testi originali: ma allora di che parliamo?!?

Gian

New member
Delle opere di Eschilo, Sofocle e compagni, almeno un terzo di quello che leggiamo ora non appartiene all'originale.
Il problema è che anche di alcuni "scrittori" più recenti come Shakespeare non conserviamo oggigiorno versioni originali dei suoi testi...
La mia considerazione a questo punto è: ma allora di che parliamo!?!?!
Noi studiamo e leggiamo e apprezziamo o disprezziamo il lavoro di persone senza conoscere il loro reale lavoro, non so forse esagero (probabilmente mi sto facendo un problema che non esiste), però è un pensiero che mi è venuto in questi giorni e mi ha anche un pò sconvolto:paura::mrgreen:
 
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Sir

New member
E' un dubbio affascinante e fondatissimo.
Per affrontarlo, secondo me è interessante riflettere sul concetto di "autorialità". Il legame tra l'autore e la propria opera, quasi una relazione genitoriale, così come lo intendiamo oggi, è una creazione recentissima che non a caso ha influenzato il mercato dell'arte fino a introdurre i famigerati diritti d'autore.
Quando si affronta un'opera del passato, originale o "rattoppata" che sia, è importante considerarla con un'ottica vicina alla sua epoca, per quanto possibile, e quello dell'autorialità è un aspetto da non sottovalutare.
Prendiamo il Medioevo, ad esempio: oggi possiamo rattristarci del fatto che non esista un esemplare autografo della Commedia e ci sfiniamo di fronte alle miriadi di versioni diverse di ogni singolo verso, ma in fondo possiamo metterci l'animo in pace capendo come funzionavano realmente le cose. Per la cultura dell'epoca non era affatto un reato modificare un'opera, nel momento in cui si diffondeva il pubblico la faceva sua, la interpretava e si sentiva pienamente in diritto di riproporla con aggiunte personali; fino all'avvento della stampa, in effetti, certi generi letterari non si erano allontanati poi troppo dall'antica trasmissione orale.
Tornando all'esempio della Commedia, ma ce ne sono infiniti altri, quelli che noi vediamo come "errori" dei copisti erano spesso libere e consapevoli modifiche, che rispondevano a vari intenti: rendere il testo più attuale o più comprensibile, correggere quella che si riteneva un'imprecisione, o semplicemente dare spazio al proprio gusto.
E' affascinante cercare di entrare nella mentalità di tali copisti medievali: i più geniali, quelli che riescono a riprodurre fedelmente un passaggio complicato che tanti altri hanno smarrito, sono anche quelli che, dall'alto della loro cultura, intervengono di più sul testo. (Il manoscritto di Cortona della Commedia è uno spettacolo, in questo senso:mrgreen:).

Quindi, in conclusione: noi possiamo effettivamente star qui a domandarci se, con tutte queste operazioni di trasmissione, il testo originale si sia impoverito oppure arricchito, e cosa ci rimanga veramente dell'idea dell'autore.
Sarebbe bello avere risposte, ma in mancanza di autografi ciò non è possibile: e allora è conveniente pensare ad ogni passaggio come un arricchimento, accontentandoci che in un modo o nell'altro il testo sia arrivato fino a noi e soffermandoci sul fatto che tali domande, che hanno perfettamente senso nel 2010, nel Medioevo sarebbero state accolte con una risata. :)
 

Gian

New member
certo dobbiamo farcene una ragione e prendere per buono quello che abbiamo a disposizione...
però è una cosa proprio strana...
se prendi per esempio Eschilo, negli anni cerano varie riscritture delle sue opere fino ad oggi, il problema era quello che spesso chi ricopiava o traduceva non capiva perfettamente quello che c'era scritto e quindi reinventava di suo pugno(c'è la leggenda che eschilo bevesse molto e quindi scrivesse ubriaco, questo rendeva ancora più incomprensibile i suoi versi) e questo è successo per secoli, quindi ora le sue opere per almeno un terzo sono invenzioni postume...
per quanto riguarda Shakespeare, all'epoca si scriveva per rappresentare e poco per stampare, però gli editori a volte furbescamente riuscivano ad avere alcune parti delle tragedie che poi cercavano di completare, oppure a volte le facevano completare agli attori che inventavano spesso di sana pianta...oggi abbiamo dell'Amleto diverse versioni senza sapere effettivamente quale sia quella autentica, si prende per buona una versione postuma, ma senza esserne sicuri...
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ho modificato il titolo per renderlo più esplicito e facilitare eventuali ricerche :)
 

Brethil

Owl Member
Il problema è che anche di alcuni "scrittori" più recenti come Shakespeare non conserviamo oggigiorno versioni originali dei suoi testi...
La mia considerazione a questo punto è: ma allora di che parliamo!?!?!

