Kristof, Agota - Ieri

MCF

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Mi è piaciuto molto questo libro, breve ma incisivo scritto da Agota Kristof, autrice ungherese nata nel 1935 e sempre vissuta all’estero. Il suo capolavoro è “La trilogia della città di K”.
In “Ieri”, racconta la vita di un emigrato fuggito da una situazione dolorosa e umiliante che cerca disperatamente di lasciarsi alle spalle. E' anche una storia d'amore triste perchè riguarda una persona che fa parte della sua storia, una figura che ha mitizzato perchè gli aveva vissuto accanto in una condizione più fortunata.
Così l'autrice scrive:
“Ieri tutto era più bello
La musica tra gli alberi
Il vento nei miei capelli
E nelle tue mani tese
Il sole

"Ieri ho vissuto un istante di felicità inattesa, immotivata. E' venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra degli alberi,mi danzava davanti, mi circondava. Io l'ho riconosciuta. Era la felicità di un tempo remoto quando io e il bambino eravamo tutt'uno."

"Credo che presto sarò guarito. Qualcosa si romperà in me o in qualche parte dello spazio. Partirò verso altezze sconosciute. Sulla terra non c'è che la mietitura, l'attesa insopportabile e l'inesprimibile silenzio."

“Vai là dove le persone sono felici perché non conoscono l’amore. La sera chiudono la loro porta a doppia mandata e aspettano pazientemente che la vita passi.” Dedicata ai singles.
"Perchè è diventando assolutamente niente che si può diventare uno scrittore." Forse l’autrice vuole dire che solo quando una persona sprofonda nel dolore e/o non ha stima di se stessa prova il bisogno di scrivere per rifugiarsi in un mondo diverso, più bello, in linea con le sue aspettative.
I temi sono il dolore e la guarigione cioè l’accettazione del passato ("Allora gli uomini del battello, gettando uno ultimo sguardo verso la terra, hanno preso sulle spalle i loro morti.") tematiche che ritroviamo nei film di Almodovar “Gli abbracci spezzati” e di Loach “Il mio amico Erich” e nel libro “Quattro mele annurche” di M. Rosaria Valentini.
Da leggere e rileggere per apprezzarne la poesia e la quieta e distaccata analisi delle emozioni.
Maria Cristina Flumiani
 
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Agota Kristof - ieri

Mi è piaciuto molto questo libro, breve e incisivo, un po' dramma e un po' poesia, scritto da Agota Kristof, autrice ungherese nata nel 1935 e sempre vissuta all’estero. Il suo capolavoro è “La trilogia della città di K”.
In “Ieri”, racconta la vita di un emigrato fuggito da una situazione dolorosa e umiliante che cerca disperatamente di lasciarsi alle spalle. E' anche una storia d'amore triste perchè riguarda una persona che fa parte della sua storia, una figura che ha mitizzato perchè gli aveva vissuto accanto in una condizione più fortunata.

Così l'autrice scrive:

“Ieri tutto era più bello
La musica tra gli alberi
Il vento nei miei capelli
E nelle tue mani tese
Il sole

"Ieri ho vissuto un istante di felicità inattesa, immotivata. E' venuta verso di me attraverso la pioggia e la nebbia, sorrideva, fluttuava al di sopra degli alberi,mi danzava davanti, mi circondava. Io l'ho riconosciuta. Era la felicità di un tempo remoto quando io e il bambino eravamo tutt'uno."

"Credo che presto sarò guarito. Qualcosa si romperà in me o in qualche parte dello spazio. Partirò verso altezze sconosciute. Sulla terra non c'è che la mietitura, l'attesa insopportabile e l'inesprimibile silenzio."

“Vai là dove le persone sono felici perché non conoscono l’amore. La sera chiudono la loro porta a doppia mandata e aspettano pazientemente che la vita passi.” Dedicata ai singles che rifiutano coinvolgimenti emotivi per preservare l'equilibrio faticosamente conquistato.

"Perchè è diventando assolutamente niente che si può diventare uno scrittore." Forse l’autrice vuole dire che solo quando una persona sprofonda nel dolore e/o non ha stima di se stessa prova il bisogno di scrivere per rifugiarsi in un mondo diverso, più bello, in linea con le sue aspettative.

I temi sono il dolore e la guarigione cioè l’accettazione del passato ("Allora gli uomini del battello, gettando uno ultimo sguardo verso la terra, hanno preso sulle spalle i loro morti.") tematiche che ritroviamo nei film di Almodovar “Gli abbracci spezzati” e di Loach “Il mio amico Erich” e nel libro “Quattro mele annurche” di M. Rosaria Valentini.
Da leggere e rileggere per apprezzarne la poesia e la quieta e distaccata analisi delle emozioni.
 
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Auryn

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Sicuramente quello che ho apprezzato maggiormente dopo "Trilogia" e "L'analfabeta".
In "Ieri" ricorrono tutti i temi della Kristof, sempre molto autobiografica... la lontananza dal proprio Paese, la solitudine e, soprattutto, il dolore.
Qui si fa spazio soprattutto l'attesa... il desiderio di un "qualcosa" per tutta una vita.

Un libro che ho trovato meno essenziale come stile rispetto a "Trilogia della città di K" ma altrettanto potente, graffiante ed emozionante.

E' stata una delusione il film. Niente da dire sulla bravura degli attori ma lo sconvolgimento del finale ha letteralmente distrutto il senso di questo libro e soprattutto quello che è Agota Kristof.
 

ayuthaya

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Spendo poche parole per questo breve romanzo (come non faccio solitamente!) perchè questa scrittrice non è facile da commentare e lo è ancora meno questo libro, lieve come una poesia e profondo come una tragedia.
Forse è una caratteristica di Agota Kristof muoversi con disinvoltura fra sogno e realtà: i pensieri di Tobias Horvath, operaio ungherese emigrato per fuggire a un'infanzia difficile, assomigliano ad allucinazioni e quando dal nulla compare Line, la donna attesa da sempre, Line, che non è solo l’incarnazione dei suoi sogni ma è la vera Line, la bambina in carne ed ossa che ha dato vita a questi sogni, ci chiediamo un po’ titubanti se non si tratti, questa volta, di un inganno della sua mente. Invece no: è il passato che ritorna e si trasforma in sogno; la loro storia d’amore non può durare perchè non appartiene alla realtà.
Una storia breve e toccante, narrata come solo la Kristof sa fare.
 
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