformare la maledizione in benedizione: per un anno non volerà, ma viaggerà via terra, per riscoprire “il senso della vastità del mondo” e la ricchezza della sua diversità, ad esempio quella delle frontiere, “segnate dalla natura e dalla storia e radicate nella coscienza dei popoli che ci vivono dentro.

É un’occasione davvero straordinaria, e ne diventiamo partecipi anche noi, accompagnandolo nelle sue pregrinazioni in Laos, Thailandia, Cambogia, Vietnam, Malesia, Birmania... e poi Cina, Mongolia. E questo incredibile viaggio, lungo, faticoso – non solo perchè viaggiare via terra e via mare è decisamente più stancante che non farlo seduti comodamente in aereo, ma soprattutto perchè il “rifiuto” dell’aereo, il mezzo di trasporto più “globalizzato” che esista, genera diffidenza e diventa spesso un ostacolo persino nella concessione dei visti – segue due fili rossi fra loro strettamente intrecciati. Uno è quello di incontrare, per ogni città in cui gli capita di sostare, gli indovini più famosi, per farsi profetizzare il futuro ma soprattutto per capire se non si nasconda una qualche verità dietro alla loro millenaria “scienza”, ora spazzata via dal “progresso”; l’altro è quello di verificare se una diversità al giorno d’oggi sia ancora possibile, se l’Asia, che lui tanto ama, è ancora capace di costituire un’efficace alternativa alla sfrenata modernizzazione proposta dall’Occidente. In parole povere, all’arida logica del profitto e del materialismo.
Le risposte non sono molto incoraggianti, e infatti devo ammettere che, per quanto ami questo autore, i suoi libri mi mettono addosso sempre una gran tristezza... É la tristezza che deriva dal constatare che... no, sembra che non ci sia più nulla capace di opporsi a ciò che – essendo rimasta come unica alternativa possibile – non viene neanche più messa in discussione. Al di là di ogni retorica, non è forse vero che stiamo perdendo tutta la bellezza della nostra diversità, nella cultura, negli usi, persino nei sogni e nei desideri di felicità, ora che corriamo tutti come dei forsennati verso un’unica sterile meta? Non è forse vero che persino la “magia”, che è stata da sempre una componente fondamentale di moltissime culture (e che paradossalmente continua ad esserlo), racchiude in sè un valore, una ricchezza, che sta irrimediabilmente scomparendo? E soprattutto, una volta scomparsa, da che cosa verrà sostituita? Siamo proprio certi che il nostro razionalismo, la nostra cultura modernista e progressista, abbia una risposta a tutte le nostre domande, ai nostri bisogni più profondi? “L’aver messo la scienza su un piedistallo ha fatto sì che tutto ciò che non è scientifico ci appaia ridicolo e spregevole...
Questi e tanti altri interrogativi si pone Terzani. Come dicevo, a molti potranno sembrare scontati; a me hanno scosso profondamente, come ogni volta che leggo i resoconti dei suoi viaggi, come ogni volta che io stessa viaggio e provo queste stesse emozioni e queste stesse paure sulla mia pelle.

Ma dopo tutto questo, resta qualcosa di positivo, un barlume di ottimismo in questo lungo reportage che sembra raccogliere le testimonianze di un mondo agonizzante? Certamente sì: resta il “viaggio” (metaforico e non), che alla fine è ciò che conta davvero. Resta l’occasione, colta da Terzani nel 1993, e a noi rivolta come invito, di saperci fermare ogni tanto, di prenderci tempo, di fare uno sforzo (anche fisico... perchè “tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla”) per riscoprire la bellezza della vita e del mondo che viviamo. Sarà anche una banalità... ma quanto è vera.
 
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G

giovaneholden

Guest
Rimane il libro di Terzani che preferisco,lontano ancora dalla deriva "gurulogica" dell'ultima produzione,cui è stato dato ampio risalto anche a causa delle sue vicende umane e sull'onda del comprensibile pathos che ne deriva dalla sua lettura,e che secondo me non erano nelle intenzioni dell'autore,il quale rimane soprattutto un reporter,come ottimamente narrato in questo testo.
 

Athana Lindia

Πάντα ρει
Primo libro di Terzani che leggo. Mi è piaciuto, anche se parte in modo molto lento e noioso, tanto che ero davvero scettica a riguardo. Man mano che la lettura prosegue, si rimane affascinati dalla descrizione di quel mondo orientale lontano da noi e a tratti molto vivida. Giudizio positivo.
 