A ben pensarci avviene la stessa cosa anche con autori a noi contemporanei, infatti non sempre le traduzioni rendono perfettamente quello che è il testo originale. Ovvio che in questo caso si tratta di sottigliezze e non credo che i testi vengano completamente stravolti, però è pu sempre un rimaneggiamento in cui il traduttore comunque ci mette del suo e seppur in minima parte si può considerare una riscrittura.
La questione che tu poni ha senso per me fino ad un certo punto, poichè non avendo appunto i testi originali a portata è impossibile capire in che percentuale l'opera giunta fino a noi sia simile alla prima stesura, senza contare le eventuali censure subite dai testi attraverso i secoli.
 

elena

aunt member
Concordo con sir, è veramente un dubbio affascinante e fondatissimo.......e nella Storia dell'assedio di Lisbona di Saramago (dove il protagonista aggiungendo un semplice "non" nella revisione di un testo ha completamente stravolto il senso della Storia) possiamo avere un'idea dell'importanza che hanno avuto o possono avere copisti, traduttori e revisori di bozze :)
 

Gian

New member
Forse bisognerebbe prendere queste opere come rappresentazione teatrale e non come opere letterarie (e in effetti era questo l'intento degli autori), e quindi libere di trasformarsi a seconda di chi le metta in scena, senza fare troppo caso a chi le mette su carta...
 

Sir

New member
Non so, restando in ambito greco questo può essere vero per Eschilo e Sofocle, un po' meno ad esempio per Euripide la cui cultura, come lo accusa spesso Aristofane, era già assai "libresca".
Secondo me dovremmo proprio considerare che un'opera, teatrale o di qualsiasi altro genere, è libera di trasformarsi a priori. D'altra parte, rigiro la questione, chi e perchè avrebbe il diritto di impedirglielo? :)
 

Mizar

Alfaheimr
Non so, restando in ambito greco questo può essere vero per Eschilo e Sofocle, un po' meno ad esempio per Euripide la cui cultura, come lo accusa spesso Aristofane, era già assai "libresca".
Secondo me dovremmo proprio considerare che un'opera, teatrale o di qualsiasi altro genere, è libera di trasformarsi a priori. D'altra parte, rigiro la questione, chi e perchè avrebbe il diritto di impedirglielo? :)
In parte concordo. Direi piuttosto: è inevitabile, in certe 'condizioni' storiche.
Capisco che in un tempo come quello attuale (ove ogni cosa è icona o spot) si senta un certo (quasi ossessivo-paranoico) bisogno di conoscere, di sapere, di "essere informati" sullo Scrittore e su Ciò che Egli ha fatto (si pensi ai vari fenomeni tele-radio così bellamente iniettati e pompati: non farò nomi).
Io preferisco promuovere i miei sforzi (ed i miei piaceri) verso l'opera e non verso il limitato compilatore [di cui non mi interessa un'emerita cippa] o verso il suo personale operato [di cui mi interesso ancor meno :mrgreen:]
E' stato chiesto di cosa si parli e cosa si apprezzi. Sospetto che esseri umani all'oscuro dei moderni media non esiterebbero a rispondere, con mouriniana espressione, dicendo "I Sette contro Tebe...". Ciò con cui noi entriamo in contatto è, propriamente, l'Orestea - il creato di un uomo e l'insieme di interpolazioni da rappresentazione che ne seguirono compongono questo capolavoro.
Allo stesso modo, una domanda del genere sarebbe ridicola per i cicli omerici. Omero è innumerevoli minuziosi interpolatori: industriosi eserciti di uomini.

In ogni caso, con la modernità - per ovvie ragioni - questo tipo di problemi (al limite dell'inesistente, per me), vanno statisticamente diminuendo.
 

