Murgia, Michela - Accabadora

Dorylis

Fantastic Member
«Acabar», in spagnolo, significa finire e in sardo «accabadora» è colei che finisce. Agli occhi della comunità il suo non è il gesto di un'assassina, ma quello amorevole e pietoso di chi aiuta il destino a compiersi. È lei l'ultima madre.

Perché Maria sia finita a vivere in casa di Bonaria Urrai, è un mistero che a Soreni si fa fatica a comprendere. La vecchia e la bambina camminano per le strade del paese seguite da uno strascico di commenti malevoli, eppure è così semplice: Tzia Bonaria ha preso Maria con sé, la farà crescere e ne farà la sua erede, chiedendole in cambio la presenza e la cura per quando sarà lei ad averne bisogno. Quarta figlia femmina di madre vedova, Maria è abituata a pensarsi, lei per prima, come "l'ultima". Per questo non finiscono di sorprenderla il rispetto e le attenzioni della vecchia sarta del paese, che le ha offerto una casa e un futuro, ma soprattutto la lascia vivere e non sembra desiderare niente al posto suo. "Tutt'a un tratto era come se fosse stato sempre così, anima e fili'e anima, un modo meno colpevole di essere madre e figlia".
Eppure c'è qualcosa in questa vecchia vestita di nero e nei suoi silenzi lunghi, c'è un'aura misteriosa che l'accompagna, insieme a quell'ombra di spavento che accende negli occhi di chi la incontra...

E' un libro meraviglioso, quasi magico che ci trasporta in questa Sardegna di altri tempi che tratta temi importantissimi come la maternità o la scelta di autodeterminare la propria sorte persino sul letto di morte.. La figura dell'accabadora non si può di certo paragonare all'eutanasia perchè mentre oggi si pretende che il peso della "vita" dell'individuo pesi soltanto sulla famiglia, in questo romanzo si delinea una comunità. I rapporti sociali descritti possono sembrare complessi a prima vista, ma fanno parte di tutta una serie di norme che permettono alla comunità di vivere in pace con sè stessa.. Sono rimasta affascinata da questa sequela di tradizioni e costumi di cui ignoravo l'esistenza e ammaliata da questa scrittura intimista e colorata. Un piccolo gioiello da leggere!
 

alexyr

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Ohhhhhhhhhhhh
grazie!!! adesso so chi è l'autrice!! ho sentito l'intervista dell'autrice a La Bomba della Litizzetto e Vic su Radio Deejay qualche sabato fa e mi ispirava tantissimo!!
oggi passo in libreria:D
 

alessandra

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L'ho preso ma non l'ho ancora letto, tutti quelli che l'hanno letto me ne hanno parlato benissimo e dopo questa recensione sono ancora più ispirata!!!
 

alessandra

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L'ho letto e mi è piaciuto molto. L'accabadora, che figura affascinante, inquietante e nel contempo quasi rassicurante, almeno sai che è lì disponibile e, se un bel/brutto giorno ti stufi, non fa storie, una cuscinata decisa e tanti saluti :mrgreen:
Michela Murgia ha un bel modo di scrivere deciso, chiaro, fluido e introspettivo o, come ha detto Dorylis, intimista. Tzia Bonaria Urrai è un personaggio ben delineato nell'atto di svolgere il suo "mestiere", almeno fino ad un certo punto, con convinzione, come fosse un'imposizione del destino. Il suo amore incondizionato verso la sua fill'e anima Maria, da sempre rifiutata o comunque trattata come un essere invisibile dalla sua famiglia di origine, permetterà alla stessa Maria di prendere coscienza di se stessa come persona. Interessante anche la figura dell'attittadora, di cui ho sentito qualche volta parlare dai miei genitori: una sorta di lamentatrice "ufficiale" che aveva il compito di piangere il morto per tutta la durata della veglia funebre. Ho trovato familiare la descrizione della "gestione" formale della morte da parte della comunità: qui, nel paese dove vivo, ancora oggi, quando qualcuno muore, si usa andare a "visitare" il morto a casa e buona parte dei compaesani - perlomeno i più anziani - partecipa al seppellimento.
E' un romanzo privo di ipocrisia che, oltre a trattare con naturalezza e senza fronzoli un argomento delicato come quello della scelta dell'individuo tra la vita e la morte, fa riflettere su convinzioni radicate come il fatto che l'amore tra persone legate da un vincolo di sangue, anche forte come quello tra madre e figlia, sia scontato. Il libro è breve e scorrevole. Lo consiglio.
 

