Schiavone, alessio - l'ora del delitto

AlessioWRITER

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Mi chiamo Alessio Schiavone e sono uno scrittore siracusano, anche se vivo temporaneamente a Bologna.
A Settembre è uscita la mia prima "creatura", un romanzo giallo psicologico edito da Silele Edizioni intitolato "L'ORA DEL DELITTO". Dopo due mesi dalla sua uscita, "L'ORA DEL DELITTO" è andato in ristampa in quanto le copie stavano per esaurirsi.
A Giugno 2010 uscirà un'importante antologia edita da Delos Books, nella quale sarò presente con un mio racconto, insieme anche ad autori di rilievo. E' stato interessante collaborare col curatore dell'antologia Franco Forte e cimentarmi in un genere che non apparteneva al mio bagaglio culturale.
Intanto vi parlo del mio romanzo d'esordio:
Scheda libro:

L'ora del delitto
Alessio Schiavone
Silele Edizioni
ISBN: 978-88-904159-4-4
Pagine 80 - Romanzo
10,00 €

Quarta di copertina:

Il giovanissimo Schiavone Alessio, nasce e vive a Siracusa, impegnato negli studi universitari presso la facoltà di Giurisprudenza a Bologna si cimenta in un giallo introspettivo dando prova, in questo suo esordio letterario, di un raro talento narrativo.

Clocher (Francia). Il Commissario Minniti è alle prese con un abile serial killer che trova nelle lancette dell'orologio la sua ossessione omicida e lascia inquietanti poesie in tasca alle sue vittime.
Il tutto apparentemente sembra non avere una logica. Minniti deve districarsi tra probabili colpevoli e soluzioni a portata di mano.
Un incalzarsi di eventi che sembrano coinvolgere anche la vita privata e familiare del commissario fino ad un inaspettato e agghiacciante epilogo.
Un giallo psicologico che non svelerà le sue carte lasciando il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina.

Anteprima:

Era una notte come tante altre. Dormivo non proprio serenamente nel letto di casa mia, quando mi svegliai di soprassalto in un bagno di sudore. Avevo avuto un incubo nel quale avevo assistito in prima persona ad uno degli omicidi del killer. Mi trovavo all’interno di un’abitazione, al buio. Davanti a me un lungo corridoio alla cui fine si scorgeva una luce soffusa che proveniva dalla camera da letto. Mi accingevo a percorrerlo; lo percorsi tutto e, arrivato in fondo, entrai in quella camera. Non appena dentro, vidi un uomo inginocchiato accanto ad un corpo sanguinante e ormai privo di vita. Egli stava accuratamente sistemandolo sul pavimento lungo una linea verticale e io mi trovavo lì, a pochi passi da lui. Osservavo ogni suo piccolo movimento, ogni piccolo particolare, persino il più insignificante.
Mentre l’uomo era intento a proseguire la sua macchinosa azione, dalla finestra socchiusa si udirono dodici assordanti rintocchi di campane provenienti dal maestoso campanile, simbolo del paese. Era mezzanotte.
Trascorsi appena cinque minuti l’uomo, il cui volto non riuscii ad osservare, andò via. Avvertii che qualcosa di insolito stava per accadere. Sul pavimento della camera avevo trovato un oggetto che conoscevo bene. Era una collana con un medaglione. Forti brividi attraversavano per intero il mio corpo, mentre flettevo la schiena e le braccia verso il suolo per raccogliere quel prezioso gioiello. Non credevo ai miei occhi, era proprio il medaglione di mia madre, alla cui morte mio zio se n’era impossessato. Lo custodiva gelosamente con sé, non osava separarsene mai.
In quel preciso istante l’incubo si interruppe e io mi risvegliai.
Stetti immobile sul letto per qualche minuto, finché non mi capacitai del fatto che era stato solo un sogno, un orribile sogno. Ero molto scosso per ciò che mi era accaduto. Così decisi di uscire di casa e di errare per le vie del paese.
Mentre passeggiavo, ricevetti una chiamata di Filippe, il quale mi disse: «Commissario, ci risiamo!».
«Un altro omicidio?».