Gian

New member
In parte concordo. Direi piuttosto: è inevitabile, in certe 'condizioni' storiche.
Capisco che in un tempo come quello attuale (ove ogni cosa è icona o spot) si senta un certo (quasi ossessivo-paranoico) bisogno di conoscere, di sapere, di "essere informati" sullo Scrittore e su Ciò che Egli ha fatto (si pensi ai vari fenomeni tele-radio così bellamente iniettati e pompati: non farò nomi).
Io preferisco promuovere i miei sforzi (ed i miei piaceri) verso l'opera e non verso il limitato compilatore [di cui non mi interessa un'emerita cippa] o verso il suo personale operato [di cui mi interesso ancor meno :mrgreen:]
E' stato chiesto di cosa si parli e cosa si apprezzi. Sospetto che esseri umani all'oscuro dei moderni media non esiterebbero a rispondere, con mouriniana espressione, dicendo "I Sette contro Tebe...". Ciò con cui noi entriamo in contatto è, propriamente, l'Orestea - il creato di un uomo e l'insieme di interpolazioni da rappresentazione che ne seguirono compongono questo capolavoro.
Allo stesso modo, una domanda del genere sarebbe ridicola per i cicli omerici. Omero è innumerevoli minuziosi interpolatori: industriosi eserciti di uomini.

In ogni caso, con la modernità - per ovvie ragioni - questo tipo di problemi (al limite dell'inesistente, per me), vanno statisticamente diminuendo.

Quindi tu dici che il capolavoro può essere anche il prodotto di una serie di manipolazioni esercitate sull'opera, quindi se ho capito bene dici che non importa che cos'era l'opera in principio...non mi trovo daccordo in questo ma ci rifletterò per capire...

Poi dici che non ti interessa l'autore e cosa egli abbia fatto...quì non mi trovo per niente d'accordo, io sono dell'idea che l'autore e il suo vissuto artistico e non, siano fondamentali per comprendere ed analizzare meglio un'opera...
Però questo forse potrebbe essere oggetto di discussione di un apposito trhed (non sò come si scrive):?
 

Zefiro

da sudovest
quando i libri diventano statue

Credo che questo punto, il vissuto artistico e non di un artista, cioè la sua “storia” come elementi essenziali per la genesi, la comprensione e l' importanza di un testo o più in generale di un’opera siano stati esattamente il centro della discussione che si è sviluppata sul libro del futuro (divagazioni sulle committenze a parte).

Si è lì dibattuto infatti sulle diverse polarizzazioni possibili per l’osservatore/lettore nell’approcciarsi ad una qualunque produzione artistica: è discriminante la “storia” con ciò intendendo l'autore, il contesto, oppure è discriminante “l’opera in sé” ? Che entrambi siano importanti ed essenziali non v’è dubbio, ma cosa è “davvero discriminante” per noi? Mi son trovato in quella discussione a sostenere la prevalenza degli aspetti di struttura, e quindi, usando il linguaggio e la terminologia di questa discussione, dell’”opera in sé” rispetto alla “storia”. Non avevo posto mente personalmente al fatto che più si va indietro nel tempo più di “storie” certe per moltissimi grandi capolavori ne sappiamo in verità davvero poche… Ci sono state, certamente, qualcosa è accaduto e senza di esse il grande capolavoro non sarebbe stato. Ma noi non le conosciamo.

Questo d’altro canto non inficia il loro valore intrinseco neanche un po’. Al massimo “sfoca” tanto o poco a seconda dei casi la nostra capacità di contestualizzazione. Potremmo commettere clamorosi errori di prospettiva, forse il distacco di Ettore ed Andromaca alle porte Scee è così bello perché Omero (ammesso che sia esistito) ha vissuto lui il dramma del distacco. Forse. Sicuramente è bello perche “noi” sappiamo e sperimentiamo oggi che separarci per sempre da chi amiamo è terribile e quel testo lo racconta in modo mirabile. Insomma, leggendo i post con particolare riferimento a quelli di Sir e di Mizar mi sono convinto ancor di più che ciò che rende un’opera davvero un grande capolavoro sta nella sua capacità di risuonare con la profondità del nostro cuore.

Certo che gli esempi di Omero o dei copisti medievali, in merito ai quali come minimo sulle varie modifiche estratificazioni non ci sono dubbi, per me sono sconvolgenti assai. Mutazioni e/o modifiche delle opere sono stati fenomeni verosimilmente meno pesanti nella pittura ed ancor più nella scultura che in letteratura. Eppure leggiamo le grandi opere del passato… La questione mi colpisce specie se messa in relazione, come fa Mizar, con le tecnologie attuali a partire dall’invenzione della stampa giù giù fino ai giorni nostri con la legislazione sulla proprietà intellettuale ed i diritti d’autore. Il problemi del chi e del come sparirà, anzi è già sparito. Da Gutenberg in poi ed ancor più nella nostra epoca i libri si vanno trasformando in statue, immutabili in eterno così come sono stati concepiti. La contestualizzazione e l’attribuzione ne hanno un gran guadagno, il che mi sembra importantissimo. Mi chiedo però cosa è che perdiamo per strada.