Dorylis

Fantastic Member
L'ho letto e mi è piaciuto molto. L'accabadora, che figura affascinante, inquietante e nel contempo quasi rassicurante, almeno sai che è lì disponibile e, se un bel/brutto giorno ti stufi, non fa storie, una cuscinata decisa e tanti saluti :mrgreen:
Michela Murgia ha un bel modo di scrivere deciso, chiaro, fluido e introspettivo o, come ha detto Dorylis, intimista. Tzia Bonaria Urrai è un personaggio ben delineato nell'atto di svolgere il suo "mestiere", almeno fino ad un certo punto, con convinzione, come fosse un'imposizione del destino. Il suo amore incondizionato verso la sua fill'e anima Maria, da sempre rifiutata o comunque trattata come un essere invisibile dalla sua famiglia di origine, permetterà alla stessa Maria di prendere coscienza di se stessa come persona. Interessante anche la figura dell'attittadora, di cui ho sentito qualche volta parlare dai miei genitori: una sorta di lamentatrice "ufficiale" che aveva il compito di piangere il morto per tutta la durata della veglia funebre. Ho trovato familiare la descrizione della "gestione" formale della morte da parte della comunità: qui, nel paese dove vivo, ancora oggi, quando qualcuno muore, si usa andare a "visitare" il morto a casa e buona parte dei compaesani - perlomeno i più anziani - partecipa al seppellimento.
E' un romanzo privo di ipocrisia che, oltre a trattare con naturalezza e senza fronzoli un argomento delicato come quello della scelta dell'individuo tra la vita e la morte, fa riflettere su convinzioni radicate come il fatto che l'amore tra persone legate da un vincolo di sangue, anche forte come quello tra madre e figlia, sia scontato. Il libro è breve e scorrevole. Lo consiglio.

Come dici tu, a volte trovi frammenti di certe usanze nelle persone più anziane.. Delle volte ci resto male a pensare che non ci sarà nessuno a portare avanti queste conoscenze popolari, accumulate da anni e anni di tradizioni.. Se tu hai la possibilità di conoscere altre testimonianze nel tuo paese non esitare a condividerle, è molto bello sapere per poter ricordare quei tempi lontani!
 

elesupertramp

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Attenzione Spoiler!

Non ho capito se è un prefica o una che pratica l'eutanasia.
 

alessandra

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Come dici tu, a volte trovi frammenti di certe usanze nelle persone più anziane.. Delle volte ci resto male a pensare che non ci sarà nessuno a portare avanti queste conoscenze popolari, accumulate da anni e anni di tradizioni.. Se tu hai la possibilità di conoscere altre testimonianze nel tuo paese non esitare a condividerle, è molto bello sapere per poter ricordare quei tempi lontani!

Hai ragione, sarebbe bello se ciascuno di noi parlasse delle tradizioni legate ai luoghi in cui vive o è cresciuto :D E' che magari certe cose di cui si è sentito parlare vengono in mente in presenza di uno spunto, come in questo caso.

Attenzione Spoiler!

Spoiler? :? Non ci avevo riflettuto, ma mi fai pensare che forse ho svelato troppo... in realtà l'informazione che chiedi mi pare si trovi già sulla quarta di copertina, comunque ti rispondo in bianco, come si suol dire tra vedere e non vedere...ed è proprio il caso di dirlo :mrgreen:
L'accabadora pratica l'eutanasia dietro richiesta dell'interessato. L'attittadora, altra figura presente nel romanzo, invece è una prefica.
 
L'ho finito proprio ora, un bel libro davvero.

Ci sono posti dove la verità e il parere della maggioranza sono due concetti sovrapponibili, e in quella misteriosa geografia del consenso, Soreni era una piccola capitale morale.

