Boccaccio, Giovanni - Elegia di Madonna Fiammetta

Incomincia il libro chiamato Elegia di Madonna Fiammetta, da lei alle innamorate donne mandato

La scena iniziale che descrive il gioco di sguardi tra Fiammetta e il giovin virgulto in chiesa, mi ricorda il film di Troisi e Benigni.
C’è lei che guarda questo giovane, molto defilato rispetto agli altri. Forse è proprio ciò ad incuriosirla.
Ma ahimé, Amore scocca un dardo e lei in breve è catturata da una profonda passione.
Fiammetta è bellissima, la donna più bella del borgo, è ricca, ha case, palazzi, tenute di campagna, un marito che l’adora, la sua vita si snoda tra una messa, una festa e una battuta di caccia, e in tutte queste occasioni ella fa sfoggio della sua mirabolante bellezza.
Panfilo, così si chiama il giovan virgulto, è di bell’aspetto. Tra i due la passione è forte. Passano moltissime notti insieme (ma il marito dov’è?).
Ma Panfilo ha un padre anziano e non ha fratelli, il padre non vorrebbe morire solo e lo manda a chiamare. Panfilo piange, dice che adora Fiammetta e che non vorrebbe lasciarla, ma l’amore per il padre, unito agli obblighi di figlio lo costringono a partire.
Sarà per brieve tempore. Fiammetta è distrutta, non vorrebbe lasciarlo andare, ma se ne fa una ragione e seppur pien di tristezza lo saluta, pregustando già da ora il suo ritorno.
Panfilo non torna alla data stabilita e Fiammetta si strugge d’amore.
C’è una frase nei Malavoglia che dice: “Il guaio è che non siamo ricchi per volerci sempre bene”.
Sono più o meno le stesse parole che dice la vecchia balia a Fiammetta. Ella considera la fiamma d’amore che le brucia dentro importantissima, dolorosissima, semplicemente perché non fa un cavolo per tutta la giornata. Nelle case dei poveri l’Amore brucia meno che in quelle dei ricchi.
Ma le cattive notizie non vengono mai sole. Panfilo non solo non torna, ma arriva una novella che dice che il giovane Panfilo s’è sposato con una bella giovine. Dramma, odio et rabbia, dolore e lacrime.
Ma piove sul bagnato. Panfilo non è sposato, ma solo innamorato di un’altra donna e per tal motivo non torna.
E qui iniziano gli struggimenti d’amore:
Le cose nuove piacciono con più forza che le molto vedute, e sempre quello che l'uomo non ha, si suole con maggiore affezione disiderare che quello che l'uomo possiede, e niuna cosa è tanto dilettevole, che per lungo uso non rincresca.

E’ ovvio che Panfilo voglia l’altra, è una cosa nuova, io son vecchia e vengo a noia.
E poi Panfilo è un uomo e gli uomini si sa: “generalmente sanno prima fare queste cose che amare: la loro volontà vagabunda li tira a questo; niuno n'è che non volesse piuttosto ogni mese mutare dieci donne che essere dieci dì d'una”.
“Essi continuamente credono e costumi nuovi e nuove forme trovare, e gloriansi d'avere avuto l'amore di molte”.
Fiammetta soffre, tenta il suicidio, ma è fermata in extremis dalla vecchia e saggia balia.
Ultimo colpo di scena, Panfilo sta per tornare, ma si scopre che non è lui.
Durante una notte non riesce a trattenere il pianto ed il marito le chiede cosa le succede. Fiammetta è pur sempre una donna e le donne son femmine ed hanno la menzogna facile: “Al quale io con feminile subitezza preso consiglio al mentire, il quale mai per addietro mia arte non era stata, così rispondo…”

Panfilo non torna e alla fine Fiammetta se ne farà una ragione, anche se non amerà più nessun’altra persona:
“O di Panfilo o di nessuno Egli non fu né fia giammai, da colui in fuori di cui io ragionevolmente esser dovrei, chi potesse dire, o possa, che io mai fossi sua, o sia, se non Panfilo; e sua vivo e viverò; né spero che mai alcuno altro amore abbia forza di potermi il suo spegnere della mente”.


QUI FINISCE IL LIBRO
CHIAMATO ELEGIA DELLA NOBILE MADONNA
FIAMMETTA, MANDATO DA LEI A TUTTE
LE DONNE INNAMORATE.
 
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