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ACERO
E' un albero che al momento sembre forte e sicuro di sé, invece ha un carattere fragile che si arrende subito e si lascia dominare. Si comporta come quelle persone che, di giorno, ostentato una sicurezza e una forza che in realtà dentro non hanno e, al calar del sole, vengono immancabilmente presi dall'ansia per la notte scura che si avvicina. E' un tipo che ha bisogno di luce. Il tormento, la fatica, il buio o una malattia anche lieve possono annientarlo.
MAGGIOCIONDOLO
Nella concretezza, risiede la nobiltà del maggiociondolo. E' come l'amico fedele che rimane nell'ombra ma è pronto a intervenire in caso di bisogno. Di lui ti puoi fidare. E' un generoso, e quando stai scivolando non si comporta come la muga traditrice, ma ti sostiene e ti incoraggia. Non ha bisogno di affetti né li vuole. Non dipende da nessuno e affronta la vita schivo e riservato. Non disperezza l'amore ma neppure lo cerca.
FAGGIO
Il faggio è la folla, la massa, e la sua giornata è quella del lavoratore laborioso. La fabbrica funziona perché ci sono i faggi che avvitano bulloni e svolgono i lavori di manovalanza. Senza di loro la catena di montaggio non andrebbe avanti. Nessuna società può vivere e produrre solo con il riservato maggiociondolo, o con l'elegante betulla, o con il duro ma fragile acero. Ci vogliono i tanti faggi che ogni mattina sono lì, a timbrare il cartellino. Certo lui non è un lettore, non va a teatro, il cinema impegnato non lo conosce, ma per il calcio, per la squadra del cuore, è disponibile a tutto. In fabbrica, il lunedì è felice se i suoi hanno vinto e poi un po' di osteria, le carte e la televisione sono il suo mondo. Molti faggi sono anche permalosi e tentano in ogni modo di ribellarsi al loro destino di uomini normali.
TASSO
Il tasso è invidiato da tutti gli alberi del bosco. E' un uomo fortunato: bello, ricco, prestante e ricercato. Ma lui non ha fatto nulla per ottenere questa invidiabile posizione; la natura ha deciso la sua sorte. Il tasso è il conte del bosco e non si abbassa a dialogare con nessuno. E' un gran legno, pieno di cultura, e sa di esserlo. Se un altro albero vuole andare da lui deve chiedere permesso. C'è da dire però che la nobiltà del tasso, mista alla cultura ereditata dagli avi, lo rende amico nel lavoro e disponibile a venirti incontro e ragionare. Se lo prendi con la formale reverenza che si aspetta, ti offre il massimo di cui è capace. L'importante è che le distanze vengano sempre rispettate.
NOCCIOLO
Già quando lo vedi sottile, dritto, alto e ben vestito, ti dà l'idea del furbetto che non vuole fare nulla: quello che, per evitare qualsiasi seccatura, mette in banca la sua vita con la speranza di proteggerla e farla fruttare senza sforzi. E' talmente refrattario a qualsiasi rischio, che neanche si sogna di osare qualcosa di suo. Ma non è stupido e cerca i posti a "solivo" ossia dove batte il sole. (...) Difficilmente lo trovi a "pusterno", dove il sole del nord a malapena lo sfiora. Al pari di tutti i vili e fannulloni cerca la forza nel branco, perciò cresce assieme agli altri noccioli in numerose combriccole. A vederle sembrano quelle bande di giovani bulletti, padroni dei qaurtieri, il cui unico coraggio sta nell'importunare i vecchi o picchiare i barboni.
CARPINO
Il duro dei duri è il càrpino. Di carattere testardo, cresce storto, ossuto, inquieto e ramingo. E' un solitario e ama fissare l'orizzonte. Non chiede nulla e di nulla ha bisogno. Anche quel sentimento chiamato amore rappresenta per lui un problema difficile. Quando brucia, il carpino non forma quasi braci. Come un uomo schivo e solitario, vuole scomparire nel nulla senza lasciare di sé la minima traccia.
PIOPPO
Il più sfortunato degli alberi è il pioppo. Egli appartiene, come socio fondatore, alla sterminata categoria dei disgraziati che popolano la terra, a quel vasto numero di persone che non hanno alcun pregio e neanche la salute. Conscio della sua misera condizione, non vuole quasi vivere, e manda avanti l'esistenza a spintoni in attesa che la morte venga a prenderlo. Siccome non può offrire nulla, tranne che l'ombra di se stesso, da nessuno è cercato. Ma è con la morte che avviene il riscatto e si realizza concretamente la parabola evangelica secondo la quale gli ultimi saranno i primi. Stritolato dalle macine e pressato, il pioppo si trasforma in carta per offrire rifugio alle parole che danno vita ai grandi capolavori della letteratura. Sulle sue fibre è stato stampato il "Cantico dei Cantici". Sui suoi fogli sono stati tracciati i disegni dei Maestri. Le sue pagine conservano la testimonianza della crescita culturale nei millenni.