E’ una semplice riflessione, non ci sono risposte credo e non si può affermare che andiamo peggio. Probabilmente la ricchezza della pluralità prende e prederà altre strade ed altre forme per incarnarsi. Ma la domanda in merito alla pietrificazione della produzione letteraria, che forse aveva, rispetto alla scultura per esempio, questa sua intrinseca attitudine alla modifica ed alla stratificazione mi viene lo stesso. La questione può essere voltata ovviamente. Potrebbero essersi verificate "distruzioni", nel qual caso pietrificando avremmo fatto un passo avanti... Indecidibile, direbbero i matematici. Di che parliamo allora chiede Gian quando ci manca il contesto? Beh... Parliamo dell'opera in sè. Non è poco.
 
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Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
E' proprio necessario inficiare la bellezza con (del tutto) inutili peripezie psicologistiche?

Cosa l'autore importi ai fini del godimento estetico, non ho mai capito.

Mi unisco al mordace (ma solo apparentemente :mrgreen:) Miz.
Ed al detrattore della parsimonia lessical-dialogica, Zef. :mrgreen:
 

Mizar

Alfaheimr

Quindi tu dici che il capolavoro può essere anche il prodotto di una serie di manipolazioni esercitate sull'opera, quindi se ho capito bene dici che non importa che cos'era l'opera in principio...non mi trovo daccordo in questo ma ci rifletterò per capire...
Ti invito solo a prospettare il "tuo" ragionamento su opere come la Bibbia o l'Iliade.
Cosa è Achille "in principio"?
In alcuni casi non esiste affatto un'opera "in principio". Esiste solo ciò che noi, oggi, conosciamo: cosiccome consegnatoci, così come interpolato, cosìcome tradotto.


Poi dici che non ti interessa l'autore e cosa egli abbia fatto...quì non mi trovo per niente d'accordo, io sono dell'idea che l'autore e il suo vissuto artistico e non, siano fondamentali per comprendere ed analizzare meglio un'opera...
Anche qui non sono per nulla d'accordo. Più cresco (sò ancora n' ragazino
1145548139-Cool (58).gif
) più mi convingo caprescamente del fatto che una riflessione sull'autore è più che altro atto ancillare o confortante argomentazioni o interessante sotto il mero profilo genetico (ma, anche qui, chissà...) o, spesso, rilevante solo per il comodo "a posteriori"*
Come ho già detto, comprendo quanto sia facile cadere nelle trappolucce postindustriali da Si-Deve-Conoscere-l'Autore-Per-Capire sulla linea delle vocazioni trasparentista & informativista & scientista & cognitivista degli ultimi decenni. Ma si tratta di semplificazioni a mio parere volgari.
Facile rivolgere l'attenzione ad un essere umano (defunto, magari); molto meno ad una proiezione di infnitudini come un'opera d'arte.



* Schema essenziale**:
L'opera X è tale perché/in quanto l'autore è stato/ha fatto r, t, e w, h.
oppure...
Se consideriamo che l'autore ha vissuto r, t, e w, h, allora ci rendiamo conto (perché siamo intelligenti) che l'opera X è tale e vuol dirci ...[ad libitum].

**
Controargomento allo Schema essenziale
Se l'opera X fosse tale al di là di r, t, e w, h ?
Se i fattori suddetti nulla ci dicessero necessariamente d'ell' 'intimo', del funditus dell'opera X?
Se i fattori suddetti fossero solo finzioni, irrealtà possibili?
 

Gian

New member
Ringrazio tutti della partecipazione al thread...

quì i punti sono diventati due:
1- io voglio proprio sapere voi cosa ne pensate del fatto che noi non conosciamo molte opere del passato per come sono nate, e ho capito che alcuni di voi pensano che l'opera è buona così come ci è arrivata anche se rimaneggiata nei secoli...io invece mi pongo il problema e ancora non riesco a capire come possa essere meglio un'opera che non arrivi a noi nella versione "originale", io penso che forse sarebbe meglio conoscere di cosa si trattava in principio...potrei pensare che si possa trattare sennò di un'opera d'arte creata a mestiere e quindi senza l'elemento fondamentale che è l'autore...

