Poe, Edgar Allan - Israfel

fabiog

New member
In cielo dimora uno spirito :
e " le corde del su core sono un liuto ".
Nessuno vi è che canti così selvaggio e dolce
come l'angelo Israfel,
e gli astri vorticanti interrompono
( così dicono le leggende ) i loro inni,
muti e attoniti alla sua voce.

Lassù tremolante
nel suo eccelso zenith,
la luna innamorata
arrosisce d'amore,
e intanto, ad ascoltare, il rosso bagliore
con le Pleiadi veloci
( in numero di sette ),
s'arresta in cielo.

Insieme proclamano ( le stelle in coro
e tutto il cielo in ascolto )
che la fiamma d'Israfel
da quella lira s'espande
cui egli siede e canta dappresso :
dagli animati fili
di quelle corde inusitate.

Calcò quell'angelo i sereni cieli,
dove spontanei sorgono i pensieri profondi,
dove non è mai Amore capriccioso iddio,
dove i teneri occhi delle Urì
di tutto il fulgore s'imbevono
che noi adoriamo in una stella.

Per questo, tu certo non erri,
o Israfel, che disprezzi
un canto che non abbia un'anima;
a te tocca la gloria del lauro,
a te, il miglior bardo e il più saggio !

Ai tuoi ardenti ritmi
accorda il cielo le sue estasi -
pena, allegrezza, odio, amore,
al fervore del tuo liuto:
oh, ben possono star mute le stelle !

Il cielo è tuo; ed è il nostro,
invece, un mondo dolce - amaro;
i fiori, quaggiù, non son che fiori,
e l'ombra della tua beata sorte
è il nostro più splendente meriggio.

Potessi io dimorare
dove Israfel ha dimorato,
e fosse egli qui dov'io sono,
più non potrebbe, certo, così cantare,
selvaggio e dolce, una sua terrena melodia :
mentre un più alto canto che non sia questo,
della mia lira si leverebbe in cielo
 
Alto