MUGA
La muga, o pino-mugo, è la cattiva per eccellenza. Subdola di natura, cresce falsa e disonesta ed è anche rompiscatole. Come tutti i vili sta col branco e, al pari dei noccioli e dei sambuchi, trae forza dal numero. Il cuore e il corpo li tiene nascosti per non doverli donare ad altri. Assomiglia a quel cauto miliardario che si finge povero e nullatenete per paura che un amico bisognoso gli possa chiedere diecimila lire. Se la stringi ti dà l'idea di affidamento e a volte tiene. Ma se gli stai antipatico, e in un pendio ripido ti aggrappi a lei per tirarti su, ecco che ghignando fa "crac" e ti molla di sotto.
AGRIFOGLIO
L'agrifoglio è superbo per se stesso e te lo fa capire chiaramente. Non vuole né invecchiare, né essere avvicinato, ma solo ammirato. La sua presunzione è totale, sostenuta da un narcisismo sconfinato. Sa che quella bellezza è dovuta anche alle foglie lucenti che lo coprono e non permette loro di andarsene via. Non possono allontanarsi, non possono trovare uno straccio di amica, non possono viaggiare nel vento. Devono stare sempre attaccate ai suoi rami a inghirlandare questo padre padrone, possessivo ed egoista. Con il passare del tempo si inacidiscono come vecchie zitelle, così che il loro bordo, una volta liscio e regolare, diventa spinoso e arcigno. Un po' alla volta si sono impadronite loro stesse della cattiveria paterna. Non si può vivere senza comunicare con gli altri, tenendosi tutto dentro, sepolti in una torre d'avorio protettiva e inavvicinabile. L'agrifoglio è come quei genitori che impongono un'unità familiare forzate e innaturale, dove tutto dve stare rinchiuso tra i muri di casa. Da quel luogo usciranno, se ce la faranno a uscire, figli muti, cattivi ed egoisti. Gente che non potrà dare nulla, perché non è stata abituata a dividere l'esistenza con nessuno.
SAMBUCO
Mentre l'agrifoglio fa vedere immediatamente la sua cattiveria, il sambuco, gracile ed inutile, ma che nasconde progetti ambiziosi e violenti, la tiene nascosta come tutti i meschini. Dentro la sua tenera forza si cela una natura aggressiva e guerrafondaia. Tutto l'uso che se ne fa di lui riporta a elementi di distruzione. Occorre stare molto attenti ai sambuchi umani. Piccoli e insignificanti, sono molto cattivi e colpiscono a tradimento con armi subdole e nascoste. Sono fragili, i sambuchi! Con una strizzata di mano ne potresti uccidere un centinaio, ma devi sempre stare attento. Rompendosi, producono schegge affilate come lamette che ti possono dilaniare. Si sentono inferiori e come tali tengono il coltello in tasca pronti a farlo scattare senza il minimo preavviso. Quando vedi un giovanotto che scippa una vecchietta, in quel momento hai conosciuto un sambuco.
ACACIA
Durissima, taciturna, solitaria anche se in gruppo, scontrosa e inattaccabile dagli attrezzi, è sicuramente pazza. E' una donna che vive nella sua torre, difesa da lunghe spine acuminate. Una zitella altera e segaligna che non vuole ricevere né dare affetto alcuno. Forse è così chiusa a causa di antiche colpe che le rimordono. Non bisogna dimenticare quella sua lontana parente che fornì le spine per cingere il capo del Cristo. Se da giovane parla poco, quando invecchia diventa secca e muta. L'acacia è una donna perduta che rifiuta la speranza e la pietà, ma non si lamenta e non disturba nessuno. L'acacia in fondo soffre, ma ormai vive al di là del punto di non ritorno e redimersi le è praticamente impossibile. Elegante e altera, pare una di quelle signore inacessibili che ogni giorno prendono il tè delle cinque e leggono solo libri, prevalentemente saggi dai contenuti difficili. Ma in autunno l'acacia fa pena: nuda e sola comunica un senso di grande tristezza. Il suo riscatto sta nel fuoco, il quale è l'unico che la può piegare e possedere. Solo a lui si concede e, in quell'estremo sacrificio, riesce per una volta a riscaldare finalmente gli uomini.
VIBURNO (rèvol)
Il rèvol è come un uomo saggio che ha capito la vita: sa che resistere equivale ad essere infranti e allora, da buon opportunista, si piega per non farsi spezzare. E' un orgoglioso, ma, quando intuisce che il suo orgoglio lo può rovinare, preferisce metterlo via e diventare malleabile.
