
Originariamente scritto da
Grantenca
Riflessioni: (queste sono considerazioni del tutto personali senza alcun serio approfondimento critico delle opere).
Ho letto quattro commedie (il gabbiano, zio Vanja, tre sorelle, il giardino dei ciliegi) di questo grande autore. Sono molto diverse una dall’altra, e dovrebbero essere commentate e analizzate singolarmente per la varietà dei temi che contengono. Hanno però una cosa molto importante in comune, tanto che la considererei un’opera unica: sono ambientate tutte nella piccola nobiltà russa di campagna dell’ultimo periodo zarista tra proprietari terrieri, alti gradi militari, qualche professionista e artista. Una società crepuscolare, che vive degli antichi splendori e che, per lo più, non si rende conto della storia che avanza e che qualche decennio dopo li travolgerà. E’ una società che vede ancora Mosca come un mito, e che nella maggioranza dei casi, non conosce il significato della parola lavoro. Cechov descrive la vita di tutti i giorni di questa società che si ritrova nei salotti delle grandi magioni di campagna e i rapporti umani tra le persone, tra padroni e servi, genitori e figli, fratelli e sorelle, amici, coniugi, innamorati e amanti e tutto ciò che esiste nella vita reale. E’ un caleidoscopio di fatti e personaggi sempre in movimento; non ci sono supereroi in questi scritti, ma gente comune, con tutti i difetti e le debolezze del genere umano. Ecco, Cechov racconta “la vita”, così com’è nella realtà. Molte discussioni, riflessioni, filosofia spicciola (ma importante) che esce da questi dialoghi potrebbero tranquillamente essere spostati ai giorni nostri senza che apparissero fuori luogo e che la qualità dell’opera ne dovesse risentire. Un personaggio tra le altre cose dice… (….Se per esempio potessimo rendere colti i lavoratori e laboriosi gli intellettuali… ) è piccola filosofia, un utopia, certo, ma quanti benefici ne deriverebbero anche per la per la società attuale!!! . Ci sono pareri diversi sull’evoluzione del mondo: qualcuno dice che fra qualche secolo la vita, in abiti più moderni, sarà sempre la stessa, qualcun altro invece pensa che i sacrifici della società attuale renderanno il mondo futuro completamente migliore e felice per tutti, c’è addirittura un personaggio che (oltre centoventi anni fa!!) si preoccupa dell’esaurirsi delle riserve della madre terra con un’analisi precisa e dettagliata dei motivi che lo determineranno degna del miglio Piero Angela). Uno dei motivi conduttori dominanti in tutta l’opera è però, a mio avviso, il trascorrere inesorabile del tempo, tanto che molti personaggi si accorgono, con sgomento, che il miglior tempo della loro vita è passato senza che loro abbiano veramente vissuto, una sensazione terribile e amarissima. Si dirà che si fatica a trovare un personaggio veramente felice in tutta l’opera e che l’autore non tiene in grande considerazione il vincolo matrimoniale. E’ vero, ma parliamoci chiaro, tolta l’età della spensieratezza chi può sentirsi veramente felice? Ci sono dei momenti nella vita di grande felicità (ma non per tutti) ma sono “momenti”, per il resto è già un risultato notevole trovare la vita “sopportabile”. Credo che di veramente felice ci sia solo una piccolissima parte dell’umanità. Mi sbilancio: ricchi di famiglia con buonissima salute e un quoziente intellettivo molto basso. A suo tempo questo autore era considerato inferiore ai grandissimi romanzieri russi (Tolstoj , Dostoevskij, Turgheniev) ma devo dire che i narratori descrivono gli stati d’animo interiori dei loro personaggi per facilitarne la comprensione al lettore, mentre nella “commedia”, tutto deve trasparire dal dialogo tra i personaggi, e mi sembra più difficile. Dai dialoghi in Cechov (all’apparenza) semplici, lineari, mai sopra le righe, i personaggi escono dalle pagine con grande rilievo e questo lo colloca, per me, tra i più grandi. Non per niente mi sembra che la sua opera sia, ancor oggi, abbastanza rappresentata. Ne consiglio a tutti la lettura, a qualche personaggio del “Forum” addirittura, se potessi, la “imporrei”.
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