La voce degli intellettuali

Vladimir

New member
Ma esiste ancora la voce degli intellettuali? Dove la possiamo trovare? Mio papà, che non è Matusalemme, mi raccontava qualche giorno fa, come negli anni 60/70 non era fuori dal comune che trasmettessero interviste televisive, o radiofoniche, nelle quali personaggi del livello di Calvino, Montale, Moravia, Ungaretti ecc... dicevano la loro su questo o quell'avvenimento della vita culturale italiana o internazionale. Mi raccontava, inoltre, quando da militante del PCI nella Genova degli anni 70 (vi lascio quindi immaginare la spinta ideologica soprattutto in una città come la mia), oltre l'Unità, comprava i più svariati quotidiani per leggere gli interventi delle grandi penne. Dove sono finite quelle voci? Secondo me si sono perse, in questo mondo di transizione, nel quale il vecchio è ormai morente e il nuovo non ancora formato. L'ultimo avvistamento personale sono qualche articolo di Umberto Eco e di Claudio Magris che risalgono al 2008. Che ne pensate di tutto ciò?
 

Fabio

Altro
Membro dello Staff
Chi è un intellettuale al giorno d'oggi?
E con che parametri lo definiresti tale?
 

Nikki

New member
Io penso che tutto cio' determina spaesamento. Tanto spaesamento.
Intellettuale: colui che lavora con l'intelletto...per intelligere? colui che ha qualcosa di intelligente da dire su un dato argomento, qualcosa che aiuti e veicoli la comprensione di chi non intellige tanto quanto lui? .. la coscienza della collettivita'. Uno specchio dove guardarsi..
 

Dory

Reef Member
Forse oggi c'è anche il problema di chi è disposto ad ascoltarli, perché mi pare ci sia una diffusa tendenza a pensare sempre di saperne più degli altri, anche quando non si ha nessuna competenza nella materia trattata.

Io un esempio di questo secolo ce l'ho: Tiziano Terzani. Ha sostenuto sul Coriere della Sera una corrispondenza aperta con la Fallaci sull'intervento statunitense in Asia, sull'attacco alle torri gemelle e sul terrorismo. (Corrispondenza raccolta poi nel libro "Lettere contro la guerra").
Altro esempio, Saramago, anche lui che ha raccolto i suoi pensieri in un libro "I quaderni".

Forse la voce degli intellettuali oggi non si trova più sui giornali ma sui libri. Pensiamo per esempio a Saviano. Non mi dilungo su di lui perché ne abbiamo già parlato abbondantemente in un altro thread. Potrei anche aggiungere Gherardo Colombo, anche se magari potrebbe non rientrare nella vostra definizione di intellettuale, però io credo che per parlare di certe cose sia necessario esserci dentro, averle vissute in prima persona, come Terzani e come Colombo, piuttosto che esserne spettatori esterni.
Oggigiorno c'è tanta informazione che ognuno di noi può farsi da solo la sua opinione senza bisogno che una persona, che di un certo argomento ne sa quanto noi, ci dica la sua. Con questo non voglio dire che sia inutile, ma, come ho detto all'inizio, c'è forse meno gente disposta ad ascoltare.
 
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I

i0ri

Guest
Secondo me quello che più manca oggi sono dei modelli, persone di riferimento, esempi guida, in tutte le sfere della vita: dalla politica alla religione, dalla società al costume..
 

mame

The Fool on the Hill
Oggi vanno di moda i "tuttologhi": quelli che non sanno niente di tutto ma mettono bocca su tutto. :mrgreen:

Avrei anche qualche nome da fare, ma vi risparmio...
 

SALLY

New member
Ma esiste ancora la voce degli intellettuali? Dove la possiamo trovare? Mio papà, che non è Matusalemme, mi raccontava qualche giorno fa, come negli anni 60/70 non era fuori dal comune che trasmettessero interviste televisive, o radiofoniche, nelle quali personaggi del livello di Calvino, Montale, Moravia, Ungaretti ecc... dicevano la loro su questo o quell'avvenimento della vita culturale italiana o internazionale. Mi raccontava, inoltre, quando da militante del PCI nella Genova degli anni 70 (vi lascio quindi immaginare la spinta ideologica soprattutto in una città come la mia), oltre l'Unità, comprava i più svariati quotidiani per leggere gli interventi delle grandi penne. Dove sono finite quelle voci? Secondo me si sono perse, in questo mondo di transizione, nel quale il vecchio è ormai morente e il nuovo non ancora formato. L'ultimo avvistamento personale sono qualche articolo di Umberto Eco e di Claudio Magris che risalgono al 2008. Che ne pensate di tutto ciò?