E' un albero che al momento sembre forte e sicuro di sé, invece ha un carattere fragile che si arrende subito e si lascia dominare. Si comporta come quelle persone che, di giorno, ostentato una sicurezza e una forza che in realtà dentro non hanno e, al calar del sole, vengono immancabilmente presi dall'ansia per la notte scura che si avvicina. E' un tipo che ha bisogno di luce. Il tormento, la fatica, il buio o una malattia anche lieve possono annientarlo.
MAGGIOCIONDOLO
Nella concretezza, risiede la nobiltà del maggiociondolo. E' come l'amico fedele che rimane nell'ombra ma è pronto a intervenire in caso di bisogno. Di lui ti puoi fidare. E' un generoso, e quando stai scivolando non si comporta come la muga traditrice, ma ti sostiene e ti incoraggia. Non ha bisogno di affetti né li vuole. Non dipende da nessuno e affronta la vita schivo e riservato. Non disperezza l'amore ma neppure lo cerca.
FAGGIO
Il faggio è la folla, la massa, e la sua giornata è quella del lavoratore laborioso. La fabbrica funziona perché ci sono i faggi che avvitano bulloni e svolgono i lavori di manovalanza. Senza di loro la catena di montaggio non andrebbe avanti. Nessuna società può vivere e produrre solo con il riservato maggiociondolo, o con l'elegante betulla, o con il duro ma fragile acero. Ci vogliono i tanti faggi che ogni mattina sono lì, a timbrare il cartellino. Certo lui non è un lettore, non va a teatro, il cinema impegnato non lo conosce, ma per il calcio, per la squadra del cuore, è disponibile a tutto. In fabbrica, il lunedì è felice se i suoi hanno vinto e poi un po' di osteria, le carte e la televisione sono il suo mondo. Molti faggi sono anche permalosi e tentano in ogni modo di ribellarsi al loro destino di uomini normali.
TASSO
Il tasso è invidiato da tutti gli alberi del bosco. E' un uomo fortunato: bello, ricco, prestante e ricercato. Ma lui non ha fatto nulla per ottenere questa invidiabile posizione; la natura ha deciso la sua sorte. Il tasso è il conte del bosco e non si abbassa a dialogare con nessuno. E' un gran legno, pieno di cultura, e sa di esserlo. Se un altro albero vuole andare da lui deve chiedere permesso. C'è da dire però che la nobiltà del tasso, mista alla cultura ereditata dagli avi, lo rende amico nel lavoro e disponibile a venirti incontro e ragionare. Se lo prendi con la formale reverenza che si aspetta, ti offre il massimo di cui è capace. L'importante è che le distanze vengano sempre rispettate.
NOCCIOLO
Già quando lo vedi sottile, dritto, alto e ben vestito, ti dà l'idea del furbetto che non vuole fare nulla: quello che, per evitare qualsiasi seccatura, mette in banca la sua vita con la speranza di proteggerla e farla fruttare senza sforzi. E' talmente refrattario a qualsiasi rischio, che neanche si sogna di osare qualcosa di suo. Ma non è stupido e cerca i posti a "solivo" ossia dove batte il sole. (...) Difficilmente lo trovi a "pusterno", dove il sole del nord a malapena lo sfiora. Al pari di tutti i vili e fannulloni cerca la forza nel branco, perciò cresce assieme agli altri noccioli in numerose combriccole. A vederle sembrano quelle bande di giovani bulletti, padroni dei qaurtieri, il cui unico coraggio sta nell'importunare i vecchi o picchiare i barboni.
CARPINO
Il duro dei duri è il càrpino. Di carattere testardo, cresce storto, ossuto, inquieto e ramingo. E' un solitario e ama fissare l'orizzonte. Non chiede nulla e di nulla ha bisogno. Anche quel sentimento chiamato amore rappresenta per lui un problema difficile. Quando brucia, il carpino non forma quasi braci. Come un uomo schivo e solitario, vuole scomparire nel nulla senza lasciare di sé la minima traccia.
PIOPPO
Il più sfortunato degli alberi è il pioppo. Egli appartiene, come socio fondatore, alla sterminata categoria dei disgraziati che popolano la terra, a quel vasto numero di persone che non hanno alcun pregio e neanche la salute. Conscio della sua misera condizione, non vuole quasi vivere, e manda avanti l'esistenza a spintoni in attesa che la morte venga a prenderlo. Siccome non può offrire nulla, tranne che l'ombra di se stesso, da nessuno è cercato. Ma è con la morte che avviene il riscatto e si realizza concretamente la parabola evangelica secondo la quale gli ultimi saranno i primi. Stritolato dalle macine e pressato, il pioppo si trasforma in carta per offrire rifugio alle parole che danno vita ai grandi capolavori della letteratura. Sulle sue fibre è stato stampato il "Cantico dei Cantici". Sui suoi fogli sono stati tracciati i disegni dei Maestri. Le sue pagine conservano la testimonianza della crescita culturale nei millenni.