Recensione:

Esce in libreria “L'ORA DEL DELITTO”, giallo psicologico introspettivo che segna l'esordio letterario di Alessio Schiavone, giovane studente universitario siracusano che si cimenta per la prima volta nella stesura di un proprio libro. L’opera racconta di come la vita di una tranquilla comunità di un paesino francese venga scossa da una serie di omicidi perpetrati con disumana freddezza da parte di un misterioso serial killer. Il caso dovrà essere risolto dal protagonista, il commissario di polizia Giorgio Minniti, che scoprirà suo malgrado un’agghiacciante verità. Ed è proprio la sua figura, la sua vita apparentemente normale segnata da tragici eventi passati, ad essere la chiave di volta dell’intero racconto, elemento che ci fa capire come la realtà possa essere celata da insospettabili, atroci verità. “L’ORA DEL DELITTO” vuole essere una storia avvincente e coinvolgente che, seppur condensata in poche pagine, riesce a catturare il lettore, collocandosi a metà strada tra il romanzo poliziesco, il thriller e il genere “noir”. Merito dello stile di Schiavone: preciso, diretto, spaventosamente potente, mai scialbo, né prolisso. Quelle che più colpiscono sono le descrizione dei personaggi, dei loro gravi disagi trasformati in mostri da combattere, per cercare di esorcizzarne la paura. Tutta la storia sembra infatti avvolta da un alone di mistero, di menzogne che opprimono non soltanto il giovane commissario, ma tutti coloro che fanno parte del suo mondo, coscienti dei loro peccati, ma incapaci di confessarli. Proprio la complessità dei temi affrontati e degli argomenti trattati mettono in luce il già grande talento artistico e la maturità dell’Autore. Il risultato? Un libro che cattura, appassiona anche chi non è amante della lettura e che vuole farsi “divorare” dall'inizio fino alla sorprendente conclusione, ricco com’è di suspance e di colpi di scena. Insomma, diciamolo, ci sono tutte le premesse affinché questo romanzo, scritto per passione e per divertimento, diventi, nel suo piccolo, un grande successo. Nell'augurare al suo Autore il meritato successo di pubblico, non resta che aspettare, con ansia, un suo eventuale secondo lavoro che, viste le premesse, siamo sicuri non mancherà di stupire e coinvolgere, senza dimenticare che alle volte riconfermarsi è anche più difficile.
Recensione di Mauro Cantone

Video LETTURA parte del romanzo in occasione della presentazione ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=-JLKQX6GyC8&feature=channel

Video PREFAZIONE al romanzo in occasione della presentazione ufficiale: http://www.youtube.com/watch?v=vILeYVG4hMQ&feature=channel

Booktrailer: http://www.youtube.com/watch?v=lAhE2oMDAt4&feature=channel

L'Ora del delitto è ordinabile presso qualsiasi libreria italiana
oppure on-line su I.B.S, su LIBRERIAUNIVERSITARIA, su WEBSTER, su SHOP.IT, etc,
oppure direttamente sul sito della Casa Editrice: http://www.silele.eu/
o sul sito del distributore nazionale nella sezione "Gialli": http://www.ediq.eu/


Nel mio blog potrete trovare altre informazioni: http://loradeldelitto.splinder.com/

Vi riporto alcuni brevi estratti del romanzo:

Ore 06,30

Erano le sei e trenta passate quando io e lo zio Alberto
raggiungemmo la riva del lago. Ci sedemmo l’uno accanto
all’altro su di un grande masso, là dove tempo prima eravamo
soliti sedere; alle nostre spalle un albero, lo stesso albero
che da bambino scalavo arrampicandomi ramo dopo
ramo, mentre mio zio era intento a pescare. Quanti ricordi
mi suscitava quel piccolo fazzoletto di terra. Mi guardavo
intorno lentamente per cercar di rivivere ogni momento
trascorso lì. Non volevo che quei momenti calpestassero i
precedenti, accavallandosi ad essi nella mia memoria.
Dopo aver accuratamente preparato le nostre canne, le
immergemmo nel lago, e io esordii dicendo: «Che luogo paradisiaco!
non è cambiato nulla dall’ultima volta che siamo
venuti qua, ogni cosa è al suo posto».
Non feci neanche in tempo a terminare la frase che vidi
l’estremità della canna curvarsi verso il basso, sentivo rapidi
tremori lungo di essa. Così la alzai e dal lago vedemmo
emergere un pesce. Muoveva repentinamente la coda, tentando
di sfuggire alla morte.
Provai la stessa emozione di un tempo. Mentre me ne
stavo seduto in silenzio in attesa che altri pesci abboccassero,
ebbi la possibilità di ascoltare la natura, di sentirmi
parte di essa, di captare la tranquillità e la calma interiore
che mi infondeva. La canna da pesca diveniva il prolungamento
del mio braccio, riuscendo ad avvertire quanto avvenisse
sott’acqua, in profondità. Si trattava di sensazioni
già vissute alcuni anni prima. Riviverle allora mi permetteva
di dimenticare, anche solo per alcuni istanti, ciò che
più di ogni altra cosa mi affliggeva.