Accabadora, Michela Murgia - Einaudi [pag 62]

E' tutto qui il senso di questo bellissimo racconto lungo della Murgia, in cui tante storie devono essere "acabadas" e solo alcune possono sopravvivere.
La scelta morale, vera e propria prigione per chi, come Maria, deve giungere all'accettazione della fine. Un'amoralità che salva e rigenera.
Quanti di noi riuscirebbero a far morire le cosiddette regole sociali per far vivere quelle terrene e istintive della vita?

Protezione o colpa. A Soreni questi i soli motivi che facevano penare la morte [...]

Accabadora, Michela Murgia - Einaudi [pag 153]

Perchè di protezione e colpa si può anche morire. Ma l'Accabadora non poteva che morire per "tradizione".

Bel libro davvero.
 

Mary70

New member
Finito qualche giorno fa. Bellissimo!!!! E bellissimo il personaggio della accabadora! Della attitadora, questa figura che ha il compito di piangere e lamentarsi davanti al morto, ne avevo sentito parlare dai miei nonni, ma a Sassari la chiamavano bidriga (non so se ho scritto il termine correttamente), non so se ci fosse anche una sorta di accabadora, forse era più comune in comunità piccole come i paesi piuttosto che nelle città. Mi accorgo che effetivamente non so quasi nulla delle vecchie usanze della Sardegna se non per sentito dire.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Finito qualche giorno fa. Bellissimo!!!! E bellissimo il personaggio della accabadora! Della attitadora, questa figura che ha il compito di piangere e lamentarsi davanti al morto, ne avevo sentito parlare dai miei nonni, ma a Sassari la chiamavano bidriga (non so se ho scritto il termine correttamente), non so se ci fosse anche una sorta di accabadora, forse era più comune in comunità piccole come i paesi piuttosto che nelle città. Mi accorgo che effetivamente non so quasi nulla delle vecchie usanze della Sardegna se non per sentito dire.

A chi lo dici :W
Avevo sentito vagamente parlare della figura dell'accabadora; probabilmente, per ovvie ragioni, non si parlava apertamente della sua attività, perciò suppongo non siano rimaste prove ufficiali della sua esistenza.
Però ho scoperto di recente che è stato pubblicato un libro (con dvd allegato) dell'autrice Dolores Turchi, una studiosa da tanti anni alla ricerca di testimonianze dirette, intitolato "Ho visto agire s'accabadora", sottotitolo: "la prima testimonianza oculare di una persona vivente sull’operato de s’accabadora". Sono molto incuriosita :D
 

Mary70

New member
A chi lo dici :W
Avevo sentito vagamente parlare della figura dell'accabadora; probabilmente, per ovvie ragioni, non si parlava apertamente della sua attività, perciò suppongo non siano rimaste prove ufficiali della sua esistenza.
Però ho scoperto di recente che è stato pubblicato un libro (con dvd allegato) dell'autrice Dolores Turchi, una studiosa da tanti anni alla ricerca di testimonianze dirette, intitolato "Ho visto agire s'accabadora", sottotitolo: "la prima testimonianza oculare di una persona vivente sull’operato de s’accabadora". Sono molto incuriosita :D


Interessante! Cercherò questo libro.:)
 

Meri

Viôt di viodi
Libro stupendo, sia per il modo con cui è stato scritto, sia x quello che racconta. In passato sicuramente la morte veniva vista come un qualcosa di normale legato alla vita, un semplice rito di passaggio e anche x lei c'era l'addetto: c'era l'ostetrica x la nascita e l'accabadora x la morte, semplice!
 

elisa

Motherator
Membro dello Staff
ha vinto ieri sera il Campiello e da quanto leggo dalle vostre recensioni l'ha vinto meritatamente :)
 
"E' questo che pensi veramente Nicola? io credo che ti sbagli. Se basta una gamba a fare l'uomo, allora ogni tavolo è più uomo di te"

Bonaria Urrai

Questo libro è la conferma che la bontà del Campiello è superiore allo Strega. Mi duole dirlo, ma è così.

Tema difficile, ma trattato con maestria dalla Murgia. Nessuna sentenza, nessuna massima, ma spunti di riflessione su un tema caldissimo di questi tempi.

Complimenti alla scrittrice sarda.
 
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