MUGA
La muga, o pino-mugo, è la cattiva per eccellenza. Subdola di natura, cresce falsa e disonesta ed è anche rompiscatole. Come tutti i vili sta col branco e, al pari dei noccioli e dei sambuchi, trae forza dal numero. Il cuore e il corpo li tiene nascosti per non doverli donare ad altri. Assomiglia a quel cauto miliardario che si finge povero e nullatenete per paura che un amico bisognoso gli possa chiedere diecimila lire. Se la stringi ti dà l'idea di affidamento e a volte tiene. Ma se gli stai antipatico, e in un pendio ripido ti aggrappi a lei per tirarti su, ecco che ghignando fa "crac" e ti molla di sotto.
AGRIFOGLIO
L'agrifoglio è superbo per se stesso e te lo fa capire chiaramente. Non vuole né invecchiare, né essere avvicinato, ma solo ammirato. La sua presunzione è totale, sostenuta da un narcisismo sconfinato. Sa che quella bellezza è dovuta anche alle foglie lucenti che lo coprono e non permette loro di andarsene via. Non possono allontanarsi, non possono trovare uno straccio di amica, non possono viaggiare nel vento. Devono stare sempre attaccate ai suoi rami a inghirlandare questo padre padrone, possessivo ed egoista. Con il passare del tempo si inacidiscono come vecchie zitelle, così che il loro bordo, una volta liscio e regolare, diventa spinoso e arcigno. Un po' alla volta si sono impadronite loro stesse della cattiveria paterna. Non si può vivere senza comunicare con gli altri, tenendosi tutto dentro, sepolti in una torre d'avorio protettiva e inavvicinabile. L'agrifoglio è come quei genitori che impongono un'unità familiare forzate e innaturale, dove tutto dve stare rinchiuso tra i muri di casa. Da quel luogo usciranno, se ce la faranno a uscire, figli muti, cattivi ed egoisti. Gente che non potrà dare nulla, perché non è stata abituata a dividere l'esistenza con nessuno.
SAMBUCO
Mentre l'agrifoglio fa vedere immediatamente la sua cattiveria, il sambuco, gracile ed inutile, ma che nasconde progetti ambiziosi e violenti, la tiene nascosta come tutti i meschini. Dentro la sua tenera forza si cela una natura aggressiva e guerrafondaia. Tutto l'uso che se ne fa di lui riporta a elementi di distruzione. Occorre stare molto attenti ai sambuchi umani. Piccoli e insignificanti, sono molto cattivi e colpiscono a tradimento con armi subdole e nascoste. Sono fragili, i sambuchi! Con una strizzata di mano ne potresti uccidere un centinaio, ma devi sempre stare attento. Rompendosi, producono schegge affilate come lamette che ti possono dilaniare. Si sentono inferiori e come tali tengono il coltello in tasca pronti a farlo scattare senza il minimo preavviso. Quando vedi un giovanotto che scippa una vecchietta, in quel momento hai conosciuto un sambuco.
ACACIA
Durissima, taciturna, solitaria anche se in gruppo, scontrosa e inattaccabile dagli attrezzi, è sicuramente pazza. E' una donna che vive nella sua torre, difesa da lunghe spine acuminate. Una zitella altera e segaligna che non vuole ricevere né dare affetto alcuno. Forse è così chiusa a causa di antiche colpe che le rimordono. Non bisogna dimenticare quella sua lontana parente che fornì le spine per cingere il capo del Cristo. Se da giovane parla poco, quando invecchia diventa secca e muta. L'acacia è una donna perduta che rifiuta la speranza e la pietà, ma non si lamenta e non disturba nessuno. L'acacia in fondo soffre, ma ormai vive al di là del punto di non ritorno e redimersi le è praticamente impossibile. Elegante e altera, pare una di quelle signore inacessibili che ogni giorno prendono il tè delle cinque e leggono solo libri, prevalentemente saggi dai contenuti difficili. Ma in autunno l'acacia fa pena: nuda e sola comunica un senso di grande tristezza. Il suo riscatto sta nel fuoco, il quale è l'unico che la può piegare e possedere. Solo a lui si concede e, in quell'estremo sacrificio, riesce per una volta a riscaldare finalmente gli uomini.
VIBURNO (rèvol)
Il rèvol è come un uomo saggio che ha capito la vita: sa che resistere equivale ad essere infranti e allora, da buon opportunista, si piega per non farsi spezzare. E' un orgoglioso, ma, quando intuisce che il suo orgoglio lo può rovinare, preferisce metterlo via e diventare malleabile.