Forster, Edward Morgan - Maurice

Dayan'el

Σκιᾶς ὄν&#945
La quarta ha scritto:
Maurice" è forse il capolavoro di Forster e certamente il suo romanzo più intimo e commovente, uno squisito esercizio privato di scrittura della verità. Tra le pieghe della società vittoriana, Forster insegue affettuosamente la storia d'amore di Maurice e Clive, suo compagno di college, i tormenti di una passione complice e innominabile, che se per Clive è destinata a seppellirsi nella "normalità", per Maurice è il calvario che conduce a nuova vita. È forse il delicato ricamo d'epoca, su cui si staglia la tormentosa affermazione della diversità, che ha spinto un regista come James Ivory a cimentarsi, dopo "Camera con vista", anche con questo prezioso "libro-scandalo.

Un romanzo quasi sconosciuto, tale da lasciare perplessi i commessi frettolosi delle fornitissime librerie fiorentine; eppure anch'esso opera di una delle penne più raffinate, brillanti e dotate del Novecento: fu parto sofferto nel silenzio onnipresente che precede lo scandalo, quel tacere la vergogna finché divenga sospetto allo sguardo sospettoso, abortito per l'intera durata della sua vita, e venuto alla luce soltanto dopo, durante lo scandaglio avido delle sue memorie, quando la morte e gli anni avevano ormai reso lontana la società vittoriana - nonché la razza degli uomini.

Forster conosce in anticipo quale forma dare al suo scritto, e sa già di per sé di avere optato per uno stile romantico del quale il lettore di quegli anni non avrebbe affatto sentito necessità; sarebbe stato auspicabile - o consigliabile - consegnarsi alle nuove prospettive, alla nuova manière d'écrire - non passi inosservato che, durante l'attività letteraria di Forster, Joyce preparava quella rivoluzione del romanzo che ancora oggi è viva e presente: perché, dunque, un uomo accorto e sensibile al gusto artistico come il Nostro, preferì tuffarsi nella tradizione ormai obsoleta agli occhi del moderno, o addirittura del post-moderno?
La sfida animò l'autore nei suoi intimi propositi di velata (e divertita, per qualche verso) denuncia a quell'inglese medio, borghese e passivo riguardo alla convenzione sociale dovuta - ancora una volta - a precetti e dogmi del Cristianesimo; decide - con certo coraggio, aggiungerei - di porsi sul campo di battaglia utilizzando le medesime armi del suo nemico, accusa e condanna la sudditanza opulenta e bigotta della regina Vittoria mediante la tradizione che essa difende con ostinata caparbietà: vittima sacrificale di tale esperimento è insieme, contemporaneamente - e qui sta la trovata cruciale -, quell'uomo medio, adatto alla vita della società, e il redento, il peccatore - il diverso. Queste due figure antitetiche, l'una in lotta efferata per la soppressione dell'altra, vengono a coesistere, a scontrarsi inevitabilmente all'interno di un romanzo psicologico tipico ottocentesco. Nella mente del protagonista innumere e crude sono le lacerazioni morali, e per quanto a tali mortificazioni psichiche egli opponga vita morigerata ed assorta, ringrazia i tagli sanguinanti sui suoi nervi, ché in virtù di tale divergenza, apprende di essere, ancorché omosessuale, od alto o biondo, un uomo pensante.

Dicevo prima della scelta appropriata del protagonista. Maurice è un uomo drammaticamente comune, è privo di ambizioni inverosimili o di riflessioni elevate; il suo spirito aderisce perfettamente alla sua epoca ed agli intendimenti che questa ha saputo produrre: è una persona acritica, banale, conformista e, soprattutto, anonima. Da qui il suo calvario personale, una diversità su uno sfondo di perfetta adeguazione - il vizio dei greci - lo condurrà alla redenzione della propria individualità, a riappropriarsi dei suoi sensi, rendendo tutt'altro che indelebile il suo pregiato status di rispettabile cittadino inglese. Sulla sofferenza di ciò che è stato e ciò che ha voluto essere, su questo personale conflitto interiore, Forster costruisce ancora una volta bellezza: consapevole della sua collaudata ars scriptoria, si lancia alla conquista delle profondità (e della bellezza di queste profondità) dell'animo suo e di chi, dai tempi degli apologisti, ha condiviso o condividerà con lui l'amore di un uomo che giace con un suo consimile.

Un bel libro, insomma.
 

Mizar

Alfaheimr
Letto
Non mi è piaciuto molto, ad esser sinceri. Tuttavia è apprezzabile la tenuta formale e lo stile.
Credo sia un gran documento umano - pur se non drammaticamente originale.
Bellissima la scena del dottore [:mrgreen:], la sezione "universitaria", e le battute finali.


