Spoiler
Riguardando questo film, seppure a distanza di anni, ci si rende conto di quanto la Spagna sia evoluta rispetto a noi, quanto a libertà di espressione individuale e visione del mondo. In Italia questo film non è stato mandato in prima serata TV, pur non essendoci alcuna scena violenta o di sesso esplicito. Il cinema a cui siamo maggiormente abituati tratta in modo diverso certi argomenti, con cautela, quasi con una sorta di autocompiacimento del regista che sembra dire "guardate come sono coraggioso e alternativo". Nei film di Almodovar non vi è ombra di ciò; tutto e il contrario di tutto avvengono con la massima naturalezza, tanto che ci porta a porci mille interrogativi e a chiederci perché ci complichiamo la vita ponendoci tanti inutili problemi moralistici. Che il regista parli di donne, uomini, gay, trans, suore incinte, non è rilevante: parla di persone, di sensibilità umane, di cuori, anime e cervelli a chiunque essi appartengano, anche se le donne sono sempre in netta prevalenza, e qui in particolare. Tante donne, tante personalità diverse: la protagonista Manuela, che cerca di esorcizzare l'atroce dolore dovuto alla perdita del figlio; Huma, che soffre per un amore poco corrisposto nei confronti della nevrotica, tossicomane e molto più giovane Nina; la prostituta transessuale Agrado, così chiamata perché cerca di rendere gradevole la vita di chi la circonda; Rosa, candida e dolcissima, interpretata da una incantevole Penelope Cruz, e infine Lola, il personaggio più tormentato e controverso, seppure poco presente fisicamente.
E, come avviene sempre o quasi nei suoi film, all'ultimo minuto il dramma si volge in speranza: ultimo colpo di genio che mescola piacevolmente le carte e lascia addosso un misto di sollievo e tenerezza.
Per me uno dei più belli del regista.