Zingaro di Macondo

The black sheep member
L’Asia stava velocemente cambiando e Terzani fu profetico tanto nel descriverne le sfaccettature, quanto nel coglierne i cambiamenti, . Questo non è il suo libro migliore, benché l’idea di fondo fosse al limite del geniale. In Asia il mondo della magia, degli indovini, delle profezie e degli astri ha un’importanza tale che dittatori, funzionari e impiegati si muovono nelle direzioni consigliate da questi personaggi ai nostri occhi un poco ciarlatani.
Vent’anni prima a Terzani fu profetizzato un incidente aereo nel lontano 1993 e, un po’ per gioco e un po’ no, quando arriva quell’anno decide di viaggiare solo con mezzi terrestri o marittimi.

In realtà quella profezia gli dà modo di guardarsi dentro con occhi diversi, di rallentare e di osservare meglio le cose. Durante il 1993 attraverserà tutta l’Indocina, insulare e peninsulare, al ritmo dei suoi piedi e dei suoi pensieri, senza la violenza dell’aereo che ti mangia in un posto e ti sputa senza tanti complimente, dopo poche ore dall’altra parte del mondo.
Il viaggio è conoscenza e come ogni conoscenza va meritato, conquistato, bisogna sacrificare qualcosa di sé e ricevere a poco a poco il bello di essere in mezzo alla gente. Il tutto e subito dell’aereo non si confaceva allo spirito ribelle di Terzani.

Durante il suo itinerario decise di incontrare tutti gli astrologi, maghi e ciarlatani che gli fossero capitati a tiro. La chiromanzia e la scaramanzia non conoscono barriere e valgono nell’Indonesia e nella Malesia musulmane, quanto nel Laos buddista. Nella Birmania tribale e contadina, quanto nella sfavillante Thailandia. E lui li affronta tutti con quella purezza tipica dei bambini e con lo spirito tipico dei laotiani, per i quali non ha senso farsi troppe domande.

Non so se conoscete la barzelletta di quel lettore che recandosi a casa del suo filosofo preferito, si stupisce talmente tanto nel vedere l’altarino posto all’ingresso, che dovrebbe difendere l’abitazione dagli spiriti maligni, da non riuscire a frenare l’esclamazione “ma come?! Proprio lei, il mio filosofo preferito con un altarino portafortuna?! Ero convinto che lei non credesse in queste cose!”, esclamazione alla quale il filosofo risponde “Infatti non ci credo, ma pare che funzioni anche se uno non ci crede”.

L’atteggiamento di Terzani è dunque quello di chi non si pone sull'altare e vede dall'alto del suo sapere, al contrario il suo è l'atteggiamento disincantato di chi affronta le cose per il solo gusto di raccontarle, con la consapevolezza che la cultura è fatta anche di situazioni che a volte ci sembrano ridicole. Ma giudicare è da persone impertinenti e immeritevoli.

Purtroppo è un libro poco approfondito, benché il materiale e l’esperienza fossero una base eccellente per un’opera che avrebbe potuto essere indimenticabile.

Votato 3/5
 
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Spilla

Well-known member
L'ho letto alcuni anni fa e mi era piaciuto, coglie aspetti del mondo asiatico a noi (a me) poco noti e li trasmette con grande immediatezza.
 

Meri

Viôt di viodi
Rimango sempre ipnotizzata da come scrive, temi importanti descritti in modo semplice e chiaro.
 

El_tipo

Surrealistic member
Vorrei aggiungere alle precedenti recensioni l'aspetto che riguarda la maturazione dell'autore nel compiere questo viaggio. Un anno in giro per l'Asia senza mai volare, percorrendo le strade al loro ritmo è un racconto sicuramente, è una testimonianza storica e letteraria, ma è anche la crescita dello scrittore, che all'inizio si pone in modo occidentale (scettico, ironico, distaccato ma anche aperto) alla dimensione occulta dell'Asia, ma che vivendola giorno per giorno piano piano la assorbe.
La cosa che mi piace di più è il finale morbido, che lascia aperto questa curiosità sulla meditazione, come la fine di un viaggio che corrisponde all'inizio di qualcos'altro.
 
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