D, ti consiglio i suoi Racconti. Sempre che tu riesca a reperirli
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Mizar

Alfaheimr
Tu difetti del giusto gradi di.. come dire.. immedesimazione. :mrgreen:


:paura:
Piuttosto è che, sullo stesso tema, tengo in gran considerzione altre opere.Prtronio, Proust, Mishima, Mann ... Insomma, è solo che, dopo aver letto i Racconti - mi aspettavo di meglio. Diciamo che non mi ha sconvolto :mrgreen:
Comunque, gran romanziere.


Già acquistati TUNZZZ
Per me, dei capolavori. Ricordo il racconto "amalfitano", quello di taglio onirico, il geniale 'L'obelisco','l a vita che verrà'...
 

ayla

+Dreamer+ Member
Difficile aggiungere qualcosa a quel che è già stato detto.
E' un libro onesto, sincero, dove l'autore si mette dolorosamente a nudo, raccontandosi, sciogliendo i suoi veli e rendendoci partecipi della sua crescita, della sua presa di coscienza, delle sue paure e del suo desiderio di amare, essere amato e di essere rispettato e trattato con dignità.
Lettura preziosa, coinvolgente e scritta in maniera impeccabile.
Da leggere assolutamente.
 

MonicaSo

Well-known member
Un libro che parla d'amore, di gioco d'amore, di delusione d'amore, di sofferenza d'amore, di rinascita grazie all'amore.
Bello, finalmente un amore al maschile che non ponga l'accento esclusivamente sul sesso... mi sono immedesimata in Maurice, nei suoi dubbi, e anche nei suoi errori... ho tifato per lui e ho fatto bene.
Consigliato
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
"Maurice" è forse il capolavoro di Forster e certamente il suo romanzo più intimo e commovente, uno squisito esercizio privato di scrittura della verità. Sullo sfondo di una società vittoriana rigida ed esclusiva, scoppia tra Maurice e Clive, compagni di college, una passione complice e innominabile. Se per Clive la storia d'amore è destinata a seppellirsi nella «normalità», per Maurice è il calvario che conduce a una nuova vita. La tormentosa affermazione della diversità ha fatto di "Maurice" il libro più autentico e sofferto di Forster: scritto nel 1914, ma tenuto segreto per tutta la vita, autobiografico e ossessivamente rimaneggiato nel corso degli anni, è la commovente testimonianza cui lo scrittore ha affidato la rivelazione della propria omosessualità. Postfazione di Marisa Bulgheroni.

Beh, sento di poter tranquillamente affermare che, tra i libri letti finora di Forster, "Maurice" è quello che mi è piaciuto di più, probabilmente perché è il meno pretenzioso ed il più vero. È quello in cui più si scorge il turbamento sincero dell'autore, la sua indignazione verso una società perbenista e manierata che bada solo all'adesione a certe convenzioni sociali, al compimento di certi passi necessari per essere considerati degni, membri rispettabili di un consesso civile artefatto. E dove trova posto, in una società del genere, l'identità, l'unicità, l'essenza del singolo? Come può, in tale contesto sociale, sopravvivere chi, per qualunque motivo, si senta diverso o non intenda piegarsi ai dettami precostituiti del vivere comune? Sono questi i turbamenti che affliggono Maurice, vittima del proprio sentirsi diverso, delle normali paure che affliggono ognuno di noi mentre cresce e si forma, ma che possono finire per schiacciarci se non riusciamo ad uscirne in tempo trovando la nostra strada. Questo rischia di accadere a lui, a quest'uomo comune che si ritrova stretto tra un corpo che manda pulsioni e segnali impossibili da ignorare e la paura della legge e della morale che gli imporrebbero di soffocare il suo essere. E allora la scelta è tra soccombere all'infelicità facendo correre la vita su binari percorsi da tutti verso un destino lugubre oppure ambire al piacere – o peggio – alla felicità allontanandosi da tutto quanto è conosciuto e familiare. In questo libro la scrittura di Forster appare quantomai mordace, appassionata, intima, autentica e ci regala immagini memorabili come i tenui rumori all'allontanarsi di Alec nelle prime ore del mattino o la risata con cui Maurice si congeda definitivamente da Clive… Un romanzo da leggere, non solo perché è bello, ma anche perché è un'importante testimonianza sociale di un'epoca e perché porta in sé il travaglio di un uomo, Forster, che non ebbe la forza, il coraggio, l'avventatezza di pubblicarlo finché fu in vita, ma che in queste pagine così vere raccontò tanto di sé e della sua società.
 
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