Calderon de la Barca, Pedro - La vita è sogno

Dorylis

Fantastic Member
L'oroscopo pronostica a Basilio, immaginario re di Polonia, che suo figlio Sigismondo lo umilierà, sarà un re crudele e renderà infelice il suo popolo. Allora il re fa rinchiudere il figlio in un castello solitario in mezzo ai monti e ordina che chiunque si avvicini a quel luogo venga messo a morte. Gli viene poi posta la possibilità di vincere il proprio destino...

Sigismondo viene segregato affinchè la sciagura non si compia e questo suo svegliarsi nella nuova realtà a lui negata altro non gli pare che un sogno, tanto che anche quando verrà chiamato all'azione tutto potrebbe essere effimero, tutto potrebbe svanire..
E' un'opera onirica, dai tratti sfumata, quasi inconsistente.. Si legge in un fiato, è molto coinvolgente!
Cito la frase di un critico che esprime perfettamente le mie emozioni nel leggere quest'opera!
"Il teatro e' vita e la vita e' sogno. Quindi il teatro e' sogno. Di quei sogni che vorresti non finissero e continuassero a cullarti."
 
Ultima modifica:

Dorylis

Fantastic Member
Ed ecco il monologo di Sigismondo!

"Oh sventurato me! Oh, me infelice!
Conoscere, o cieli, pretendo,
tanto da voi afflitto,
quale commisi delitto,
contro di voi, nascendo.
Ma, già col nascere, intendo,
gran delitto ho consumato;
più che bastante reato
di vostra giustizia al rigore;
poichè il delitto maggiore
per l'uomo è d'essere nato
.
Solo sapere vorrei,
per sopportare il tormento,
- e trascuriamo un momento
che il nascere ci fa rei -
quale altra colpa avrei
per un castigo di più?
Chi non è nato, quaggiù?
Se tutti gli altri son nati,
quale grazia li ha salvati,
che me ignorò, di lassù?
Nasce l'uccello, di gale
e grazie uno splendore;
e appena è un piumoso fiore
o un ramoscello con l'ale...
Via! per l'eteree sale
si scaglia in velocità;
e il richiamo di pietà
dal nido non lo disanima.
E io con tanta più anima
resto senza libertà?
Nasce la fiera, di pelle
leggiadramente screziata
ed appena è diventata
una figura di stelle,
Via! feroce e ribelle!"
Umana necessità
le insegna la crudeltà
mostro del suo labirinto.
E io, con più santo istinto,
resto senza libertà?
Nasce il pesce e non respira,
d'alga e di fango groviglio,
ma appena squammeo naviglio
in vetta all'onda si mira,
Via! in ogni senso gira,
scandagliando l'entità
di tutta l'immensitò,
che gli offre il freddo elemento.
E in me, l'arbitrio del talento
resta senza libertà?
Nasce il ruscello: un anguilla
che fra le erbe e i fiori sguiscia;
ed appena, argentea biscia,
incontro ai fiori zampilla,
Via! lodando a tutti squilla
dei fiori la carità,
che gli offre la maestà
di campi da invadere a corsa.
E in me, ogni mia risorsa
resta senza libertà?
Ridotto a tanto furore
un Etna mi sento, un vulcano,
vorrei strapparmi a brano
a brano dal petto il cuore.
Di quale legge il rigore
negare ad un uomo saprà
sì primaria immunità,
privilegio così bello,
che Dio concede a un fiore,
a una fiera, a un uccello,
a un ruscello?
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
Un capolavoro assoluto questa opera teatrale del '600 spagnolo. Scorre via che è un piacere pur su temi complessi di tipo filosofico e teologico che mai avrei creduto potessero essere così coinvolgenti. Bello anche l'Auto Sacramental Allegorico di contenuto prettamente simbolico e religioso che nella mia versione viene dopo l'opera teatrale. Non perdetevi durante la veglia questo testo!
 
Alto