Tuo padre ha perfettamente ragione,mi sà che come epoca io e lui siamo lì...
ma come dice Dory,più su,c'era chi li ascoltava,anzi,dopo ogni intervento,se ne discuteva ...
ora vige la legge del mercato,una cosa non richiesta và a decadere...
 

elena

aunt member
Condivido in pieno gli esempi citati da Dory: se non possono essere definiti intellettuali uomini dello spessore di Terzani, Saramago ma anche Saviano…..chi può esserlo ??? Su Colombo non saprei dare un giudizio……..non ci ho mai riflettuto …..senza dubbio le inchieste da lui condotte hanno denotato un’ottima padronanza dell’intelletto ma …….mi risulta difficile definirlo un “intellettuale”.
E’ anche vero che è diffusa la moda del “parlarsi addosso” da parte di onnipresenti tuttologi con conseguente scarsa propensione all’ascolto…….ma forse l’assimilazione di alcuni concetti è un po’ come la nottola di Minerva che inizia il volo solo al crepuscolo…..e forse l’adeguato riconoscimento del valore intellettuale di alcuni personaggi contemporanei avverrà solo dai posteri che potranno riconoscere la grandezza realizzata :).
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
diamo voce allora agli intellettuali, comincio con Ungaretti intervistato da Pasolini sull'omosessualità.

 

Dory

Reef Member
Ecco di cosa abbiamo bisogno oggi... domani e sempre...






Può sembrare una banalità, ma è la cosa più difficile del mondo: PENSARE DIVERSAMENTE!!
 

Mizar

Alfaheimr
diamo voce allora agli intellettuali, comincio con Ungaretti intervistato da Pasolini sull'omosessualità.

Già conoscevo questa intervista.
E' bellissima, divertente e spassosa :mrgreen:
Due grandi uomini

Noi e l'america

Non pensavo sapesse anche dire tutte queste banalità e stupidità, ma tant'è !

Altro che "pensieri diversi"...Qui in Italia, oggi*, per essere "intellettuali" bisogna saper far del buon salotto con barocche opinioni apparentemente alternative ma drammaticamente piatte ?



* P.S in asterisco. Niente paura ! Un tempo i nostri intellettuali sapevan far molto di più. Riuscivano anche a spingere implicitamente a sterili destabilizzazioni sociali, omicidi, degambizzazioni etc..**

** Se si pensa a quanto altri intellettuali (coi cojon**) abbiano dato all'Italia ed al mondo vien quasi da piangere***

*** Malauguratamente, però, alcuni di questi dimenticati uomini mi hanno insegnato la quasi assoluta secchezza coculare
 

Vladimir

New member
Condivido in pieno gli esempi citati da Dory: se non possono essere definiti intellettuali uomini dello spessore di Terzani, Saramago ma anche Saviano…..chi può esserlo ??? Su Colombo non saprei dare un giudizio……..non ci ho mai riflettuto …..senza dubbio le inchieste da lui condotte hanno denotato un’ottima padronanza dell’intelletto ma …….mi risulta difficile definirlo un “intellettuale”.
E’ anche vero che è diffusa la moda del “parlarsi addosso” da parte di onnipresenti tuttologi con conseguente scarsa propensione all’ascolto…….ma forse l’assimilazione di alcuni concetti è un po’ come la nottola di Minerva che inizia il volo solo al crepuscolo…..e forse l’adeguato riconoscimento del valore intellettuale di alcuni personaggi contemporanei avverrà solo dai posteri che potranno riconoscere la grandezza realizzata :).

Ma infatti non sto dicendo che gli intellettuali non esistono più. Ci sono eccome (Saviano secondo me non è un intellettuale, piuttosto è un giornalista coraggioso, però questo è un altro discorso); il problema è che difficilmente trovano spazio sui mezzi di comunicazione di massa. Si preferisce, appunto, far passare dei tuttologi che non dicono niente, probabilmente fanno più ascolto, oppure, con la loro incompetenza, inibiscono le discussioni all'interno della società, facendo sì che ci sia sempre più immobilismo e individualismo.
 

Dory

Reef Member
Tiziano Terzani ha vissuto per più di 30 anni in Asia, cercando di capire profondamente una cultura completamente diversa dalla nostra, la sua natura e le sue ragioni. Ha vissuto in prima persona tutti gli eventi più rilevanti che hanno interessato l'Asia dai tempi di Mao ad oggi. E' partito pensando che forse alcune guerre avrebbero potuto essere giuste o giustificabili, ma ha trovato solo morte e povertà, e che nessuna guerra o nessuna violenza può risolvere realmente un problema, così come una medicina non può guarire una malattia se agisce solo sui suoi sintomi e non sulle sue cause.
Per fare ciò è necessario mettere in discussione le proprie certezze, utilizzare la propria immaginazione e cercare di abbandonare la logica comune per capire che non è l'unica possibile.
Come sono state fatte, in campo scientifico per esempio, tutte le più grandi rivoluzioni? Mettendo in dubbio le teorie esistenti!
Sembra una cosa ovvia, banale? Sembra una cosa banale che una guerra non serve a portare la pace? E allora come mai esistono tante guerre nel mondo se questa è una cosa tanto ovvia?
Certe "ovvietà" e "banalità" forse hanno bisogno di essere ripetute visto che la maggior parte della gente fa orecchie da mercante... in più si tende forse a dimenticare che al mondo continuano a nascere bambini, i ragazzi nelle scuole non hanno forse bisogno di sapere queste cose? O già alla nascita nascono con certe conoscenze? I genitori non continuano forse a portare i loro bambini dal Mc Donald?
Quello che Terzani fece dopo l'11 settembre 2001 fu proprio di andare in giro prima di tutto nelle scuole, per cercare di sensibilizzare i giovani a certe tematiche, la violenza, il rapporto con gli altri e la necessità di coltivare una personalità propria ed una passione che ci faccia sentire la pienezza della vita e che ci consenta di sviluppare la nostra spiritualità.
E' lì che si cura la malattia, in una crescita sana e consapevole delle nuove generazioni.
In Afghanistan ai bambini si insegna ad usare le armi e ad odiare gli americani, e come possono non odiarli se continuano a vedere bombe che devastano i loro paesi e uccidono loro cari?
Per gli adulti è tutto ovvio è tutto logico, sappiamo già tutto, siamo informati sui fatti...
Forse l'idea di terzani che i poeti possano risolvere i problemi del mondo vuol dire proprio questo,che bisogna recuperare la dimensione della fanciullezza e dell'immaginazione, per imparare a guardare ciò che ci circonda in modo diverso da come siamo drammaticamente abituati a fare.
 