Era notte fonda quando atterrai. Avevo preso un aereo
diretto a Roma e non in Sicilia. Avevo intenzione di percorrere
il restante tragitto in treno, di discendere pian piano
lungo la penisola, e così feci. Viaggiare in treno mi permetteva
di riflettere, di analizzare e porre nel corretto ordine
ogni singolo elemento di quel terrificante puzzle, l’indagine
cui stavo lavorando ormai da parecchi mesi, troppi.
Sotto i piedi sentivo l’attrito che il treno produceva a
contatto con le rotaie; riuscivo a percepire i suoi brevi ma
continui movimenti sussultori, i suoi cambi di direzione
lungo i binari così improvvisi, ma allo stesso tempo preordinati
come gli eventi umani.
Al termine di un estenuante viaggio, scorsi in lontananza
la stazione di Siracusa.

Il treno arrivò al capolinea, e io potei finalmente poggiare
le suole delle scarpe in quel caldo marciapiede accanto
alle rotaie. Mi misi subito ad osservare ogni cosa
intorno a me. Era tutto così diverso, o meglio, era come se
avessi dato una mano di colore a quelle poche immagini
sbiadite, quasi in bianco e nero, che di quella meravigliosa
città erano rimaste imprigionate per più di vent’anni nella
mia mente.
Respiravo l’aria di un tempo, vedevo lo stesso raggio di
sole posarsi prepotentemente sulla mia testa, percepivo gli
stessi odori. Sembrava che il tempo si fosse fermato.
Trattenendo a stento l’emozione nel rivedere luoghi che
tempo addietro ero solito frequentare, proseguii la mia
camminata per le vie della città. L’intenzione era quella di
visitare la casa dove avevo trascorso l’infanzia con mio
padre. Così, mi diressi verso il centro storico, Ortigia e,
dopo aver attraversato angusti vicoli, arrivai davanti ad una
piccola e trascurata porta di legno, quella di casa mia.
Stavo per aprire la porta di casa, quando mi sentii chiamare:
«Giorgio? Giorgio? sei tu, vero?».


Mi accingevo ad entrare in casa. Tenevo la mano sulla
maniglia della porta senza trovare la forza per aprirla. Mi
sentivo il cuore in procinto di scoppiare. Poi respirai profondamente
ed entrai. All’interno solo buio.
Facevo un piccolo passo alla volta grazie a quella poca
luce che proveniva dalla strada. Man mano che avanzavo
lungo il corridoio vedevo le pareti scrostate e indebolite da
vistose crepe, lunghe ragnatele a ricoprire il soffitto e spessi
strati di polvere ovunque.
La casa, nelle condizioni in cui si trovava, mi appariva
irriconoscibile finché non entrai nella mia cameretta. Questa
era come quando l’avevo abbandonata da bambino:
tutti i miei giocattoli qua e là per la stanza, libri e quaderni
rimasti aperti sulla scrivania, un peluche sopra il lettino lasciato
disfatto, numerose foto alle pareti.
Alla vista di tutto ciò, mi trasferii con la mente nel passato
e rivissi ogni singolo momento trascorso lì dentro.
Sentivo ancora la voce di mio padre chiamarmi dal letto
della sua camera. Era come se in quel momento avessi la
memoria in mano e potessi sezionarla al suo interno con
un bisturi, sino a scorgere tutte le emozioni, le sensazioni,
i sentimenti, le immagini e gli odori più intimi contenuti in
essa. Ahimè, una parte era impenetrabile, come se fosse
stata raschiata e ne fosse stato rimosso il contenuto. Non
riuscivo a capire cosa contenesse. Riuscivo solamente a intuire
che potesse trattarsi del periodo della fase finale della
malattia nonché della vita di mio padre; di quei tragici momenti
ricordavo ormai poco, o forse non ero in grado di
mettere a fuoco e separare ogni evento, non volevo farlo.
Perché? perché?

Stavo seduto sul letto, quando sentii il telefono di casa trillare all’impazzata.
Rimasi di stucco, non mi aspettavo che squillasse.
Era trascorso tanto tempo e l’utenza non poteva
essere ancora attiva. Il telefono seguitava a riecheggiare insistentemente
nei miei timpani e così mi decisi a rispondere.
Alzai lentamente la cornetta e con voce tremula dissi:
«Pronto, chi parla?».
Non rispose nessuno. Sentivo solamente l’eco di un susseguirsi
di rintocchi di campane che mi stordiva la testa.
Subito dopo, a quella sequenza si sovrappose la voce di
un uomo: «Sei in pericolo! – disse – sarai tu la prossima
vittima!».
«Chi sei? – gridai – dimmi chi sei!».
Non mi rispose e riattaccò. Ero intimorito. Volevo lasciare
immediatamente quel luogo.
Non appena mi alzai dal letto, vidi un’ombra agitarsi
sulla parete del corridoio, c’era qualcuno. Col cuore
in gola raggiunsi il corridoio, ma non trovai nessuno. Controllai
tutte le stanze, ma niente. Eppure, ero convinto di
non essere da solo dentro quella casa. Uscii dall’appartamento.