2- Appunto parlo dell'autore: io non dico che un capolavoro non sia un capolavoro senza sapere chi l'ha fatto, però penso che conoscere la vita artistica e privata dell'autore e quindi inoltre contestualizzare l'opera anche in un determinato momento storico/artistico, possa aiutare ad apprezzare ed a capire e ad analizzare meglio un'opera...
esempio cinematografico perchè sono più preparato che in letteratura dove sono poco preparato: Citizen Kane (Quarto potere) è un grande film, e lo è in ogni caso, che si conosca o no il regista, e che si sappia o no che è stato fatto nel 1941, però lo apprezzi e ti rendi conto che si tratta di un capolavoro se sei a conoscenza di tutti questi elementi, cioè se sai che Orson Welles è stato il primo ad usare in un certo modo la camera...
 

Dory

Reef Member
Per me conoscere l'autore di un'opera è come guardare negli occhi una persona mentre mi parla.
E' possibile che quegli occhi non mi aiutino a capire meglio cosa dice, magari mi raccontano un'altra storia.
Anche una vita può essere un'opera d'arte.

Se ciò non è possibile, cioè se non posso guardare negli occhi chi mi parla, avrò perso un'occasione, una prospettiva diversa dalla quale poter osservare le sue parole. Mi resta la mia visione, che non è poco, ma non è tutto.

La facciata di un antico palazzo può essere stupenda, piena di bassorilievi elaborati e colonne e finestre, da starci incantati ore e ed ore ad ammirarla, ma a me interessa anche entraci dentro, visitare le stanze, scoprire se ci sono passaggi segreti, e via dicendo. Magari poi quella facciata potrebbe essere di cartone, una stupenda scenografia, e allora non ci resta che continuare ad ammirarla, che rimane comunque bellissima, e magari immaginarci il resto.
Oppure, anche se il palazzo esiste e d è reale, possiamo comunque decidere che la facciata è così magnifica che di vedere l'interno non ci interessa, oppure che preferiamo immaginarlo noi l'interno, piuttosto che entrare a vedere com'è realmente.
Insomma sono scelte personali.
Entrare o non entrare, questo è il problema...:mrgreen:
Comunque se posso entrare, io entro!! Sono un'inguaribile curiosona!! :mrgreen:
 
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Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Qui i punti sono diventati due:
1- Io voglio proprio sapere voi cosa ne pensate del fatto che noi non conosciamo molte opere del passato per come sono nate, e ho capito che alcuni di voi pensano che l'opera è buona così come ci è arrivata anche se rimaneggiata nei secoli...io invece mi pongo il problema e ancora non riesco a capire come possa essere meglio un'opera che non arrivi a noi nella versione "originale", io penso che forse sarebbe meglio conoscere di cosa si trattava in principio...potrei pensare che si possa trattare sennò di un'opera d'arte creata a mestiere e quindi senza l'elemento fondamentale che è l'autore.

Probabilmente v'è una diversa maniera di considerare l'artista; per quanto mi riguarda - e non sono il solo, qua dentro - colui il quale spenda la sua esistenza tra i suoi strumenti e le sue creazioni, assume mera veste di veicolo. Egli conduce tra i vivi forme schiuse soltanto alle sue doti: ha occhio maggiormente dotato dei suoi simili, nonché mano forgiata da tecnica e talento. La sua egemonia, tuttavia, si conclude con la realizzazione della forma (in senso aristotelico, naturalmente) - tradotto nel linguaggio umano dell'arte il messaggio eterno che in lui ha voluto transitare, non ha alcun diritto sulla sua creatura.
Da questo discende per necessità che la bellezza di un'opera sia indipendente in ogni sua parte dai trascorsi personali, addirittura storici - utili a contestualizzare, campire, non di più - di chi ha avuto in dono dalla natura gli strumenti cognitivi/emotivi tali da.

Parlavo prima di godimento estetico.
Alla luce della scarna premessa posta sopra, cosa importerà un nome e un cognome cui far aderire la nostra vanità? Forse che un'opera sia suscettibile di non-validità quando e se anonima? Diceva Miz, e a ragione: non abbiamo conoscenze sufficienti nemmeno per accertare l'esistenza di Omero, questo vuol dire che l'Iliade sia una porcheria? Od invece è e rimane un testo capitale per tutto l'Occidente, seppur anonima de facto, o, il che è lo stesso, rispondenti ad innumere schiere di uomini diversi per tempo e per luogo?
Altro esempio si presta, ancor più incisivo: come considerare la Bibbia, frutto plurigenito di uomini differenti nelle lingue, culture, ubicazioni, credenze, usi e costumi? Un'opera sottoposta nei secoli a continue mortificazioni filologiche, non rimane uno dei libri più belli mai scritti da alcuno?