Dory

Reef Member
Ma infatti non sto dicendo che gli intellettuali non esistono più. Ci sono eccome (Saviano secondo me non è un intellettuale, piuttosto è un giornalista coraggioso, però questo è un altro discorso); il problema è che difficilmente trovano spazio sui mezzi di comunicazione di massa. Si preferisce, appunto, far passare dei tuttologi che non dicono niente, probabilmente fanno più ascolto, oppure, con la loro incompetenza, inibiscono le discussioni all'interno della società, facendo sì che ci sia sempre più immobilismo e individualismo.

E' vero che gli intellettuali non trovano spazio sui mezzi di comunicazione. A meno che non urlino come dei pazzi dando dell'ignorante a chiunque gli capiti a tiro che abbia un'opinione diversa dalla propria.
Gli intellettuali, come ho detto prima, oggi trovano spazio solo nella carta stampata e più in particolare nei libri, scrivendo dei saggi. Il problema è che non si è più in grado di sostenere una conversazione "normale", pacata, civile. In TV la gente si grida contro, e più si urla e si litiga, più la trasmissione viene seguita.
Questa è una cosa che proprio non riesco a capire (è uscito un articolo su un giornale straniero che ne parla): gli italiani assistono ad una lite in TV ogni 8 minuti!!! E più liti ci sono e più guardano il programma!!! Ma perché????
 
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E' vero che gli intellettuali non trovano spazio sui mezzi di comunicazione. A meno che non urlino come dei pazzi dando dell'ignorante a chiunque gli capiti a tiro che abbia un opinione diversa dalla propria.

Se si comporterebbero cosi, non sarebbero più gl'intellettuali... almeno non dalla mia definizione di parola... :mrgreen:
 

pigreco

Mathematician Member
Credo che una delle cause riguardanti il problema sollevato nel post sia la carenza di personaggi dello spessore di Calvino, Ungaretti, Pasolini etc. etc.

Con tutto il rispetto per i contemporanei, credo che al momento non ci siano scrittori italiani della loro caratura e che riusciranno a lasciare lo stesso segno nella storia della letteratura. Di conseguenza non ci sono personaggi che godono di alta stima da parte dell'opinione pubblica e che si possono permettere di dire la loro su argomenti di attualità/cultura nel ruolo di intellettuali.

Certo ci sono le eccezioni. Di recente ho visto una piacevole intervista a Eugenio Scalfari fatta dalla Dandini. Così come è stata molto interessante la puntata di Fazio dedicata a Fruttero. A parte il fatto che si tratta di personaggi quasi centenari (dove è il ricambio? Saviano? Condivido con chi lo definisce un bravo giornalista, ma intellettuale è un'altra cosa), ma credo sarebbe piuttosto imbarazzante paragonare questi signori ai sopra citati scrittori del passato.

Da buon toscano mi permetto di citare Roberto Benigni, personaggio positivo, di immensa cultura, capace di fare avvicinare le masse ad argomenti spesso inaccessibili ai non addetti ai lavori. La sua capacità di parlare di grandi temi filosofici, culturali, metafisici utilizzando parole semplici, recepibili da tutti è al momento ineguagliabile. E se il compito di un intellettuale è anche quello di fornire al grande pubblico il proprio non banale punto di vista, cercando di istruirlo con le proprie idee, dare quel qualcosa in più che la sola cronaca non può dare, ecco, Benigni merita allora di essere annoverato nell'albo di questa categoria.

Sicuramente questa carenza di personaggi di spessore culturale è diretta conseguenza di come la società italiana, e forse non solo, sia cambiata nei decenni, in questo caso molto in peggio. La televisione ne è un esempio lampante. Un tempo i programmi di punta erano i quiz, forma comunque di intrattenimento intelligente e che accultura colui che lo guarda. Oggi si passano le serate a vedere ragazzi in mutande che bivaccano sui divani della casa del Grande Fratello.
 
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