Qualora questi estratti vi siano piaciuti, correte in libreria! ;)
 
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AlessioWRITER

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Intervista

1) Hai scritto il libro con carta e penna oppure al computer?
Ho iniziato a scriverlo con carta e penna; poi ho trascritto tutto al computer e ho continuato con quest'ultimo per tutta la stesura dell'intero romanzo.

2) Ritieni indifferente scriverlo con carta e penna o usando un computer?
A mio avviso, scrivere al computer è più utile e comodo, in quanto il manoscritto è già pronto per essere stampato e/o inviato; tuttavia, penso che sia più stimolante e originale scriverlo con carta e penna.

3) Hai mai riletto completamente e senza saltare nessuna pagina una copia stampata e rilegata (come sarà nelle mani dei lettori) del tuo libro?
Sì, l'ho riletto interamente, anche se ammetto di averlo fatto molto velocemente.

4) Un giudizio negativo e pesante sul tuo libro lo vedi come una martellata che ti ferisce o come una spinta che ti stimola?
Io sono andato sempre alla ricerca dei giudizi negativi piuttosto che di quelli positivi, perchè ritengo che solo quelli negativi stimolino una crescita nell'autore; invece, quelli positivi sono fini a se stessi.

5) Quali sono gli autori e i romanzi che pensi ti abbiano dato ispirazione?
Non ho tratto ispirazione da nessun romanzo o autore in particolare, anche se è ovvio che un minimo qualsiasi libro o film influenzi le nostre menti. Tengo a precisare che sono appassionato non tanto e non solo della letteratura gialla, quanto soprattutto del cinema giallo/thriller.

6) A chi fai leggere le bozze del tuo romanzo, man mano che lo scrivi?
A un amico, a mio fratello, etc. E' giusto confrontarsi sin da subito con i lettori affinchè si possa correggere in tempo il tiro.

7)Qual è stata la molla che ti ha spinto a scrivere questo libro?
Ho da molti anni la passione di scrivere sceneggiature di film; proprio dalla bozza di una sceneggiatura nasce "L'ORA DEL DELITTO". Lo stralcio di questa sceneggiatura è rimasto in un cassetto per anni, finché non mi decisi ad aprire quel cassetto e portare a termine quella storia, in forma di romanzo, che era rimasta per tanti anni impressa nella mia mente.

8) Leggi ad alta voce quello che scrivi per sentire se suona bene quando viene letto?
Finita una piccola parte, mi godo la lettura ad alta voce della stessa; è la parte più emozionante della stesura.

9) Prendi ispirazione da fatti della vita quotidiana?
Non prendo ispirazioni da fatti della vita quotidiana, bensì da emozioni della vita quotidiana.

10) Quando inizi a scrivere, immagini mai il tuo libro già con copertina, foto di copertina..insomma, già bell'e pronto da comprare?
La copertina, a mio avviso, è il frutto della scelta tra tutte quelle immagini che scorrono nella mente mentre si legge il romanzo. Durante la stesura ho sempre in mente una di queste immagini e cerco spesso di immaginarmi il romanzo già pronto.

11) Pensi mai alle reazioni dei lettori vedendo il tuo libro sullo scaffale?
Sì, alcune volte ci penso; desidererei conoscere tutte le reazioni e opinioni dei miei lettori, sia quelle positive sia quelle negative.

12) Quando hai iniziato a scrivere le pagine del tuo libro, avevi già un'idea di dove volevi arrivare o la storia si è costruita con il tempo?
Ho iniziato a scrivere il romanzo avendo in mente proprio il finale, anche se poi il corpus principale della storia si è costruito con il tempo.

13) Il tuo libro parla di un argomento ben definito. Perchè scegli questo piuttosto che un altro?
Nel mio romanzo sono presenti tanti argomenti: la morte in varie sfaccettature, il tumore, malattie mentali, etc. Tuttavia, l'argomento che fa da padrone nel romanzo è il "Tempo", come ha sottolineato anche il giornalista Santi Pricone nella sua prefazione al romanzo: http://www.youtube.com/watch?v=vILeYVG4hMQ&feature=channel
Ho posto questo argomento alla base del romanzo, perchè sono sempre stato affascinato dal "tempo" e dal suo inesorabile scorrere.

14) Qual è la la molla che spinge una persona a passare da fruitore delle opere altrui (presumo che ogni scrittore prima di diventare tale e anche dopo sia un grande lettore) a creatore di opere?
La mia molla personale è stata quella di mettermi in gioco, di intraprendere una strada che ritenevo difficile da percorrere; sono un sognatore e come tale mi pongo sempre degli obiettivi più "grandi" di me.

15) Perchè hai scritto il tuo primo libro?
Perchè dovevo liberare la mia mente da quella storia, che da molti anni mi tormentava.
 
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