Non v'è identità tra un artista e la sua opera; questa vive di vita propria, entro l'occhio di chi la guarda, e di più, nell'universalità di cui sa farsi tramite, nel suo essere valida sempre e per tutti, trova ragione di esistere; per stimare bello uno scritto od altro, non occorrono notizie e curiosità sul creatore, sono del tutto superflue acrobazie psicologistiche atte a determinare e cesellare, tanto che - e la dimostrazione la abbiamo data - non esiste identità tra non-bellezza e anonimia.


2- Appunto parlo dell'autore: io non dico che un capolavoro non sia un capolavoro senza sapere chi l'ha fatto

Iliade; Odissea; Bibbia; Popol Vuh; Upanishad, mille e una notte chi li ha scritti? O non li stima capolavori?

Per tacere di scritti filosofici greci o di romanzi che mandarono su tutte le furie il caro Jacobi. :mrgreen:

però penso che conoscere la vita artistica e privata dell'autore e quindi inoltre contestualizzare l'opera anche in un determinato momento storico/artistico, possa aiutare ad apprezzare ed a capire e ad analizzare meglio un'opera...
esempio cinematografico perchè sono più preparato che in letteratura dove sono poco preparato: Citizen Kane (Quarto potere) è un grande film, e lo è in ogni caso, che si conosca o no il regista, e che si sappia o no che è stato fatto nel 1941, però lo apprezzi e ti rendi conto che si tratta di un capolavoro se sei a conoscenza di tutti questi elementi, cioè se sai che Orson Welles è stato il primo ad usare in un certo modo la camera.

Welles potremmo chiamarlo arbitrariamente Signor x, le pare cambi la sostanza?
 
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Gian

New member
Iliade; Odissea; Bibbia; Popol Vuh; Upanishad chi li ha scritti? O non li stima capolavori?

Per tacere di scritti filosofici greci o di romanzi che mandarono su tutte le furie il caro Jacobi. :mrgreen:


Welles potremmo chiamarlo arbitrariamente Signor x, le pare cambi la sostanza?

Forse non sono riuscito a spiegarmi bene. Non dico che un capolavoro esiste solo se conosco il suo autore, dico semplicemente che conoscere il suo autore mi aiuta a capire meglio la sua opera...

Quarto Potere non esisterebbe senza il suo autore, senza sapere che è la sua opera prima (per dirne una), senza conoscere la mente innovativa del suo autore...
Se non conosci vari film di Truffaut dove recita Leud, e senza sapere cosa pensasse il regista di questo attore, non potrai mai capire che ruolo ha il personaggio di Antoine Doinel nei suoi film, non puoi capire il rapporto che c'è tra i due...
Se non conosci Giuseppe De Santis non puoi capire fino in fondo perchè ha fatto i suoi film, di cosa sono fatti i suoi film, e perchè ad un certo punto ha smesso di fare film...
Contestualizzare è un'operazione fondamentale per approfondire, analizzare e capire meglio un'opera...
 

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
Forse non sono riuscito a spiegarmi bene. Non dico che un capolavoro esiste solo se conosco il suo autore, dico semplicemente che conoscere il suo autore mi aiuta a capire meglio la sua opera...

Quarto Potere non esisterebbe senza il suo autore, senza sapere che è la sua opera prima (per dirne una), senza conoscere la mente innovativa del suo autore...
Se non conosci vari film di Truffaut dove recita Leud, e senza sapere cosa pensasse il regista di questo attore, non potrai mai capire che ruolo ha il personaggio di Antoine Doinel nei suoi film, non puoi capire il rapporto che c'è tra i due...
Se non conosci Giuseppe De Santis non puoi capire fino in fondo perchè ha fatto i suoi film, di cosa sono fatti i suoi film, e perchè ad un certo punto ha smesso di fare film...
Contestualizzare è un'operazione fondamentale per approfondire, analizzare e capire meglio un'opera...

Perfetto.
Ma non è a partire dall'autore che io misuro la bellezza;
né mi serve la sua biografia per godere dell'opera.

Insomma, con buona pace di Truffaut, un conto sono gli stratagemmi, un altro la storia personale.
 
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