Ti rispondo con questa:
Generale
dietro la collina
ci sta la notte buia e assassina
e in mezzo al prato c'è una contadina
curva sul tramonto
sembra una bambina
di cinquant'anni e di cinque figli
venuti al mondo come conigli
partiti al mondo come soldati
e non ancora tornati.
Generale
dietro la stazione
lo vedi il treno che portava al sole
non fa più fermate neanche per pisciare
si va dritti a casa senza più pensare
che la guerra è bella anche se fa male
che torneremo ancora a cantare
e a farci fare l'amore, l'amore dalle infermiere.
Generale
la guerra è finita
il nemico è scappato, è vinto, è battuto
dietro la collina non c'è più nessuno
solo aghi di pino e silenzio e funghi
buoni da mangiare, buoni da seccare
da farci il sugo quando viene Natale
quando i bambini piangono
e a dormire non ci vogliono andare.
Generale
queste cinque stelle
queste cinque lacrime sulla mia pelle
che senso hanno
dentro il rumore di questo treno
che è mezzo vuoto e mezzo pieno
e va veloce verso il ritorno
tra due minuti è quasi giorno
è quasi casa
è quasi amore.
Si
Allora ? :?
la differenza è che quando c'era la fame, erano pochi a vivere superficialmente, ora grazie al benessere invece c'è una percentuali di persone, soprattutto ragazzi, molto maggiore che vive in modo superficiale...ma fanno bene loro forse, non li voglio giudicare
Bhò !
Se lo dice lei...
Io, purtroppo, non ho la fortuna di conoscere direttamente questa "percentuale di persone". Quindi non mi permetto di giudicare.
Domanda: una persona che soffra la "fame" necesariamente non vive superficialmente ? :?
e quindi date ragione alle parole di Vincenzoni che non da speranze ai giovani di oggi per mancanza di esperienze di un certo tipo:wink:
Questa proposizione è un caso da manuale di inferenza imperfetta (si spera non capziosa
).
Infatti se è vero come è vero che è impossibile tastare determinati tipi di possibile esperienza, non è affatto vera la conseguenza: mancanza di speranze.
Poi se vogliamo giungere a conseguenze così "superficiali"...
Oggi conosciamo altre guerre. Esse sono ovunque. Per le strade, nella affermazione delle proprie idee, nella innumerevole selva ultrademocratica, nel labirinto delle metropoli, nel vagabondare di L. Bloom, nel ricercare le proprie radici seppellite...
Troppo semplice, spiacente. Caro Vincenzoni, ripassi un'altra volta: sarà più fortunato :wink:
Bene, eccoci al punto. Il punto è che per scrivere qualcosa di intenso, significativo, ci vuole il conflitto, con noi stessi, con l'altro, con la società, con qualsiasi cosa, ma ci vuole una rottura, qualcosa che ci ponga davanti un problema. Se non si è coscienti del problema, in alcuni casi questo ci colpisce in pieno viso per cui è facile esserne coscienti, allora non c'è riflessione e non c'è desiderio di approfondire e di tirar fuori ciò che ci turba rendendolo manifesto.
Altra cosa poi è certamente la capacità di esprimerlo in modo poetico/artistico, come lo vogliamo chiamare.
Il conflitto è perenne ed ha a che fare con l'essere umano di ogni tempo;su questo concordo. Ma è un conflitto ontologico, non necessariamente sociale. Non è affatto detto, sempre secondo me, che il "conflitto" venga dall'esterno...
Di poi " la capacità di esprimerlo in modo poetico/artistico" non è altra cosa, secondo me, rispetto alla posizione di un'opera d'arte. Banalità: se non c'è artisticità, creatività (originalità) non c'è arte.
Neppure credo che
"il capolavoro originale (italiano, qui si sta parlando di italia) sarà forse quello che saprà cogliere meglio l'aspetto/gli aspetti conflittuali del nostro presente, e ce ne sono molti più o meno manifesti".
O meglio: non credo sia necessariamente così.
Prima d'altro, questo (suddetto) fardello potrebbe tranquillamente essere portato a compimento da un buon saggista. Non c'è mica bisogno di scomodare le arti?
Molti capolavori di epoca x o y han colto solo indirettamente (occasionalmente) o non han colto affatto "gli aspetti conflittuali" di un certo "presente": piuttosto raccoglivano le voragini 'interne' di un autore.
Come ho adombrato, spesso un grande libro non "vuole" affatto cogliere alcuna conflittualità di certa qual era.
E non trovi che questo sia terribilmente vero? Io sono completamente d'accordo, ma non ti sembra un prezzo carissimo? A me pensare questo fa rabbia, che per avere qualcosa di "bello" si debba provare tanto dolore.
Non ha importanza che ti piaccia o meno.
Noi costruiamo sul sangue, sul sudore, sulla carne, sui sepolcri. Da sempre